La Dignità del Corpo e il Fine della Nostra Esistenza Viviamo in un’epoca in cui la dignità della persona è spesso minacciata da una cultura che riduce il corpo umano a un oggetto di consumo. Uno dei fenomeni più allarmanti di questo tempo è l’aumento della prostituzione, sia femminile che maschile, facilitato dall’uso indiscriminato dei social media. Giovani, spesso spinti da difficoltà economiche o da un bisogno di accettazione, finiscono per mercificare se stessi, dimenticando il valore sacro del loro corpo e il fine per cui sono stati creati.

Il Corpo come Tempio dello Spirito Santo San Paolo ci ricorda con parole forti e chiare: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” (1Cor 6,19). Questa verità illumina la realtà profonda dell’essere umano: il nostro corpo non è solo materia, ma dimora della presenza di Dio. Mercificare il proprio corpo significa violare questa sacralità, svendere un dono che Dio ci ha affidato per amare e servire. La prostituzione non è solo un problema sociale o morale, ma una profonda ferita spirituale che distorce il progetto divino sulla persona umana.

Creati per l’Amore e non per la Mercificazione Dio ha creato l’essere umano per un fine nobile e sublime: amare ed essere amato nella verità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che: “La sessualità abbraccia tutti gli aspetti della persona umana nell’unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne in particolare l’affettività, la capacità di amare e di procreare, e, in un modo più generale, l’attitudine a stringere legami di comunione con altri” (CCC 2332). La prostituzione, invece, spezza questa unità e trasforma un atto che dovrebbe esprimere amore e dono reciproco in una mera transazione. Non si tratta solo di una questione di peccato, ma di una profonda alienazione dell’identità umana. La persona non è più soggetto d’amore, ma oggetto di scambio, riducendosi a merce anziché riconoscersi come creatura amata da Dio.

Un Appello alla Conversione e alla Dignità Cristo è venuto a redimere ogni uomo e a restituire a ciascuno la sua dignità. Quando si trova di fronte alla donna sorpresa in adulterio, Egli non la condanna, ma la invita a una nuova vita: “Va’ e non peccare più” (Gv 8,11). Questo invito è rivolto a tutti coloro che si trovano imprigionati in scelte che negano la loro dignità: Cristo non giudica per distruggere, ma per risollevare, per offrire una via di uscita dalla schiavitù del peccato. La Chiesa deve continuare a essere una madre che accoglie, sostiene e offre cammini di riscatto. È urgente che la società riscopra il valore della purezza, del rispetto del proprio corpo e di quello altrui.

Ritrovare la Bellezza del Progetto di Dio Ognuno di noi è stato creato con un fine preciso: conoscere, amare e servire Dio, e attraverso questo, trovare la propria piena realizzazione. Il nostro corpo è parte integrante di questo progetto, ed è chiamato a essere strumento di amore vero, di dono, e non di sfruttamento o mercificazione. Solo quando riscopriamo la nostra dignità in Cristo possiamo vivere una vita piena, libera e autenticamente felice.

 

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