Ognuno di noi si costruisce un mondo illusorio nel quale recitare una parte importante. Coloro che scoprono il giuoco cercano di togliersi le maschere più esteriori, ma si rendono conto ben presto che rimangono ancora quelle interiori.

Quando siamo autentici?

Innanzitutto dovremmo indagare su noi stessi e su come ci relazioniamo con gli altri per individuare le infinite maschere che indossiamo.
Ci accorgeremmo che veramente ci costruiamo spesso una visione del mondo e della vita in base agli eventi, a chi incontriamo, a cosa guardiamo o leggiamo o a cosa stiamo facendo.

Innanzittutto constatiamo che gran parte delle persone ci tengono alla loro immagine.
Molti sono attentissimi a quello che gli altri pensano su di loro. Sono soddisfatti quando ne parlano bene, ma cadono in depressione se hanno la percezione di non essere stimati per quello che pensano di valere.
Tutta la loro vita si muove attorno all’altrui opinione.
Molti cercano di curare l’immagine esteriore: il corpo, le espressioni del viso, la postura, il vestito. Passano molto tempo e spendono molti soldi per il look.
Altri esibiscono le proprie qualità naturali nello sport, nella recitazione, nel ballo o nel canto.
Spesso rimangono dipendenti dal successo, per mantenere il quale sono disposti a tutto. La carriera e i soldi vengono finalizzati ad incrementare e consolidare questo successo.

Altri sono ossessionati dal voler figurare colti, istruiti, conoscitori della realtà, professionalmente validi, capaci di sottili ragionamenti su tutto, ostentando sicurezza. Spesso non lo fanno solo per crescere interiormente, ma semplicemente per esibire le loro capacità cognitive ed intellettive.
Scrivono articoli, libri, organizzano conferenze, incontri culturali, dibattiti. Preparano numerose vetrine per moltiplicare la loro visibilità. Cosicché fanno in modo che tutti coloro con i quali dialogano debbano avere un’alta opinione sulla loro persona e godono di questo tipo di stima, sulla quale investono l’intera vita.

Altri ancora si attaccano alle virtù che credono di possedere. Interiormente si sentono più buoni degli altri, anche se non lo vogliono esternare per apparire umili. Si sentono puri, casti, onesti, laboriosi, altruisti, pieni di compassione, spirituali.
Costoro sono spesso insidiosi per la società, perché questa auto-percezione li fa diventare fanatici religiosi, fondamentalisti, moralisti. Sono i primi a giudicare e condannare, dimenticando le loro fragilità e la loro ipocrisia.
Pensano che se il mondo va male la colpa è degli altri e difficilmente ammettono la propria.
Gran parte dell’umanità, quindi vive nell’inautenticità.

Quando si è allora autentici?
Nell’autoconsapevolezza. Nel coraggio di indagare sulla propria mente, sui suoi dinamismi più nascosti e sui propri comportamenti. Quando scopriamo quello che realmente siamo, allora il desiderio di apparire si eclissa e viene coltivato di più il mondo interiore nella solitudine, nella meditazione e nella preghiera.
Il comportamento, allora, diventa un semplice prolungamento di quello che interiormente siamo e pensiamo.

Il cristiano autentico ha come punto di riferimento la vita stessa di Gesù, l’uomo-Dio più autentico che rifiutava ogni forma di apparenza ed ipocrisia per rivelare il cuore di ogni uomo, dove alberga lo Spirito Santo, il quale si trova a suo agio nella trasparenza interiore e nella purezza di intenti.
Colui che lo sa accogliere riposa serenamente nella sua povertà.

Pier Angelo Piai