23 Novembre 2015

IL VANGELO È GESÙ

II DI AVVENTO – Anno C

Mc 1, 1-8

 

Noi, come
voce della fatica e della speranza, voce del deserto che è la nostra storia,
deserto sterile e sanguinario, e che pure fiorirà, invochiamo da Dio il frutto,
il ricominciamento, la fioritura e, per un nuovo inizio, il perdono:

 

Dice il
Profeta, preparate la via del Signore
: noi non prepariamo sentieri di pace e di giustizia. Per questo: Kyrie
eleison.

Dice il
vangelo: inizio della buona notizia.
Per quando non abbiamo posto alla base di tutto la buona notizia che è
in ciascuno, la bontà e la bellezza di ogni creatura: Kyrie eleison.

Giovanni
predicava un battesimo di conversione
: per questa vita, per questa società che non ha il coraggio di
cambiare direzione di marcia e di andare in profondità: Kyrie eleison.

 

Omelia

 

La prima
lettura si concludeva così: in quel
giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo
alla terra.

Sentire, in questi nostri
giorni, che Egitto Israele e Assiria saranno una benedizione in mezzo alla
terra, ci fa sobbalzare o sorridere di incredulità.

Eppure quella parola così
improbabile è parola vera.

Oggi il Medio Oriente non
benedice, brucia in mezzo al mondo; eppure una strada esiste, non fatta di
sangue, coltelli, cinture esplosive. È nella voce del profeta: Preparate la via del Signore! Una via c’è, una via di pace.

Che noi non abbiamo percorso.
Ci siamo tutti cullati nelle nostre comodità; noi non volevamo fare la pace, ma
solo che ci lasciassero in pace.

La pace è opera della giustizia, dice Isaia; invece noi abbiamo rifiutato di lottare
per la giustizia. Non eravamo affamati, appassionati di giustizia. E allora è
normale che la nostra falsa pace finisca per scoppiarci in faccia (F. Hadjaji).

Giovanni del deserto dice: “Ecco viene uno che è più forte”.

Qual
è la sua forza? Gesù è il forte perché ha il coraggio di dare la sua vita per
ciò che ama. Di non trattenere niente e di dare tutto per coloro che ama. Di
innalzare speranze così forti che neppure la morte di croce ha potuto far
appassire, anzi ha rafforzato. È il più forte perché è l’unico che parla al
cuore.

E chiama tutti a essere ‘più forti’, a fare come Isaia e Giovanni: a essere voce che grida e poi sussurra al
cuore. Ci chiama tutti a gridare: a dire con passione, quella che è la
nostra passione. Passione per Cristo
e passione per l’uomo, inscindibilmente. La passione rende forte la vita. Ma
c’è passione e passione: quella dei fondamentalisti è una passione per Dio che
diventa passione omicida, micidiale, mortifera. Mettono Dio contro l’uomo.
L’opera che da sempre svolge il nemico, diabolica.

La forza di Gesù, del vangelo, di Giovanni e Isaia, si chiama combattiva tenerezza. Tenerezza, che non
fa del male a nessuno; ma combattiva, mai arresa, che si batte per la giustizia e per l’amore, che lotta per la comunione e per la
pace. La verità non è un’idea, la verità sono occhi e mani che ardono. Che cosa
arde in noi? Abbiamo valori che sollevino non eserciti di consumatori, ma vite
accese?

La buona battaglia è qui: nel coraggio di portare una speranza così
forte da farci dare le nostre vite e dare la vita.

Così come inizia il vangelo di Marco: Inizio del vangelo di Gesù. A prima
vista sembra un’annotazione pratica, un semplice titolo del racconto. Ma se ci
guardiamo dentro, vediamo che qui compare, per la prima volta, la parola
decisiva per la nostra fede: il termine vangelo.
Con il suo significato di bella, lieta, gioiosa notizia.

Inizio di una notizia buona.
Dio si propone come il Dio degli inizi. E ciò che fa ricominciare a vivere, a
progettare, a stringere legami, ciò che fa ripartire la vita è sempre una buona
notizia, una fessura o una passione di speranza.

Iniziare da una notizia
buona e non dalle mille cattive notizie, come è prassi sui media, ci fa
sembrare fuori dal mondo. Eppure tocca ripartire sempre dal bene che c’è
nell’altro, nella famiglia, nell’Egitto e
nell’Assiria dice Isaia, nei nemici e in Israele.

