III
Domenica dopo Pentecoste B
L’amore fedele di Dio, amore che ridà la vita sia sempre con
voi.
Non è bene che l’uomo sia solo, parola che giunge dal fondo dei tempi. La solitudine assedia
ancora il cuore e le case, come allora assediava il giardino dell’Eden.
Il primo
passo della pienezza-salvezza è una solitudine vinta.
Ci
mettiamo davanti al Signore per essere da lui riportati nella corrente della
comunione, tirati fuori dai nostri isolamenti, perdonati e trasformati se
abbiamo alzato muri invece di unire:
– per le divisioni e le solitudini che abbiamo provocato, kyrie eleison.
– per aver amato poco e male, e solo a tratti, kyrie eleison.
– per le volte che non abbiamo ridato fiducia ai familiari,
al coniuge, agli amici, kyrie eleison.
Omelia
I farisei si avvicinano a Gesù per metterlo alla prova. Che tristezza!
Non vanno da Gesù perché colpiti dal dramma delle donne ripudiate; perché
provano dolore per il loro dolore, ma per incastrarlo, sfruttando la santità
delle lacrime dell’uomo.
A loro non importa il cuore che
sanguina, a loro interessa inchiodare questo rabbi che contesta Mosè e mette a
rischio il loro potere.
È lecito o no…? Si
avvicinano al dramma consultando il codice e non il cuore di Dio. E Gesù non ci
sta. Perché il problema non è cosa sia
lecito o cosa no, il problema non è lassismo o rigorismo. Il problema è il
cuore: per la durezza del vostro cuore
Mosè scrisse la norma del ripudio.
Per Gesù è una questione di cuore,
non di leggi. Puoi dettare regole su regole, imporre tutte le norme più severe,
ma se il cuore è duro e chiuso, delle regole te ne fai beffe.
Infatti Gesù evidenzia la malattia
che teme di più, quella contro cui si scaglia con più forza: la Sclerocardia, la durezza del cuore, la
malattia mortale dei farisei di sempre.
Quella che filtra i moscerini e
ingoia i cammelli; che mette la legge prima della persona; che invece di
battere le mani per la gioia per un paralitico guarito, si indigna perché è di
sabato; quella che pur di non
assistere i genitori fa dire è korban,
offerta sacra, quello che dovrei dare a voi; duro di cuore è chi è fedele alla
lettera e infedele, adultero dello Spirito.
I duri sono burocrati delle regole e
analfabeti della vita.
Per questo Gesù non risponde alla
domanda: è lecito o no? Non entra nel
ginepraio, va oltre lecito e illecito, perché è domanda da poco, che zoppica e
incespica davanti ai problemi di fondo. Infatti è assurdo domandarsi: è lecito o no amare?
Amare non è lecito o no, è vitale.
Non amare non è illecito o no, è mortale.
In tutto il vangelo Gesù porta fino
in fondo non questa domanda da farisei, ma la rivoluzione della tenerezza,
della misericordia. Che è passare dal cuore duro, asfittico, spinoso, al cuore
tenero, quello che guarda con viscere di madre.
La vera sapienza si raggiunge
nell’età in cui il cuore riesce a salire fino all’altezza degli occhi. E così
si vede con il cuore. Cosa vuol dire guardare con il cuore?
Fare come Gesù: il suo primo sguardo
non si posa mai, mai, sul peccato di una persona, ma si posa sempre sulla sua
sofferenza, sempre sulla sua povertà, sempre sul bisogno. O sulla bellezza per
custodirla. E limiti e bellezza ne abbiamo tutti.
La terra non ha bisogno di giudici
ma di samaritani.
Acquisire lo sguardo di Gesù, non
dimenticando mai che ogni persona che incontriamo sta “combattendo una
battaglia”, di cui non sappiamo nulla, una battaglia di vita, spesso di lacrime
e sangue. Per questo non essere duro, sii tenero verso tutti, verso chiunque,
con cuore di madre.
È lecito o no? Gesù
scavalca il recinto e ci porta nei liberi campi della vita originaria: ma all’inizio della creazione non era così! Ci
sposta dalle norme al sogno di Dio, al sogno che l’amore è per sempre, che
l’amore ha fame di eternità, che l’amore salva ogni Adamo, ogni Eva dal male
primitivo del cosmo, più originale ancora del peccato originale, la solitudine:
non è bene, è male che l’uomo sia solo.
Eppure
in questo nostro mondo c’ è una quantità crescente di unioni che si sciolgono,
di matrimoni che finiscono. Che dire di fronte ai fallimenti sempre più
numerosi, al dilagare dei legami che si lacerano?
