VI DI AVVENTO 2013
Domenica dell’Incarnazione.
Che non è un fatto concluso, ma un evento che continua in te e in me. Se Gesù
fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te è nato invano. La
vocazione di Maria, essere madre di Cristo, è la nostra stessa vocazione:
chiamati tutti ad essere madri di Gesù, con il compito di aiutarlo a
incarnarsi, a restare vivo e operante, in queste strade, in queste case, in
queste relazioni.
Per questa missione domandiamo il dono di un cuore nuovo,
solo accoglienza.
Dice Maria Come
è possibile che io diventi madre? Per noi chiamati tutti a diventare luoghi
di incarnazione, a proteggere e custodire ogni vita, a essere padri e madri di
qualcuno, ti preghiamo donaci un cuore nuovo: Kyrie eleison
Eccomi sono la
serva del Signore: per quando ci manca il coraggio di appartenere ad un progetto, una
missione, una vocazione più grande del nostro cuore,
Avvenga di me
quello che hai detto: e io invece sempre a
domandare che avvenga in me quello che io desidero, quello che mi gratifica e
mi interessa,
Fra tre giorni è Natale,
un’altra volta Natale. Una festa da vivere al centro di noi stessi. Sono giorni
in cui molte cose ci chiamano fuori, shopping, mercatini, luci di festa. Facciamo
attenzione che non sia fuori di casa, fuori di noi stessi, ai margini del
mistero.
Il Natale è il più grande atto di fede di Dio
nell’uomo.
Il primo uomo e la prima
donna non si sono fidarti di Dio, hanno creduto all’immagine deviata che il
serpente presentava loro: vi ha dato mille alberi, è
vero, ma vi ha negato il meglio; ha paura di voi, è geloso, vi ha proibito la
cosa più importante.
Eva
e Adamo credono a questa immagine sbagliata, a un Dio che toglie e non a un Dio
che dona, un Dio che ruba libertà invece che offrire possibilità; un Dio cui
importa più la sua legge che non la gioia dei suoi figli, un Dio di cui non
fidarsi.
‘Passerà poi tanto tempo… la lunga storia del
rapporto tra gli essere umani e Dio… fatta di riavvicinamenti e alleanze e
ancora tradimenti… fino a che Dio, sempre così creativo, originale, spiazzante
nelle sue proposte, rovescerà in questo modo la questione: la donna e l’uomo non si
sono fidati di Dio? E Dio si fiderà di loro, inventandosi l’incarnazione.
Si fiderà a tal punto da
consegnarsi alle loro mani inerme, vulnerabile, bisognoso e incapace di tutto:
un bimbetto che piange. Si mette nelle mani di una ragazzina e di un uomo
ferito nel suo amor proprio, un uomo tradito: quanto di meno sicuro di quella
incerta, fragile coppia? Poche possibilità anche solo di nascere.
Eppure, si fida: e la
ragazzina dice sì, e impara a fare la madre, l’uomo che si sentiva tradito
accetta e si mette al servizio di quei due con tenacia ammirevole. Col Natale è
già ricucito lo strappo originario; un rammendo invisibile ha coperto il buco
nella trama d’amore tra Dio e l’uomo: il filo che rammenda il peccato e la
paura si chiama fiducia. Perché la
fiducia è già amore’ (M. Marcolini).
Il vangelo ci ha raccontato l’annuncio a Maria che
l’Onnipotente si fa bambino, fremito nel suo grembo, bisognoso di tutto.
Ho davanti agli occhi le annunciazioni del Beato
Angelico, con quegli angeli vibranti, le ali che ancora fluttuano nel vento. E
i colori che fremono come ali di farfalla nel sole. Un momento acceso e
vibrante è l’annunciazione.
Nel nostro convento custodiamo un affresco
dell’annunciazione di p. Fiorenzo Gobbo, che ha questa caratteristica: il Verbo
scende dal cielo come un seme di fuoco in Maria. Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che
divampasse. Il Verbo è una goccia di fuoco, con ali di fuoco nel colore
rosso dell’amore, con il rosso della passione, il rosso della carne e del
sangue degli uomini.
