14 Giugno 2013

CON GLI OCCHI DELLA SOLITUDINE

Raccolta poetica di Maurizio Basso

ALLA  SERA

Risorgi tu, fra le  parole

che  non  fanno  più rumore;

solo fruscii  d’anime

s’ascoltano rincorrendosi

fra loro

sfiorandosi,

come per gioco

nel buio che fascia

ogni cuore.

APPARENZE

M’osservo su uno specchio

d’acqua dove si increspa

l’immagine

nel soffio leggero del vento.

M’osservo, sorpreso

dall’ombra del mio pensiero,

e trabalza trafitto da un
brivido

Il cuore, smarrito nel suo
oscuro

sentimento che si porta

al limite del suo guardarsi
oltre.

COME UN FANTASMA

Tu lo sai, e  in te

il tempo più non distorce

la limpidezza;

tu sei  là, dove

lo sguardo  e la  parola

non concordano

e l’uno, ormai, opposto
all’altra.

L’equivoco della parola

si stempera nella  purezza

che  il silenzio sprigiona;

nella solitudine si  libera l’anima

dalle catene del mondo

e più non s’alzano

nel suo  cielo  se non friabili

realtà cancellate dall’ombra

della  sera, gonfia

d’ogni  inarticolato dire.

ESILIO

Come spettri adoranti

ravvolti in un umido velo

tendono le arboree spoglie

a rompere il fragile

tessuto del mio pensiero

che se ne corre lungo il viale

e nel grido ferito di quei gabbiani

in esilio, raccolgo

fra indifferenze d’acque

il sigillo di  quell’ombra.

ESTRANEITA’

L’ironia

di un sorriso amaro

m’accompagna

portandomi quasi estraneo

fra la gente.

in questo oceano di umanità;

mi  bagno di un sudore

che  mi ci  appiccica

fra i  pensieri che 

si inseguono beffardi.

EVANESCENZA  DEL  GIORNO

Si è  compiuto il circolo

del giorno

e nella sera ormai gravida

d’ombre

Il mio pensiero

si  porta al ricordo,

tra quell’ usualità di gesti,

che nulla più sono

se non memorie

d’esistenze che si  sono

incontrate

sfiorandosi appena.

EVENTO

Ti guardo e vedo che si è

Consumato dentro di te

Il tempo e vedo trasfigurato

Il tuo volto.

E’ prossimo l’evento

In cui un vagito

Romperà il silenzio

E subito un lampo,

Che non sai se gioia

O altro ti arrecchi.

IL  SENTIMENTO DEL  TEMPO

Sapori di  memorie antiche

par riacquistare da  questa sommità

lo sguardo che già s’adagia

l’ora  vitrea del meriggio

quasi a  sospendere la  vita ordinaria.

Pur  io, vinto da simile languore,

mi  sospendo e intermittenza

tra infinite  intermittenze

di pensieri qui  mi colgo

mentre  un fruscio d’esistenze

al cuor si confessa.

Fra quelle macchie d’alberi

che lo  sguardo accarezza giù

lungo il pendio

il mormorio  del vento par rimescoli

un desiderio d’altri tempi,

qui  un fanciullo ancor s’aggira

quasi a rendere  la sua  illusion eterna..

Ma ad un tratto, fra tanto
silenzio,

ecco il fischio d’un treno

a rompere l’incanto, frenando,

come allora, la sua corsa.

Si alza  dall’aperta  campagna

a vibrar nella quiete

discordando il tempo e la
memoria.

E su  questo riformularsi

del dolce inganno

lo scroscio d’un naufragio

mi prende d’amaro sorriso.

IL MALE  DI ESISTERE

Mi sconfessa questa mia ansia

la tranquillità che io ostento

nell’immergermi fra la  gente.

è una  cosa strana, forse inumana

far  tacere il
dolore che circola

nell’oscuro  cunicolo dell’anima

in quel voltar di pagina,

quasi che  nulla
alle spalle

abbia più voce.

Ma dal passato la trasfigurazione

del  silenzio si
apre a quel segreto,

quasi a trasfigurazione del non detto.

IL SILENZIO DI DIO

Tu  mi  ascolti;

Di più non puoi,

Il tuo amore

Te lo impedisce.

Tu  mi hai  donato

Il dolore perché

Nel dolore io possa

Scoprire l’incredibile;

L’incredibile che è 

Nascosto in me.

In me  hai
nascosto

La tua  perla.

ILLUSIONE

E’ forse  consolante

illudersi di quello che non è

e che non sarà mai?

Inseguire un sogno, è

il desiderio di un bambino.

Un sogno, un’illusione e null’altro.

Friabile consolazione

che si porta avanti

come una nuvola sospinta dal vento.

 

LUNGO UN VIALE D’AUTUNNO

Una… due… tre…

Con volteggi d’esistenze

Si librano

Nell’aria d’autunno

Le foglie.

 

Cadendo si chiamano una ad una

Come una catena

Di pensieri nel pungolo

Del vento che a tratti

Irrompe.

 

Un nugolo di colori

Trafitti si portano

Tra loro nella vanità

Incosciente

D’un trapasso.

 

Una folata ancora

Ne sparpaglia nell’aria

L’addio.

 

Venti … ventuno…

Si perde il loro numero

Che spinge avanti

Un ultimo desiderio nascosto.

 

Alfine, altro non sono

Che un fruscio sotto i piedi,

Ricordi che parlano fra loro.