17 Settembre 2003

L’inglese oggi

L’IMPORTANZA DELLA LINGUA INGLESE OGGI

Cento anni fa in Italia molta gente non sapeva parlare italiano.
Nelle campagne spesso la sola lingua conosciuta era il dialetto locale. Se si fossero incontrati in queste condizioni un piemontese e un siciliano, probabilmente per capirsi avrebbero dovuto comunicare a gesti.
Questi italiani dialettali erano naturalmente predestinati a pascolare le pecore, a zappare o a spaccare legna. Chi non conosceva l’italiano poteva svolgere infatti solo un numero limitato di lavori. Senza conoscere l’italiano non si poteva neppure studiare, nè accedere quindi a professioni di un certo livello. Tutta l’informazione infatti era in italiano : i libri, le riviste, i codici, i manuali, ecc. Non esistevano testi in dialetto.
Il mondo oggi è un po’ nella stessa situazione : le lingue nazionali sono diventate, per così dire, dei dialetti. Se infatti si mettono insieme uno svedese ed un italiano, un tedesco ed un francese, essi non possono comunicare se non a gesti. Per capirsi essi hanno bisogno di possedere una lingua comune, una lingua internazionale.
Nel corso della storia sono esistite alcune di queste lingue veicolari, come il latino, per esempio, nel Medioevo : il latino era la lingua delle persone colte. Si pubblicava in latino in Germania, Francia, Inghilterra e Italia. Ma era conosciuto da poche minoranze, in un mondo ancora largamente analfabeta.
La maggioranza della gente poteva benissimo fare a meno di conoscere il latino e di leggere libri, anche perchè a quel tempo usciva ben poco dal proprio villaggio.
Negli ultimi decenni la circolazione di uomini e di idee è aumentata a tal punto che si sta imponendo la necessità di una lingua che tutti sappiano parlare e l’inglese ha preso di fatto questo ruolo.
Conoscere l’inglese nella vita d’oggi è importantissimo. L’inglese è la lingua ufficiale di 45 nazioni e la semiufficiale di altre 56; sicchè, su 171 nazioni del mondo, in 1O1 l’inglese è la lingua corrente. Circa un miliardo di persone (poco meno di un quinto della popolazione mondiale) parla l’inglese, lingua parlata più di italiano, francese, tedesco, spagnolo, russo e tutte le altre lingue europee messe assieme. Inoltre, in ogni parte del mondo, la maggioranza degli studenti impara l’inglese sin dalla scuola dell’obbligo, per cui chi sa parlare l’inglese riesce a farsi capire in qualsiasi nazione. Non saper capire né pronunciare l’inglese significa trovarsi in difficoltà quando si leggono o si ascoltano termini alla moda, dello spettacolo, della politica, dell’economia, dell’informatica, dello sport e della tecnica; nonchè nomi di cantanti, attori e campioni celebri e buona parte dei testi delle canzoni straniere più famose e parecchi titoli dei programmi televisivi.
La telematica, poi, sta raggiungendo una diffusione enorme e sta già adottando un linguaggio comune, cioè l’inglese. Questo soprattutto dopo il 1992, data che segnerà la definitiva caduta delle barriere doganali.
Già da tempo gli scienziati hanno adottato l’inglese come lingua per capirsi. Le principali pubblicazioni scientifiche sono ormai in inglese, in modo che tutti possano leggersi a vicenda.
Per esempio, la famosa rivista di fisica italiana “Il nuovo cimento”, è scritta in gran parte in inglese; così le principali pubblicazioni tedesche, o svedesi, o russe, o giapponesi.
Questo fa sì che attraverso l’inglese ognuno possa sapere quello che scrivono gli altri. Se un fisico non conosce l’inglese, oggi non può in pratica avere l’accesso a tutto ciò che viene pubblicato. Questa situazione si sta verificando in un numero crescente di campi, pubblicazioni non solo di carattere scientifico, ma economico, industriale, tecnologico, commerciale. L’aumento crescente della circolazione di uomini, di idee, di merci, di tecnica, di prodotti, ha reso sempre più inevitabile questa esigenza di una lingua veicolare; è per questa ragione che oggi un cinese per capirsi con un arabo parla inglese e così un tedesco con un russo.

Questo vale non solo per gli scienziati, ma per gli uomini d’affari, per i diplomatici, i tecnici, i commerciali e varrà sempre più per ogni cittadino. Basti pensare che, anche senza viaggiare, ognuno in un futuro non lontano potrà collegarsi attraverso i calcolatori con una banca dati in qualsiasi parte del mondo, ricevendo documentazione su qualsiasi argomento o attività, o lavoro e questi dati non saranno in italiano, ma in inglese.
Potrà un giovane del 2000 fare a meno di questa lingua veicolare che gli permetterà di leggere, di scrivere, di parlare agli altri?
Un giovane che nasce oggi vivrà probabilmente in media fino al 2O7O. Che razza di mondo conoscerà? Non lo sappiamo, ma basti pensare quanto è cambiato il mondo, per esempio, tra il 1885 e il 1970, passando praticamente dalla candela alla TV a colori , da Garibaldi alle stazioni spaziali.
Nei prossimi 😯 anni il mondo conoscerà probabilmente trasformazioni anche maggiori a causa dell’accellerazione dello sviluppo tecnologico. Davvero pensiamo che un giovane in futuro potrà fare a meno di conoscere una lingua che gli permetterà di scrivere, leggere e parlare con gli altri? Di quante opportunità verrà privato se non sarà in grado di accedere all’informazione, al dialogo, alla conoscenza? Non finirà per trovarsi nella posizione analoga a quella in cui si trovavano un secolo fa coloro che erano imprigionati nel loro dialetto?
Il fatto è che le lingue si imparano da piccoli ed è quindi nei primissimi anni della scuola che entrano in testa senza difficoltà. Man mano che passano gli anni, le cose diventano sempre più difficili.
In Italia è ora previsto che l’insegnamento dell’inglese, con la riforma, cominci dalla scuola elementare. C’è da augurarsi, tuttavia, che i ragazzi non vengano torturati come in passato solo con la grammatica e che imparino soprattutto molti vocaboli. E’ infatti la conoscenza di molti vocaboli che permette di costruire la padronanza che consente di leggere senza vocabolario un giornale e di parlare al telefono.
Altrimenti, come ben sanno coloro che hanno studiato una lingua straniera a scuola, subentrerà un analfabetismo di ritorno, tanto più grave per chi non ha i mezzi finanziari per riparare l’insufficienza dell’insegnamento studiando l’inglese fuori dalla scuola a sue spese.