28 Maggio 2001

Origini del Santuario

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foto: L. Bianchini : Giovanni Emo riceve dal Sultano la Icona Taumaturgica

 

Uno dei periodi piu difficili della storia del Friuli è certamente il secolo xv.

La fine drammatica del potere temporale del patriarca ad opera della Repubblica Veneta e dell’Austria, propiziata da lotte intestine tra nobili friulani, interessa la prima metà del secolo.

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Nella seconda metà si osservano periodiche incursioni di bande di Bosniaci, i cosiddetti Turchi, che devastano così ferocemente il territorio della Piccola Patria da ridurre la popolazione, stimata all’inizio del secolo sulle 196.000 anime, a non più di 97.000.

Nel 1477 uno dei provveditori dell’ esercito veneziano, che presidiava il Friuli contro i turchi, è il cavaliere Giovanni Emo.

L’anno successivo, dopo essere riuscito a sventare un tentativo di incursione, venne incaricato dal governo veneziano, settembre 1478, a consolidare l’intera cinta muraria di Udine e nel gennaio 1479 fu nominato luogotenente del Friuli.

Secondo una tradizione, che troviamo testimoniata nel 1516 in un documento del notaio udinese Antonio Belloni, il Consiglio comunale di Udine e il provveditore veneziano avrebbero promesso, nel 1478, di innalzare una chiesa dedicata alla Vergine Maria, se la città di Udine e il territorio fossero stati preservati dalla devastazione turca.

I fatti testimoniarono la protezione della Madonna: nel 1478 le bande degli incursori non riuscirono a superare le difese veneziane dell ‘Isonzo. L’adempimento di questa promessa venne favorito da un evento straordinario. Il cavaliere Giovanni Emo conservava gelosamente una tavola della Madonna, che avrebbe ricevuto in dono dal sultano di Costantinopoli. Da luogotenente se la portò in Udine, nel castello, dove risiedeva. La espose in un luogo ben visibile.

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Il quadro era oggetto di venerazione da parte di tutti, specialmente di una cuoca. Costei mentre un giorno preparava un pranzo, che il luogotenente offriva ad alcuni nobili udinesi, tagliando la came, quasi si staccò la mano con un fendente male indirizzato. Disperata avvolse la profonda ferita con il grembiule e corse a prostrarsi davanti all’icona della Vergine da lei pregata ogni giorno, mattina e sera. All’improvviso non sentì piu alcun dolore e, srotolata la rozza fasciatura, vide la mano attaccata. Come segno della ferita era rimasta soltanto una piccola cicatrice. Grido di gioia. Accorsero il luogotenente, gli invitati e tutta la servitù. Essa raccontò quanta le era accaduto e come testimonianza presentò il grembiule zeppo di sangue, la cui scia conduceva alIa cucina del castello.

Allora il luogotenente pensò che una simile immagine taumaturga non poteva essere conservata in un luogo profano e decise di inviarla nella chiesa dei santi Gervasio e Protasio, al di là del Giardino Grande, dove erano stati da poco insediati i frati Servi di Maria dell’Osservanza, che egli personalmente aveva voluto a Udine. Riteneva, infatti, che nessuno, all’infuori di coloro che si dichiaravano i servitori della Vergine, potesse conservare il tesoro piu prezioso che aveva.

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Ordinò ad un servitore di prendere una scala e di salire a staccare il quadro. Ma costui, posto il piede sul primo scalino, non riuscì a procedere oltre. Tentò di salire lo stesso luogotenente con l ‘identico risultato. Allora la venerazione e il rispetto verso l’icona taumaturga crebbero maggiormente.

11 luogotenente fece radunare le autorità civili e religiose insieme con il popolo. Un sacerdote, rivestito delle vesti liturgiche, salì la scala, staccò il quadro e tutti, in devota processione, discesero alIa chiesa dei santi Gervasio e Protasio.

La tavola votiva venne posta sull’unico altare esistente. La tradizione indica nell’otto settembre del 1479 la data della processione, che trasportò dal castello alla chiesetta la tavola della Vergine delle Grazie.

La prima testimonianza manoscritta su questo miracolo è del padre Domenico Margarita, nato a Udine nel 1592, il quale afferma di scrivere cose udite da frati vecchissimi e degni di fede.

L’ esistenza però di una donazione particolare nella chiesa dei santi Gervasio e Protasio è suffragata da una documentazione molto antica. In un atto notarile del 10 luglio 1483 i frati Servi di Maria vengono detti di Santa Maria delle Grazie.

Nel dicembre del 1483 il Consiglio comunale di Udine decreta che le meretrici siano allontanate a burgo post-colli, oppure che nei giorni festivi rimangano rintanate in casa, per non offendere le nobili signore e onestissime donne che vogliono andare alIa chiesa di san Gervasio e ad gloriosam Virginem Mariam Gratiarum.

Dieci anni piu tardi, 1493, la chiesa è ormai popolarmente chiamata sancta Maria de le gracie: il titolo mariano che rimase in seguito anche alIa nuova costruzione, senza alcuna contestazione ecclesiastica.