Due sole cose: per prima cosa “credere
nell’amore” (1Gv 4,16), sempre, di nuovo, che è il sogno di Dio; seconda cosa:
assicurare la sua misericordia. Dice Gesù: «Ciò che Dio ha congiunto l’uomo non
divida». Dio unisce e congiunge le vite: questo è il suo nome. L’amore unisce. L’amore
è il nodo che tiene insieme le vite e il mondo, nodo attaccato al centro del
cielo, appeso a Dio stesso.
Contro la durezza del cuore altra
strada non c’ è che ritornare a Dio. Lasciar sgorgare dentro di noi la sua
vita, come una energia di comunione.
L’uomo non divida: non è
questione di leggi, ma di cuore; e se tu semini divisione e coltivi tradimenti,
sei nemico di Dio, tu costruisci il mondo di Giuda.
Quando incontro persone che vengono
e dicono: sono sul punto di separarmi, sto
soffrendo tanto, dove ho sbagliato?… Io so che non serve ribadire le
norme, ma fare appello al progetto del cuore, e domando, senza condiscendenze
facili: Tu hai fatto tutto ciò che potevi?
Se no, comincia adesso. Hai alimentato l’amore ogni giorno? Ti sei impegnato
fino in fondo? Hai perdonato, hai chiesto e offerto perdono 70 volte 7? Il tuo
amore è fedele e totale? Hai indurito il cuore o l’hai intenerito? Hai
combattuto per il tuo amore? con la combattiva tenerezza di Cristo? Se prima
non hai fatto tutto questo, non è giusto il tuo agire.
Il
vangelo presenta ideali difficili, perfino irrealizzabili: siate perfetti come il Padre. Nessuno lo potrà mai. Siate misericordiosi come il Padre.
Nessuno lo sarà mai. Amore per sempre…chi
ce la fa?
Ma il
vangelo non è un codice etico, è un codice di sogni.
Il
vangelo non è una morale ma una sconvolgente liberazione.
E io
non sarò giudicato se avrò raggiunto la vetta più alta dell’ideale, ma se avrò
camminato verso questo sogno, con tenacia, con fedeltà, con coraggio, con cuore
limpido e non duro, cadendo sette volte ma rialzandomi una volta in più.
L’indissolubilità
del matrimonio cristiano non è una legge difficile da osservare, è un’altra
cosa: è vangelo, lieta notizia, bella, gioiosa notizia: all’uomo è dato di
amare per sempre; alla donna è dato di amare come è amata, senza separare mai,
unendo sempre.
C’è un
sapore di eternità quaggiù, lo puoi già assaporare nell’amore. L’eternità che
non è durata indefinita e noiosa, ma intensità.
Uomo e
donna che si amano per sempre non è una legge difficile, una norma da imporre, è
il sogno di Dio: amore che salva, amore per sempre.
Il
vangelo è l’impossibile diventato possibile, perché tra i due che si amano c’è
una terza persona, che è Dio. Il terzo tra i due, mistero grande, Dio amore in
ogni amore.
Verso
questo sogno camminiamo, con le nostre fatiche e le crisi, dovunque la vita ci
abbia condotti, o ci abbia dispersi. Là dove sei adesso, tu continua o riprendi
a credere nell’amore, custodiscilo con tutte le tue forze, vigila sul tuo
cuore, che non diventi mai una casa senza respiro, un guscio duro senza sogni.
Gesù
ripete a ciascuno: Non ci sia in te durezza di cuore, e il sogno di Dio
riprenderà a far germogliare eternità dentro ogni amore.
Dopo la comunione
Signore, donami qualcuno
che sia come una salvezza che
mi cammini a fianco,
uno che di me tiri fuori solo
il bene,
che mi aiuti a fiorire.
Fa o Signore, che torniamo ad
innamorarci, come Adamo
che canta per la sua donna il
salmo dell’esultanza.
Fa che torniamo ad
innamorarci, come Eva,
che crede all’amore per
sempre, all’amore che salva.
Fa che torniamo ad
innamorarci,
come genitori, come figli,
come amici.
Che torniamo ad amare Te da
innamorati.
Quando il cuore si indurisce,
spezza tu la conchiglia
Perché dal guscio affiori la
perla
Perché diventiamo custodi del
tuo sogno,
o Padre che stringi in un
abbraccio
Tutti i tuoi figli malati di
solitudine. Amen.
p.Ermes Ronchi