Cercare il buono anche nel
cattivo, e anche in me.

Inizio del vangelo che è Gesù Cristo. La bella notizia è una persona, il vangelo è Gesù, un Dio che fiorisce sotto il nostro sole, e che fa
fiorire l’umano. E i suoi occhi che guariscono quando accarezzano, e la sua
voce che atterra i demoni tanto è forte, e che incanta i bambini tanto è dolce,
e che perdona. E che disegna un mondo altro, un altro mondo possibile. Un altro
cuore.

Diventare io e tu buona notizia: tu e io via di pace dentro
la violenza; buona notizia di onestà dentro il malaffare; buona notizia di
fiducia dentro la sfiducia….solo 2 italiani su dieci hanno fiducia negli
altri; ma la sfiducia genera sospetto, il sospetto genera paura, la paura odio,
l’odio violenza, la violenza genera morte. La fiducia, la fede si oppone alla
morte.

Paolo ha oggi una frase
memorabile: in Gesù abbiamo la libertà di
accedere a Dio (Ef 3,12). La libertà dell’accesso, strada libera; strada
aperta e diritta verso il cuore di Dio. L’accesso è libero, liberato da Gesù:
il suo vangelo non è una morale, ma una splendida liberazione…

Viene dopo di me, uno più forte. Notiamo il verbo centrale: viene, al presente. Giovanni non dice: verrà, un giorno. Non proclama: sta
per venire, tra poco, e sarebbe già una cosa grande. Ma semplice, diretto,
sicuro, dice: viene.

Giorno per giorno,
continuamente, adesso, Dio viene. Anche se non lo vedi, viene; anche se non ti
accorgi di lui, è in cammino su tutte le strade.  È bello questo mondo immaginato come pieno di orme di Dio, all’angolo
di ogni strada.

Noi pensiamo che la
presenza del Signore si sia rarefatta, che il Regno di Dio sia perdente. Che
siano altri i regni vincenti: i califfati, lo stato islamico! E l’economia, il
mercato, l’idolo del denaro, lo spettacolo.

Invece no: il mondo intero
è più vicino al Regno di Dio oggi, di dieci o vent’anni fa.

Il vangelo d’avvento ci aiuta
a non smarrire il cuore, a non appesantirlo di paure e delusioni. Ci sarà sempre un momento in cui ci
sentiremo col cuore pesante. Ho provato anch’io lo scoraggiamento, molte volte,
ma non gli permetto di mangiare nel mio piatto, non gli permetto di sedere sul
trono del mio cuore.

Il motivo è questo: fin
dentro i muscoli e le ossa io so una cosa, come la sapete voi, ed è che non può
esserci disperazione finché ricordo perché sono venuto sulla terra, di chi sono
al servizio, chi mi ha mandato qui. E chi sta venendo: viene il più forte.

Questo mondo contiene Lui!
Che Viene, che è qui, che cresce dentro; c’è un Liberatore, esperto di nascite,
in cammino su tutte le strade.

Alzatevi, guardate in alto e lontano, perché la vostra
liberazione è vicina.
Uomini e donne
in piedi, a testa alta, occhi alti e liberi: così vede i discepoli il vangelo.
Gente dalla vita verticale e dallo sguardo profondo.

Il vangelo ci insegna a
leggere la storia come grembo di futuro, a non fermarci all’oggi: questo mondo
porta un altro mondo nel grembo. Da custodire con combattiva tenerezza.

Un mondo più buono e più
giusto, dove Dio viene, vicino e caldo come il respiro, forte come il cuore,
bello come il sogno più bello.

 

Preghiera alla comunione.

 

Signore, manda ancora profeti,

come stelle a indicare la via,

come miele nel deserto.

 

Mandaci ancora profeti,

uomini certi di Dio,

donne dal cuore in fiamme

voci che parlino al cuore.

 

E là dove la vita si era fermata

vieni tu, a farci ripartire,

solo tu, a farci vivere soltanto inizi.

 

Vieni e resta vicino,

vicino come il respiro

forte come il sangue,

vicino e caldo come una perla di luce seminata

nel cuore vivo di tutte le cose.

Amen.

p. Ermes Ronchi