Secondo il costume bizantino, Pertarido, re dei Longobardi (671-688), nell’anno 680 associò al trono il figlio Cuniberto. Fu, essenzialmente, un periodo di pace, turbato soltanto da un conflitto con il duca di Trento e Brescia, Alahis.
Alla morte del re Pertarido, Alahis insorse contro Cuniberto, cacciandolo da Pavia e regnando al suo posto; così facendo si procurò molti nemici, soprattutto tra il clero. Cuniberto, non molto tempo dopo, riuscì con l’inganno a riprendersi Pavia. Alahis riunì i suoi seguaci. I due eserciti si trovarono di fronte nei pressi di Cornate d’Adda, separati solamente dal fiume. Cuniberto, per evitare spargimento di sangue, fece pervenire ad Alahis la proposta di un duello. Questi rifiutò. Così si giunse ad una sanguinosa battaglia, nel corso della quale Alahis cadde. Cuniberto, allora come gesto di ringraziamento per la conseguita vittoria, eresse un monastero e una chiesa in onore a San Giorgio martire: “Hic in campo Coronate, ubi bellum contra Alahis gessit, in honore S. Georgii martyris monasterio construxit”1.
La devozione e il culto verso San Giorgio, dunque, erano molto diffusi nel periodo longobardo.
Anche in Friuli si edificarono sacelli in onore del Santo: nel “castro Nemas” (Nimis) esiste ancora una chiesetta di San Giorgio nei pressi della vetta del monte Zucon, risalente ai secoli VI-VII.
G.C. Menis osserva: “La storia più antica si ricollega a questo punto con la storia recente, nota attraverso le fonti scritte e dilatata su un arco di sei secoli, dal XIII al XIX”.
Tuttavia rimane un ancoraggio tra la chiesa primitiva e la superstite, in quanto il titolo primogenito raramente veniva sostituito. Inoltre si deve tenere in giusta considerazione che il titolo di San Giorgio è compatibile con l’insediamento longobardo nella zona, essendo uno dei santi ausiliari maggiormente venerati dai Longobardi.
Si può supporre che sia stato eretto un sacello in onore di San Giorgio sul monte di Urusbergo, località riscontrata in un documento del 1251: “destrui faciat castrum montis S. Georgii”1, per cui la titolarietà e un nuovo sacello furono costruiti al piano. Da quanto citato, si può dedurre che in Urusbergo sicuramente esisteva un luogo fortificato longobardo a protezione di Cividale.
Anche a San Giorgio di Nogaro, dopo l’indagine archeologica all’interno della vecchia parrocchiale, venne alla luce un sacello paleocristiano “… in ecclesia Divi Georgii”.
Edificio
Nell’autunno del 1965, iniziarono i lavori per la definitiva sistemazione della chiesa parrocchiale di San Giorgio in Sanguarzo: soffittatura, intonaci alle pareti e pavimentazione della medesima. Per la realizzazione di quest’ultima opera venne richiesto a dei tecnici uno studio specifico del sottosuolo. I risultati furono di grande rilevanza: evidenziarono il perimetro della primitiva chiesa e dei relativi ampliamenti avvenuti nei secoli seguenti. Da principio l’aula della chiesa, a forma rettangolare, aveva una superficie di circa mq. 60, con la facciata a ovest, a cui lati era circoscritto il cimitero.
A seguito del terremoto del 1448, che aveva danneggiato in maniera irreparabile la chiesa, venne ampliata (1460-1465) ricostruendo la facciata più a ovest di m. 4, che terminava in altezza a vela, per l’installazione di una campana.
Alcuni anni dopo, nel settembre 1511, Sanguarzo, Cividale e i paesi limitrofi vennero sconvolti dalla peste e da un terribile terremoto. Si può immaginare lo strazio e la situazione della popolazione. Come accade sempre nei momenti difficili della vita, la popolazione riprese con animo la ricostruzione delle proprie abitazioni e della chiesa. Come si può riscontrare nei verbali delle Visite Arcidiaconali dell’Insigne Capitolo di Cividale, i fedeli seppero riunirsi per il ripristino dell’edificio sacro e rendere la chiesa un vero luogo di culto.
