Partire,
ogni volta, di nuovo.
Alla
volta di chi non muore.
Di
chi vive tante volte
Senza
discorsi inaugurali
Ove
la meta è solo una
Le
Voci di Luna
Mi
chiamo Raffaele Della Vecchia e per l’anagrafe ,sono nato il 18 maggio 1965, a
Trapani, città siciliana molto bella, che strizza l’occhio alle splendide isole Egadi.
Pochi
giorni dopo, mia madre, che volle farmi nascere nella sua città natale, mi portò
a Trieste, dove lavorava mio padre.
L’Italia
così fu per me, sin dalla nascita, una cosa sola, da nord a sud, e viceversa.
Questo è forse il motivo per il quale che , pur essendo un siciliano, a volte, se qualcuno mi
chiede dove sei nato, senza rinnegare le mie belle origini, mi viene di
rispondere solo “Italia”.
Attualmente
vivo, per motivi di lavoro e famiglia a Campobasso, nel bel Molise, piccola
terra, che, attraversandola, in pochi chilometri, ti permette di vedere ,
montagne, colline e mare, tra boschi , foreste e tratturi.
Oltre
al lavoro (funzionario del Ministero della Giustizia), svolgo la funzione di
Osservatore Arbitrale nell’Associazione Italiana Arbitri della FIGC
(Federazione Italiana Gioco Calcio) e sono iscritto alla Fidal nella società
AMA (Atletica Molise Amatori) perché amo correre.
Le
“Voci di Luna” sono quella speranza, che alberga in ognuno di noi, quando iniziamo a scegliere le vie da seguire,
con tutti gli ostacoli che possiamo incontrare, ma con la forza di rialzarci e
non perderci, e soprattutto, senza “ Paradisi certi”, ma rischiando con le
“Voci di Luna”.
Credo
che ogni mia poesia, è come un “cammino”, che“ nasce ignorante per poi trovare
la Sua via”.
LE
VOCI DI LUNA
Risuona il clavicembalo.
Calzante e danzante
nel suo cielo.
Tu che illumini la notte.
Silente e discreta.
Senza gli eccessi dell’amico sole.
Fai che risorga al Tuo cielo
nella notteogni notte..
CAMMINO
Non
più errata via
senza
rischio mai.
Dietro
l’angolo il nemico
ove
tutto è bene.
Val la
pena
se
l’altro non è con noi.
Ai re
magi bastò una stella
per la
giusta via.
LA
STELLA
A guardarlo mi ritraggo.
Passo dopo passo
Eccolo,
con le statistiche pronte.
Ma ieri un topo ha rosicchiato,
il suo motore.
Stella che non poteva.
Prevedere.
SENZA MERITI
Lunga vita
alla signora.
Che a Te non
importa.
Perché già
c’era.
Ancora vuole
ringraziare.
La vita di
qui e ora.
Ma quando
rivolgo.
Lo sguardo
alla Parola.
Nascosta e
leggera.
Ecco che
rinasce.
Senza statua
e bandiera
Perché la
risposta è per tanti
e per sempre solo una:
Senza meriti
IL TARTUFO
Una gita la
sua vita.
Senza tartufi. e tesori.
Ma più facile
agitare
le palme
d’ulivo.
Che andar
dietro ai
Misteri.
CONOSCO IL POETA
Il calendario in bella vista.
Calda ed emozionata.
Bocca dolce e premiata.
Ma quando la Luna risale.
E perfino pregata.
Riprese le sue scale.
E quella senza luci
del marito poeta.
Ancora una volta
Tradita
L’ANGELO
Nulla chiesi al tuo Dio.
Il segreto della tua spada.
Che lasci andare
come colomba
in cerca d’amore.
Quante volte
l’angelo vola via
se vuoi ancora
il latte del tuo bambino.
E la bilancia
piano piano.
S’inclina.
LO
SPECCHIO
Vide la croce
al monte.
Salì e poi scese giù.
Per tante volte.
E lo specchio.
Adagio, adagio.
Se ne andò.
