2 Febbraio 2016

IL LINGUAGGIO DELLA MALATTIA

 

Partiamo subito con un principio importante: il nostro corpo è sempre sincero, anche quando noi simuliamo. Anzi il nostro tentativo di simulare reazioni o nascondere qualcosa che pensiamo possa creare disagio a noi stessi ed agli altri si traduce in un’altra forma di disagio.
Non riusciamo a nascondere realmente quello che siamo perché il corpo stesso si ribella, recalcitra di voler essere quello che è e non ciò che vorremmo fosse.

In base a questo principio molte patologie costituiscono un linguaggio vero e proprio che andrebbe interpretato attraverso un’analisi molto attenta e perspicace che tenga conto anche di altri fattori personali e contestuali.

Mi spiego meglio: ogni patologia è un po’ uno squilibrio bioenergetico che intacca la nostra personale gestione omeostatica.

Una colite cronica, ad esempio, potrebbe significare una difficoltà a controllare certe emozioni causate da vecchi sensi di colpa non risolti. In genere le patologie legate al metabolismo basale sono
causate da una certa difficoltà a comprendere i grandi interrogativi esistenziali.

Quelle legate al sistema respiratorio, invece, si riferiscono all’incapacità di adattarsi a certe situazioni in determinati ambienti: ecco che subentrano allergie, asma, riniti, bronchiti ecc.

Le patologie della pelle provengono da problemi relazionali: l’individuo crea inconsciamente una barriera sociale per isolarsi.

I disturbi legati al sistema escretore (reni, vescica ecc.) potrebbero significare la paura del distacco o l’ossessione per la propria integrità psico-fisica.

Chi soffre di emicranie o cefalee indica insoddisfazione e delusione verso se stesso perché non riesce ad orientare la propria vita per l’autorealizzazione che desidererebbe.

Chi è soggetto a malattie auto-immuni rifiuta una certa flessibilità nelle scelte esistenziali.
Le patologie a carico del sistema nervoso possono essere dovute alla scarsa accettazione del proprio modo di essere.

Le cardiopatie ed i disturbi corcolatori in genere sono il frutto di una affettività scarsamente gestita o mal corrisposta come per i diabetici.

Quando la deambulazione è compromessa, significa un blocco evolutivo, una forma di rifiuto interiore a procedere nell’esplorazione esistenziale.

Gesù Cristo non soffriva di malattie personali. I Vangeli, almeno, non ne accennano.
Questo potrebbe significare che, essendo l’uomo perfettamente riconciliato con se stesso, con il Cosmo e con Dio, la sua omeostasi era perfetta ed il dolore che ha dovuto patire, come descritto nei Vangeli, è stato causato da eventi esterni accaniti sulla sua persona in perfetto equilibrio interiore, perché la sua missione è stata quella di caricarsi degli squilibri dell’umanità intera per riportare ogni uomo alla sua integrità verso la dimensione trascendentale.

 

(Pier Angelo Piai)