Nella Visita Arcidiaconale “in planis”, compiuta dal canonico Tronamalla il 17 luglio 1558, si rileva un inventario di quanto era in possesso della chiesa: due calici con patena dorati, una pianeta bianca in raso, riccamente ornata, pianete in seta, messali … candelieri, banchi, … croci per altare … l’effigie della Beata Vergine Maria in trono, ornata con manto di raso ricamato, … qualche anno dopo un palio con l’immagine di San Giorgio martire in filo d’oro. Nel verbale della Visita Arcidiaconale del 4 maggio 1598, si nominano altri due altari consacrati in legno, a destra dell’altare maggiore in onore a San Pietro apostolo e a sinistra in onore a San Giovanni evangelista. Una maggiore descrizione di quanto sopra menzionato viene fatta con la visita del 12 maggio 1602.
L’altare maggiore in legno, consacrato in onore a San Giorgio, aveva nella sua composizione, sopra il tabernacolo, la statua della Beata Vergine Maria; sull’altare in onore a San Pietro si ergeva una tela raffigurante San Pietro e Santi “finissima mano”; per quanto riguarda il terzo altare si menziona di una tela con l’immagine di San Floriano Martire.
Negli anni seguenti non mancarono dei miglioramenti: all’ingresso della chiesa venne posta la pila dell’acqua santa; venne rifatta la sacrestia, con relativi armadi a chiave e una nuova porta per l’ingresso dalla sacrestia stessa alla chiesa. Si iniziò inoltre a progettare un nuovo altare maggiore e nel 1617 venne aperta una finestra all’abside della Chiesa, per avere un nuovo effetto luce nell’installazione del nuovo altare.
Verso il 1637, dopo alcuni anni di lavoro e grande attesa della popolazione, con la messa in opera del nuovo altare maggiore, la chiesa assunse un nuovo aspetto. La composizione, in marmo a vari colori, offre armonia sia per il disegno sia per il luogo sacro. Le due colonne sono in marmo nero pregiato; il tabernacolo ben composto, non ancora finito nei particolari, è di molto pregio e di effetto; gli angeli sovrastanti, di marmo bianco, sono nell’atteggiamento di invitare il fedele ad elevare la preghiera a Dio mediante l’intercessione della Beata Vergine Maria, la cui immagine è posta nella nicchia compresa tra le due colonne.
Il vicario dei Santi Pietro e Biagio di Cividale, can. Michele Purra, con il consenso dell’Insigne Capitolo, invitò il Patriarca di Aquileia, Marco Gradenigo (1632-1656), a consacrare l’altare e la chiesa. Questi, come si rileva dal “Catapan della Chiesa di San Giorgio Martire in Sanguarzo”1, il giorno 25 luglio 1639 venne in Sanguarzo per la consacrazione e dispose che l’anniversario della dedicazione si sarebbe dovuto tenere nella domenica seguente la solennità di San Giacomo apostolo.
Nel verbale della Visita Arcidiaconale “in planis” del 29 aprile 1640, si menziona la presenza del Patriarca Marco Gradenigo per la consacrazione della chiesa in onore a San Giorgio Martire.
Secondo gli indirizzi del Concilio Ecumenico di Trento, il vicario curato di Sanguarzo, sacerdote Lonardo Marcuzzi, istituì la Confraternita del SS.mo Sacramento, i cui libri forniscono molte notizie sulla chiesa e sulla comunità.
Nel primo libro, nella prima pagina, infatti, si legge: “Dell’anno 1652, io Sac. Lonardo Marcuzzi, curato della villa di S. Guarzo, m’accordai, coll’assenso del Comun di detta villa con M.° Carlo da Rin muratore da farsi una cappella nella Ven.da chiesa di detta villa, come in effetto è stata fabbricata dal sopranominato M.° Carlo d’accordo in ducati … 150, oltre il detto … condussi tutta la mattina e manuali due alla giornata… la spesa della cappella ducati 1.054”1.
“Adì 15 maggio 1663. Fu benedetta parte del Cimitero della Ven.da Chiesa della Villa di S.Guarzo dal Rev.mo Mons. Pietro del Torre Canonico di Cividale, et parimenti la Cappella fabbricata da novo. Lonardo ottenuto la licenza et facoltà dall’Ill.mo et Rev.mo Monsignor Giovanni Delfino Patriarca di Aquileia concessa lì 2 maggio 1663. Furono presenti alla detta benedizione: Mons. Rev.mo Alfonso Bonia Canonico di Cividale, li RR. Sac.ti Giò Pietro Strazzolino et Dominigo Linceo et io Sac. Lonardo Marcuzzi Vicario Curato di detta Chiesa e fatta la presente nota”.
