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Mi è sempre piaciuto il brano biblico: Poiché non gli inferi ti lodano, né la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà. (Isaia 38-18,19) Esso contiene una profonda teologia esistenziale. Dio non gode della morte dell’anima del peccatore: all’inferno nessuno lo loda. È per questo è sempre misericordioso con i peccatori pentiti.. Dio non desidera la morte del peccatore, ma la sua conversione e la sua vita. (Isaia 38:18-19)

1. Dio non gode della morte del peccatore La Scrittura è chiara su questo punto. Nel libro di Ezechiele, Dio stesso dichiara: «Forse io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore Dio – e non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?» (Ez 18,23) L’idea è simile a quella espressa in Isaia 38:18: negli inferi non c’è più lode per Dio. La morte dell’anima non è mai il desiderio di Dio. Egli è il Dio della vita, non della distruzione. Il peccatore che si allontana da Lui non può più lodarlo, e questo è ciò che Dio vuole evitare con la sua misericordia. L’inferno, infatti, non è un luogo in cui si continua a lodare Dio in un’altra forma, ma è la condizione di chi ha rifiutato il Suo amore. Per questo motivo, Dio offre continuamente la possibilità della conversione, perché il suo desiderio è che tutti gli uomini vivano e trovino la salvezza (1Tm 2,4).

2. La misericordia di Dio verso il peccatore pentito Se Dio non trae alcun piacere dalla morte del peccatore, allora il cuore della sua azione è la misericordia. Il re Ezechia, guarito da una malattia mortale, è un segno di questo atteggiamento divino: Dio gli concede altri anni di vita affinché possa continuare a lodarlo. Nel Nuovo Testamento, Gesù incarna pienamente questa logica: • Accoglie i peccatori e li invita alla conversione (Lc 15,1-7). • Perdona la donna adultera e le dona una nuova possibilità (Gv 8,1-11). • Nella parabola del figlio prodigo (Lc 15,11-32), il padre non vuole la perdita del figlio, ma la sua vita.

3. Il richiamo alla conversione: scegliere la vita Se Dio non gode della morte del peccatore, significa che fino all’ultimo offre la possibilità della conversione. La scelta tra vita e morte, tra lode e silenzio eterno, è nelle mani dell’uomo. Isaia 38:19 lo esprime chiaramente: “Il vivente, il vivente ti rende grazie, come io oggi faccio”. Solo chi sceglie Dio, chi si apre alla sua misericordia, può vivere veramente e lodarlo.

4. Inferno: assenza della lode e della comunione con Dio L’idea che “negli inferi non si loda Dio” non è solo un modo poetico per parlare della morte fisica, ma un monito teologico forte: separarsi da Dio significa perdere la possibilità di vivere nella Sua lode e nella Sua gioia. L’inferno è la realtà di chi ha scelto di chiudersi definitivamente alla misericordia di Dio. Non è Dio a condannare, ma è l’uomo che, rifiutando la Sua grazia, si esclude dalla comunione con Lui. Chi rifiuta Dio sceglie il silenzio della morte spirituale, invece della gioia della lode eterna.

5. La speranza della salvezza: Dio aspetta sempre il peccatore Ma il messaggio centrale di Isaia e dell’intera Bibbia è che Dio non si stanca di aspettare il peccatore. Se oggi siamo vivi, è perché abbiamo ancora la possibilità di lodarlo, di scegliere la vita, di accogliere il Suo amore. Come dice Gesù: «Ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). Questa è la grande speranza cristiana: fino all’ultimo istante, la misericordia di Dio è pronta a salvare chi si affida a Lui.

Non godrà mai della nostra rovina, ma solo del nostro ritorno a Lui.

 

 

 

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