11 Agosto 2015

GESÙ ENTRA NEL TEMPIO

X dopo Pentecoste B

 

Gesù entra nel tempio, nel cuore della
religione antica, e come un antico profeta denuncia: voi ne fate un covo di
ladri!
E poi è come se riconsacrasse
quel luogo, con la tenerezza e la bellezza, misericordia per i dolenti e
bellezza del canto dei bambini.

Gesù
oppone al culto esteriore la religione dell’interiorità.

Anche
noi entriamo ora nel nostro tempio interiore.

 

  Sta scritto: La mia casa è casa di preghiera. Per tutte le volte che abbiamo
fatto della preghiera un baratto, un mercato  con Dio, Kyrie
eleyson


Dice Paolo: Non sapete che siete tempio
del Signore? Per tutte le volte che ho dimenticato di essere dimora, casa,
tenda, o anche solo povera capanna di Dio, Kyrie

I bambini nel tempio gridavano: Osanna!
Per quando nella preghiera non siamo semplici, spontanei e veri come bambini,
ma tristi e scontrosi come scribi, Kyrie

 

Probabilmente,
pochi minuti dopo, i mercanti di colombe avevano già rimesso in fila le loro
gabbie, i cambiamonete raddrizzato i tavoli, e il denaro aveva ripreso a
scorrere, benedetto da tutti: da mercanti, mendicanti, scribi e sacerdoti!

Il
gesto di Gesù sembra non avere conseguenze immediate, e tuttavia è carico di
profezia e di rivelazione.

Gesù entra nel tempio:
il tempio è il cuore della vita religiosa e civile. Entrare lì è come entrare
nel centro del tempo e dello spazio, nel fulcro attorno al quale tutto ruota.
Ciò che ora Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di capitale
importanza: ne va di Dio stesso.

Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano
e compravano: il mercato si è insediato nel tempio come un re sul suo
trono, l’eterno vitello d’oro.

Religione
e interessi, che nodo difficile da sciogliere. Quanti ancora adoperano Dio per
guadagnarne.

E Gesù
reagisce: Rovesciò i tavoli dei
cambiamonete. Un gesto così eloquente. T
utti
abbiamo in qualche modo piazzato in noi un tavolo di cambiamonete con Dio,
abbiamo seguito la logica del dare e dell’avere: io ti do preghiere, sacrifici
e offerte, tu in cambio mi assicuri salute e benessere, per me e per i miei.
Fede da bottegai. Adoperiamo con Dio la scadente legge del baratto, quasi che
quello di Dio fosse un amore mercenario.

Dobbiamo
rovesciare il tavolo, capovolgere il nostro rapporto con il Signore. Ridipingere
la nostra icona di Dio: non è un giudice da impietosire o un sovrano da
placare; non è il re che assiste muto, spettatore distratto, al dibattersi dei
suoi sudditi.

È il
padre, il cui primo sguardo si posa sulla povertà e sul dolore dei figli, per
soccorrerli; ha viscere di madre e la sua misericordia è lo stringersi del
cuore, una stretta alle viscere, davanti alla sofferenza del frutto del grembo.

Una
madre non si deve pagare, si è ripartoriti ogni giorno di nuovo; un padre non
si deve placare, ci si nutre di ogni sua parola.

I
tavoli rovesciati, le sedie capovolte, le gabbie aperte mostrano che il
capovolgimento portato da Gesù è totale.

Vendono
colombe per i sacrifici dei poveri. Gesù rovescia: è finito il tempo del sangue
per dare lode a Dio. Come i profeti avevano gridato: io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la loro carne; misericordia
io voglio e non sacrifici.

Gesù
va, forte come un eroe, con tutta la passione e irruenza del mediorientale,
contro la violenza reale che aveva casa nel tempio: l’assoluta novità del
cristianesimo consiste in un Dio che non chiede più che si sacrifichi qualcosa
per lui, ma che sacrifica se stesso per noi. Non domanda alcuna offerta, ma
offre se stesso; non spezza nessuno spezza se stesso, non versa il sangue di
nessuno, neppure di una colomba, versa il suo sangue; non ruba niente e dona
tutto. All’opposto delle leggi del mercato avido.

E
osa pronunciare, nel centro del mondo religioso al quale apparteneva, alcune
tra le parole più brucianti di tutto il vangelo:

voi fate del tempio di Dio un covo di
ladri.
Ladri dell’autentica immagine
di Dio. Voi derubate Dio del suo amore.

