17 Agosto 2007

Carismi di Raffaella Lionetti

BILOCAZIONE

Spesso Raffaella fu favorita di questo dono, comune nella vita di altre anime mistiche.
I presenti alle volte la sentivano dire: “Vado! “. Il suo corpo allora restava come inerte e si riprendeva solo dopo un tempo più o meno lungo, come se la sua persona si rianimasse.
In quelle circostanze, a sua dichiarazione, il Signore la portava a vedere luoghi oppure ad incontrare persone.
Descriviamo un paio di esempi significativi.

Le signorine Anselmi di Valdobbiadene, da lei conosciute, avendo programmato una gita in Cecoslovacchia, passando per Udine si erano fermate per salutare Raffaella.
Avendo sentito che andavano in tale regione, le consigliò di visitare un bel santuario, offrendo loro una descrizione particolareggiata del posto, della strada di accesso e dei paraggi.
Al ritorno, le stesse persone confermarono l’esattezza della descrizione fatta loro dalla Raffaella che, logicamente, non era mai stata fisicamente da quelle parti.
Proprio nella circostanza di questo incontro, ad una delle sorelle, ricordò la promessa da lei fatta al Signore, all’età di sei anni e che l’interessata aveva ormai completamente dimenticata.

Scrive la nipote Corvasce Maria Teresa:

Molte volte ho avvertito la presenza di zia Raffaella; sentivo che era con me anche se effettivamente ci dividevano oltre mille chilometri.

Parecchie volte mi ha rimproverata per vari motivi, perché esserle vicina spiritualmente significava seguire quello che lei diceva.
Non voleva assolutamente, per esempio, che noi ragazze indossassimo magliette o vestiti troppo scollati o senza maniche e gonne che fossero al di sopra del ginocchio, perchè diceva che la Madonna le aveva detto più volte che certi atteggiamenti offendevano la modestia.

Nel mese di Settembre del 1989 sono andata al matrimonio di una mia amica.
Quel giorno indossavo un vestito scollato ma non pensavo certo che zia Raffaella lo potesse sapere, dato che io vivo a Barletta, una citta delle Puglie.
Invece la mattina seguente, appena sveglia, ho ricevuto una sua telefonata.
Mi ha rimproverata duramente per il mio comportamento, sottolineando che, quando io ero nella sala, lei più volte mi aveva tirato il vestito per un richiamo di serietà.
Immaginarsi per me, il valore di questa lezione!

(Nel diario sono descritti altri fatti, per convalidare questo dono particolare).

CON MARIA

La Santa Messa costituiva desiderato appuntamento giornaliero per Raffaella che frequentava, di solito, la chiesa cittadina di San Giacomo.
La raggiungeva a piedi, accompagnata dalle fedeli amiche di casa, o portata in macchina quando le condizioni di salute erano diventate precarie.

Il sacrificio di Cristo era anche il suo, perché lo riviveva sensibilmente nel vivo della sua carne ferita dalle stimmate.
In casa, la preghiera preferita era quella del Rosario. Portava al collo una graziosa corona d’oro, mentre nelle mani stringeva abitualmente quella usuale legata alla recita di tanti Rosari.

Di fronte al letto della sua settimanale passione vissuta ogni giovedi, campeggiava un grande quadro che ritrae la “pietà” come scena di profondo dolore.
Era unita alla Passione di Cristo, ma anche alla “corredentrice”, presente sotto la croce sul Calvario.
E la Madonna la ripagava maternamente per questa “compassione” ai suoi dolori.
Lo faceva favorendola con particolari visioni, con una presenza che ripagava sofferenze e dolori.

Tante volte anche il gruppo di preghiera ha avuto segni sensibili di questa presenza, mentre Raffaella vedeva la Madonna e conversava amabilmente con lei.
I fatti che riportiamo, si sono ripetuti spesse volte, in forme e
circostanze più o meno simili, nella casa di Raffaella.
Alle volte, quando durante la preghiera Raffaella aveva la visione della Madonna, veniva posta sul tavolo una bacinella d’acqua. Questa cresceva a vista d’occhio moltiplicandosi, tanto che i presenti potevano riempire, senza che si esaurisse, bottiglie ed altri contenitori che poi venivano portati nelle case come segno di benedizione.

Nella bacinella dove I’acqua cresceva spontaneamente, alle volte si vedevano come dei piccoli granelli scuri che, al tatto, si scioglievano, profumando le mani.
Alle volte, sempre al momento della apparizione, i presenti vedevano scendere nella stanza come dei piccoli fiocchi di neve o petali di fiori profumati che si dissolvevano al tatto.