Tela di San Giorgio Martire
– Nelle pagine del libro della Confraternita del SS.mo Sacramento sono stesi verbali di donazione o di legati a favore della Confraternita stessa.
– A pagina nove si riscontra l’invito fatto dal Curato dei Santi Pietro e Biagio in Cividale al M.° Francesco Cantinella perché dipinga una tela raffigurante San Giorgio martire.
– “Nota che io D. Lonardo Marcuzzi curato della Villa di S.Guarzo, coll’assenso del Comun di detta Villa ho dato ordine al m.° Francesco Cantinella scoltore che facci una palla over una hincona per la Ven.da Chiesa di detta Villa coll’immagini infrascritte, cioè: S. Giorgio a cavallo, la beatissima Verg. Maria col suo Bambino, S. Giacomo et S. Barnaba Apostoli il tutto in scoltura. A conto della quale palla ebbi già avanti che fussi io curato in detto loco una botte di vino da Batta q. Fran.° Mullon camerario1 … ducati 180; Altri ebbi … vino, conzi 3,42 in ragion ducati 60,16; adì 16.11.1658 ebbi da me contanti ducati 92; adì 10.12.1658 ebbi vino conzi 5 a ragion di 13, ducati 65; adì 12.2.1660 ebbi frumento conzi 8 ducati 60; adì 20.8.1660 ebbi frumento, ducati 10; per una botte di vino conzi 15, ducati 143; adì 10.8.1661 ebbi da me predetto a conto, ducati 18; somma tutto ducati 628,16”.
– “Adì 11 Giugno 1662. Nella Villa di S. Guarzo congregati tutti gli uomini infrascritti a son di campana sotto la logia, loro ordinai di fare la loro vicinia. Io Prete Lonardo Marcuzzi curato di detta Villa feci umilissima istanza che dovessimo tutti unitamente a far farsi la palla, over hicona, nella loro chiesa, già incominciata da m.° Francesco Cantinella, quale sarcimento in più vuole a buon conto d 628,16 con eppur ricevuta di suo pugno. Essendo che la chiesa nè meno la Fraterna può svampire al pagamento intero di detta palla, così addimandati dal Decano Antonio di Zanut il loro parere di uno in uno, tutti risposero, nessun eccettuato, di voler aiutare a far simil spesa per sudetta loro chiesa et così d’accordo dissero voler fare una rata di ducati dieci questo san Michele prossimo venturo e gli anni venturi, dopo questo presente anno, fare due rate di ducati parimenti dieci per cadauna rata, l’una si farà al raccolto del grossame e l’altra al raccolto del minuto; così d’anno in anno sino all’integral pagamento della spesa della palla.
– Gli uomini che furono presenti alla sopradetta da me istanza da me Leonardo letto, fatto son infrascritti:
– 1) Antonio di Zanut decano; 2) Giorgio Tios; 3) Pietro Mullon; 4) Antonio di q. Franc.° Mullon; 5) Giorgio del q. Franc.° Mullon; 6) Giacomo Tesino; 7) Antonio del q. Simon Mullon; 8) GioBatta del q. Stefano Mullon; 9) GioBatta del q. Zua Paulo Mullon; 10) Giorgio Felcar; 11) Batta Simonito; 12) Bartolomeo Mican; 13) m.° Min Cargnello; 14) Andria Stucan; 15) Domenico di Zanut; 16) Sibastiano di Zanut; 17) Bartolomio Bladasso; 18) Francesco Gosporino; 19) Oliv Massana; 20) m.° Zuanni Badasso; 21) Zuanne q. Colau Cargnello; 22) m.° Lazzaro Strazolino; 23) Michel Gosporino; 24) Zuanne di Valent; 25) Francesco Simonito; 26) Batta Bront; 27) Andria Mullon; 28) Francesco Strazolino; 29) Zuanne di Marco.
– Tutti i predetti uomini da mi nominati furono pronti alla soprascritta mia instanza, et tutti parimenti promisero voler aiutarsi come è detto di sopra a far questa spesa tanto necessaria per il Culto Divino, furono presenti isti uomini da me et dalli detti uomini nominati, chiamati et pregati li MM. RR. Pre Zuani Zanone et Pre Francesco Mullone.
– Et io mons. Lonardo Marcuzzi soprascitto feci la presente scrittura di comission di tutti li sopradetti vicini.
