7 Settembre 2003

Effatà: ascoltare e parlare

EFFATA’ : Ascoltare e parlare.

Gesù, come per il cieco nato, usa un rituale molto corporeo per guarire un sordomuto.(dita negli orecchi, saliva sulla lingua) “Gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. (Mc.7,35)
E’ come se volesse integrare la sua corporeità nella nostra per farci capire che il processo di “cristizzazione” in noi ci porta alla Verità, per cui possiamo eliminare in noi la sordità e la capacità di comunicare.

In effetti tutti noi pensiamo di saper “ascoltare”. Ma è un ascolto molto relativo e disturbato dal nostro egoismo e dai pregiudizi personali, culturali, ideologici e sociali. Se Gesù non ci risana non sappiamo né ascoltare né parlare correttamente.
Gran parte della giornata passa tra cose materiali, ma difficilmente sappiamo ascoltare Dio che ci parla anche attraverso di loro o attraverso gli eventi quotidiani. Una mente attenta si interpella su tutto perché è alla ricerca della verità, costi quel che costi. Ogni giorno ci è dato per scoprire gradualmente la Verità, ma il nostro stato di “sordomutismo” ci fa rimanere alla superficie delle cose e degli eventi. Spesso ci buttiamo nell’attivismo sfrenato semplicemente per non voler “pensare” e per sentirci gratificati attraverso l’auto-affermazione sugli altri. Peggio ancora quando ci impaludiamo nella soddisfazione sfrenata dei sensi.

Sono solo degli accorgimenti per non impegnarci alla ricerca della Verità. In questo modo non riusciamo nemmeno a “parlare”. Se registrassimo i nostre parole espresse nell’arco di una intera giornata e con molta pazienza e coraggio potessimo riascoltarle in un clima di raccoglimento spirituale, rimarremmo allibiti.

Luoghi comuni, superficialità, pettegolezzi, materialismo, adulazione, falsità, aggressività, invidia, rivalità, orgoglio, vanità…troveremmo tutti gli ingredienti contrari allo Spirito. Ed anche tutte le intenzioni contrarie alla ricerca della Verità, soprattutto la pigrizia e la paura di conoscerci così come si è, con tutti i nostri difetti, vizi e fragilità.

Se invece siamo disposti a lasciarci affinare dallo Spirito, allora l’ascolto diventa autentico e più globale. Vedremmo meglio luci ed ombre del nostro animo senza troppo timore, anzi il nostro stesso ascolto scaturisce nello stupore per un Padre che ha fatto così tante meraviglie e ne continua a fare, nonostante la nostra durezza di cuore e la nostra indegnità.

Il nostro parlare, proveniente dal cuore e sugegrito dallo Spirito, si tramuterebbe in una continua lode a Dio e smetteremmo di rivelarci meschini e superficiali. Troveremmo infinite ragioni per lodarLo e ringraziarlo, invece di mormorare e lamentarci continuamente delle cose che secondo noi non vanno. Ascoltare realmente, allora, significa avere anche una visione più globale della vita e della Verità, fonte della vera gioia interiore.

Quando la lode scaturisce spontaneamente dal nostro cuore, allora è realmente lo Spirito che lavora in noi.
Effatà! Si aprano i nostri orecchi interiori per ascoltare la Verità, soprattutto nel quotidiano. Che le cose comuni non diventino un logorìo: esse sono tali perché non prestiamo sufficientemente ascolto alla voce dello Spirito, il quale geme e soffre in ognuno di noi.

Nulla è scontato o banale: tutto ciò che esiste o succede serve ad ammaestrarci. Ogni persona è messa sul nostro cammino per farci prendere coscienza che la Verità si trova ovunque, se lo vogliamo. Anche nella piccola platea della vita quotidiana in cui ci troviamo ad agire. Non dobbiamo desiderare di espandere il nostro “io” sugli altri, altrimenti la nostra mente si sclerotizza, e non è più capace di ascoltare lo Spirito negli altri e negli eventi.

Chi ama veramente non si chiude nel suo “io” mentale espandibile, ma si apre con il cuore alla Verità, in qualsiasi situazione. Apre il suo cuore al prossimo con benevolenza e generosità e desidera che ognuno si evolva e raggiunga il fine spirituale per cui è stato creato.

Pier Angelo Piai