Gesù
è entrato nel primo cortile del tempio, quello più esterno che era chiamato il cortile dei gentili, uno spazio al quale
potevano accedere anche i non ebrei, gli stranieri.

Pensate
alla attualità, alla bellezza di questa intuizione dell’antico testamento. Nel
tempio c’è un luogo per tutti, dove tutti possono pregare, anche se non sono
israeliti. Che capovolgimento rispetto a noi, che invece siamo pronti ad
escludere, ad allontanare, a rimuovere i tappeti della preghiera. Chi sconsacra
la chiesa non sono gli stranieri, sono i mercanti, il denaro, i ladri.
Sconsacra la chiesa il mio rapporto mercenario, i miei baratti con il Signore.

Via
i mercanti, ecco arrivare una folla d’altra gente: gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi… sono gli
abitatori delle porte, i più poveri della città, quell’umanità dolente che in
ogni parte del mondo sta alle porte dei templi, anche il nostro qui, quelli che
non hanno niente di cui fare mercato: la valuta che scambiano è dolore contro
compassione.

 Ed egli li guarì. Ed è così
che riconsacra il tempio, con il gesto della compassione, restituendoli
all’umanità integrale.

I
poveri non sconsacrano le chiese. Anzi, ti aiutano a riconsacrare la vita, ogni
giorno.

Sta scritto: la mia casa è casa di
preghiera…

La
preghiera ha a che fare con la casa: è sentimento, familiarità, spontaneità,
lacrime e sogni,  quelli che in
ogni casa nutriamo e proteggiamo. Pregare è come voler bene.

Quando
un uomo ama, dice alla persona amata: vieni a vivere nella mia casa. La
preghiera è dire a Dio: vieni a vivere con me, non mi lasciare mai. Il mio
cuore è a casa solo accanto al tuo.

Pregare
è metter su casa con Dio. Una casa colma di canti e di grida di gioia. Infatti
ecco che nel cortile senza mercanti arriva un’altra fetta di umanità, redenta,
leggera e garrula come le rondini:

I fanciulli nel tempio si mettono a
gridare di gioia: osanna!

Ma
i sacerdoti e gli scribi si sdegnano: questi
ragazzi non capiscono di teologia, non sanno la bibbia, disturbano. Falli
tacere.

Sacerdoti
contro bambini. E Gesù da che parte sta? Facile.

C’è
tanto, c’è tutto Gesù in questa opposizione tra sacerdoti irascibili e bambini
che cantano di gioia, tra la dottrina saputa degli scribi e l’osanna spontaneo
dei bambini, i veri principi del regno, liberi come rondini, candidi come
colombe. I bambini gridano perché loro non sanno essere falsi, perché sentono
subito se una persona è vera e vuole loro bene.

 

E
ancora: Non avete mai letto: dalla bocca
di bambini e di lattanti hai tratto una lode? I lattanti come possono
lodare? non hanno parole. Ma Dio non cerca parole, le conosce tutte prima che
ci salgano alle labbra.

I
bambini sono la cosa più bella del mondo, sono bellezza e tenerezza. E Gesù è
il racconto della tenerezza di Dio. Solo due cose salveranno il mondo, la
bellezza e la tenerezza.

Se non diventerete come bambini….I bambini sono un amore diventato visibile; loro
conoscono bene le viscere materne, loro si fidano totalmente del cuore del
padre. Credere, fidarsi come loro.

 “L’annunciatore deve essere
infinitamente piccolo, solo così l’annuncio sarà infinitamente grande”
(Vannucci).

 

Preghiera

Signore liberaci dalla tentazione

di cercarti soltanto nel cielo o nelle chiese

Donaci di vederti presente in ogni essere

come il grano che attende la germinazione nel sole.

Dio, che conosci cosa c’è di nubi oscure nel cuore
dell’uomo,

tu che conosci però anche tesori e cherubini e colombe

e un cuore di bambino in me,

e l’amore di ieri e di domani,

ora sei qui, come nel tuo tempio, sei qui:

non è una grande casa quella che ti offro,

in me non troverai spazi luminosi né troppo puliti

forse vivrai tempi duri con me,

però ti assicuro:

voglio salvare uno spazio per te

voglio difendere un luogo per te,

un angolo per noi due,

dove tu venga e non mi lasci mai,

perché il mio cuore è a casa solo accanto al tuo. Amen

 

 

 

Ermes Ronchi