– – Nota che il trascritto D. Cantinella ha ricevuto un conzollo di vino l’anno 1664 da Domenico di Zanut di tenuta di conti 4, in ragion di d 17, il conzo val ducati 68;
– – Et io D. Lonardo Marcuzzi curato ho dato a m.°Giorgio Todisco scoltore a nome della Ven.da Chiesa … in ragion di lire 13. 10 … ducati 27;
– – Nota che il Comun di S. Guarzo ha fatto una pensione livellaria con la Ven.da Confraternita del SS.mo Crocifisso di Cividale di ducati cento per anno da dar fine alla palla, quali ducati cento ebbi il predetto D. Francesco Cantinella l’anno 1665 del mese di giugno;
– – Nota che il 21 luglio 1666 io D. Lonardo Marcuzzi predetto ho dato al m.a Giorgio Todisco scoltore sino conzi quattro a conto della figura di S.Giorgio, in ragion di lire 10, il conzo val ducati 40;
– – un altro conzo di vino val ducati 10;
– – un scudo d’argento val ducati 10;
– – in contanti 6.
– Adì 29 luglio 1667. Nota, chi fu condotta la palla e tabernacolo a S. Guarzo, et fu stimata da D. Francesco Gardino di Udine uomo eletto dalla parte della chiesa e da D. Giò Dominigo Graffico eletto dalla parte di D. Fran.co Cantinella, et la stima fu pubblicata in ducati mille centonove … Fu dati alla ditto D. Fran.° Gardino per sua mercede lire ventotto, dico lire 28”.
– Dopo un attento esame del documento trascritto, il testo rivela che il canonico, mons. Lonardo Marcuzzi, vicario della chiesa dei Santi Pietro e Biagio e curato di Sanguarzo, ordinò al m.° F. Cantinella di realizzare sia il tabernacolo sia la pala dell’altare maggiore della chiesa di Sanguarzo. Conosciuto, probabilmente, per la realizzazione dell’altare maggiore della chiesa, il mastro è stato incaricato di completare l’opera dell’altare con il tabernacolo e di accordarsi con qualche pittore per la realizzazione di una tela, raffigurante San Giorgio martire.
– I versamenti elargiti, per assolvere le opere compiute, sono indirizzati sia al m.° F. Cantinella sia al m.° Giorgio Todisco. A quest’ultimo, si nota una specificazione: “… a conto della figura di S. Giorgio…”.
– Si può dunque affermare con certezza che l’autore della tela, com’è stata commissionata dal curato can. Lonardo Marcuzzi, è il maestro Giorgio Todisco.
– Nulla di notevole è da ricordare negli anni successivi alla realizzazione dell’altare maggiore e della tela, rappresentante S. Giorgio, S. Barnaba e S. Giacomo apostoli. Ogni altra prospettiva di migliorare l’edificio sacro era differita a tempi migliori. Infatti, l’impegno alla restituzione della somma richiesta alla Ven.da Confraternita del SS.mo Crocifisso di Cividale per la realizzazione dell’opera pittorica, condizionò ogni altro lavoro pur necessario. Le Visite Arcidiaconali, con i respettivi camerari locali, controllavano ed esigevano un’amministrazione attenta ed equilibrata, per non impegnare la comunità, già provata da tante calamità, con gravosi oneri.
– Il 24 marzo 1754, nella riunione dei capi famiglia, presso la loggia, venne esposto dal vicario Domenico Gondolo il progetto di realizzare nella chiesa due cappelle laterali. La realizzazione di tale opera era urgente per ottenere uno spazio maggiore, così da favorire l’accoglienza dei fedeli. Dopo varie chiarificazioni, la proposta venne approvata, così anche la relativa spesa di ducati 800. Il lavoro di modifica su una parte della struttura perimetrale della chiesa rese necessario l’ampliamento della sacrestia, che sarebbe stata troppo angusta, e il rifacimento del coro, per renderlo più funzionale per i servizi liturgici dopo la posa in opera dell’altare. Lavori approvati con delibera da parte della comunità in data 28 agosto 1786.
– Come era comune consuetudine del tempo, i sacerdoti venivano sepolti presso l’altare maggiore. Una tale modalità cessò nell’anno 1779.
– Il primo sacerdote cappellano sepolto presso l’altare maggiore fu don Gian Domenico Mullone; qualche anno appresso deve esser stato fatto il pavimento di mattoni, ora distrutto.
