La preparazione culturale di Davide Turoldo avviene per il ginnasio e
il liceo negli istituti dell’Ordine dei Servi di S. Maria tra Vicenza e
Venezia.
Lo studio della teologia si colora di uno scavo
biblico con un’attenzione singolare per i profeti e un interesse di
appassionata partecipazione per i salmi.
Nella preparazione filosofico-teologica sono
prevalenti la dimensione riflessiva della ragione che cerca e la necessaria
provocazione della rivelazione che illumina le oscurità della storia umana.
La fatica della ricerca e il travaglio della storia
hanno un riscatto nella poesia.
Il mondo della creazione, il vissuto personale e
collettivo, le istanze progettuali della convivenza, gli interrogativi di senso
più urgenti, le condizioni laceranti dei popoli possono e devono diventare
canto.
Nel canto poetico si realizza una trasmutazione
che colloca nell’orizzonte del bello e del vero segni di un trascendimento che
allude alla trascendenza.
[1]
Incontro alla luce
Con angoscia ti fuggo,
o Luce, ma sulla stessa
via sempre t’incontro.
[2]
Eppure mi tenta ancora
Eppure mi tenta ancora
questa avventura
del Figlio Prodigo. Prima
era un dovere.
Potere un giorno
dire coi sensi che le cose
gridano a un essere più alto,
a una più alta gioia;
che esse sole
non sono sufficienti.
Dovere di sacrificare
quelle stesse cose
che sono divine,
di consumarle in noi stessi
al fine di una creazione
che è nostra.
Oh io l’avrei fatto
se Egli non avesse parlato.
E se resto, non mi lamento
come il fratello maggiore
che non comprende la ricchezza
di quel figlio
che ha tutto perduto.
Era bene che uno Gli portasse
l’omaggio delle donne
anche da quelle strade;
sacra è la bellezza
di tutte le creature
e uno doveva raccoglierla.
Difficile era credere
senza provare,
sono i sensi il tempio
di una incrollabile fede.
E dentro la Sua casa
non sempre l’uomo intende.
E anch’egli ha lasciato
il seno del Padre,
e si è commosso di noi
e ci ha amati
perdutamente.
[3]
Inno alla vita immortale
Ora tutto il mio essere è in fiore;
il sangue a fiotti germoglia
al bacio di questo
primo sole di maggio:
ora anche le pietre
sono in amore, o Primavera.
Iddio come un uccello
tiene suo nido fra queste
selve: noi siamo piantagioni
di carne, maturate nel solco delle case
ed Egli canta tra i nostri rami.
E noi pure cantiamo:
la vita è pianto che ora
trasuda dai nostri rami
gonfi d’allegri sogni
soavi di profondo amore.
Smateriate le cose sono
in gioiose doglie
Brani
da
David M. Turoldo. Una voce
del Friuli.
Ideazione, riflessioni e scelta dei testi a cura di Nicolino Borgo, Basaldella
2006 [pubblicazione per il centenario della banca di credito cooperativo del
Friuli centrale, 1906-2006]