16 Agosto 2012

LA MIA CASA È CASA DI PREGHIERA

Omelia di p.Ermes Ronchi

 

 

X dopo Pentecoste B

 

 

 

Gesù entra nel tempio, nel cuore della religione antica, e come un
antico profeta denuncia: voi ne fate un covo di ladri! E poi è come se
riconsacrasse quel luogo, con la carità e la preghiera. Gesù instaura la
religione dell’interiorità, non del culto, la via dei bambini e non quella
dell’istituzione o del potere.

 

Anche noi entriamo nel nostro
tempio interiore, cercatori mai arresi del nome di Dio.

  Sta scritto: La mia
casa è casa di preghiera. Per tutte le volte che abbiamo fatto della
preghiera un baratto, un mercato  con Dio, Kyrie eleyson

 

– Dice Paolo: Non sapete che siete tempio del Signore?
Per tutte le volte che ho dimenticato di essere dimora, casa, tenda, o anche
solo povera capanna di Dio, Kyrie

 

I bambini nel tempio gridavano: Osanna! Per quando nella preghiera
non siamo semplici, spontanei, veri come bambini, ma seriosi, tristi,
accigliati come scribi, Kyrie

 

Probabilmente, pochi minuti dopo, i mercanti di
colombe avevano già rimesso in fila le loro gabbie, i cambiamonete raddrizzato
i loro tavoli, e il flusso del denaro aveva ripreso a scorrere, inesorabile,
anzi benedetto da tutti: mercanti e mendicanti, laici e sacerdoti!

Il gesto di Gesù sembra inefficace, una ingenuità emotiva, invece quel gesto è profezia
capace di rivelare
l’autentica
fede evangelica. Seguiamolo, passo passo.

Gesù entra nel
tempio:
il
tempio è il cuore della vita religiosa e civile. Entrare lì è come entrare nel
centro del tempo e dello spazio, nel fulcro attorno al quale tutto ruota. Ciò
che ora Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di capitale
importanza: ne va di Dio stesso.

 

Gesù entrò nel tempio
e scacciò tutti quelli che nel tempio
vendevano e compravano: il tempio è ridotto a mercato, il mercato si è
insediato nel tempio come su un trono, come un idolo antico, un eterno vitello
d’oro.

 

Dio è adoperato per i propri interessi. Dio a servizio di
mammona.

E Gesù reagisce: Rovesciò
i tavoli dei cambiamonete. Eloquenza del gesto per noi: t
utti abbiamo eretto in noi
un tavolo di cambiamonete nei confronti di Dio: io ti offro sacrifici, preghiere
e offerte, tu assicurami in cambio fortuna, salute e benessere. Fede da
questuanti o da bottegai.

 

Dobbiamo rovesciare il tavolo, capovolgere il nostro
rapporto con il Signore.

Quante volte abbiamo pensato che la grazia di Dio si
poteva ottenere dietro un conto da pagare, quasi che quello di Dio fosse un
amore mercenario.  Senza volerlo,
Lo abbiamo trattato da prostituta venale. Ma Dio è padre.

Oppure abbiamo pensato di dover placare la sua ira,
coltivando una idea aberrante di Dio: un Dio iroso o indifferente. Ma Dio è
padre.

O abbiamo identificato il dito di Dio col male che
ci è capitato: è volontà di Dio il dolore! Gesù è venuto a spazzare via tutto
questo: Dio è padre.

Un padre non si deve placare, se ne riceve vita. Un
padre non si paga, ci si nutre di ogni sua parola sapiente, luminosa, amorosa.

Il capovolgimento portato da Gesù è totale, lo
mostrano i tavoli rovesciati, le sedie capovolte, le gabbie aperte.

Rovesciò le
sedie dei venditori di colombe. V
endono piccoli animali per i sacrifici dei poveri.
Che Gesù libera: è finito il tempo del sangue, di vite soppresse per dare lode
a Dio. Per bocca dei profeti aveva gridato: io non bevo il sangue degli
agnelli, io non mangio la carne dei sacrifici.

 

Gesù va con tutta la sua passione di uomo del
medioriente, va contro la violenza reale usando una violenza puramente
simbolica. Smaschera la violenza in ogni sua forma, anche nella sua maschera
sacra.

E allora la violenza non l’ha più sopportato, non ha
più potuto sopportare l’unica creatura che non le doveva niente ed ha chiamato
a raccolta i suoi seguaci e si è impadronita di lui, ne ha fatto la sua preda
più alta, e l’ha immolato. Doveva essere l’ultima vittima, affinché non ci
fossero più vittime. Ma ancora non abbiamo capito. Lui venuto come se non fosse
venuto.