– Il 18 settembre 1900 nel rifare il lastricato sotto l’altare maggiore fu trovata una piccola volta di mattoni, sotto la quale si aprì una tomba di metri due di profondità, metri 2,85 di lunghezza e di metri 2,50 di larghezza con dentro 16 casse: 3 degli scheletri erano con il berretto da sacerdote in testa, col rosario in mano e calza ai piedi, segno che erano sacerdoti. Le casse erano gregge con croci a colori. All’apertura della tomba era una lapide rettangolare di metri 1,25×0,65. Ora al foro dei mattoni fu posto il monogramma. Le altre casse eran di circa due metri di lunghezza divise in quattro file, due per parte.
– Nota dei M. R. Sacerdoti e Chierici sepolti nella tomba presso l’altare maggiore1.
– – Adì 25 ottobre 1706 – Il Rev.do Pre Gio Domenico Mullone d’anni 49 passò da questa a miglio vita ieri avanti giorno, cioè alle ore 8, ricevuto prima li sacramenti della Penitenza e Estrema Unzione et il suo corpo giace sepolto nel tumolo posto nella Ven. Chiesa di S. Giorgio . NB. Questi fu Cappellano di S. Guarzo e Vic. Cur. di Rualis.
– – Adì 11 novembre 1709 – Il Rev.do Pre Filippo Simonitto d’anni 78 passò da questa all’altra vita sabato sera a h. 3 di notte, che a lì 9 del corrente et in detto giorno fu confessato e comunicato, come pure ricevè anco l’Estrema Unzione e poi l’indulgenza del SS. Rosario e della B. V. del Carmini; il suo corpo è stato tumulato sito in detta Chiesa, etc…
– – Die 25 jannuarii 1720 – obit in Domino heri circa Horam 10, prius refectus Sac.ti Extrema Unctionis, Presbiter Joannis Baptista Strazzolinus de S. Guarzo, anno etatis 50 circiter: tumulatus fuit in sepoltura existente in Ecclesia S. Georgii.
– – Adì 25 marzo 1729 – Il R.D. Filippo Simonitto d’anni 65 incirca, passò da questa a miglio vita il giorno antecedente circa l’hora 14, munito prima dalli Ss. Sacramenti della S. M. Chiesa; fu sepolto nella Ven. Chiesa di S. Giorgio.
– – Adì 8 aprile 1741 – P.Francesco q. Dominico Simonitto d’anni 70 incirca passò da questa a miglio vita il giorno antea, circa l’hora 12, ricevuti prima i Ss. Sacramenti della S.M. Chiesa, fu sepolto nella sepoltura esistente nella Ven. Chiesa di S. Giorgio della Villa di S. Guarzo.
– – Adì 5 agosto 1747 – Il M.R.P. Domenico Baldassi di S. Guarzo in età d’anni 55 circa passò a miglior vita premunito da Ss. Sacramenti della Penitenza ed Estrema Unzione, dell’Eucarestia in voto, … ieri alle ore 9 fu sepolto nella sepoltura dei Religiosi nella V.da Chiesa di S. Giorgio della detta Villa.
– – Adì 19 maggio 1755 – Il Rev.do Pietro Mullone di S. Guarzo in età d’anni 89 circa, passò a miglior vita premunito di tutti i Ss. Sacramenti di S.M.Chiesa. Ieri alle ore 10 fu tumulato nella sepoltura dei Religiosi nella V. Chiesa di S. Guarzo. Anche questi fu cappellano a S. Guarzo.
– – Adì 23 maggio 1764 – Il R.do P. Francesco Mullone d’età d’anni 70 circa munito dei Ss. Sacramenti di Penitenza et Estrema Unzione, dopo lunga malattia con ss. rassegnazione e continuo uso di ragione, rese l’anima al suo Creatore ieri ed li di lui cadavere fu sepolto nella sepoltura dei RR. Sacerdoti nella Chiesa di S. Giorgio da me Francesco Paciani Vic. Cur. di S. Maria di Corte ed economo dei Ss. Pietro e Biagio.
– – Adì 8 febbraio 1766 – Il R.P. Giuseppe, figlio del spett. Antonio Mittone, chierico ordinato solamente in prima tonsura, in età di anni 21 e premunito dalli Ss. Sacramenti di S. Chiesa, passò all’altra vita il giorno antecedente all’ora 22 in casa di D.no Giuseppe Donato di questo Borgo ed il giorno dopo fu levato da qui il suo cadavere ed accompagnato in S. Guarzo ed in Chiesa di S. Giorgio nella Presbiterale sepoltura fu tumulato.