LA MENTE E IL CUORE
La mente riposava
intorno alla mia pista.
Se il cuore gioiva
per la Tua Luna
MIRACOLO
Alla riva del Po.
Ridesti come dannato.
Alle nebbie sonnecchiano.
I tuoi desideri.
Sempre pronto al viaggio.
Senza tregua.
Tutto doveva girare.
Intorno al tuo giardino.
Resistere al dannato miracolo.
Dei mostri antichi.
Ma per fortuna i bimbi
giocano ancora a San Giovanni.
A un, due, tre stella.
ORRIZZONTI FINITI
Relitto per forzieri
di Svizzera.
Ben più grande la Sua ira.
Goccia tra le gocce.
Semi tra i semi.
Gettare le nostre favole
Ai FURBI conviene.
Dietro cespugli
Di piaceri
NON TI AGITARE
Soffia il
vento
senza destino
Poteva
aspettare
Controllare e
non dire
Ma la
tempesta del mare
Non attendeva
Come i nostri
bambini
Che
ascoltiamo
Quando
cantano bene
Me se urlano
amore
Fuggiamo
LA PICCOLA SOFIA
Luci e ombre,
da far girar i cervelli.
Apro la finestra e sole,
e nuvole..
a giorni alterni,
se miserie ai modelli
e favole ai fanciulli.
Le nuvole ondeggianti
come fuochi ardenti,
calde e lente.
Eccola,
a giocar con me
per niente.
E alla chine,
mi fermo,
piccole, bruttine
ma commoventi,
e senza firme
da appendere.
E
ancora
a
braccia aperte
l’attendi.
PINA
La tua
pelle brucia
Al
calar del sole
E la
pelle nera,
del
viandante,
però
,ti commuove
ancora.
PRIGIONIERO
Succhiasti il nettare in cerca d’autore
tra maschere infinite
e angeli innocenti
pregando perfino il Signore
che così sia.
IL FUNERALE
Oggi la schiera
è lunga.
In prima fila
tanti.
Piccoli
grandi e affranti.
Composti e
pianti.
Siamo qui e
importanti.
Attenti
perché vincenti.
RIFLESSI d’AUTUNNO
Serpeggiando
sull’asfalto d’agosto,
diletti le
ansie del tuo impero.
E le statue,
nelle nebbie cresceranno,
e gli uomini
alle foglie
si
piegheranno.
GRANATA
Disse grazie
al suo avvenire.
Cadendo dall’
aereo.
Con il cuore .
Da Inseguire.
Spiare.
Scrutare.
Rispettare
Da non
dormire
E colorare.
Per la gioia
del tifoso
Insieme al
suo bambino
di Torino.
IL SOGNO DI LUNA
Tu luce viva
Bianca di
pudore
Ai poveri
insegni le vie da seguire
Quelli che
chiamano misteri:
salire sulle
campane
che solo Tu puoi
suonare
LE TRE SEDUTE
L’uno a mani
conserte
Prega sulla
sedia
E l’altro
,invece,
predica con
fare tagliente
e bracciae
mani
regnanti che
la sedia
,in poltrona
fumante,
trasforma.
Apparentemente.
La terza
,intanto,
in piedi attraente,
raccontando i
poveri dell’India,
umilmente
dominante.
Sull’uno e
sull’altro
Contemporaneamente.
MERCATI UMANI
Una volta
,per avere,
combattere il
nemico.
Oggi, solo
comprare.
Ed è amico.
BISOGNI
Opulenza che
sazia.
il tuo
avvenire.
Da morire.
Tanto che
perfino i Santi.
Son dolci da
gustare.
DIARIO
La gioia di
un uomo
di ferro
battuto
che lacrima ancora.
COME SEI BELLO
Voci che
circondano.
Il vostro Dio.
Ma quello, se
vuole,
per fortuna
può andar
sempre per
conto suo.
IL CACCIATORE
Lustra le
scarpe.
E’ così bravo.
Che sulla
preda giace.
E ride alla
sua luna.
LE VOLPI
Code che pellicce
Ispirano..
