18 Febbraio 2003

Scambio di doni

26° Capitolo

“date e vi sarà dato”

Dio ha bisogno dei nostri sacrifici? Cosa intendiamo per sacrificio?
Il vero sacrificio è un modo per amare il Signore attraverso il nostro essere e quello del prossimo.
Il Signore ci ha donato ogni atomo del nostro corpo : possiamo forse crearne solo uno dal nulla?
CI ha donato ogni cellula, ogni tessuto, ogni organo, ogni membro. La mente, l’ intelligenza.

Ci ha donato l’anima immortale che vivifica ogni dimensione dell’esistenza.
Ci ha donato l’Universo che ci circonda. Ci ha messo accanto persone che ci amano e che contraccambiamo.
Ogni stato di coscienza istantaneo è un dono. Ogni evento è un dono. Tutto, insomma, ci è stato donato. Anche suo Figlio e sua Madre. Abbiamo un Padre, una Madre ed un Fratello spirituali che sorreggono la nostra vita spirituale. Abbiamo milioni di fratelli spirituali…

Dio dona gratuitamente senza calcolare la nostra riconoscenza. Egli dona nel silenzio, e basta, perché fa piovere sui buoni e sui cattivi. Egli dona tutto se stesso affinché noi possiamo crescere nella perfezione dell’amore.
Essere perfetti significa diventare simili a Lui, operare come Lui opera, proprio perché l’Amore perfetto desidera la perfezione. Dio è delicatezza, discrezione, umiltà, presenza assente ed assenza presente. Egli ama che io ami. Ama liberamente affinché io ami liberamente. E’ la sua pedagogia. E’ il suo modo di essere, sempre fedele a se stesso, immutabile.
A questo punto sorge spontanea la riflessione: se tutto ci è stato dato, se da Lui riceviamo ogni cosa, che cosa possiamo dargli che non abbiamo da lui ricevuto? E’ possibile una certa forma di reciprocità?

Ebbene, Dio ha pensato anche a questo in virtù del suo infinito Amore. Egli non schiaccia la sua creatura rimanendosene terribilmente isolato nella sua onnipotenza. Anzi, entra nella nostra dimensione storica attraverso il mistero dell’Incarnazione per strapparci dal nulla. Condivide nelle sue stesse fibre la fatica universale del dolore per trasfigurarlo in un sacrificio a lui gradito.

Ma il nostro “io” così interamente donato cosa può dargli in contraccambio? Sappiamo che tutto è gratuito, anche la salvezza. Potremmo dare tutte le nostre sostanze (che sono suo dono) ai poveri e vivere nella miseria. Il rischio, però, potrebbe nascondersi nel sottile orgoglio spirituale che costituirebbe una nuova forma di ricchezza che ci farebbe sentire a posto con la coscienza e con Dio…(non sappia la tua destra)…

C’é un barlume che ci può dare un orientamento. E’ quello relativo alla volontà, cioé la capacità insita in noi di scegliere liberamente, che media tra l’intelligenza ed il cuore.
La volontà che qui intendo, anche se è in stretta relazione con la coscienza, non è “intelletto”, o semplicemente “appetito razionale”, ma una libera facoltà della nostra anima (Sant’Agostino affermava che la volontà è in tutti gli atti degli uomini, anzi tutti gli atti nient’altro sono che volontà – De Civ.Dei XIV,6)

Questa volontà, per quanti condizionamenti possa subire, agisce su di un campo d’azione limitato, ma contemporaneamente quasi infinitamente ricco di opportunità. E’ un po’ come quando disegniamo una superficie: poniamo un ipotetico perimetro attorno ad una infinità di punti che compongono la stessa superficie.
Dio non vuole limitare la nostra libertà (pur potendolo), proprio perché è fedele a se stesso. L’uomo è il capolavoro del creato, perché a sua immagine e somiglianza, soprattutto nella libertà. Egli vuole la nostra perfezione, perché raggiungendo la perfezione portiamo a termine il suo progetto e così viene glorificato. Sembra incredibile, eppure la nostra libertà fa sì che le nostre scelte possano essere orientate dalla volontà. La vita è una continua scelta ed ogni scelta che ci avvicina al progetto divino, glorifica Dio.

