dl Messaggero Veneto del 9/02/03
Dal sonno della ragione il revival del satanismo
La visione del mondo entro cui si muovono gli scritti del Nuovo Testamento non è precisamente quella familiare all’uomo contemporaneo. Al tempo di Gesù, e dei Vangeli, si vedeva il mondo articolato su tre piani. Al centro stava la terra, al di sopra di essa il cielo e al di sotto gli inferi. Sulla terra, abitazione dell’uomo, si scontravano le forze soprannaturali, del bene e del male.
Le potenze oscure, minacciose e insidiose, potevano anche impadronirsi dell’uomo e del suo destino, invaderlo, possederlo. Di qui le invasioni e possessioni diaboliche, l’ossessione (da “obsessio”, parola latina che significa assedio, e “ossesso” che significa assediato, invasato dallo spirito maligno). Ma anche l’intervento delle forze benefiche, prime fra tutte quelle angeliche: dagli angeli della corte celeste che celebrano l’Altissimo e lo consigliano, ai custodi degli individui, ai protettori dei popoli, ai messaggeri inviati a dare spiegazione dei progetti divini.
Oggi i cristiani fondamentalisti, impegnati nel ricupero dei fondamenti della fede, ripropongono la Bibbia nella sua interpretazione letterale e, con essa, il suo immaginario.
Nel suo “Nuovo Testamento e mitologia. Il problema della demitizzazione del messaggio neotestamentario”, Rudolph Bultmann, il grande studioso della Bibbia scomparso una trentina d’anni fa, scriveva che la pretesa «che l’uomo sia capace di accettare come vera la visione mitica del mondo… è assurda e impossibile.
Assurda, poiché la visione mitica del mondo come tale non è affatto specificamente cristiana, ma è semplicemente la visione che del mondo si aveva in un’epoca remota e che non aveva ricevuto ancora l’impronta del pensiero scientifico. Impossibile, giacché una visione del mondo non la si può far propria in base a una decisione, ma viene sempre offerta all’uomo nella sua concreta situazione storica».
Se vogliamo capire ciò che troviamo scritto nei racconti evangelici dobbiamo interpretarlo, decifrarlo in un mondo culturale differente dal nostro.
Già Galilei diceva che la Bibbia non è il libro che parla del cielo, ma che porta al cielo. Interpretare un testo “alla lettera”, non vederlo cioè incarnato in un con-testo, in un mondo culturale differente dal nostro, significa dare per scontato ciò che scontato non è, che valgano cioè anche per noi la cosmologia, la cosmogonia, l’angelologia e la demonologia del tempo in cui fu scritto.
E ciò significa interpretarlo male, far dire a Dio ciò che Dio non dice affatto, imporre gioghi insopportabili, sacrifici intellettuali che Dio non pretende da nessuno, addirittura sacrifici umani (pensa al rogo delle streghe, da cui si voleva cacciare con il fuoco lo spirito del male che vi si era insediato). Chi non distingue tra messaggio perennemente valido e contesto culturale in continua mutazione, tra nucleo della verità e suoi rivestimenti, confonde la fede di sempre con le scienze, o stregonerie, del tempo.
L’attuale revival di satanismo e angelismo, amplificato a dismisura dagli stregoni di ogni fatta che si affacciano giorno e notte sugli schermi televisivi, è il risultato appunto di questo sonno della ragione e suoi mostri.
Il Vangelo, la bella notizia che Gesù porta agli uomini di ogni tempo e cultura, è il messaggio che libera gli uomini da tutti i principati e potestà, dai dominatori di questo mondo, che Paolo considera ormai ridotti al nulla, compreso l’ultimo, il più ostico di tutti, la morte.
Marco vede la signoria di Dio irrompere nel mondo nel Gesù che caccia i demoni. Il primo gesto che egli opera, secondo il nostro evangelista, è appunto un esorcismo, la guarigione, nella sinagoga di Cafarnao, di un uomo posseduto da uno spirito immondo, che abbandona la preda urlando: «Sei venuto a rovinarci. Io so chi tu sei: il santo di Dio» (v.24).
Ma Gesù non caccia i demoni come i rabbini e sacerdoti del tardo giudaismo, che ricorrevano ad amuleti, a formule magiche soltanto a loro note, invocazioni a Dio insistentemente ripetute, e tanto meno come le streghe e stregoni nostrani. Gesù libera con la sua parola onnipotente, con un’autorità che nessuno ha mai conosciuto e che riempie tutti di meraviglia.
Uscito dalla sinagoga, in compagnia dei primi quattro discepoli appena reclutati tra i pescatori del lago, Gesù si reca nella casa di Pietro, campo base per le sue escursioni nei paesi della Galilea. «Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni, ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano» (Mc 1,32-34).
Questo è l’inizio marciano della missione di Gesù. E questo sarà anche l’inizio della missione dei primi discepoli, inviati nel mondo a predicare e a risanare, ad annunciare che Dio libera e a liberare tutti i prigionieri: nel corpo, nell’anima e nella psiche.