– – Adì 13 settembre 1766 – Il R.P. Francesco, figlio di q. GBatta Mullone di S. Guarzo, chierico accolito in età d’anni 23 mesi 7 premunito dalli Ss. Sac.ti della Penitenza, sacro Viatico et Estrema Unzione, colpito da terribile flusso, passò da questa a miglior vita il giorno di ieri alle ore 19 circa ed il giorno oggidì si tumulò il suo cadavere nella presbiterale sepoltura in Chiesa di S. Giorgio di sud.ta Villa.
– – Adì 10 settembre 1768 – Il M.R.P. Antonio Boscutto di S. Guarzo deg.mo Cooperatore di questa Villa in età di anni 42 premunito dei Ss. Sacramenti della Penitenza, San.mo Viatico ed Unzione Estrema con indulgenza in articulo mortis, passò da questa a miglior vita ieri sera ad un’ora e mezza di notte, ed in quest’oggi dopo pranzo fatte le funebri Cerimonie che si diede sepoltura al suo cadavere nel Presbiterale sepolcro di S. Giorgio di q.sta Villa.
– – Adì 10 novembre 1773 – Il M.R.P. Bartolomeo Mittone avanzato fino all’età ‘’anni 81, premunito dalli Ss. Sacramenti della Comunione ed Estrema Unzione partì da questa all’altra vita ieri da sera ed un’ora di notte ed in quest’oggi nel dopo i Vesperi si diede sepoltura al suo cadavere nel tumolo presbiterale esistente nella V. Chiesa di S. Giorgio in Villa di S. Guarzo.
– – Adì 3 gennaio 1779 – Il M.R.P. Domenico q. Andrea Mullone di S.Guarzo ricevuto con religiosa rassegnazione li Ss. Sacr.ti dell’Eucarestia ed Unzione Estrema, in età d’anni 72 ieri sera alle ore 5 passò all’eternità dopo un corso d’anni quasi due d’infermità idropisiaca sofferta con cristiana esemplare pasienza. Il suo cadavere in quest’oggi dopo il Vespero fu tumulato nell’area sacerdotale esistente nella V. Chiesa di S.Giorgio della sud.a Villa.
– – Adì 15 aprile 1779 – Il R.P. Antonio Dini dell’età d’anni 75 compiuti ricevuti più volte nella sua infermità che durò un corso continuo di mesi sette e con santa esemplarità li Ss. Sacr.ti della Penitenza ed Eucarestia, finalmente il 12 corr. anco il Ss. Viatico e l’Estrema Unzione con segni di una preziosa morte passò all’eternità ieri sera alle ore 23. Il suo cadavere in q. mattina si accompagnò con decorosa scorta sino alla V. Chiesa di S. Giorgio ove si cantò li funebri offici, con la S. Messa e in questa sera dopo li solenni Vesperi dei defunti si tumulo nell’area Presbiterale di V. Chiesa.
– Nota: Degli altri due sacerdoti (si numerano 16) ivi sepolti dai registri non si ha certa memoria: tanto più che in chiesa vi era la sepoltura dei Simonitti ed altre di fuori; trovai però altri due atti nel registro dei morti:
– – Adì 6 aprile 1791 – M. R. P. Francesco Mulone;
– – Adì 22 aprile 1813 R. D. Giuseppe Pittione;
– ambedue furono tumulati nel Cimitero di San Floriano Martire1.
– Agli inizi del 1800 la popolazione di Sanguarzo sentì la necessità di completare l’opera della propria chiesa con la costruzione del campanile. I capi famiglia, dopo vari incontri per decidere come gestire l’opera, sostenuti nelle varie scelte dal vicario dei Santi Pietro e Biagio di Cividale, sac. Domenico Cicuttino, incaricarono Domenico Gondolo di stendere un progetto. Dopo un incontro, in cui tutti i componenti del paese acconsentirono al progetto, fu demandato al mastro Antonio Saccavino di realizzare l’opera.
– Il 12 gennaio 1806 si dette inizio alla costruzione del campanile.
– L’esecuzione dell’opera comportò una modifica anche della facciata della chiesa.
