LA CATECHESI DI DON VINCENZO CARONE
Nel Vangelo ci sono due espressioni fondamentali di una gravità enorme, e
cioè: “Chi osserva la mia Parola non muore”, e poi “Gesù uscì fuori dal
tempio e si nascose”. Qual è la riflessione, non importante o
importantissima, ma indispensabile, di una gravità enorme?
Il timore di
Dio, per cui tu sei attento alla Parola di Dio in modo tale, non
soltanto da non dispiacere Dio, ma di fare ciò che a Lui è gradito. E
qual è l’itinerario “alla rovescia” del timore di Dio? E’ cominciare a
perdere la sensibilità della Parola di Dio, per cui non hai più il senso
della Parola di Dio, e quindi non hai il senso di Dio, il senso del
peccato, il senso di satana e della concupiscenza.
Che vuol dire perdere
il senso di Dio, il senso del peccato? La Parola di Dio che giunge al
tuo orecchio, al tuo cuore, non riesce a lasciare in te il messaggio,
perché scivola tutto come l’acqua sul vetro. E quindi la Parola di Dio
scivola, perde il senso: vuol dire che la tua sensibilità, sia quella
spirituale sia quella umana – intellettiva e psicologica – è chiusa.
Perdere la sensibilità della Parola di Dio, la sensibilità del peccato,
porta alla superficialità; e ovviamente, alla durezza della mente e alla
rigidità della volontà.
Ma è qui che vi voglio portare: intacca la
fede, la speranza e la carità. Intacca la fede, perché la fede è
annunzio e pratica della Parola di Dio. Se tu perdi il senso della
Parola di Dio, il senso di Cristo – cioè Cristo non ti fa né caldo né
freddo – è come se vedessi un’antica fidanzata o un antico fidanzato per
il quale non dormivi giorno e notte, e adesso vedendolo, non ti dà
nessun “messaggio”.
Così Cristo e la Parola di Dio non ti danno nessun
messaggio, perdi la sensibilità, tutto quello che ti viene detto, ti
scivola, sia psicologicamente, che intellettivamente. Magari se ancora
hai qualche “divertimento intellettuale” vedi se parla bene, se è
sgrammaticato, se sintatticamente è preciso, se teologicamente e
biblicamente è profondo, e poi tutto scivola; ma è solo un divertimento
intellettuale. Perdere la sensibilità della Parola di Dio, la
sensibilità di Cristo, la sensibilità di Dio, al rovescio ti fa perdere
anche la sensibilità del peccato, perché il peccato è offesa che si fa a
Dio.
Se perdi la sensibilità di Dio, perché non hai più la sensibilità
della Parola di Dio, di quello che ti dice la Chiesa, perdi la
sensibilità della tua coscienza che è voce di Dio. Perdi la sensibilità
di Dio e di tutti quelli che ti parlano a nome di Dio, come la tua
coscienza. Non riesci più ad avere la sensibilità neppure del peccato
che è offesa fatta a Dio: se non hai la sensibilità di Dio, non puoi
avere neanche la sensibilità del peccato che è offesa fatta a Dio.
Se
Dio non ti dice più nulla, tanto meno ti può “dire” il peccato, che se
lo commetti è perché dà un messaggio alla tua carne, al tuo spirito, al
tuo ‘Io’, alla tua miserabile carnalità. Ma la cosa peggiore è questa:
che intacca non soltanto la fede, ma anche la speranza, perché la fede è
la radice, il fondamento della speranza. Se non sei sensibile alla
persona che ha e dà i doni, non sei sensibile neanche ai doni che ti
vengono attraverso la speranza che te li fa attendere dal Signore. Se
non sei sensibile alla mamma, neanche ti interessa tutto quello che la
mamma ti dà.
Quindi viene meno la fede, la speranza; e badate, viene
meno anche la carità, perché quando la carità viene così
“vivisezionata”, “sbucciata”, non apprezzi più le opere buone. Ciò
intacca in modo particolare i doni dello Spirito Santo – oltre a
intaccare la giustizia, la prudenza, la fortezza e la temperanza.
Intacca specialmente la scienza, che è il dono con cui tu distingui il
male dal bene: non riesci più a distinguere il male dal bene, e quindi
la superficialità, l’insensibilità, la durezza della mente, la rigidità
della tua volontà ti portano a questa indifferenza.