Adamo nella sua etimologia significa il terrestre e il rosso, vaso plasmato di
terra rossa. È il colore dell’umano. Rossi il fuoco, il cuore, e la terra
vergine di nuovo.
Un angelo viene a dire che l’impossibile è diventato
possibile.
Noi custodiamo questa fede
impossibile: Io credo in Gesù, figlio della nostra storia; credo in Cristo
estasi della nostra storia.
L’annunciazione è il punto di
estasi della storia umana, è la falla attraverso la quale entra l’acqua di
un’altra sorgente, la feritoia attraverso la quale il divino si innesta, come
un ramo d’olivo, sul vecchio tronco della terra che riprende a fiorire. Quell’annuncio
è una fessura di luce attraverso la quale la nostra storia prende respiro,
allarga le ali, spicca il volo.
L’incarnazione del Verbo è
come la caduta del seme nel solco della terra. Il seme cade e porta una energia
di vita nella terra. La terra a sua volta lo avvolge e gli dà nutrimento, cede
al seme i suoi elementi chimici inerti e il seme li trasforma in una dimensione
superiore: dal freddo oscuro della terra estrae colore e profumo, per il più
piccolo fiore o per l’albero secolare. Colore e profumo come un impossibile diventato possibile. Terra e
seme in scambio di vita, così è la collaborazione tra uomo e Dio.
La nostra fede in Gesù inizia da una annunciazione. Io
credo in un angelo che ha il seme di Dio nella voce, credo in un bambino,
sgusciato dal grembo di una donna, e che è il volto perfetto di Dio e il volto
alto dell’uomo.
Alla mia fede non togliete l’annunciazione,
non toglietemi l’incarnazione! Non posso rinunciare a un Dio che entra nel
nostro fiume di santi e peccatori, in questa corrente gravida di fango e
pagliuzze d’oro.
Non toglietemi la gioia di
credere a un Dio che ora si dirama per tutte le vene del mondo, fino agli
ultimi rami della creazione, la gioia di sentire che c’è della santità in ogni
vita, che la nostra carne è cosa buona se Dio l’ha voluta per sé.
La
prima parola dell’angelo a Maria “chaire”
non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, in
tutti i giorni, cerchiamo, la gioia: rallegrati, gioisci, sii felice”.
Non chiede: prega, inginocchiati, fai questo o quello. Ma
semplicemente: apriti alla gioia,
come una porta si apre al sole. Dio si avvicina e ti stringe in un abbraccio,
viene e porta una promessa di felicità.
La seconda parola svela il
perché della gioia: sei piena di grazia.
Un termine nuovo, mai risuonato prima nella bibbia o nelle sinagoghe,
letteralmente inaudito, che fa tremare Maria: Dio si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te,
e tu trabocchi di Dio. Il tuo nome è: amata
per sempre. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata.
Maria non è piena di grazia perché ha detto ‘sì’ a
Dio, ma perché Dio ha detto ‘sì’ a lei, prima ancora della sua risposta. E lo
dice a ciascuno di noi: ognuno pieno di
grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo; buoni e meno buoni,
ognuno amato per sempre, piccoli o
grandi ognuno riempito di cielo. Grembo di un seme che noi nutriremo e che da
noi estrarrà il meglio di noi. Ognuno portatore di Cristo, tutti gravidi di
Dio, incinti di luce.
La storia di Maria è anche la mia e la tua storia.
Ancora l’angelo è inviato nella tua
casa e ti dice: rallegrati, sei pieno di grazia! Dio è dentro di te e ti colma
la vita di vita. E vorrei salutare ciascuno di voi, con le sue parole: ricordati, caro, tu sei riempito di Dio, ne
trabocchi; ricordati cara, il Signore è con te tu sei benedetta. Caro portatore
di Cristo, cara portatrice di Cristo prega per me peccatore.
Alla
comunione: Come zolla il cuore
Con ala di fuoco
ha inciso l’angelo
come zolla il cuore.
Spargi ora il tuo seme,
Signore, e l’acqua manda
e il vento: povera terra
io sono, ma smossa
da un fremito silente
e protesa –granello
per granello- all’onnipotente
tua Parola.
Già ha inciso l’angelo
come zolla il cuore!
(D. M.
Montagna)
p.Ermes Ronchi