Padre Fiorenzo Gobbo, frate e pittore dei Servi di Maria nativo di Bressa di Campoformido è noto non solo in Friuli ma in tutta Italia e all’estero.

Il suo maestro è stato il compianto compaesano Ernesto Bergagna, (pittore appartenente alla Scuola Beato Angelico fondata da mons. Giuseppe Polvara) che ha realizzato la pittura-preghiera con uno stile inconfondibile dentro una rinnovata dignità liturgica

Il messaggio di fondo della sua arte è quello di condurre il fruitore a riflettere e meditare sul destino soprannaturale dell’uomo che è creatura amata da Dio, il quale lo vuole condurre a livelli spirituali sempre più elevati. Gran parte dei suoi soggetti fanno riferimento a temi biblici, senza perdere di vista l’aspetto umano e terreno della vita.

Egli usa disegnare con gli strumenti che porta sempre appresso, soggetti che carpiscono la sua attenzione per la loro particolare espressività ed innocenza: bambini, ragazzi, giovani. Dall’idea schizzo all’opera finita, tutto fu spontaneo ed immediato, senza un particolare lavorio della mente.

Ovunque egli vada coglie l’occasione per osservare, prendere appunti, tratteggiare  figure umane di ogni tipo e condizione.  Gli servono da supporto per le numerose opere disseminate in tutta Italia: dalle vetrate delle chiese, ai mosaici, agli affreschi, alle pitture su materiali di ogni tipo, agli acquarelli ecc.

Fiorenzo Gobbo insegnava Iconografia fino agli 90 presso la facoltà di teologia “Marianum” a Roma”. Tuttora continua ad usare un linguaggio personale che rifugge dalla convenzionalità.

Per poterlo interpretare, però, è necessario impegnarsi, coltivare un certo gusto estetico, proprio perchè la sua arte è una appassionata testimonianza della ricerca trascendentale e un continuo glorificare Dio per le sue meraviglie.

Dice Valerio Pilon di lui sul periodico nazionale “Arte Cristiana”:
“Le proporzioni della figura umana, il panneggio, la forma delle cose, la rappresentazione dello spazio non vengono considerate dal nostro artista dentro i canoni della verosimiglianza di tradizione classica; egli preferisce esprimersi in una forma che definirei “moderno medioevalprimitiva”.

Il critico d’arte Carlo Alberto Mutinelli  e p. Davide Turioldo  lo hanno definito il Beato Angelico moderno.
Mentre numerosi artisti, trovata una maniera espressiva, si ripetono continuamente, p. non teme di adottare moduli espressivi differenti.”

A chiunque gli chieda spiegazione sul significato delle sue opere, egli risponde con umiltà, portando l’uditore a riflettere sulla grandezza del destino di ogni uomo creato ad immagine e somiglianza divina.

L’arte, quindi, è per lui anche un modo di fare catechesi, per risvegliare le coscienze al senso del “mistero” della vita e dello spirito.

Nonostante l’età, ciò lo mantiene interiormente giovane e prolifico.

Ciò che  edifica sono la sua semplicità, ma anche il suo anelito per la Verità cristiana che si riconosce nella sua arte e nei rapporti umani.

a cura di Pier Angelo Piai