Antonio Tomasella:
disegnatore e decoratore professionista, ha inserito la sua
professionalità artistica nei lavori di recupero di importanti edifici
storici.
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– Nato a Motta di Livenza (TV) il 27 luglio 1977
– Residente in Piazza Cav. Vittorio Veneto 8/A, 30029 Santo Stino di Livenza (VE)
– Diplomato nell’ anno 1995 al Liceo Artistico con
indirizzo architettonico presso l’ istituto “Santa Dorotea” in Oderzo
(TV), e conseguentemente diplomato in pittura nel 2000 presso l’
“Accademia di Belle Arti di Venezia”, con particolare approfondimento
degli argomenti riguardanti l’ anatomia artistica, la storia della
prospettiva in pittura e lo studio dei trattati rinascimentali
applicati alle arti principali.
La pittura da studio, il disegno, l’ incisione sono le attività che
Tomasella coltiva con passione da anni affrontando i temi del sacro
sempre con rinnovata passione e accompagnando questa ricerca alla
entusiasmante attività di decoratore, dove le immagini
esplodono nelle grandi dimensioni delle pareti.
ESPERIENZE PROFESSIONALI
2000/2002 COLLABORAZIONE CON LA “ESEDRA RESTAURI” DI UDINE
– Restauro degli apparati decorativi dell’ ex
“Palazzo Bortolan” a Treviso, ora sede staccata dell’ Università di
Padova. Gli interventi eseguiti riguardano il restauro e l’
integrazione di decorazioni a stucco, decorazioni pittoriche a
fresco e a secco e delle decorazioni dei soffitti lignei.
– Restauro ed integrazione della decorazione
pittorica del coro ligneo e dell’ organo della chiesa di “S. Maria dei
Battuti” di Treviso.
– Restauro ed integrazione degli affreschi absidali della cappella cimiteriale di S. Marizza di
Varmo (UD) sec. XV-XVI, attribuiti ad Antonio Da Firenze e successivamente rimaneggiati da J.P. Thanner
2002/2004 COLLABORAZIONE CON LA “GLESIS &GLESIS “ DI CORDENONS
– Restauro e decorazione dei palazzi “Pera” e
“Sbrojavacca” di Pordenone, attuali sedi della provincia. Sono
stati eseguiti interventi di restauro su stucchi e decorazioni a
tempera per lo più del XVIII secolo, ricostruzioni di apparati
decorativi sulla base di documentazioni fotografiche, nuove decorazioni
in stile, restauro e ricollocamento di soffitti lignei decorati
del XVI sec, ed il restauro di elementi lapidei di facciata.
– Restauro e decorazioni di villa “Strojli – Bernardi” a Codroipo (UD).
– Personale progettazione e realizzazione di un
fregio decorativo a figure intere presso villa privata a Pordenone in
via Selvatico e restauro degli elementi lapidei delle quattro facciate.
– Restauro delle decorazioni absidali della chiesa della “Madonna delle Grazie” a Pordenone.
2004/2006 ATTIVITA’ ARTIGIANA DI DECORATORE
– Decorazione facciata esterna e locali interni di villa “Pozza” a Motta di Livenza.
– Varie decorazioni per privati (fregi, meridiane, trompe l’oeil).
– Restauro di stucchi ed elementi lapidei presso la
chiesa di Sant’Antonin a Venezia (San Giovanni in Bragora).
– Restauro parte facciata cortile interno del palazzo della provincia di Pordenone.
– Restauro di due portali della chiesa di San Filippo (Todi).
– Affreschi a tema sacro(Annunciazione ed
Incoronazione della Vergine) per un capitello votivo in comune di Santo
Stino di Livenza.
– Affresco presso la scuola per l’ infanzia J. Piaget per conto del comune di Santo Stino di Livenza
2001/2006 ESPOSIZIONI
– 2001 Esposizione di opera grafica (acquaforte) presso galleria d’arte moderna di Firenze (Marino Marini).
– 2002 Esposizione opere pittoriche a Udine presso centro polivalente “Al parco”.
– 2002 Esposizione opere pittoriche presso comune di San Stino di Livenza.
– 2003 Partecipazione biennale d’incisione – Mirano
– 2005 Mostra a tema “L’apocalisse” presso comune di Motta di Livenza.
– 2006 “L’Apocalisse” presso chiesa di San Cristoforo a Udine.
