XII dopo
Pentecoste Matteo 10,5-15
Il Signore
Gesù inviò i dodici. Siamo noi quei dodici, tutti inviati ad essere parola buona, buona
notizia e guarigione, a partire dalla nostra casa. Tutti inviati, per le strade
e le case del mondo, come braccia aperte, in gesti di cura e di compassione,
per ogni compagno di viaggio.
– Andate
senza oro né argento. Noi invece vediamo proprio nel denaro la nostra
sicurezza, per questo Kyrie eleison
– Gratuitamente
avete ricevuto…per tutte le volte che abbiamo fatto mercato del vangelo,
della bontà, dell’amore, Kyrie eleison
– Entrate
nella casa e salutate. Per quelle volte che le nostre case non sono un
luogo santo dove vivono la tua parola e i tuoi gesti, Kyrie eleison
Omelia.
In quel tempo il Signore Gesù inviò i dodici. A fare le stesse cose che
faceva lui: strada facendo, predicate che
il regno dei cieli è vicino, e poi guarite, risuscitate, purificate, scacciate,
date… Esattamente ciò che faceva lui, portare una buona notizia: Dio è vicino; e guarire la vita. Una
parola, e 5 gesti: la Sua vicinanza fa fiorire la vita.
Il vero apostolo, quando parla di vangelo conforta la vita di chi lo
ascolta. Nominare Cristo anche per noi deve equivalere a confortare la
vita. Mai a giudicare o a umiliare
nessuno.
Quello dei dodici è un viaggio non tanto dentro la
Palestina, quanto dentro l’uomo più autentico, liberato da tutto ciò che non è
essenziale. Non procuratevi oro né
argento, né denaro alle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, a
piedi nudi, neppure un bastone per appoggiarvi la stanchezza, perché la
nostra vita non dipende dai nostri beni. Luca però aggiunge un dettaglio: li mandò a due a due, non soli, con un
amico sul quale appoggiare la solitudine.
Senza cose. Per contestare così il mondo dell’accumulo,
dell’avere, dell’apparire, del denaro. Come se a tutti, con la loro stessa vita
proclamassero: ‘ci sono due mondi noi
siamo dell’altro’ (Cristina Campo). I santi l’hanno capito da sempre. Madre
Teresa di Calcutta diceva: tutto ciò che
non serve, pesa. Quanto peso abbiamo addosso…
L’annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo
così l’annuncio sarà infinitamente grande (G. Vannucci).
Perché la forza non risiede nei grandi mezzi
materiali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. Un uomo vale
quanto valgono i suoi amori, vale quanto vale il suo cuore.
Senza cose, senza neppure l’essenziale. Perché risalti la
potenza creativa dell’ amore. Le cose, l’abbondanza di mezzi spengono la
creatività della chiesa. Riascoltiamo le parole di Paolo: «Quando sono debole,
è allora che sono forte» (2Cor 12,
10). E chi è più debole di questi discepoli? Ma chi è più forte di loro? Senza
cose, per trasformare tutto in presenze e per affermare che prima vengono le
persone e poi le cose, come diceva Gesù: la
vita non vale forse più del pane, e il corpo più del vestito? (Mt 6,25)
E poi è straordinario il fatto che Gesù non manda i dodici nel tempio o
nelle sinagoghe, ma per strade e per case.
Come faceva lui. Frequentava anche le sinagoghe, Gesù, di sabato vi insegnava.
Ma ancor di più lo vediamo frequentare il lago, le colline, i campi, la polvere
delle strade, e le case, quante case!, e il deserto. Per lui questi spazi sono
sacri, non ci sono luoghi profani. Anzi, al tempio preferisce la casa, e alla
liturgia della sinagoga preferisce la liturgia dei volti, raccolti attorno alla
mensa. Ogni casa e ogni volto sono sacri.
Entrate nella casa e lì rimanete….Entrare nella casa è come entrare nel cuore della
vita. E la parola di Dio ha bisogno di essere significativa, efficace e
incisiva proprio nella casa, là dove si nasce, si ama, dove si è stretti nel
cerchio degli affetti che ci fanno vivere.