Entrare
dall’altare
Per dopo
uscire
a braccia
aperte.
Tanto così
funziona
che le mani
libere
avrete.
PERIFERIE
Lunghi
coltelli infiammano
Le periferie
Al quale
nulla si offre
Se non per
follie.
LA
TORTA
Gli zuccheri riempirono
il suo sale.
Nell’acqua della vita.
Dove si tocca.
Con la torta
INVERNO
A fuoco
lentamente.
I ricordi
fremono.
Tra bracieri
di ogni tempo.
Al focolare
non si pensa.
Se le
foglie son cadute.
Quando il
vento era assente
FUORI
Piove, e
tutti vanno chissà dove.
Alle maschere
in ogni cena.
Sei triste,
dice il re dal sorriso bello.
E tu che
dici
Sali e
scendi
Giorni e
notti
senza vanti.
IL MONDO
Sartoria.
Cuci e
ricuci.
Comprando
E al mare.
Ogni tanto.
Credi .
Piangendo.
Ma preferisci.
L’ altare.
Ridendo.
LA CONDANNA
La sua
sentenza
Il tricolore moderno
Quando lo specchio divora
E serio,
serio
chiedi
ancora:
“tutto
bene?”.
E noi a tifar
per lui
Il curriculum
a far festa
Con la croce di legno bello
a guardarlo
LA GRANDE BELLEZZA
Al giorno
innalziamo desideri
Al fianco di
chi non vuol sentire
La pace dei
misteri
Il bello che
non conoscevi
L’essenziale
che tradisce
Che abbassa
le tue glorie
Il bello che
non muore.
UNIVERSO
Esplodi nel
disordine
E nella notte
a far festa
Insieme alle tue stelle
MI AMI ?
I passi
sempre più corti
L’amica per
le avventure
Non era portata
Nessuno più
la vide
Ma noi
andammo avanti
Che la vita
aspettava
I cacciatori
di bosco
Con le tavole
rotonde
E tutti
intorno a complimentarsi
Per i funghi
avvelenati trovati
E l’amica
salvata..
COME VANNO A DORMIRE
Entri da
quella porta.
Assetato:
bevendo ad ogni ansa.
Il tuo
pensiero è fisso.
Ogni giorno
che passa.
Senza senso.
Scivolando e
risalendo.
Bevendo in
ogni ansa.
E sempre arso.
Scivolando e
risalendo.
Lamenti ogni
notte.
Sussurrando.
Non mi basta.
Vuoi ancora
dormire.
Tranquillo e
beato
Bevendo in
ogni ansa.
E alla tua
bimba sconosciuta.
Che ti piange
dici:
che bere in
ogni ansa
non ti basta.
E la condanni
al pianto
eterno.
CORRERE AL SECEDA
Ai prati e ai
sentieri nascosti
Tra fitti
boschi di arie frizzanti
accarezzando
la tua schiena
Così si sale
al Seceda
IL
CONTADINO
Belle parole scriverete.
Studi di tante fatiche.
Ma terra ritornerete.
FUTURO
E PASSATO
La tua voce vibrava.
Ciò che io non amavo.
Non emozionava.
Ancora.
Al passato che eri.
Luci accese ogni mattina
Quando il sole sorgeva.
E il futuro moriva.
SEMPLICE
Semplice
Senza cambiale
LUCI
E OMBRE
Luci che siamo
Le ombre
che rimaniamo
IL
BARATTOLO
Con un barattolo si fanno tante cose
Perfino immaginare una stella
Unica e sola
Che ti fa sentire bella
IL MAFIOSO
Tutto tace.
Tutto tace se
pagante.
Però ogni
tanto.
È salutare se
con Dio si
pente.
E’ così
andante.
BISOGNA EMOZIONARE
Fioretto e
spada.
A secondo
dell’assalto.
Emozionare.
E tu scompari.
PROFONDITA’
Entri nella Suo
veliero.
con la
cravatta a dire ciao.
E ricominci a
salire le scale.
Con le tue
vele.
AUTENTICITA’
Vetrine di sconosciuti.
