9 Giugno 2008

MEDIOCRITA’ E CREATIVITA’

IL SENSO DELL’INSIGNIFICANZA

E’ autentica la  vita quotidiana di molte persone ? Perché non la sanno vivere in modo straordinario? Si perdono in inutili desideri ed illusioni mentre la mediocrità domina in quasi tutto il loro agire, conseguenza della superficialità del loro pensiero.
Non sanno che, in fondo, ognuno di noi è ciò che pensa?

Mentalmente costruiscono idoli, ma finiscono per immedesimarsi in essi.
Diventano tutt’uno con essi. Gli idoli sono delle mete che vogliono raggiungere, ma che sono finalizzate a se stesse. Spesso la loro principale meta è possedere una bella casa, allora  la loro mente è indirizzata lì e tutte le energie interiori si esauriscono in questo desiderio che fossilizzerà la loro mente. Non riesce ad andare oltre perché si è creata una barriera.

Ignorano che quando coviamo delle illusioni diventano anche loro illusione, quando si lasciano avvinghiare dalle delusioni diventano “delusione” e quindi vivono da depressi.
Per l’uomo immerso nella mentalità odierna non è facile essere sincero con se stesso: è attaccato a pregiudizi, ideologie, condizionamenti. A volte alcuni  barlumi di lucidità  gli indicano lo stato della sua mente in modo più genuino, ma subito dopo ritorna alle sue abitudini, appesantito da desideri banali che lo inabissano nella solita mentalità piccolo-borghese rimanendo costantemente mediocre.

E’ necessario che il loro modo di pensare diventi autentico.
Ma devono scoprirlo da soli. Pochi di loro possono conoscere a fondo i propri contenuti mentali.
Su questo punto non dovrebbero dipendere dal giudizio di alcuno perché ognuno  è imprigionato dal suo limitato punto di vista e non può conoscere la propria dimensione interiore così come l’ha vissuta e la sta vivendo.

Il prossimo è necessario perché anche involontariamente lo aiutano a scoprire qualcosa di sè, ma nessuno può pretendere di conoscerlo realmente a fondo. Neanche i famigliari e nemmeno sè stessi perché gran parte dell’inconscio sfugge in quanto la dinamica delle pulsioni e delle idee hanno le loro origini nel proprio bagaglio genetico e nel vissuto reale e relazionale.

“Il sentimento dell’importanza dell’io porta inevitabilmente conflitto, lotta, sofferenza, perché sei costretto a preservare continuamente tale importanza” sosteneva Krishnamurti.
Se la persona afflitta da questo tipo di frustrazioni si soffermasse a riflettere senza pregiudizi sul perchè si sente insignificante, si accorgerebbe che la sua mediocrità è dovuta ad un certo disimpegno o ad una profonda demotivazione.

Ma è necessario capire meglio il significato reale che diamo a questo termine e  chiedere con chiarezza e coraggio le motivazioni di questa auto-percezione.
Forse l’uomo comune  vorrebbe  essere più ascoltato dagli altri?
Ma questo desiderio è già un sintomo di mediocrità. Perché gli altri dovrebbero ascoltarlo se spesso non sopporta nemmeno se stesso?

Desidera essere più protagonista?
Peggio ancora. Il desiderio di attenzione è infantile e denota un’estrema povertà interiore. Chi brama ardentemente il successo e magari raggiunge qualche obiettivo, rischia di illudersi di essere qualcuno che conta e che vale. Ma illude se stesso, perché il valore della nostra vita non dipende da ciò che gli altri pensano di noi. Il suo apparire è ingannevole: la massa percepisce solo qualcosa di esteriore ma non riesce ad intuire la sua interiorità se non si sofferma a riflettere seriamente.

La vera mediocrità, dunque,  è un modo personale di vedere la vita, se stessi e gli altri.
L’uomo è mediocre quando si adatta alle varie situazioni, subendo passivamente ogni tipo di condizionamento. Oppure quando non sa vivere la quotidianità in tutte le sue sfumature o nei suoi più misteriosi anfratti.

Il “mediocre” si abbandona al luogo comune. Si adegua alle mode di tutti i tipi.
Non si pone ulteriori interrogativi e non ricerca la verità per pigrizia o paura, non va a fondo delle cose e non vuole interpretare gli eventi.
Un artista rinomato potrebbe essere anche più mediocre di una persona comune, se non sa vivere in profondità, mentre un anonimo che valorizza ogni istante della sua vita per prenderne coscienza vive sopra le righe ed esce dalla mediocrità.

Ma la mediocrità consiste soprattutto nel non saper vivere in costante osservazione di se stessi e della vita. Chi è travolto dalla quotidianità ripetitiva e dalle basse passioni non potrà mai essere un vero creativo.

Il creativo, innanzittutto vive l’istante, ha uno sguardo episcopico, osserva a 360 gradi, non si confronta e non si lascia facilmente condizionare.
E’ creativo chi scopre in se stesso l’incredibile mistero della vita, del pensiero e dell’immaginazione. Una sana filosofia dovrebbe accompagnarci in tutti gli eventi della vita. Nulla è banale di ciò che esiste agli occhi del creativo.

Egli osserva in profondità ciò che gli altri non degnano nemmeno di uno sguardo.
E’ consapevole della straordinarietà di ogni esistenza, evento o pensiero.
L’autenticità richiede profondità interiore, la quale non significa arrovellarsi il cervello con sofismi finalizzati a se stessi, ma consiste semplicemente nell’attenta  e pacata osservazione di quello che uno è e del mondo circostante nella purezza dello sguardo.

Ma questo si ottiene nel vuoto interiore,  quando si è disposti a cogliere attentamente il dinamismo della vita e gli eventi, per poter interpretare il senso della nostra esistenza senza chiuderci alla Trascendenza.
Il filosofo Louis Lavelle aveva ragione: “Il Tutto è sempre lì davanti a noi e in noi, senza subire frantumazioni persino nell’oggetto più miserabile, che già solleva tutte le questioni fondamentali (L’errore di Narciso)