Al centro della navata, nella parete laterale sinistra, si apre la cappella della Vergine. L’idea per una nuova costruzione, in luogo di quella primitiva, sorse nei frati durante la ristrutturazione della navata del Santuario.
Si rifecero all’antica tradizione per cui la cappella sarebbe stata costruita come soddisfazione di un voto del luogotenente Emo e della Città, preservati nella guerra contro le incursioni turche.
Inoltre la Vergine aveva protetto la Città da epidemie ricorrenti e da tante altre calamità.
Per tutti questi motivi, in una supplica del 9 settembre 1746 i frati propongono che il Comune di Udine si assuma l’incarico di costruire da solo, senza intervento di altri offerenti, una nuova cappella per la Vergine delle Grazie.
Il Comune accettò, stanziando cinquemila ducati da versarsi in ragione di mille all’anno. Ma le buone intenzioni rimasero sulla carta. Solo nel settembre del 1753 si procedette all’ approvazione del disegno presentato dall’architetto Andrea Camerata.
Il 18 febbraio 1754 si diede inizio allo scavo delle fondamenta e la struttura muraria della cappella e completa nel 1759: mancano l’altare, gli ornamenti interni, ma anche i soldi.
Si riprende l’anno successivo con l’altare, non più secondo il progetto del Camerata, ma di quello del Massari. Tra lavori di completamento e di decorazione si giunse al termine del 1769 .
Di particolare significato possono essere i bracci delle lampade e le catene di sostegno del 1767 , i due grandi quadri raffiguranti episodi della vita di Ester e di Giuditta, che sono prefigurazioni bibliche della Vergine, opere di Giuseppe Diziani, eseguite tra l’aprile e il dicembre 1768.
Credo sia giusto ricordare, oltre agli architetti, anche il maestro muratore Giovan Battista Piva, che diresse le opere murarie dalle fondamenta alla cupola, e soprattutto il lapicida Francesco Lessano, il quale eseguì i grossi lavori di scalpellino dalle colonne all’altare.
Tutto il legname che si avanzò venne donato alIa nascente pia casa della carità, Istituto Renati.
Questa cappella è situata a sinistra della seconda campata. Vi si accede per mezzo di tre gradini, la sua forma e quadrata, ad eccezione del presbiterio il quale con una linea curva va fuori del quadro formando una nicchia all’altare del Massari. Ai quattro angoli su relativo basamenta si innalzano con i loro pilastri otto colonne ioniche, le quali sostengono le arcate dove poggia la cupola dalla cui sommità la cappella riceve parte della luce.
L’altare del Massari è un capolavoro di ordine corinzio; ai lati della parte superiore dell’attico stanno seduti due graziosi angeli che sostengono una corona nel cui centro piu basso, fra un circolo di raggi, è rappresentato la Spirito Santo.
La pala, ove campeggia il dipinto della Vergine, è scolpita in marmo e rappresenta una gloria di angeli. La mensa dell’altare è stata esemplata su quella di san Marco del duomo di Udine.
Nel 1870 cadeva il prima centenario della nuova cappella e della traslazione dell’icona taumaturgica. Il parroco, monsignor Scarsini, volle celebrarlo solennemente, procedendo alIa incoronazione della Vergine con il Bambino da parte del Capitolo Vaticano.
Per l’ occasione si pensa di dare alla cappella una decorazione che fosse all’altezza della fama della Vergine delle Grazie. Bandito il concorso, per quanto si riferiva alla decorazione, fu scelto il pittore Ferdinando Simoni e per quanto si riferiva alle figure un altro pittore, Lorenzo Bianchini.
A lavori ultimati la cupola risulta divisa in otto riparti di forma ovale, che vanno restringendosi alla sommità con un leggero ornato, mentre dal piano, da dove partono, vengono divisi da un altro ornamento eseguito a chiaroscuro a tinte neutre e piu grandiose, il quale poggia sulla cornice della cupola. I fondi di questi riparti sono dorati e su di essi campeggiano gli affreschi del Bianchini rappresentanti otto angeli che simboleggiano i principali titoli con i quali e invocata la Vergine: le Grazie, l’Annunziata, la Natività, l’Immacolata Concezione, i Dolori, il Rosario, il Carmine, l’Assunta. Festoncini di fiori eseguiti a stucco e sorretti da cherubini decorano l’attico della cornice che sostiene la cupola.
Più sotto, nei quattro pinnacchi che stanno tra le arcate, sono dipinti quattro dottori della chiesa, Agostino, Girolamo, Gregorio e Bernardo. Il fregio, che si trova tra la cornice dell’intercolumnio e l’architrave, è pure a fondo dorato, come lo sono i soffitti delle arcate.
Alla sommità di ogni archivolto vi sta, sostenuto da due angeli, uno scudo di stucco con le iniziali della beata Vergine sormontate da una corona, lavoro di Giovanni Tomasoni di Udine.
Le vetrate delle mezze lune sono opera originale dell’ artista friulano padre Fiorenzo M. Gobbo dei Servi di Maria, realizzate nel 1996 con la sponsorizzazione di persone devote.
I Servi onorano santa Maria come loro Signora rivolgendole il saluto angelico all’inizio degli atti comunitari, dedicando a lei le loro chiese e celebrando la sua memoria nei sabati. (Costituzioni osm n. 6)