Nei vortici
terreni .
Felici e sorridenti
.
In copertine..
AL BIVIO
Tuoni e
temporali
Ecco il bivio
E tranquilla nel giaciglio
non credi più
all’aria aperta.
Senza altari
finti.
E cammini
intensi.
E lacrimando.
Uscirà.
E la tua bimba
Vivrà.
NON TI CONOSCEVO
Cercavo il lido sicuro
Ma a quel mare pensavo
Anche se lo ignoravo
Nel buio dei giorni felici
Quando da fanciullo
Pregavo
Tornai al mare
che affondavo.
L’INCONTRO
Scoprì il verso bello.
La Sicilia che già c’era.
Una carezza al mare.
Quando si fa sera.
LA STRADA SICURA
Offriamo vestiti
Ai figli futuri
E la sorpresa
che fu:
alla strada
sicura.
La strada
sicura
I deboli con
i forti
Ma agli
Ultimi storti:
i sassi e le
pietre
La strada
sicura
in Cina
portava.
CIGNO
Allarghi le
braccia al ghiaccio
Quel povero
misero ghiaccio.
E qui respiriamo per accanirci
Noi che sobri
crediamo
alle
giravolte per ubriacarci
Ma le ali
chiuse vogliamo
A SAN GIOVANNI
Terso il suo
cielo.
All’ombra del
pergolato.
D’improvviso
via il cappellino.
Per l’impetuoso
vento.
E l’allegria di
Sofia
A ricordare a
me adulto
Quando giocavo
Anche con il
vento.
LE LACRIME DI UN SOGNO
Ad ogni sorso
di vino.
I due amanti
bevevano.
Il rosso di
sera.
L’imbrunire
che nessuno spera.
Le lacrime di
un sogno.
Che si
avvera.
SOTTOSCALA
Davanti al
capo
Si lavora
bene
Anche nel
sottoscala
Se Dio è alla
finestra
SERVIZIO
Analfabeti di
lingue sconosciute.
Che vibrano corde di violino.
Dal tempo lento.
E buono.
PER NIENTE
Incatenò il
cielo.
Alle parole.
Alle quali le
accademie
Alzarono
sipari.
Sbandando
sulle strade.
Ben asfaltate.
Se sazio
pretendi
Sul ciglio il
filo d’erba
E pregò per
niente.
LA CORDA DI VIOLINO
L’assenza
brucia ancora.
L’essenza di
una corda di violino.
Risorta.
MISERIE
Torri divelte.
Quando verso
la notte.
Al sole
risorge la luna.
Intanto corpi
d’inferno.
E al canto
innalziamo.
Feroci belve
IL VERSO
A rime e strofe.
Riconoscono le tue vie.
Parole senza senso.
Cerimonieri vissuti.
E moderni.
Per tutti i tempi.
E alle rose rosse.
Senza ritegno.
Finiranno.
OSCURITA’
Rumori a
infierire.
Invece che
suonare.
Armonie
invere.
E lustrini a
consolare.
COME ME
Il suo sangue
risalì
Senza ferire
Non era lui.
A brizzolare
E pettinare.
IL VOLO
Tu che voli
su ogni fiore
al calar
delle belle attese
Per sentir la Tua voce
Non mia.
L’ORCO
Innalzasti il
tuo canto
A quel 4
All’insegnate
dal conto
aperto
Cantasti
all’orco
Quello della
penna rossa
Che saluta
sempre
Quando il
morto passa
SCRICCIOLO
Al cane pose
le sue mani
Di nascosto
Scricciolo
divenne
grande e
bello.
Banale per
chi ama
l’ altare in
tutta
la sua forma.
LA RUOTA
Nella caccia
al tesoro.
Due a uno
vinse la bambina.
Con il suo
respiro.
Mentre d’adulto
comprava
con le armi
della
dolcezza o del silenzio.
Perché così
la ruota
Girava.
SOTTOVOCE
Un sorriso la
vita.
Il paradiso
la buona compagnia.
L’onestà
prima cosa.
