9 Maggio 2003

San Giorgio martire

Inno a San Giorgio Martire

E son màrtars e son sanz
dut atôr di Crist Signôr.
E son i agnui cui lôr cjanz
Al è Zorc cul grant so amôr
Lui al ere in Palestine
e il so sanc al à spandût,
proclamant une divine
redenzion ch’e dà salût.

R.O San Zorc tu che tu paris
d’ogni mâl l’umanitât,
tu protêc paris e maris
e le Glesie in ogni Stât.
Danus fuarce, vite e amôr
par laudâ nestri Signôr.

E jé liende che la lance
al prontà cuintri il dragon
ma sigur al vé possance
sore il diàul e il so blason.
A’ lu àn sielt par protetôr
di fiducie i cristians.
Cui nemis in plen furôr
si metin in tes sôs mans.

R.O San Zorc tu che tu paris
d’ogni mâl l’umanitât,
tu protêc paris e maris
e le Glesie in ogni Stât.
Danus fuarce, vite e amôr
par laudâ nestri Signôr.

Al è il popul cristian
scombatut sot ogni cîl
Nol ricêf jutori uman
in tun mont laît e vîl.
E ié l’ore di sveâsi
sun San Zorc e il so valôr,
di vê fede e no pleâsi
ai nemîs e al lôr erôr.
Domenico Zannier

SAN GIORGIO MARTIRE


“Un prode guerriero difensore dei deboli, uccise il drago, subì il martirio, operò fatti straordinari; protettore di stati e città, è venerato ancora ai nostri giorni da fedeli cristiani, coopti, greco-ortodossi e anche da alcune popolazioni mussulmane del Medio-Oriente”.

In questa espressione, schematicamente è tracciato il ritratto di San Giorgio, un Santo al quale si vuol esprimere venerazione, supplica e onore in molti paesi della terra, ma addirittura sulla luna, dove un cratere è stato chiamato, sebbene non in modo ufficiale, con il suo nome.

Patrono dell’Inghilterra, il 23 aprile, giorno in cui viene ricordato il suo martirio, le chiese espongono la bandiera di Stato, una croce rossa in campo bianco; la Società Reale di San Giorgio offre alla Regina delle rose rosse e i Giovani Esploratori rinnovano il loro giuramento. Dagli inglesi San Giorgio è considerato semplicemente come un guerriero che uccide con la lancia il drago, invece per tante altre persone di fede cristiana è un Santo molto più reale. Le molteplici icone dorate, che si possono ammirare nelle chiese d’Oriente e specialmente a Beirut stanno a dimostrare la pietà e la riconoscenza dei fedeli per le grazie ricevute.

Eppure per i fedeli più devoti la figura di San Giorgio è avvolta nel mistero. Da tempo, gli studiosi cercano di stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto, perché il drago della leggenda sia entrato nella sua vita e come sia diventato il Patrono dell’Inghilterra. Le notizie attendibili del Santo sono molto poche e quelle che esistono, come la Passio Georgii, sono classificate tra gli scritti apocrifi dal Decretum Gelasianum (496). Si sa che il sepolcro di San Giorgio era venerato a Lydda (Diospoli), in Palestina, come risulta da Teodosio Perigeta (580) e da altri autori dei secoli VI e VII. I resti archeologici della basilica cimiteriale di Lydda, anche oggi ben visibili, sono da alcuni attribuiti ad una costruzione costantiniana, comunque molto vicina alla data della morte del martire. Un’epigrafe greca rinvenuta a Eaccaea di Baccanea e datata, secondo quanto è possibile rilevare, nel 368, fa menzione di una “casa dei Santi trionfanti martiri Giorgio e compagni”. Oltre a questi scarsi elementi storicamente provati, non rimane se non la Passio leggendaria, la cui più antica redazione è contenuta in un codice manoscritto di pergamena in lingua greca, conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna. Secondo gli studiosi potrebbe essere datato verso gli inizi del secolo V. A questa Passio seguono altre in lingua latina, che offrono sempre nuove notizie sulla vita del Santo. Ad esse si devono aggiungere anche delle omelie, dei sermoni e delle lodi o inni al Santo.