Spesso, durante I’apparizione, la stanza era come invasa da una nebbia diffusa che profumava oggetti e persone.
La fedele Augusta riferisce una circostanza che, a suo dire, la impressionava fortemente ed era quella di vedere sparire all’istante il sangue dalle mani e dal volto, quando, il giorno di gioved! (giorno di passione per Raffaella), aveva il conforto della presenza della Madonna.
Restavano invece inalterate le macchie di sangue che avevano impregnato il vestito o le lenzuola.

Negli ultimi tempi le apparizioni della Madonna non furono accompagnate da segni esterni particolari perchè, vedendo I’ansia con cui i presenti attendevano tali prodigi, Raffaella aveva chiesto che tutto potesse svolgersi in un clima di sola preghiera.

MISSIONE DI BONTA’

Pur vivendo nel nascondimento, Raffaella sentiva di avere una missione di bontà da svolgere in favore dei poveri e degli emarginati.
Per poterlo fare in modo tangibile, alle volte era costretta a
chiedere dei piccoli prestiti a persone amiche, con la promessa di farne restituzione al piii presto possibile.

Tutto si svolgeva con la massima discrezione, nella quotidianità
di azioni semplici e comuni. Riferiamo un fatto dal quale traspare anche una particolare gratificazione da parte del Signore.
Un giorno, racconta l’inseparabile Augusta, eravamo al banchetto del mercato.
Raffaella si sentì interiormente spinta a recare aiuto a due vecchi
coniugi che vivevano in un casolare fuori Udine.
Presa allora la bicicletta, volle partire subito anche se il tempo era
piovoso.

Rintracciò quel casolare che il Signore le aveva mostrato, conse-
gnò un discreto aiuto finanziario ai due vecchi coniugi che si meravigliarono, benedicendo la Provvidenza per quella presenza insperata.
Raffaella prese la via del ritorno, presentandosi di nuovo al
banco perfettamente asciutta negli abiti, nonostante la pioggia che stava cadendo.
Da notare che, partita Raffaella per quella missione, Augusta,
rimasta sola al lavoro, si rammaricava pensando alla biancheria
che aveva steso in cortile e che, al ritorno, avrebbe trovata sporca, a causa degli schizzi di terra sollevata dalla pioggia battente.

Rientrata in casa all’arrivo di Raffaella, pur trovando la porta regolarmente chiusa come I’aveva lasciata al mattino vide che la biancheria era stata raccolta, trovandola accuratamente piegata e perfino profumata, in una stanza di casa.
Siamo a livello di fioretti francescani, ma non conviene dimostrarsi increduli, data la realtà genuina del racconto.

Un giorno, presente suor Chiara del collegio Paolini di Udine, mentre erano diretti per una visita ad un Santuario, Raffaella ebbe la visione di Gesù e del fratello Beppino, di cui in mattinata erano stati celebrati i funerali.
Il fratello la pregava di recarsi a Napoli, nella chiesa del Gesù, per ringraziare il dott. Moscati, sepolto in quel luogo.

Nella visione le confidò che per intercessione di quel santo medico, morto in concetto di santita, lui aveva potuto morire serenamente perchè, apparso accanto al letto, gli aveva posto la mano sulla gola ammalata di cancro, togliendogli ogni sofferenza, mentre, a detta dei medici curanti, avrebbe dovuto morire soffocato, con dolori lancinanti.
La sorella segui l’ordine, ma conviene notare che lei n
on conosceva affatto questa chiesa di Napoli e che non aveva mai, prima d’allora, sentito parlare del dott. Moscati.

IL MALIGNO

I fatti legati all’opera del maligno, nella vita di Raffaella, se raccontati per esteso, costituirebbero un “dossier” davvero impressionante.
Ne diamo resoconto per sommi capi, anche perchè molti di questi sono già ricordati nel “diario”.
E’ stata maltrattata nei modi più impensati, con battiture, spinte, cadute, arrivo di oggetti scagliati da lontano, strappo ai vestiti, colpi al viso con conseguenti ematomi ben evidenti.

Un giorno è stata trovata chiusa in un armadio con la bocca imbavagliata.
Un’altra volta, la testa le è stata letteralmente infilata nel water del rustico bagno di casa (Via Cisis).
L’asciugamano posto in quel luogo era stato stranamente strappato a larghe strisce e con queste le erano state legate le gambe e le mani dietro la schiena. Lei si lamentava, ma nessuno riusciva ad aprire la porta neppure agendo con la forza.

Da notare che questa non era chiusa a chiave e risultava anche abbastanza sconnessa. Alla fine, per toglierla da quella incomoda e pericolosa posizione, per non rovinarle la testa, si dovette agire con estrema delicatezza.
E’ stata scaraventata sotto il letto, eppure non c’era adeguata
distanza fra il pavimento e I’asse di sostegno della rete perché il corpo potesse passare.