Silente e
senza grancasse.
Sottovoce la sua via.
E sottovoce
andò via.
IL
TEMPORALE
All’orizzonte la nera nuvola.
Che minacciava l’animatrice.
Serena e gaia.
Denise reclamava la sua stella.
Ma Michel è più veloce a prenderla.
E la mente impazziva.
Se la chiave non trovava.
E una risata amara.
Viveva.
E tutto si dissolveva
nella foto bella e sacra
Ma quando arrivò Sofia
la tromba d’aria andò via
IL PADRONE
Stringe i pugni
E acclama chi
l’ascolta
E se grida
più forte
Solo i bimbi per fortuna
Giocano
ancora
A bocche aperte.
PERDONO
Infrangere il desiderio
Sugli scogli maledetti
Maledetti e sacri
Allo stesso momento
Che disarma anche i più audaci
Quelli dalle armi sempre in pugno
Con il sigaro tra le dita
Sicuri del fatto loro
Ma se vedo
Il mare piatto e bagnato
Dalle prime lacrime di un agosto
Non più caldo e afoso
Nei miei abissi tutto è calmo
Anche il Suo perdono.
PER
TE
Oltre il Po
Scesero i barbari
Nel quieto mistero
Quando tutto il veleno
Infastidiva
Nemmeno le zanzare
Pungevano
Unica medicina
Il nostro io
Che si nascondeva
Ma guardando Sofia
Guariva
RISATE
A Totò la vita liberò
Che fossetti il viso
Illuminò
Tanto che a lui
Assomigliò
Ma se sarcasmo non lasciò
Quatto, Quatto
La realpolitik lo abbracciò
E la risata però no
Anche se alla fine
D’altra parte
Si girò
FRANCESCO
Alle rotelle imbarazzanti
Dedicò la sua vita
E Noi
Piedi per camminare
Braccia per salutare
E menti fine per bruciare
Ah Francesco se guardo
il tuo sorriso con le rotelle.
Mi vien da pensare
La tua fiamma:
è l’unica per gioire.
Il resto è solo sabbia
che può scottare.
IL PRECARIO
Punti di
vista che cercano
Laboratori a
trovar le soluzioni
Ma quell’uomo
è morto
Con i
calabroni.
PERCHE’
LO AMI
Scesero disastri e pietre
Nel tuo destino
E tu per altra via
Andasti
Lui a nulla serviva
Al cambio nulla valevi
Con tanti sassi nelle tasche
E monumenti sulle strade
Nessuno capì più chi eri
Si fermò ,però, un sorriso
Senza più caffè amari.
SAN VALENTINO
Fulmini a
ciel sereno
Scrutano le
coscienze
E muoiono
nei camini:
miti e
sorridenti.
Ma poi
arriva la giustizia
dei vertici terreni
E la
speranza
Ultima
udienza
SENTIMENTI
PERDUTI
Le nostre storie ardono
dietro i vetri al color
del fuoco ardente.
Che fu di un tempo.
Saltellano le voci lontane,
in tisane calde,
negli inverni, freddi e muti,
temendo il nemico.
Che ci consola.
Anche lui antico.
CI SIAMO
CONOSCIUTI
Curriculum, dove sei nato, a chi
appartieni, destra o sinistra, chi sono i genitori, bianchi o neri, rossi o
gialli, istrice o lupa, dove lavori, in alto o in basso, vero o falso.
Fai qualcosa per gli altri ?
Giro l’angolo e vedo quel bel vestito
Che ho conosciuto
Alla cerimonia dei tanti partiti.
Scontrini attaccati alla nostra pelle.
E siamo contenti
PENSAVO A
DICEMBRE
Lungo i meridiani la traiettoria porta
neve
Il meteo, dai 5 giorni in giù, non può
tradire
Presuntuoso e poco leale
Credevo di scoprire il bianco candore
Ma i maghi e i meridiani di Dio
Hanno poco da fare
Se il tempo non è tuo
L’APE REGINA
Rime,
versi strofe e ritmi
Fiumi
in piena.
