Moltissimi oggi si pongono come obiettivo fondamentale della loro vita l’autorealizzazione.
E’ giusto prepararsi ad affrontare la vita, acquisire competenze per poter svolgere meglio la propria professione, o cercare di estirpare certi vizi per diventare più virtuosi. Ma se in tutto questo manca la passione per la Verità e la disponibilità ad indagare ulteriormente l’essenza della vita stessa, molti sforzi si disperdono in una egoistica ricerca dell’affermazione del sè sugli altri che porta pochi frutti e molte sofferenze.
Chi è eccessivamente preoccupato per lo “status sociale” che vuole raggiungere perderà molto tempo in lotte estenuanti contro se stesso e gli eventi avversi della vita. E qualora dovesse aver raggiunto uno stato di soddisfazione, si accorgerà ben presto che quello non era tutto ciò che serviva per la propria felicità. Si sentirà prigioniero degli stessi schemi mentali che si era creato e le preoccupazioni soffocheranno in lui ogni spirito di iniziativa. Perde, così, ogni spontaneità ed è sempre occupato ad indossare ulteriori corrazze per non perdere il ruolo accumulato.
Diceva Krishnamurti “E’ l’accumulazione che crea abitudine, imitazione, e per la mente che accumula arrivano il deterioramento e la morte. Ma una mente che non accumula, che non raccoglie, che muore ogni giorno, ogni minuto – per una mente simile non esiste la morte. Essa si trova in uno stato di spazio infinito.”
Ho sempre presente l’esortazione di un saggio orientale: “Saltate, giocate come bambini. A volte dimenticatevi completamente i vostri nomi, il vostro prestigio, la vostra laurea. Dimenticateveli completamente; siate come bambini. Non siate seri. Il cuore raccoglie energia”
Il nostro destino non è nelle false sicurezze. Noi tendiamo a costruire delle barriere morali, ideologiche, materiali, pensando che la nostra vita debba fossilizzarsi in una certa dimensione spazio-temporale misurabile con le nostre categorie mentali.
Ma non è così. Gli eventi fanno in modo di risvegliare in noi il senso della provvisorietà e dell’impermanenza. Quando crediamo di aver trovato le nostre nicchie materiali, psicologiche e spirituali adatte, qualcosa le fa traballare, perché nulla è statico. Soprattutto spiritualmente: quando si crede di poter riposare sulle nostre conquiste, allora le tentazioni, le fragilità reiterate le rimettono in discussione.
“Una mente che ricerchi la permanenza è presto destinata a ristagnare; rapidamente si riempie di corruzione e di decadenza, proprio come lo stagno lungo il fiume. Solo la mente che non ha mura, né punti fermi, né barriere o rifugi, che si muove all’unisono con la vita, spingendosi sempre avanti, incurante del tempo, esplorando, esplodendo – solo una mente simile può essere felice, eternamente nuova, poiché è intrinsecamente creativa.” (J. Krishnamurti)
Anche nella vita spirituale, Dio non può essere intrappolato dai nostri concetti: il suo Spirito agisce in modo tale che, attraverso il dinamismo, ci rendiamo conto che la Verità non ha confini e non è afferrabile di colpo. Egli ci “lima” per farci acquisire quell’umiltà necessaria a dare il giusto equilibrio alle cose, alle situazioni.
La nostra autorealizzazione avviene nel senso opposto a quello che pensiamo: non è nella dimensione terrena, perché essa è destinata a fallire. Essa è nella dimensione spirituale più profonda, là dove l’esplorazione non termina mai e nessuna falsa staticità la inquina.