LE CATECHESI DI DON VINCENZO CARONE
Gesù ha fatto di Simon Pietro non soltanto un pescatore di pesci, ma
anche un pescatore di uomini, ha pescato quindi gli uomini. La Pasqua,
il mistero pasquale, comprende anche questo mistero della pesca
miracolosa. Ha pescato te, forse non c’era nulla da fare perché eri
lontano dalla zona del Vangelo, ma il Signore ha fatto gettare a Pietro
la rete, e sei stato pescato anche tu. Hai forse pensato che nella pesca
miracolosa tua Gesù fosse uscito pazzo a voler amare proprio te, e per
quello che eri e per quello che sei.
Forse quella zona in cui ti trovavi
era tutt’altro che la zona buona, eppure di lì ti ha tratto, ti ha
pescato il Signore. E in questa pesca miracolosa il Signore ti ha fatto
riconoscere che Lui è davvero Iddio che non guarda il tuo passato, non
guarda i tuoi meriti o demeriti, ma soltanto il suo amore che ti ha
chiamato e ti ha fatto venire dentro a questa rete prodigiosa. Insieme
con te altri centocinquantatre pesci, questa rete simbolica, indica
appunto, significa la pesca miracolosa che Simon Pietro, la Chiesa
tramite i suoi figli, continua a fare nel mistero pasquale.
E qual è il
fine di questa pesca miracolosa? È di venire alla riva, di lasciare il
mare delle cose del mondo ateo e peccatore, e venire alla riva, dove ti
aspetta Gesù, il quale al fuoco dell’amore ti ha preparato quello che
devi mangiare: il Pane della vita. Egli ti ha pescato dal mondo
materialista, poi ti ha chiamato alla riva, e hai riconosciuto che Gesù
ti ha chiamato. Ma tu adesso sei convinto davvero che Gesù ti ha
chiamato, come gli apostoli che non avevano più dubbi, che era Gesù
Risorto, né più nessuno osava chiedere chi sei tu, perché tutti
credevano che era Gesù. Ecco, Gesù ti ha pescato dal mondo, ti ha
portato alla riva, ti vuol fare mangiare il Pane che Egli stesso ha
preparato per la tua anima, ti vuol rendere felice, e vuol render salda
la tua fede, in modo tale che tu non osi domandare a Lui: sei tu davvero
Cristo Risorto?
Prima Gesù aveva rimproverato gli Apostoli per la loro
durezza di cuore perché non avevano creduto che Egli era risorto. Forse
Gesù ti deve rimproverare per la durezza di cuore, perché non credi che
tu possa risorgere da quella fragilità per la quale Gesù ha dato in
sacrificio se stesso al Padre. Se il sacrificio di Gesù ha fatto sì che
Egli risorgesse dopo aver espiato i peccati, possiamo risorgere,
dobbiamo risorgere anche noi; risorto il Cristo, dobbiamo risorgere noi
cristiani. Ma da dove viene la tura durezza di cuore? Anzitutto viene da
te. L’ostinazione della tua volontà a non staccarsi dalle cose vane del
mondo: i beni, i piaceri della passione impura, il tuo Io, la tua
ragione, i tuoi desideri che sono tutt’altro che buoni. Questa
ostinazione ti fa sentire la durezza di cuore.
Che cosa è la durezza di
cuore? È la difficoltà a piegare la volontà a fare quello che Gesù
comanda: non pensare, non guardare, non parlare, non comportarti in
maniera non conforme alle norme che Gesù ci ha dato. Questa è la durezza
di cuore. Per cuore si intende la sede dell’amore, e l’amore ti porta a
volere o il bene, o quello che tu ritieni come bene. Se il tuo cuore,
il tuo amore, tende a qualcosa che non è il vero bene, e ti sei talmente
attaccato da non piegarti dinanzi alle ispirazioni dello Spirito Santo,
fallo per amore di Gesù, per amore della Madonna, per amore di Padre
Pio, per amore a te stesso, per non perdere la tua identità di figlio di
Dio, di fratello del prossimo, di cristiano, di consacrato, di
sacerdote.
Tutte queste ispirazioni che lo Spirito Santo mette nel tuo
cuore, tu le lasci scivolare via e resta fermo il tuo amore, il tuo
cuore, a guardare le cose vane del mondo. Questa durezza di cuore, di
amore, di attaccamento alle cose vane del mondo, non ti porta a credere
alla tua risurrezione, questa è la tua ostinazione. Il secondo motivo
per cui tu esperimenti la durezza di cuore, e quindi cadi
nell’incredulità del Signore Risorto, è l’attrazione e la suggestione
dei beni, dei piaceri che il mondo ti offre per allontanarti da Dio. La
prima causa è nel tuo cuore.
La seconda causa è appunto nell’attrazione e
suggestione che danno i beni di questo mondo che tu ami: o i beni
materiali, o i piaceri della carne in ogni direzione: della mente, degli
affetti e dei piaceri della passione impura; e quindi sei in una
condizione molto difficile a staccarti da ciò che è diventato per te
un’esigenza: guardare, portare nel cuore degli affetti, avere delle
sensazioni disordinate. L’ostinazione del cuore è l’attrazione e le
suggestioni dei beni e dei piaceri di questo mondo. Il terzo motivo che
ti rende duro il cuore, la terza causa, è proprio satana, il quale
suggerisce continuamente: non c’è via d’uscita, non riuscirai, non
perdere tempo a pregare, ad ascoltare il tuo padre spirituale, a
sforzarti; è lui che ti indurisce il cuore, per cui ti fa credere che tu
non possa risorgere dalle tue fragilità, specialmente dal tuo difetto
predominante.