Che
tutto è FIRMATO.
Con il
miele.
dell’ape
operaia.
CAOS
Chi
lancia speranze dietro cravatte colorate,
e chi
al mattino pimpante e preciso:
scrive
storie ai posteri, per gli amici
o per
se stesso,
o per
essere più in gambe.
Vuole
crescere, sempre più in alto
Avvolte
si trova in programmi:
anch’essi
ben colorati.
Intanto
ho saputo che Gianni il commesso:
è
morto, il cuore ha smesso di respirare.
Nel suo
disegno, a chi crede alla giustizia divina,
o al
caso, per quella terreno fatale.
Qualcuno
con barba verde, più che bianca,
,anche
se non si nota,
si
affaccia dal suo balcone,
pieno
di rose, sembra arrabbiato, ma è contento,
agli
applausi della gente che crede:
di
voler bene o di fare il suo bene.
Che
caos.
Che
dagli inferi risale senza accademie
AL CELLULARE
Ero così preso
a sentir la sua voce
da turbato a sereno
Ma non lo sapevo
Da lontano le vidi.
Uguali sembrava
E figlia che cresceva
Un attimo, dissi,
questo è amore,
quando un moscone
non distrae.
HO TROVATO TE
Quel giorno ho trovato te.
Istante che vissi beato
Perché tu amavi.
Senza rete.
Volando nel vuoto
IL SEME
Il mio stelo è pieno di spine
Ma se lo pulisco per gradire
Non è più una rosa
Che potrà sbocciare
LA SPIGA DI
GRANO
Al viottolo incontravi il suo canto,
tutti i giorni tranne quello del santo,
quando la sera tornava dal campo.
Chi è l’omino?
il più trillo disse.
E lui intrepido, avanti,
per quella spiga di grano.
LA SUA VITA
Distesa a croce sul bianco Natale
venti impetuosi di Gerico.
Ove nessuno fa gli auguri
a chi conta
QUEL SACCO DI
STRACCI
Mi incamminai in quel vicolo
ove nessuno risponde
Ai fanciulli in balia di sirene
Oh mio Dio!!!
Lacrima del mio cuore
Che solo dignità
Vuoi urlare
AI RIPARI
Ricette a quante ne vuoi,
tutti colpevoli,
come il buon Kafka,
a chi conviene.
L’assicurazione è solo sua
che tutti i cittadini vedano
che voglio bene,
ma cara Signora onorevole,
quel groppo in gola?
PERCHE’ RIDI
Scendi le scale con fare disinvolto
Quasi spontaneo
Felice degli amici e a braccia aperte
Costume già pronto e pantalone corto
Per andare alla tua spiaggia
D’un tratto però dicesti
A me in disparte e lì per caso
Perché ridi?
Ridevo del tuo sorriso fiero
che cercava il mio pianto.
Altro che costume già pronto
E pantalone corto.
E così, per caso, non ho pianto.
NESSUNO
Lunghi respiri
all’inverno che
verrà
e il sole dietro la collina.
Lì Fortunato il
ferroviere
morì sul binario 200
mai nome fu così
beffa.
Alle pagine
accanto
gli ultimi
gossip del
principe a
restaurare i calzoni
per le guardie
reali.
Chi
costruisce molotov
e chi vestiti
griffati
per i poveri
d’India.
Da noi i
giudici a risarcire
l’insegnante
per le campane
rumorose.
Cassazione riunita
per il giudice
di pace
e chi sale sul monte bianco
per vette
infinite.
Manager ai
meeting
per il mercato
in crisi
e Fortunato sul
binario 200
a pagina 15.
UNA MADRE
Ad argomenti vari,
chi per questo, chi per quello,
illuminati , economisti, romanzieri.
Ma all’eterno solo angoli
vagando tra Cristi in croci
Ed ecco il primo della scala
a gonfiar per loro i petti
Chi barba bianca, scarpe lucide,
bell’aspetto, sguardo truce, mani
tra capelli, occhiali colorati,
e talenti sempre pronti
a salvar i monti.