Tavoli e sedie rovesciati, mercanti cacciati: Gesù
capovolge il nostro rapporto con Dio, l’assoluta novità del cristianesimo
consiste in un Dio che non chiede più che si sacrifichi qualcosa per lui, ma
che sacrifica se stesso per noi. Non domanda alcuna offerta, ma offre lui la
sua vita; non ruba niente e dona tutto. Prende su di sé il nostro male senza
chiedere nulla, lo porta fuori dalla città, fuori dal cuore, lo inchioda sulla
croce.

E osa
pronunciare, nel centro del mondo religioso di allora, alcune tra le parole più
roventi di tutto il vangelo: voi fate del tempio di Dio un covo di ladri.

 

Gesù è entrato nel primo cortile del tempio, che era
chiamato il cortile dei gentili, un
atrio riservato ai non ebrei, ai cercatori di Dio, è questo il posto occupato
dai mercanti, cercatori di denaro.

 

Pensate alla attualità, alla bellezza di questa
intuizione dell’antico testamento. Nel tempio c’è un luogo per tutti, dove
tutti possono pregare, anche se non sono israeliti. Che capovolgimento per noi,
che invece siamo pronti ad escludere e ad allontanare. Ci pare che se entrano
qui a pregare un mussulmano o un indù sconsacrino il tempio. Ci sarebbe la
protesta. E invece chi lo sconsacra sono i mercanti, il denaro, i ladri. Il mio
rapporto mercenario con il Signore.

Nel cortile dei gentili rimasto vuoto, ecco arrivare
gli abitatori degli atrii e delle porte, coloro che sempre, in ogni parte del
mondo, stanno alle porte dei templi: l’umanità dolente. Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi ed egli li guarì.

 

Ecco che cosa riconsacra il tempio, il gesto della
compassione, la carità, l’aiuto. Perché Dio è padre, e dove c’è paternità c’è
Dio.

I poveri non sconsacrano le chiese. Anzi, ti aiutano
a riconsacrare la vita, ogni giorno. Loro sono il tempio vero di Dio. Quel Dio
che ha detto: tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli…

Sta scritto:
la mia casa è casa di preghiera…

 

La preghiera ha a che fare con la casa: è
sentimento, familiarità, spontaneità, lacrime e sogni,  quelli che in ogni casa nutriamo e
proteggiamo.

Pregare è come voler bene. È bello tutto questo: voler
bene crea una casa, amare crea una dimora! Quando un uomo ama dice alla persona
amata: vieni a vivere nella mia casa. La mia casa è la tua casa. La preghiera è
dire a Dio: vieni a vivere con me; è metter su casa con Dio.

Una casa colma di canti e di grida. Infatti ecco il
vangelo:

I fanciulli
nel tempio si mettono a gridare di gioia: osanna!

 

Ma i sacerdoti e gli scribi si sdegnano: questi ragazzi non capiscono niente di
teologia, non sanno la bibbia, disturbano la liturgia. Falli tacere. Bambini
contro sacerdoti. Con chi si schiera Gesù? Non occorre dirlo.

 

 I
bambini gridano perché loro non sanno essere falsi e sentono subito se una
persona è vera e vuole bene. I bambini sentono Dio in quell’uomo. 

C’è tanto, c’è tutto Gesù in questa opposizione tra i
sacerdoti ottusi e i bambini che sentono la presenza di Dio.

C’è tanto, c’è tutto il vangelo in questo passaggio
dalle formule libresche degli scribi alle grida spontanee dei bambini, i veri
principi del regno, piccole colombe libere cui non deve essere inflitta
violenza.

 

Ho tanto amato, fin dalla prima volta, un saluto
tipico degli indù. Si inchinano, a mani giunte, davanti all’ospite, e lo
salutano così: saluto il Dio che è in te.
Non solo saluto te, ma saluto il Dio che abita, che dimora in te.

 

Fratello, sorella, davanti a te, casa santa di Dio,
io mi inchino; davanti a te, tempio del Signore, m’inchino e dico: saluto e onoro il Dio che abita in te.

 

Signore liberaci dalla tentazione

di cercarti soltanto nel cielo o nelle chiese

Donaci di vederti presente in ogni essere

come il grano che attende la germinazione nel sole.

Dio, che conosci cosa c’è di nubi oscure nel cuore dell’uomo,

tu che conosci però anche tesori e cherubini e colombe

e un cuore di bambino in me, e l’amore di ieri e di domani,

ora sei qui, come nel tuo tempio, sei qui:

non è una grande casa quella che ti offro,

in me non troverai spazi luminosi né troppo puliti

forse vivrai tempi duri con me,

però ti assicuro: voglio salvare uno spazio per te

voglio difendere un luogo per te,

un angolo per noi due, vieni a vivere con me,

perché il mio cuore è a casa solo accanto al tuo. Amen