Giorgio, secondo quanto si può rilevare dagli scritti citati, era predestinato a grandi fatti. La sua nascita portò gioia ai genitori Geronzio, di origine persiana, e Policronia, cappadoce, che lo educarono alla religione sino al giorno in cui entrò nel servizio militare: a seguito di un lungo periodo di addestramento, Giorgio fu nominato tra i componenti effettivi dell’esercito. Alla morte del padre, desideroso di sostituirlo nella carica, il giovane partì per recarsi dal governatore. Lungo il viaggio, Giorgio incontrò il drago, lo uccise e liberò la principessa destinatagli in sacrificio. Il mostro aveva preteso un pasto regale e in cambio avrebbe sospeso le sue scorrerie ai danni della popolazione e dei greggi.

Il martirio di San Giorgio sarebbe avvenuto sotto l’imperatore Diocleziano. Giorgio, che allora era diventato ufficiale delle milizie, distribuì i suoi beni ai poveri e davanti alla corte si professò cristiano. Invitato a sacrificare agli dei, rifiutò. A questo punto incominciarono le numerose e spettacolari scene del martirio. Giorgio venne percosso, sospeso, lacerato, gettato in carcere. Ebbe anche una visione del Signore che gli predisse anni di tormenti, la morte e la resurrezione. Seguirono altri fatti straordinari. Prima di essere decapitato, implorò la conversione dei carnefici. Vista esaudita la sua preghiera, si lasciò decapitare, promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.

La leggenda della fanciulla liberata dal drago per opera di San Giorgio si diffuse successivamente. Sembra che il racconto sia nato ai tempi dei Crociati dall’errata interpretazione di un’immagine dell’imperatore Costantino, che si trovava allora a Costantinopoli, come testimonia Eusebio di Ceserea nella “Vita Costantini”. La fantasia popolare ha ricamato a lungo sopra questa leggenda e il racconto, passando dall’oriente all’occidente, divenne una storia cosi affascinante nella sua realtà, che la diffusione fu vastissima.
Nessun Santo ha riscosso tanta venerazione popolare quanto San Giorgio. Testimonianze sono le innumerevoli chiese a lui intitolate: a Gerusalemme, a Bisanzio, a Gerico, a Beirut, come in Iraq, in Etiopia, in Georgia.

Anche in Italia il culto di San Giorgio fu molto diffuso, come in Inghilterra, in Portogallo … con il ritorno dei Crociati dalle guerre contro i mussulmani. I Crociati, infatti, s’erano convinti che Giorgio li avesse accompagnati nella loro marcia, perché tutte le città che incontravano erano in qualche modo collegate con il suo culto. Il fatto saliente, che convinse i guerrieri cristiani della protezione del Santo, accadde nel 1098. Era in corso la battaglia di Antiochia e i mussulmani avevano circondato i Crociati. All’improvviso, dalle montagne si sarebbe visto scendere un immenso esercito di spettri che cavalcavano cavalli bianchi, alla testa del quale era il fantasma di San Giorgio. Con questo aiuto soprannaturale, prosegue il racconto, i Crociati vinsero la battaglia. Giunti, poi, a Lydda, presunta patria di Giorgio, scoprendo che i mussulmani avevano evacuato la città, resero grazie al Santo ed elevarono Lydda alla dignità di sede vescovile.

I Crociati l’anno successivo, procedettero verso Gerusalemme e la conquistarono, con l’aiuto di San Giorgio e di un esercito celeste. Durante la terza crociata, il Santo incoraggiò Riccardo Cuor di Leone con apparizioni nei momenti difficili delle battaglie. Il re, grato per l’assistenza, fece ricostruire a Lydda la chiesa a lui intitolata.