– Tra alterne vicende l’opera venne terminata nel 1828. Furono collocate le due precedenti campane, e nel 1849 una terza, opera della ditta Broili Luigi da Udine e benedetta dall’arcivescovo Zaccaria Bricito. Nel 1869 la campana “mezzana” fu rifusa dai soci fonditori, De Poli e Broili, e fu colaudata il 28 luglio 1869 da mons. Jacopo Tomadini, che così scrive: “Chiamato il sottoscritto dal R.D. Antonio Bacchetti Capp. di San Guarzo a portarsi in questa terra per colaudare una campana novellamente fusa. Letto il relativo contratto nel quale il fonditore sig. De Poli di Udine si obbligava sotto il rispetto armonico a dare una campana: 1° di voce sonora e chiara e 2° nel suo rapporto armonico fosse di voce mediana fra le due precedenti campane, le quali distano per l’intervallo di terza maggiore. Esaminato il suono della novella campana, esaminato il suono della medesima nei rapporti armonici prima separatamente colla maggiore e colla minore delle due campane presistenti e poscia nel loro primo simultaneo concerto ho trovato: 1° che la novella campana dà una voce chiara sonora e bella, 2° che nel suo rapporto armonico e mediano alle due preesistenti campane non presenta difetti valutabili.
– In fede. ab. Jacopo Tomadini – org. del Duomo di Cividale”1.
– Nell’invasione dell’esercito austro-ungarico del 1917, tutte e tre le campane furono gettate dal campanile. La minore fu gettata dal campanile per ordine del comando germanico, il giorno 6 novembre 1917. Essendo poco dopo partito il comando germanico e subentrato quello austriaco si potè nascondere la campana e così salvarla dalla requisizione; dapprima fu sepolta davanti la porta del campanile, nella buca che essa stessa fece cadendo dal campanile; poscia fu trasportata nella stanza a pian terreno dirimpetto al campanile e così si potè salvare. Le altre due campane furono gettate dal campanile il giorno 17 maggio 1918 alle ore 1 pom.; queste furono asportate.
– Mercé l’opera di soccorso per le Chiese rovinate dalla guerra dietro denuncia ed istanza del cappellano D. Giuseppe Fedeli, si ottenne la fusione delle campane. Radunati i capi famiglia di S.Guarzo si deliberò di aumentare il peso delle nuove campane e sopperire alla maggior spesa mediante le offerte dei paesani. Si formò una commissione a tale scopo nelle persone dei Sig.ri Cicuttini Angelo fu Francesco, Cicuttini Giuseppe fu Antonio, Boscutti Luigi fu Domenico, lussig Giuseppe di Antonio, Pittioni Vincenzo fu GioBatta. Il 22 dicembre 1919 si firmò il contratto di fusione con la fonderia De Poli di Udine che si obbligava di dare un concerto di q.li 21,80 con le note Mib – Fa – Sol. La somma necessaria per l’aumento del peso delle campane fu subito raccolta. In data 11 ottobre 1922 fu fatto il collaudo di dette campane dal maestro Basciù Giovanni che dichiarò l’intonazione giusta, timbro gradevole corrispondenti alle note Mib – Fa – Sol. La spesa d’aumento delle campane e messa in opera fu di £ 6.155. L’offerta dei paesani fu di £ 5.180, del Governo £ 2.327; col rimanente della somma si provvide alla compera della campana di San Floriano, che essendosi spezzata fu gettata a fondere con le altre campane: la campana pesa kg. 50. Le campane di Sanguarzo furono benedette da S. Ecc. Mons. Arciv. Rossi nel cortile dell’Arcivescovado di Udine. Il totale della spesa fu di £ 7.179. Il giorno 20 novembre 1922 si udirono squillare sul campanile le tre nuove campane. Il giorno 1 novembre 1923 suonò anche la piccola campana di San Floriano.
– Nella primavera del 1933 si notò una stonatura nel suono delle campane: esaminate, si riscontrò una grande fenditura nelle due minori. Fu avvertita la Società Assicuratrice “La Fenice”, la quale accettò il danno per il valore di £ 2.000 per la rifusione delle due campane e la rimanente somma di £ 1.730 a carico della Fabbriceria, essendo giudicata la rottura per cattivo scampanio. Rifuse dalla Ditta De Poli, il 27 settembre del corrente anno, in Episcopio furono benedette dal Vicario Generale mons. Luigi Quargnassi, essendo in pellegrinaggio a Roma mons. Arcivescovo, Giuseppe Nogara. Funsero da Padrini: geom. Narduzzi Mario di Luigi, Pittioni Felice fu Felice, Di Zanutto GioBatta di Pietro, Musoni Eda fu Francesco, Mulloni Felicita. Suonarono la prima volta la prima domenica di ottobre. L’atto di collaudo fu eseguito dal maestro Tomadini Raffaele, organista del Duomo di Cividale del Friuli in data 29 agosto 1933.
