25 Giugno 2015

L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI

LE CATECHESI DI don VINCENZO CARONE

Come si entra nell’educazione e da parte dei genitori e da parte dei
figli, come si vive nell’educazione e come si esce dall’educazione.

Ai figli bisogna innanzitutto insegnare l’umiltà; devono lasciarsi
educare, e riconoscere che hanno bisogno che qualcuno insegni la buona
educazione, il rispetto degli altri e i principi della vita cristiana;
così come insegnano a mangiare, a vestirsi, a ordinarsi i capelli, a
pulirsi le scarpe, a parlare, a camminare.

Direi anche in tutte le più
banali operazioni connesse alla natura umana, viene insegnato al
figliolo, al piccolo, al bambino, al ragazzo come deve comportarsi. Chi
entra nell’educazione deve aver presente che quell’essere umano è figlio
di Dio e figlio loro. Deve tener presente che deve educare sia alla
fede come alla convivenza sociale nella famiglia, nella scuola, nel
posto di lavoro.

I genitori devono tener presente la formazione
integrale dei figli; è necessario però che i figli vengano educati ad
accogliere l’insegnamento con umiltà; l’umiltà comporta queste qualità:
devono essere innanzitutto convinti di aver bisogno dell’insegnamento
dei genitori, devono avere fiducia in loro, e devono convincersi che
l’educazione va distinta dalla correzione.

Questa è essenziale
all’educazione. La correzione è come i colpi di scalpello sul blocco di
marmo per trarne fuori un capolavoro. I genitori devono tener presente
che devono educare i propri figli come figli di Dio, come i figli che
Dio ha affidato a loro. Poi devono entrare nel mistero dell’educazione
con umiltà, perché l’educazione deve diventare formazione alla vita
umana e cristiana: devono inculcare nell’animo dei figli la fiducia
piena nei genitori. I figli così riconoscono che è necessario che essi
vengano educati, devono anche convincersi che non esiste l’educazione
senza la correzione.

I figli accolgono volentieri di essere educati, se
restano legati all’amore dei genitori; soltanto così rimarranno legati
agli ammaestramenti che ricevono da essi. Non devono mai fare a testa
propria.
Qual è il pericolo di colui che cammina nella via
dell’educazione? Gli ammaestramenti devono diventare principi di vita
umana e cristiana.

Molto facilmente i principi di vita, che vengono
insegnati dai genitori, vengono sopraffatti dagli schiribizzi, dalle
bizzarrie, dalle stravaganze prodotte dall’Io. Attenzione, i figli
devono essere educati a fare da sé, il loro fai da te deve sempre
ispirarsi ai principi ch i genitori hanno inculcato nel cuore dei figli.

Camminare nella vita nell’educazione ricevuta vuol dire appunto questo:
conquistare l’autogoverno.

Il loro comportamento deve sempre ispirarsi
ai sani principi che i genitori hanno messo nella loro mente, senza mai
staccarsi da essi. Se nel loro cuore non vengono inculcate le
convinzioni, seguiranno le bizzarrie, le stravaganze del proprio Io,
oppure addirittura le umilianti spinte dell’istinto o delle passioni.

Se
scambiano gli ammaestramenti ricevuti con quello che sentono nella
loro carne, oppure con quello che liberamente, e direi in maniera
arbitraria, pensano con la loro testa, certamente usciranno fuori
dall’educazione. Diventano maleducati e, presto o tardi, faranno
l’esperienza del peccato prima, e del vizio poi. I figli come escono
fuori dall’educazione? possono uscir fuori dall’educazione bene educati,
o male educati, buoni cristiani oppure giovani contaminati, se non
addirittura distrutti dal vizio.

Sono educati bene se conquistano il
dominio di sé che li porta a camminare sulla strada giusta, e le virtù
cristiane che li fanno diventare buoni. Quello che hanno imparato dai
genitori, diventerà per loro la strada dove cammineranno come cittadini
onesti, e cristiani convinti. La saggezza dei genitori deve fondarsi
sulla loro vita di fede.

Il padre e la madre insieme formano i saggi
educatori, devono saper dare ai figli l’amore e l’ammaestramento. Il
Sacramento del Matrimonio dona la Grazia di vivere l’unione coniugale
nella santità di coloro che vedono la famiglia come una missione da
compiere nella Chiesa e nella società; per questo motivo ricevono da Dio
la Grazia di educare i loro figli ad essere buoni cittadini e cristiani
veri.

