4 Settembre 2005

Il nocciolo dell’educazione

“Noi vogliamo cambiare la superficie delle cose senza andare al nocciolo della questione. Il nocciolo della questione è l’educazione. Tutti gli entusiasti del cambiamento esterno ignorano i problemi fondamentali.” – sosteneva Krishnamurti prima di sciogliere l’associazione teosofica di cui era capo.
Oggi si parla molto dell’educazione, ma si fa poco per attuarla nella giusta direzione.

L’educazione è un processo che dura tutta la vita, ma deve essere inizialmente pilotato perché il suo fine è quello di rendere la persona libera dai condizionamenti ed autonoma. E questo obiettivo non è assolutamente facile da raggiungere.

Basta dare uno sguardo attorno per capire gli effetti dell’educazione del passato: dislivelli economici, guerre, malattie, violenza, indifferenza, egoismo, edonismo, ecc.

Si sa che i primi educatori sono i genitori, i quali a loro volta trasmettono spesso il tipo di educazione distorta che hanno ricevuto dai loro genitori e dalla società. Ma un ruolo fondamentale lo svolge anche la scuola, ciò che molti politici non vogliono capire e per la quale investono poco e male.

Molte scuole pubbliche e private, nonostante si parli di riforme, continuano in sostanza ad impartire il tipo di educazione tradizionale trasmettendo i soliti pregiudizi ed inculcando negli allievi che una delle mete fondamentali della vita è il prestigio sociale che si raggiunge attraverso la conoscenza dei fenomeni naturali e sociali, delle attività economiche, della scienza e della tecnica, ecc.

Se ogni insegnante, indipendentemente dalla materia che insegna, trasmettesse il vero amore per la conoscenza ma contemporaneamente stimolasse l’allievo a conoscere soprattutto se stesso, molti problemi potrebbero essere risolti.

La scuola continua ad essere strutturata sostanzialmente come nel passato.
Pochi di coloro che detengono le leve del potere capiscono che l’educazione è fondamentale per la società di oggi e di domani. E’ per questo che si investe molto poco e gli insegnanti vengono anche scarsamente retribuiti.

Un educatore che ha buone intenzioni, spesso si trova ostacolato dalla pesantezza burocratica che impone l’ipocrisia delle riforme: in effetti molte scuole di qualsiasi ordine e grado, per usufruire di fondi e riconoscimenti, sono impegnate a dimostrare ai burocrati che la struttura in cui operano i formatori è valida in base ad alcuni obiettivi e parametri dai contenuti roboanti ma che in realtà poco hanno a che fare con la vera educazione.

Ciò comporta una serie di impegni strettamente burocratici che portano via del prezioso tempo all’insegnamento creativo.
E questo a scapito del dialogo aperto e sincero che ogni insegnante dovrebbe avere con gli allievi per aiutarli a crescere in modo critico e consapevole.

Ipocritamente si parla di formazione, ma essa è incompleta se l’allievo non sa amare se stesso, gli altri e la vita.

Pier Angelo Piai