VI
DOMENICA DI PASQUA – 2015
At 26, 1-23 ; 1Cor 5, 3-11; Gv 15, 26-27
Domenica di
testimonianze e di incontri. Non sono le idee o i libri, sono gli incontri che
cambiano la vita. Se cambiamo poco è perché non sappiamo più incontrare. Noi
siamo qui oggi nella speranza nella ricerca dell’incontro, sulla nostra via di Damasco.
Dice Paolo: Io ho perseguitato la Chiesa. Se anche noi abbiamo fatto soffrire qualcuno,
condannandolo per le sue idee, Kyrie eleison
Dice Paolo: ho faticato più di tutti, non io però ma
la grazia. Se non ci siamo
impegnati per le cose di Dio, ci siamo tirati indietro, Kyrie eleison
Dice il Signore: anche voi date testimonianza. Se abbiamo paura e non testimoniamo la fede, se ci
manca coraggio e convinzione, Kyrie
eleison
Omelia
Letture piene di incontri quelle di oggi.
Tempo di incontri quello di
Pasqua, di cuori che balzano in petto per Uno che pronuncia il tuo nome come
nessuno, di cuori che provano un’unghiata, un graffio di dolore perché lui
sembra solo un fantasma lontano; o di cuori abbagliati da una luce più forte
del sole di Damasco.
Incontri
inquietanti e consolanti, ma soprattutto che fanno stare in piedi, come dice a
Paolo la voce: “Alzati e stai in piedi!”.
Alzarsi per una vita verticale, per una forza di gravità celeste che ti fa
puntare verso l’alto come la fiamma, gli alberi, i monti.
Alzati! Quante volte eravamo a terra,
abbattuti, schiacciati da vicende più grandi di noi, e qualcuno ci ha preso per
mano, un raggio di luce è entrato, una pietra si è smossa, una parola è
arrivata: ora basta, non coltivare i
tuoi dolori, non alimentare le tue paure, non autocommiserarti più. E ci siamo
alzati! Tirati su da Qualcuno che ci fa vivere diritti.
Come è accaduto a Paolo.
Correva l’anno 33, Saulo ha tra i 25 e i 30 anni, un giorno violento e felice così
importante che Paolo lo racconta per tre volte. Ricordando una luce, una forza,
una voce dolce e senza volto, che gli parla teneramente nella lingua di sua
madre: Saul, Saul, perché?… Perché mi
perseguiti?
In un lampo Paolo intuisce
tre cose:
– Gesù e i credenti sono una
corpo solo. La gente è la carne di Dio, l’umanità è il suo corpo.
– Gesù si identifica con i sofferenti; è un Dio che soffre, che prova
dolore per il dolore dell’uomo, e ogni violenza è sempre violenza fatta a Dio.
– un Dio che non uccide, ma si lascia perseguitare; non spezza
nessuno, spezza se stesso; non versa il sangue di nessuno, verso il suo sangue.
Questa scoperta butta
all’aria tutta la vita di Paolo, e il torturatore, tremenda quella confessione
‘spesso cercavo con torture di farli
bestemmiare’, il torturatore diventa testimone.
Perseguitava i discepoli di
Gesù per un motivo nobile: la sua passione bruciante per Dio e la sua Legge. E
questo ci deve fare molto attenti: c’è una passione, un entusiasmo per le cose
di Dio che possono essere cattivi. Come quella di paolo: una passione omicida,
micidiale, per un Dio che dà la morte. Una passione perversa, che oggi i
fondamentalisti dell’Isis impugnano di nuovo e che fa germogliare gesti atroci
contro i credenti.
La Conversione di paolo è dal Dio che dà la morte al
Dio che dà la grazia. Che ci
raggiunge con una sentenza di grazia mentre siamo ancora colpevoli. Solo così
la grazia è grazia e non merito o premio o baratto.
Altri incontri: “apparve
poi a più di cinquecento fratelli. La maggior parte di essi vive ancora”. Vive
oggi! Ho incontrato anch’io alcuni di quei mille e mille che hanno visto il
Signore. Erano monache di clausura, contadini nei campi; donne che ‘facevano da
mangiare’ ai loro cari con l’intensità con cui si fanno le cose dell’amore, e
poi sapevano salvare lo stupore davanti a una pianta di rose. Bambini nei cui
occhi il sogno di Dio brilla ancora; o eremiti nel Chianti, o madri naufragate
nel dolore per la perdita di un figlio, o frati e suore delle mie Comunità,
luminosi di Dio.