Le iconografie che riguardano il Santo sono moltissime. Gli elementi che tradizionalmente lo rappresentano sono la corazza, la spada, la lancia, che in certi casi appare spezzata, e talvolta lo stendardo crociato. L’immagine del Santo a cavallo richiama la lotta contro il drago.
Tra le opere pittoriche, meritano una particolare attenzione le innumerevoli raffigurazioni bizantine, persistenti testimonianze di fede nei luoghi dove il Santo svolse la sua esistenza. Non si può tralasciare di menzionare gli affreschi nei conventi del monte Athos, in Grecia; la celebre icona della scuola di Novgorod, XVI secolo, nella quale sono rappresentati gli elementi che compongono la leggenda: San Giorgio è raffigurato a cavallo contro il drago, la fanciulla in pericolo, il popolo è affacciato alle torri della città e attende l’esito della prova.
In Occidente la pittura ha dato un contributo assai rilevante sia per far conoscere sia per diffondere la devozione verso il Santo. Tra gli artisti meritano di essere ricordati Paolo Uccello, Andrea Mantegna e Raffaello, che in età giovanile verso il 1504, dipingendo su una tavoletta, rappresenta San Giorgio a cavallo con elmo e corazza e alza la spada sul drago mentre a terra giace la sua lancia spezzata1.


SAN GIORGIO: TRADIZIONE E STORICITÀ


La nobile figura del giovane Cappàdoce venne immortalata da celebri pittori, scultori, architetti e anche da innumerevoli devoti, che gli hanno tributato un culto universale, senza dimenticare i documenti letterari. A proposito è da ricordare il Sacramentario Leoniano del V secolo, che riporta gli antichi testi liturgici in onore del santo martire. San Giorgio ben presto venne abbinato, nel culto, in Roma, al soldato martire San Sebastiano. Una critica un po’ troppo affrettata ha supervalutato le Passiones e le Legendae di San Giorgio, ritenendole le uniche testimonianze storiche, disattendendo una molteplice documentazione epigrafica e monumentale, sì da limitare la veridicità del Santo a pochi anni di vita terrena.

Il carattere prevalentemente letterario delle Passiones ha deviato tanti storici, facendo loro credere che queste o quelle fossero le uniche fonti valide per la ricostruzione storica della vita del martire.
Dopo questa chiarificazione, si può ricercare la storicità di San Giorgio partendo dalle numerose testimonianze, quante non ne esistono per altri personaggi celebri. Il testo più antico è un’epigrafe greca del 368 che ricorda una “casa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e Compagni”.

Le molte Passiones, greche, latine e orientali, articolate in opucoli riguardanti la nascita, la vita, i miracoli e il martirio, a cui fanno eco le omelie, gli inni, i sermoni, offrono un tale panorama di documentazione da lasciarsi affascinare. Sceverando il fantastico dal vero, grazie agli studi recenti, emergono dati essenziali circa la breve vita del giovane militare, morto martire per la fede in Cristo. Il sermone di San Pier Damiani, inserito nel nuovo Breviario, coglie l’essenza della vita del martire, cosciente nella professione cruenta della propria fede in Cristo.
Gli esami scientifici delle ossa compiuti dall’Istituto di Antropologia dell’Università di Bologna confermano l’esistenza fisica del Santo. L’esito conferma la figura di un giovane poco più che ventenne, alto m. 1,65-1,67, del periodo paleocristiano.

È assai difficile stendere una sintesi della devozione popolare tributata a San Giorgio e delle innumerevoli testimonianze. Sarà sufficiente ricordare le località principali, anche già menzionate. A Gerusalemme, a Gerico, a Beirut, a Costantinopoli, in Georgia, in Egitto, in Etiopia, a Parigi, a Tours, a Magonza, in Inghilterra, in Catalogna, a Roma, a Milano, a Napoli, a Ravenna ed in altre città d’Italia, senza tralasciare il Friuli: Bagnaria Arsa, Clauiano, Comeglians, Fauglis, Gradiscutta, Luservera, Nogaredo di Corno, Pagnacco, Preone, San Giorgio di Nogaro, Sanguarzo e San Giorgio in Udine, furono dedicate chiese e altari.

Dopo le Crociate il culto al Santo ebbe un nuovo splendore per la sua professione militare; nel 1937 venne dichiarato patrono delle Associazioni dei Cavalieri militari d’Italia; nel 1952 della Cavalleria militare di Francia, nel 1956 della Cavalleria d’Italia e dello Scautismo internazionale. La celebrazione liturgica, il culto alle reliquie, la letteratura cavalleresca europea, l’iconografia, il folklore e la bibliografia costituiscono un’abbondante documentazione che rende attuale e credibile anche ai nostri giorni la devozione al martire San Giorgio1.