L’ostinazione del tuo cuore, la suggestione dei beni, e
dei piaceri di questo mondo ai quali guardi, tendi ogni giorno, o forse
gusti nella tua povera carne; e poi i suggerimenti del maligno che ti
portano a un vicolo cieco: non riuscirai, non perdere tempo, desisti
dall’insistere a pregare, a fuggirmi, tanto mi cercherai lo stesso. È
lui quello che mette appunto dinanzi a tutta questa durezza di cuore il
coperchio, per cui cerca di metterla nella tomba e poi chiudere la bocca
della tomba con la disperazione. Non ti lasciare rimproverare da Gesù
per la durezza di cuore, per cui tu non credi alla sua Risurrezione, non
credi alla tua risurrezione.
Gesù è apparso a Maria, è apparso ai
discepoli di Emmaus, è apparso agli undici che erano riuniti nel
Cenacolo; cioè è apparso nel cenacolo del tuo cuore; tu sai che se vuoi,
con l’aiuto di Dio puoi riuscire. Se sei riuscito un giorno, perché non
una settimana, perché non un mese, perché non sempre? Perché lasci
indurito il tuo cuore, non vedi che la durezza di cuore è l’anticamera
della disperazione? Quando c’è la disperazione, c’è sempre un
salvataggio di chi si trova nella fossa: egli cerca in tutte le maniere
il compromesso col peccato: compie cioè tutti i doveri del cristiano, e
continua a commettere sempre lo stesso peccato; e quindi commette il
peccato di sacrilegio. Il compromesso col peccato è come una sposa la
quale ha celebrato il matrimonio religioso, e poi lascia il marito, e
convive con un altro uomo.
Il compromesso per un’anima consacrata, un
sacerdote, consiste in questo: ha celebrato il matrimonio con Cristo e
poi convive con satana. Voi capite che questa è la via della dannazione,
costui non può nemmeno entrare nella Chiesa spirituale quaggiù sulla
terra e poi in quella del Cielo. Sciogliamo la durezza di cuore,
anzitutto pregando Gesù: o Gesù, aumenta la mia fede, ridonami la
speranza, non mi stancherò di gridare, di pregare, aiutami Vergine
Santa, dammi una mano perché esca da questa fossa delle mie fragilità,
specialmente quel peccato che ha guastato la mia psiche, la mia
mentalità, la mia volontà, il mio cuore. Fa, o Signore, che io creda non
soltanto alla tua Risurrezione ma anche alla mia risurrezione. Dammi
coraggio, Signore, a rinunziare alle suggestioni del mondo alle quali da
tempo sono legato, specialmente le suggestioni della carne, oltre a
quelle dello spirito che si manifestano mediante l’invidia, la gelosia,
l’odio.
Aiutami, Signore, tu sei mio Padre, non puoi lasciarmi in balia
della durezza del cuore. Preghiamo perché l’ostinazione del cuore sia
vinta dalla preghiera che noi facciamo al Signore; perché vinciamo le
suggestioni del male, della malizia, della imprudenza, e le insidie di
satana; tutto sia vinto dalla penitenza, perché Gesù ha detto che “una
certa specie di demoni si caccia soltanto con la preghiera, il digiuno e
la penitenza”. Chiediamo al Padre Celeste di avere fiducia nella
Risurrezione di Gesù in cui c’è la nostra risurrezione; come ci sono i
nostri peccati, c’è anche la nostra risurrezione. Donaci, o Padre
celeste, la fede. A volte vi sentite come pesci fuor d’acqua, come se
foste di un altro mondo, per cui spesso satana vi insulta: “Ma
sbagliamo noi o sbagliano gli altri?”. Lui insulta perché l’ambiente in
cui vi trovate, compresa la famiglia, il posto di lavoro, la parrocchia,
l’università, la diocesi, ovunque, si vive e si realizza secondo
principi che non sono cristiani; per questo viene un pensiero che
tormenta la mente e il cuore: Ma sbagliamo noi o sbagliano loro?
Cosa
devo fare per essere coerente con quello che io ho come ideale di vita?
Ce la farò? Non ce la farò? Il mondo mi dovrà sopraffare? È questo ciò
che satana suggerisce, mentre il Signore assicura, come la Madonna,
Padre Pio: camminate, state sulla strada buona, sto io con voi, state
sereni e sicuri, questo vi dice. Se non perseverate nel bene, il demonio
vi svuota; dovunque voi andate non trovate, se non difficilmente,
persone simili a voi.
Pensate perciò di essere diversi da loro, non nel
senso buono, ma diversi nel senso non buono; cioè vengono pensieri
simili a questo: è tutta fantasia la mia religiosità, tutta una
costruzione assurda di una vita che non corrisponde all’ambiente in cui
noi viviamo; non possiamo sempre estraniarci dalla società, dalla
famiglia, dall’ambiente in cui dobbiamo vivere e operare; questo è un
insulto del diavolo che hanno i buoni cristiani.
Don Pierino