Anzi, puoi arrivare
al punto che per te il male diventi bene perché ti piace, ed il bene
divenga male perché non ti piace, perché ti provoca sacrifici,
sofferenze, lacrime, sforzi enormi. Perdi il dono della scienza, e
siccome i doni dello Spirito Santo sono tutti collegati tra di loro,
perdendo il dono della scienza, perdi il dono della prudenza e del
consiglio.
Quanti suggerimenti ti dà la coscienza che tu scavalchi,
rigetti quello che ha detto Cristo, la Chiesa, il Papa. Rigetti il
consiglio, rigetti la prudenza, cerchi addirittura la malizia ed eviti
il bene anziché fare alla rovescia; perché la prudenza ti aiuta a
cercare il bene e ad evitare il male, mentre quando sei in questa
condizione particolare, fai tutto alla rovescia: cerchi il male e
rigetti il bene. Rigetti non soltanto la Parola di Dio, rigetti di
meditare, rigetti il padre spirituale, rigetti la coscienza: è una
continua repulsione.
L’altra parte della volontà, cioè la fortezza, la
pietà, il timor di Dio “saltano”: esperimenti sempre la debolezza della
volontà. La debolezza della mente è confusione, la debolezza della
volontà è sentire questa meccanicità ad andare alla malizia; la fortezza
viene continuamente “sbriciolata”, incenerita, resa evanescente.
Egualmente la pietà, che è l’abbandono in Dio; si comincia a ragionare:
“Se non le faccio io le cose ”.
Ci si abbandona alla propria ragione,
alla propria sensibilità, al proprio ‘Io’, “salta” la pietà, “salta” il
timor di Dio. Si comincia ad avere il timore, la paura dell’avvenire,
dell’ambiente. Il timor di Dio poi si “ricarica” alla rovescia con le
paure. Negli incontri che fai con la gente, non ti ricordi di accendere
un fiammifero di amore al Signore, perché dentro di te la fiamma
dell’amore, è molto piccola, debole, per cui non riesci poi dopo ad
avere questo desiderio profondo, interiore di accendere continuamente di
amore il tuo cuore e metterti in contatto con Gesù, con la Madonna, con
Padre Pio, con i fratelli che Dio ti ha messo a fianco.
Quindi se non
c’è questa attenzione a seminare atti di amore durante la giornata,
evidentemente a monte è troppo debole l’ubbidienza alla parola di Dio,
troppo debole la carità e non vengono fuori queste scintille, queste
faville d’amore lungo il percorso della giornata, per dire al Signore
“quanto bene ti voglio, faccio tutto per amore tuo, per la salvezza
dell’anima mia, di quelli che porto nel cuore, della mia comunità, dei
miei famigliari, di qualcuno che è nella sofferenza, dei peccatori”.
Quante volte voi avete pregato, a prescindere la compassione verso i
moribondi. Quante volte voi avete con amore presentato a Gesù i vostri
desideri, le vostre preghiere, le vostre sofferenze per sollevare i
moribondi, per dare anche sollievo a quelli che soffrono nel corpo e
nello spirito. Io non è che sono desolato è scoraggiato stasera, ma
perdonatemi se io le cose le dico con un certo senso, sì le parole
sembrano molto deboli, però dentro c’è un fuoco d’amore accorato perché
il vostro cuore si incendi di amore a Gesù e alle anime. Gesù ha detto:
“sono venuto sulla terra per portare il fuoco”, e qual è il mio
desiderio? È che si accenda il fuoco dell’amore a Dio e ai fratelli nei
vostri cuori. Il camino del tuo cuore, di avere questa fiamma d’amore a
Gesù perché vicino a te possano riscaldarsi tutti quelli che incontri
nella giornata, per sentire veramente l’amore di Dio, la trasparenza
della tua fede, della tua speranza, della tua carità.
Figlioli,
credetemi, vi ho detto queste cose con una pacatezza molto sommessa, ma
ho parlato così questa sera perché il mio cuore è profondamente accorato
perché voi incendiate il vostro cuore d’amore a Gesù e alla Madonna.
Don Pierino