Nel giorno della festa e in quello delle lacrime, quando il giovane se
ne va’, quando l’anziano perde il senno o la salute. Quando scende l’ala severa
della morte. Lì deve risuonare, portatrice di speranza, di fiducia e di energia
la Parola di Dio.
Nella casa il vangelo trova il suo posto più vero, e anche per
formulare il suo linguaggio nuovo, il linguaggio caratteristico dell’annuncio,
Gesù prenderà in prestito il vocabolario della casa: parlerà di Dio come di un padre,
anzi un papà; parlerà di fratelli, di relazioni d’amore da estendere a livello
di massa, e di sé come sposo: è la lingua della casa.
Invece oggi la lingua del vangelo ha perso il calore della famiglia, la
fragranza degli affetti. Ci sono sale di catechismo in ogni parrocchia, ma la
più vera aula della catechesi è la casa.
Gesù dà le istruzioni per il viaggio. Poche parole: Dio è vicino, con amore; e molti gesti: guarite, svegliate, ripulite, liberate. E
uno stile. Uno stile inconfondibile: gratuitamente
avete ricevuto gratuitamente date. La gratuità!
Non per amore della povertà o della spogliazione, ma per dire, con i
fatti e non a parole, che l’uomo del vangelo ha fiducia nell’uomo, si fida di
lui e della sua bontà, crede che ci sarà pane per lui nelle case, conta sulla
bontà degli altri. Vive d’amore. E questo è già vangelo. La crisi di fede oggi
è crisi dell’atto umano del credere, non si ha più fiducia negli altri.
Partono
senza niente di superfluo, anzi senza neppure l’essenziale. Senza cose,
uomini della purezza originaria. Ma
avevano un fuoco. Il fuoco si propaga solo col fuoco.
Nessuno di noi ha meno di loro. Nessuno può dire io
sono troppo piccolo per poter diventare testimone del vangelo, troppo povero,
non ho cultura. Vanno bene i pescatori del lago di Galilea, va bene un esattore
delle tasse, e altri senza un mestiere preciso… e allora vado bene anch’io
per raccontare la storia di Dio. Serve però una accensione, una passione.
Se in qualche
luogo non vi ascoltassero, andatevene… Al rifiuto i discepoli non oppongono risentimenti, solo un po’ di
polvere scossa dai sandali. A un fallimento (che Gesù ha conosciuto, che ci
sarà anche per noi) i suoi non rispondono con la depressione o lo
scoraggiamento.
Dice Gesù: scuotete via anche il ricordo del rifiuto,
non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi se non vi ascoltano, non
restate prigionieri di un fallimento.
C’è un’altra casa poco più avanti, un altro villaggio,
un altro cuore. Dio vi attende, all’angolo di ogni strada.
Il viaggio degli apostoli è un cammino verso l’essenziale
dell’uomo.
Là nel profondo di te stesso, là dove nascono i sogni
e gli amori, vedrai un volto che non è il tuo volto.
Vedrai Dio vicino e amoroso, vedrai Gesù energia
libera, coraggiosa e bellissima.
Sentirai una parola, la bella notizia che ripete: Dio è vicino, Dio è con te, con amore.
Questo vi auguro, sorelle e fratelli, amici e
sconosciuti: Dio sia con voi con amore
Preghiera
alla comunione
Quando entri
in una casa, guarda.
Nel profondo degli occhi
c’è l’amore che aspetta
Quando entri
in una casa, benedici.
Ogni cosa è illuminata:
gli occhi
semplici sulle cose,
il cuore che
respira l’infinito,
e
l’eterno che si insinua nell’istante.
Quando entri in una casa, ascolta.
Da ogni parte chiamano
la fame inesauribile di rinascere,
l’affetto che libera forze segrete,
e la pietà che custodisce anche gli erranti.
Quando entri in una casa, dona pace.
Ci sono parole e gesti
che scioglieranno le durezze,
ci sono tenerezze che apriranno le finestre
alle stelle.
E al sussurro del mondo.
Quando entri in una casa, ringrazia Dio.
Perché lì cresce il pane della tua vita.
perché nel
respiro dei viventi
respira il
Signore della vita. Amen.
Ermes Ronchi