La
neve questa notte è apparsa come un incanto, vestita di leggerezza, ammantata
di silenzio.

Dall’alto della terrazza di casa mia constato
quanto essa ha sepolto, ma contemplo soprattutto quanto ha ornato della sua
bellezza, quanto ha rivestito del suo candore. Grazie a lei, tutto è
immacolato.


Ha ammantato di candore il letamaio accanto
alla stalla dell’amico Bano; ha imbiancato i fiori sgargianti del giardino di
Beta; non distinguo più le strade e i tetti ormai rivestiti e trasformati dal
bianco tendone steso dal cielo su ogni cosa.


Mi riecheggia l’espressione di Roberto quando
non vuole rimarcare le “miserie” del prossimo: “Stendiamo un velo pietoso”.
Forse è proprio il velo dell’innocenza, steso su tutta l’umanità da Gesù che mi
ripete: “non giudicare”.


Dacchè lo splendore immacolato della
misericordia del Cielo è apparso nella notte del mondo, a tutti noi “immersi
nella miseria è stata usata la misericordia”. Ci siamo così trovati avvolti,
travolti e trasformati nel candido splendore del Padre.


Eppure sulla terra noi vediamo i fiori e il
letamaio, cose belle e cose brutte; distinguiamo i buoni e i cattivi: ma ormai su
tutti indistintamente brilla il candore della neve, riverbera il fulgore del
sole: ogni volta che ci scambiamo il perdono, l’infinita innocenza ci riveste
di sé.


L’universalità dell’amore è appunto la nevicata
che ha tolto al mio sguardo la fisionomia umana delle cose, per darmi quella
del cielo.

p.Andrea Panont