Contempliamo Cristo appeso alla croce, sospeso tra cielo e terra, intento a compiere fino in fondo la volontà del Padre, nonostante il buio attorno a sé e dentro di sé. Distaccato dalla terra, dagli amici, dagli affetti terreni, dalla propria dignità e dalla propria volontà. Attorno a sé ostilità, oscurità. Nemmeno la preghiera gli apparteneva: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La preghiera più povera e sobria è suggerita dai salmi. Nel suo corpo il disagio delle incredibili sofferenze fisiche, nel suo animo l’angoscia più profonda del totale annullamento della sua umanità. Egli ha così voluto glorificare il Padre: non la mia, ma la tua volontà!

Il primo e il più perfetto tra gli uomini ha sacrificato tutto il suo essere al Padre, in perfetta umiltà.
Ognuno di noi può liberamente offrire qualcosa a Dio esercitando la sua volontà:
Ti offriamo questo corpo stanco e dolorante, o Signore. Ogni più piccolo disagio della vita. I momenti di noia, di angoscia, di paura, di disorientamento, di smarrimento, di scetticismo, di viltà, di pigrizia, di inazione, di tedio, di sconforto. Raccogli, o Padre ogni istante della nostra vita, anche quello che ai nostri occhi ed a quelli degli altri possano sembrare i più inutili . Raccogli ogni lacrima esteriore ed interiore. Tu lo vedi che siamo un fascio di contraddizioni.

Tu lo sai, perché ci conosci a fondo, ma aspetti da noi sempre un puro atto di gratuità. Lo aspetti con pazienza. E quando scorgi un barlume di purezza nel nostro dono gioisci e c ti stupisci. Hai creato l’uomo per un fine che solo Tu conosci. Tu sei ancora più vicino ad ogni cuore affranto dal peso della sua croce. Non disprezzi alcun piccolo gesto d’amore nei tuoi confronti e nei confronti dei fratelli. Maria esclamava :” L’anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Anche tu, nella tua infinita umiltà, sai magnificare ogni anima, valorizzandone ogni piccolo gesto di gratuità ed esulti di gioia ogni volta che ci pentiamo e ci rivolgiamo a Te. Sì, crediamo a questa tua inimmaginabile umiltà, o Signore Padre, Fratello, Energia purissima. Ti contempliamo imperfettamente, ma tu contempli quel po’ di buono che c’é in noi in maniera perfetta.

E sappiamo che sei contento della tua Creazione, perché ogni uomo che vive in Te ti glorifica. Tu non tieni conto dei suoi difetti e delle sue numerose imperfezioni: le conosci tutte le nostre ingratitudini! Le conoscevi dall’eternità e le hai espiate tutte per noi durante la tua faticosa vita terrena e soprattutto nella tua dolorosissima passione e morte sul Calvario. Ispira in noi e in tutti i fratelli sentimenti di contrizione per essere così ingrati nei tuoi confronti, ma aiutaci a non disperare e a credere che la tua magnanimità supera ogni nostra più grande miseria. Tu non ci hai creati per il gusto di vederci cadere nella rovina, lontano da te. Tu ci hai creati e salvati per donarci la felicità di condividere la tua divinità. Ci doni la capacità di donare per poter partecipare dell’amore trinitario. Non ci turbi la nostra estrema fragilità, ma ci consoli il fatto che la nostra miseria attira la tua misericordia.

Che tu venga glorificato da ogni tua creatura.
Non capiamo, Signore, perché tu abbia permesso che la nostra vita trascorri in questa valle di lacrime, ma donaci la fede, la speranza e la carità affinché crediamo “in spes contra spes” ,che tutto concorre al bene di chi ti ama. Permettendo questa estrema fragilità, tu ci hai dato la possibilità di amarti in modo particolare, per cui gli stessi angeli si meravigliano dell’immensa fatica che facciamo per scegliere quel po’ di bene che scaturisce dalla nostra anima inondata dalla tua grazia.
Ma forse il segreto di tutto questo incredibile dramma, si racchiude nella frase che Tu stesso hai pronunciato: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. (Lc.12,32)”

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Come uno di noi