– 2006 esposizione alla biblioteca di Gorizia nell’ambito della mostra di grafica “Maestri ed allievi”
– Attualmente opere grafiche esposte presso Stamperia Santini – Udine.
– 2007 “l’Apocalisse” presso l’ abbazia di Rosazzo – Udine.
PROLOGO del VANGELO DI GIOVANNI
1 Prologo 1.vangelo Giovanni
In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
ALCUNE OPERE SULL’APOCALISSE DI GIOVANNI
2 Il Figlio dell’uomo (Ap 1, 12-20)
Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi
sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a
figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con
una fascia d’oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana
candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi
avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La
voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette
stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il
suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di
me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il
Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la
morte e sopra gli inferi.
Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che
accadranno dopo. Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai
visto nella mia destra e dei sette candelabri d’oro, eccolo: le sette
stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le
sette Chiese.
3 Il trono di Dio (Ap 4, 1-11)
Dopo
ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima
avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò
le cose che devono accadere in seguito. Subito fui rapito in estasi. Ed
ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che
stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un
arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono.
Attorno al trono, poi, c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano
seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d’oro
sul capo.
Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano
davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi
era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e
intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d’occhi davanti
e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere
vivente aveva l’aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l’aspetto
d’uomo, il quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola.
I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono
costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!
E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie
a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i
ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a Colui che siede sul
trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le
loro corone davanti al trono, dicendo:
«Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono».
4 quattro cavalieri (Ap 6, 1-8)
Quando
l’Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei
quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: «Vieni». Ed
ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un
arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere
ancora.
Quando l’Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere
vivente che gridava: «Vieni». Allora uscì un altro cavallo, rosso
fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace
dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una
grande spada.
Quando l’Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente
che gridava: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che
lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii gridare una voce in
mezzo ai quattro esseri viventi: «Una misura di grano per un danaro e
tre misure d’orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati».
Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere
vivente che diceva: «Vieni».Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro.
Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno.
Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare
con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.
5 La quinta tromba (Ap 9,1-12)
Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla
terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo
dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande
fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera.
Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro
un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di
non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini
che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso
loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è
come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni
gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno
morire, ma la morte li fuggirà.
Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra.
Sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era
come quello degli uomini. Avevano capelli, come capelli di donne, ma i
loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a
corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati
da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpioni,
e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per
cinque mesi. Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si
chiama Perdizione, in greco Sterminatore.
Il primo «guai» è passato. Rimangono ancora due «guai» dopo queste cose.
6.Flagelli dall’Oriente
Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati
dell’altare d’oro che si trova dinanzi a Dio. E diceva al sesto angelo
che aveva la tromba: «Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran
fiume Eufràte». Furono sciolti i quattro angeli pronti per l’ora, il
giorno, il mese e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità.
Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero.
Così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di
fuoco, di giacinto, di zolfo. Le teste dei cavalli erano come le teste
dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.
Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che
usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità. La potenza
dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro
code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuociono.
7.Idolo di pietra (Ap 9, 20)
Il resto dell’umanità che non perì a causa di questi flagelli, non
rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai
demòni e agli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno,
che non possono né vedere, né udire, né camminare; non rinunziò nemmeno
agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle
ruberie.
8.Guerra nei cieli (Ap 12,1-9)
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole,
con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici
stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con
sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi;
la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le
precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava
per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un
figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di
ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un
rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli
combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi
angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il
grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo
e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con
lui furono precipitati anche i suoi angeli.
9.Le due bestie (Ap 13,1-18)
Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e
sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo
blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe
come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le
diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. Una delle sue
teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita.
Allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia e
gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e
adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia e chi può
combattere con essa?».
Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e
bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la
bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e
la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo.
Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato
potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L’adorarono tutti
gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla
fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato.
Chi ha orecchi, ascolti: Colui che deve andare in prigionia, andrà in
prigionia; colui che deve essere ucciso di spada di spada sia ucciso.
In questo sta la costanza e la fede dei santi.
Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna,
simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. Essa
esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe
la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita
mortale era guarita. Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco
dal cielo sulla terra davanti agli uomini. Per mezzo di questi prodigi,
che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli
abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che
era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. Le fu anche concesso di
animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e
potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua
della bestia. Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri,
liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla
fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale
marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la
sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa
rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.
PER LE OPERE DI FRANCESCO CALVIELLO cliccare
Francesco Calviello