Una volta la testa le è stata violentemente infilata fra i pioli della sedia, costringendo poi i presenti a ricorrere ad una sega per poterla liberare.
Uno degli scherzi più eclatanti era dato dal fatto che più volte, a tavola apparecchiata, la tovaglia veniva improvvisamente sottratta, mandando in frantumi per terra piatti ed oggetti posti sul tavolo stesso.
Altre volte erano i cibi, già pronti nei piatti, che venivano improvvisamente e malamente mescolati.

Un violento schiaffo arrivato da chi sa dove, le ha tumefatto una guancia alla fermata dell’autobus cittadino.
Mentre andava in bicicletta, alle volte, una forza perversa la faceva traballare per la strada con vero pericolo per i passanti.

Era pauroso il girotondo alla quale era alle volte costretta, come se qualcuno I’avesse presa per mano e spinta a correre in giro per la casa, senza che i presenti potessero fermare quel carosello indiavolato.
Non che lei fosse troppo propensa per i lavori di cucina; fatto sta che un giorno ebbe l’idea di preparare una buona orzata da riporre poi nelle bottiglie.

Stava seduta tenendo la terrina sulle ginocchia, girando il mestolo per amalgamare gli ingredienti. Ad un tratto la terrina le venne sottratta di mano ed il contenuto le fu rovesciato sulla testa, rendendola una maschera pietosa.
Un giorno, in seguito ad una lotta interiore con il maligno, d’improvviso le venne letteralmente spaccata e sfasciata addosso una poltroncina della stanza.

Non c’è da meravigliarsi se, oltre ai dolori per i fenomeni mistici del Giovedì, a causa di questi fatti ne risentì fortemente la salute e specie il cuore, con conseguenti dolori anginosi che I’hanno tormentata per anni.
I fatti sopra descritti, numerosi, specie nei primi tempi, non sono frutto di fantasia; hanno credibili testimoni che ne riferiscono i minimi particolari, anche se a questi sfugge (salvo quelli riportati nel diario) la data precisa in cui si sono verificati in loro presenza.

ANEDDOTI

Un giorno la signorina Rina, compagna inseparabile di Raffaella, le chiese perch6 alle volte trattasse le persone in modo brusco e quasi scostante.
Se non facessi cosi, fu la risposta, mi sfilerebbero anche i bottoni del vestito!

La signorina Covre afferma di aver iniziato a scrivere il diario (senza farne cenno a Raffaella), su suggerimento di madre Elisa Piazzi, dell’Istituto “Sorelle di Santa Gemma” in Camigliano (Lucca) e di mons. Antonio Cinelli, sacerdote di Perugia, dopo che questi aveva parlato con Raffaella nella Cappella privata di Madre Speranza, a Collevalenza.
Scriva e conservi tutte le testimonianze, le ~ stato detto; serviranno per un domani.

Per quanto riguarda il prodigio della Comunione, è successo la prima volta, dopo che nel 1957 lei  e le sorelle D’Agostini si erano trasferite a Udine.
Stavano dormendo, cinque donne, in un’unica camera.
Una sera Raffaella si svegliò di soprassalto, chiamando poi
anche le presenti, indicando loro, con evidente stupore, la particola che misteriosamente si era posata sulla lingua.

Raffaella è stata guidata da saggi e rigidi direttori spirituali e, fra questi, per diversi anni, dal prof. sac. Gino Benaglia, Stimmatino dell’Istituto Bertoni di Udine.
Lei naturalmente si fidava di questa guida, ma, specie negli anni legati alle prime esperienze mistiche, era portata ad avvicinare altre persone carismatiche, quasi per avere ulteriore conferma della autenticità di quello che Dio operava in lei.
Per questo ha avuto un rapporto di cordialissima familiarità con padre Pio da Pietrelcina.
Trovandosi a San Giovanni Rotondo in visita al padre, questi, alla sera, veniva in bilocazione nella stanza della pensione dove pernottava il gruppetto dei pellegrini udinesi, i quali seguivano ammirati il colloquio che si svolgeva tra la Raffaella ed il notissimo frate stimmatizzato.

Afferma il dott. Franco Marinatto: “Il grado di cultura di Raffa-ella non era certamente tale da interpretare fatti o avvenimenti in chiave politica.
Eravamo agli inizi della ascesa di Michael Gorbaciov, come capo della Russia, avvenimento, questo, che suscitava nel mondo sentimenti di grande attesa e speranza.
Parlando del fatto, con disarmante semplicità, lei mi disse della fine abbastanza rapida di questo statista dalla scena politica di quel grande paese”.