Era gente che aveva domande
grandi come il mondo: mendicanti di bellezza, affamati di giustizia, volontari
senza vanto. Immigrati senza niente, se non l’immagine di Dio.
Ho incontrato convertiti che
sono stati incontrati dal Signore, senza preavviso, senza scampo. Lui è
entrato, si è installato, e parlava il linguaggio della gioia e della verità. E
non c’era modo di resistergli. Sono i miei testimoni sicuri.
Oggi le prime Letture sono
piene di cose essenziali, mettono al centro il cuore semplice della fede: “Fratelli, vi trasmetto quello che anch’io ho
ricevuto, che Cristo morì per i nostri peccati e che è risorto il terzo giorno.”
Il Vangelo è qui, il fuoco è
qui, il cuore è qui: “La parola della croce e della pasqua” che ci prende tutti
dentro il suo vortice di energia.
Il Vangelo non è un libro di
morale, è un libro di legami.
Di legami d’amore fino al
sangue.
Un terzo spunto è offerto
dal versetto dell’Alleluja: “Lo Spirito
della verità darà testimonianza di me e anche voi date testimonianza”.
E il vangelo rivela il motivo: “ perché siete con me fin dal principio” .
“Essere con” in queste due parole è il segreto.
Essere con, e
la tua vita diventa due vite, assumi la vita dell’altro come tua, tuo deserto,
tua primavera, tuo giardino, tua inquietudine. E allora ti alzi, e stai in
piedi.
Scrive Marco: “Gesù
ne scelse dodici perché stessero con Lui”. Non per farli pregare o lavorare
o predicare, ma per stare con Lui, per uno scambio, un travaso di vita, perché
diventassero con tutto se stessi cuore aperto, vita permeabile alla vita di
Dio.
Oggi si usa dire, di due che si amano,
che stanno insieme; di uno che è
legato a un’altra persona si dice: sta
con lui. E’ evangelico, è bello, è semplice: stanno insieme, si alzano
insieme, stanno in piedi insieme.
E se sono fragili poco importa, è appoggiando una
fragilità sull’altra che si sostiene il mondo.
Stare con Dio. Signore io sto qui, sto insieme a te, anche
se solo per il tempo di questa Messa, anche se i pensieri mi distrarranno, e mi
porteranno via; sto con te e voglio dirti così che niente è più importante di
te, almeno per quest’ora, che niente voglio anteporre a te. Questa preghiera
semplice prendila come la mia dichiarazione d’amore.
Semplicissima
preposizione con te, che crescerà
fino a diventare un’altra preposizione più profonda, più intima: in te. Quella che riassume tutta la vita
spirituale del credente, quella del traguardo ultimo: “Come io sono in te, Padre, e tu in me, così anche loro siano in noi”.
In noi,
dentro, intimi, indistinguibili,
inseparabili, senza differenza né separazione, stessa vite, stessa linfa.
Voglio portare con me questi
due dettagli di Vangelo, stare con ed essere in, perché l’amore è fatto di
dettagli, di profumi, di intonazioni.
Io sono con te,
Signore.
Dal principio a oggi, da oggi e per
tutti i giorni, io sono con te.
E tu Forza
che premi e rassicuri,
vento e luce
che consoli e incalzi,
che dopo ogni
caduta, dopo ogni ferita mi risollevi.
Parlami
ancora, come a Saulo, teneramente, nella lingua di mia madre, nel dialetto del
cuore, dimmi ancora: alzati e stai in piedi!
PREGHIERA ALLA COMUNIONE
Tu sei con
me, Signore, Tu sei in me.
Voce che
ripete: “Alzati e sta in piedi!”
nel gesto proprio dell’essere umano,
nell’andatura
eretta della persona adulta.
“Alzati”. Dalla vita immobile e chiusa.
perché prenda a ruotare il cuore in
cerca del suo sole.
Alzati,
figlio, antico come le montagne,
nuovo come lo
stelo del grano.
Alzati, amico,
e vieni,
incontro al
sole e al vento
alla
primavera che lava gli occhi
che pulisce
gli angoli oscuri del cuore.
Tu Signore,
ora sei in me,
tu amore in
ogni amore,
Ti terrò
stretto e il tuo abbraccio mi toglierà ogni peso.
e un’infinita tenerezza accompagnerà l’inizio dei miei
passi.
p.Ermes Ronchi