2 Luglio 2003

La tempesta e la bonaccia

Per l’ennesima volta Dio ci dà la possibilità di iniziare da capo. Egli dorme in Gesù sulla barca in mezzo alla tempesta. Dorme ma c’è. Bisogna risvegliarlo in noi, perché siamo noi coloro che dormono realmente. Poi subentra la bonaccia.

Si tratta di approfondire, meditare, riflettere, contemplare senza lasciarci trascinare dai flutti del nulla. Il peccato, ma soprattutto la sua presa di coscienza ha una funzione che solo Dio conosce realmente a fondo: mette in risalto la magnanimità del Creatore, la sua premura paterna, la sua infinita pazienza.
Motivi, questi, per lodarlo e magnificarlo, perché non ci tratta secondo le nostre colpe!

Ripeto all’infinito : non dobbiamo aver paura di conoscerci senza preconcetti. Non ci si deve stimare migliori o peggiori degli altri. Ognuno è se stesso. L’umiltà è l’humus della verità. Bisogna andare avanti senza guardare indietro come la moglie di Lot. Dio stesso distrugge la perversione ma noi dobbiamo lasciare che i morti sepelliscano i loro morti. Avanti… anche se abbiamo davvero toccato con mano la nostra incredibile fragilità. Dio lo sapeva dall’Eternità. Tutte le grazie ricevute non sono mai state da noi “strettamente” meritate come presuntuosamente pensiamo nel nostro incoscio.

Noi siamo inclini al male e se non ci fosse la sua Misericordia saremmo migliaia di volte distrutti ed annientati come gli abitanti di Sodoma e Gomorra. Egli ci chiede di aver fede nella sua opera in noi. E’ necessario che sia così affinché si rivelino le opere misteriose del Padre, il quale sa ricavare il bene anche dal male.

Gesù come non possiamo amarti dal momento che ci stiamo rendendo conto di quanto ti siamo costati e che prezzo hai pagato per la nostra salvezza.

Tu non abbandoni chi ti invoca nei flutti del vizio. Sai di che cosa siamo plasmati e ci conosci da quando eravamo allo stato fetale, anzi da sempre, quando non esistevamo.

Pier Angelo Piai