– Vista l’impossibilità di trovare delle persone atte per il suono delle campane ed essendosi resa necessaria una miglior sistemazione dell’incastellatura delle medesime e la rifusione della campana minore, la commissione parrocchiale, esaminate le offerte pervenute, con il consenso dell’Ordinario Diocesano, demandò alla Fonderia Metallurgica Elettromeccanica Fagan di Marola di Torri di Quartesolo (Vicenza) la fusione della campana minore ed ogni altro lavoro per l’elettrificazione delle campane. I lavori, la cui spesa fu di £ 1.236.600, vennero eseguiti nel marzo 1964.
– Nella notte del 14 settembre 1966, precisamente alle ore 1.45, un fulmine si abbatté sul campanile e, non solo, danneggiò il tetto, ma aprì delle profonde fenditure alle pareti della cella campanaria rendendola fatiscente. Delle pietre caddero sulla piazza, sul tetto della chiesa e su quelli delle case adiacenti. Data la gravità del danno, venne sospeso il suono delle campane. Interessato per una soluzione, il Consiglio Parrocchiale deliberò di incaricare un tecnico, nella persona dell’ing. Alvio De Luca, per una perizia circa la stabilità del campanile e per una adeguata ristrutturazione della cella campanaria. Dopo vari sopraluoghi e debiti calcoli, l’esito fu di diminuire il peso delle campane e rinforzare la struttura del campanile con iniezioni e getti di cemento armato.
Con l’approvazione del Consiglio Parrocchiale e degli uffici competenti, in data 30 aprile 1969, le maestranze della ditta A. Clocchiatti & Figli trasferirono alla Fonderia Udinese le campane per la fusione e il 12 maggio gli operai dell’impresa edile di Lesa Giovanni diedero inizio ai lavori, ultimandoli i primi giorni di settembre. Il 7 settembre, di buon mattino, le campane vennero trasferite dalla fonderia a Sanguarzo per la benedizione da parte dell’Arcivescovo mons. Giuseppe Zaffonato.
– Alle prime ore del pomeriggio la piazza della chiesa era già gremita di fedeli, sacerdoti e autorità: mons. Fabio Comand, Decano del Capitolo di Cividale, mons. Tarcisio Venuti, parroco di S. Pietro al Natisone, don Giovanni Nimis, sen. Guglielmo Pelizzo, sindaco di Cividale, ing. Alvio De Luca, Giovanni Lesa, impresario, Arturo Toso, preside dell’Istituto Magistrale di S. Pietro al Natisone…
– Alle ore 15.30, secondo il programma, puntualmente arrivò l’Arcivescovo.
– Il parroco, sac. Bruno Baccino, a nome di tutta la comunità di Sanguarzo e dei convenuti indirizzò il saluto di benvenuto e la riconoscenza più fervida per aver accolto l’invito ad impartire la benedizione alle campane. A sua volta, l’Arcivescovo, dopo aver ringraziato il parroco, i sacerdoti, le autorità e i fedeli per la partecipazione alla benedizione delle campane, espose il significato del rito e al termine impartì la solenne benedizione alle campane. Fungevano da madrine le signore Pittioni Danila, Mulloni Anna e Fornezzo Rosa.
–
– Le caratteristiche del nuovo concerto:
– Tonalità=FA-SOL-LA-
– Diametro=106-95-85-
– Peso circa Kg=720-500-360-
–
– II conto spesa per lavori di rifusione delle tre campane, armature di sospensione ed oscillazione, equipaggiamenti elettrici, manodopera e trasporti, fu di £ 1.042.000. Per quanto concerne l’opera muraria la spesa fu di £ 4.944.000.
– A seguito della breve esposizione degli avvenimenti del campanile, una data molto rilevante ci invita a porre la nostra attenzione sulla chiesa.
– Fulmine: gravi danni
– Il 7 giugno 1886, alle ore 13.30, un violento temporale investì la zona di Cividale, scaricando fulmini che colpirono molte case e anche la stanza superiore della sacrestia. Divampò un incendio. La prontezza delle persone vicine alla chiesa permise di spegnere il fuoco, impedendo che le fiamme si propagassero sul tetto della chiesa. I danni furono rilevanti per la perdita di oggetti di valore anche storico, tra cui: sei lampade d’argento, reliquiari, espositore del Santissimo, sei pianete e due piviali broccati in oro e argento, due gonfaloni in seta, di cui uno del 1643, la statua di San Giorgio e due angeli, già menzionati in una visita arcidiaconale del 26 maggio 1639.