Qual è il fine della educazione? Far venir fuori in maniera
davvero convinta i figli capaci di orientare la loro vita ispirata agli
insegnamenti del padre e della madre, senza stravaganze e senza arbitri
che si ispirano ad altre mentalità, all’ateismo e al materialismo del
mondo, agli impulsi delle passioni. Il successo nell’impegno educativo
avviene quando i figli non si lasciano trascinare dal modo di vivere e
di agire degli altri.

Qual è il segno della maleducazione? È la continua
arroganza e prepotenza verso i genitori, disapprovano e disprezzano il
modo di vivere dei genitori; sono ribelli e autoritari; ritengono di
essere migliori dei genitori. Ora criticano l’amore secondo i principi
del cristianesimo, ora criticano la saggezza del loro insegnamento: lo
ritengono antiquato, fuori dalla realtà, cose di altri tempi, incapaci
di capire la vita moderna.

Fu chiesto a Napoleone: quando comincia
l’educazione di un figlio? Rispose: vent’anni prima che nasca, con
l’educazione di sua madre. In quegli anni gli uomini erano impegnati in
un lavoro duro per portare avanti la famiglia, per cui figli crescevano
con la loro madre.

L’educazione data dai genitori deve essere integrata
con l’educazione umana che viene data dalla scuola, con l’educazione
spirituale, il catechismo, l’educazione sportiva e l’educazione
culturale. Però devo dire con molta umiltà, semplicità: pochissimi
cristiani si sanno sottomettere all’autorità, sia che l’autorità sia
saggia e sia che sia discola. Egualmente l’educazione non deve essere
frenata quando si va in mezzo alla folla, o nel posto di lavoro e allora
l’educazione se ne salta. Ci si allinea come gli altri che parlano
male, ammiccano, sorridono, dicono parole triviali, oscene.

Don Bosco
diceva sempre ai suoi ragazzi: fuggite i compagni cattivi come la peste.
Infatti se l’amico di un ragazzo buono è un ragazzo cattivo, non
succede mai che il compagno cattivo diventa buono; avviene sempre il
contrario. Chi cammina davvero nell’educazione ricevuta, sta attento a
pregare, a saper cogliere ciò che è buono, a mettere da parte ciò che
non è buono, prega sempre per i genitori e per tutti coloro che in una
maniera o nell’altra svolgono un ruolo importante nella loro vita.

Tieni
presente che per conservare la pace del cuore. il fondamento è
l’ubbidienza alla fede; non ubbidiranno mai a Dio i figli che non hanno
ubbidito ai genitori. Tanti ragazzi diventano molto furbi, astuti.
Perché gli educatori abbiano l’essenziale per educare i giovani, chi è
più importante: i genitori o gli insegnanti? I genitori danno ai loro
figli i principi essenziali della vita cristiana, della giustizia, della
verità, del rispetto, dell’adempimento del proprio dovere, dell’onestà,
dell’amore, della solidarietà; gli insegnanti e i sacerdoti dovrebbero
svolgere il compito di sviluppare dal punto di vista della vita
cristiana e della vita pratica i principi che i figli hanno assimilato
in famiglia.

Il motivo è questo: soltanto i genitori hanno con i figli
un legame di amore profondo e disinteressato, se manca il loro impegno,
difficilmente i figli diventano buoni. In un carcere minorile un ragazzo
con un temperino aveva inciso nell’intonaco della cella dove si
trovava: tutta una vita senza la mamma, che cosa volete da me? Vorrei
che tu scrivessi nel tuo cuore: Iddio Padre, come il Figlio e lo Spirito
Santo, sono dei perfetti educatori. Vedi quanto è buono Gesù!

Lui
ammaestra, ma il suo ammaestramento potrebbe apparire severo gravoso, ma
ci ha messo a fianco una Mamma. Come in famiglia c’è il papà e c’è la
mamma. La mamma con la sua tenerezza e il papà che con la sua parola
ferma decisa cercano di educare i figli. Come è buono Dio! Cosa fanno i
figli?
Sfuggono l’educazione perché dicono che il papà è severo,
approfittando della tenerezza della madre o viceversa. Questa astuzia
l’ha creata il demonio.

In questa catechesi ho sviluppato i concetti
fondamentali di una omelia di Don Pierino.

Don Vincenzo Carone