29 Ottobre 2006

PRIMO FABBRO

mons. Primo Fabbro: L’educatore silenzioso

Tra gli educatori della mia vita, mons. Primo Fabro, compianto direttore dell’Istituto Tomadini di Udine, ha lasciato in me molte tracce indelebili per la sua profonda cultura e il suo stile tutto particolare.

Tra
le varie cose di cui sono riconoscente è l’avermi stimolato ad imparare
molte cose, tra le quali la dattilografia. Mi dava spesso degli
incarichi, come la redazione di elenchi, relazioni, testi vari e grazie a questo tipo di responsabilizzazione acquisii una certa rapidità nello scrivere con la macchina, che mi è stata utile poi anche per il servizio militare e per le attività successive.


Sapeva
realmente fare il direttore del collegio, forte della sua esperienza
anche presso l’IFO di Cividale dove, tra le tante sue realizzazioni,
era riuscito a valorizzare un suo istitutore, Giovanni Cesca, colui che
poi fondò il Centro Formazione Professionale di Cividale grazie al suo
appoggio.


Ricordo
che mi raccontava il giorno in cui ricevette l’incarico dal vescovo di
Udine che lui accettò ad una condizione: rimettere a posto l’Istituto
ormai in evidente degrado strutturale.

In
realtà noi allievi cominciavamo ad avvertire forti disagi, soprattutto
quando, ogni tanto, cedeva qualche pezzo di soffitto nei dormitori
super-affollati, mancava l’acqua calda e, durante le pause ricreative,
eravamo in centinaia di ragazzi ammassati in un unico cortiletto
centrale.


Sopportavamo la ferrea disciplina e il cibo piuttosto scarso, ma il vivere nella paura no…

Grazie a mons. Primo Fabbro, che intraprese con coraggio un’avventura per la cui descrizione ci vorrebbero libri interi, tutto
si risolse con la nuova sede di via Martignacco che è tuttora prospera
ed ospita centinaia di giovani tra i quali molti universitari.


Come
già dicevo, il suo stile educativo era realmente ammirevole: riusciva
ad ottenere il rispetto e la disciplina senza ammonire alcuno, ma solo
attraverso un avvertimento indiretto.

In
effetti era informato su tutto e tutti senza essere invadente e,
qualora si trovava a colloquiare con persone direttamente interessate
ai ragazzi (gran parte di essi erano orfani), dimostrava di conoscere
la situazione nei minimi dettagli e riusciva a sbalordire
l’interlocutore.


In
questi colloqui sapeva cogliere ogni più piccolo aspetto positivo che
intravedeva nell’allievo, tralasciando le “ombre” che cercava di
risolvere personalmente a tu per tu con l’interessato.

Mons.
Primo Fabbro mi ha poi seguito anche durante il mio percorso esterno,
una volta fuoriuscito, dimostrandomi una grande amicizia che ancora non
posso dimenticare… Mi ha sostenuto ed incoraggiato in molte
occasioni, quasi fino alla sua scomparsa. In me, però, la sua figura
permane non solo come semplice ricordo, ma come esempio che cerco di
calare nella mia attuale opera di educatore…