E lei, di nascosto,
a velar negli occhi
i suoi fanciulli.
Troppi angoli da smussare
Meglio ridere
l’amore, alle nebbie,
può finire.
E giù ira e ironia
a difendere
Scende e sale come, pura, lavandaia.
I panni all’aria aperta e fresca
“Camera Caritatis” il suo capo
a predicare, la Borsa dei mercati,
anche lei scende e sale.
Ancora veli ai suoi occhi,
dietro vetri
a mirar i due fanciulli,
affacciati alle vette.
E lontani,
son gli squilli di trombe
ai petti in fuori
sulle bandiere a colori.
Verdi ,bianche, rosse.
E a quella madre
con coraggio in fiera
e senza bastone
dal profondo
mi vien da dir:
almeno il buon Dio.
LAVORI, LAVORI
Chiudi
il sipario,
e
stanco torni a casa,
nel tuo
nido chiaro
per
questa vita immensa:
Castelli
e canti
agli
usignoli.
E tu,
lavori,
lavori
per chi
ha già i tetti:
Padrone
che ti
vuol bene.
CORTO CIRCUITO
Fulmini
d’improvviso
a
spaventare spazi aperti,
mentre
distratto dalle infinite fattezze
e
dolcezze, da chi, di nascosto:
cerca
bambolotti.
Tutto
quadrava a conti fatti:
felice
con i felici,
infelice
con gli infelici
e
paradisi certi.
Ci
ripenso:
meglio i fulmini.
TUMORI
Con grazia nemmeno a pronunciare
Per chi ci lavora, nessuna paura.
In alto subito il medico :
i ferri del mestiere.
A star tranquilli
A un certo punto sento una voce
Che grida aiuto
con il lavoro fortunato.
Che l’ascolta.
Al cielo i suoi versi
dall’anonimo centralino.
Per nulla..
E qui, Isa, ti annuncio,
dal mondo, che la toga
per il medico, da Brescia,
sta arrivando.
IL TRENO
Il treno non si
fermò alla stazione
Ma andò fuori
binario
Venti impetuosi
o ingegneri sicuri?
I consolatori
sempre pronti
L’intelligenza
o il caos
Aveva sempre
vinti
L’uno abbraccia
l’altro
Fortunati o
contenti.
LA NAVE
Un piccolo intruso
Entrò nella sua grande nave
Scoglio insignificante
e poco appariscente
E così’ la donna volò nuotando
Con lo stupore del comandante
IL MIO TEMPO
A quelle nuvole
il mio tempo.
Che tanto ho
voluto
Che oggi e mai
Sognerò.
La forza è
proprio
questa.
Non il dolore.
Ma il suo senso
LEONARDO
Quasi, quasi giustifico che son qui
Tra mosaici di ogni tempo
Vidi l’amico con la mano tesa
In segno di pace
In questa fredda e muta chiesa
Lui scrive la via da seguire
Nessuna Parola può esser sola
Se non la riempi di rose e fiori
E con le spine da vedere
Che tenerezza l’amico mio
A veder la croce che porta qui
E che nessun poeta può
Salvare
IL
DISEGNO
Anima mia
Abusata
Calpestata
illusa
Graffio
su muri imbiancati
Allontanando il bianco e il nero
Falsi e
traditori
E vedo colori mai vissuti
Il rosso, il verde e il giallo
nei
meandri più oscuri
E gioisco come un bambino
Anche se solo schizzi
Al disegno
dell’anima mia
IL RACCONTO
Trafelato entra nella stanza,
gatto morto sembra,
Preciso e puntuale.
Troppo, forse, per me pasticcione.
Inizia il suo racconto dell’amico
che scoppiò la testa.
Anche qui bello e preciso
E lieto fine
L’amico tornò al lavoro
Meglio e più di prima
Il lavoro lo distrae ancora.
L’ITALIA.
Al tavolo ben serviti,
Italia riunita e ben divisa,
in tutti i luoghi.
Comuni,
Province, Regioni
fino ai cieli dei Parlamenti.
E così che si passa alla
storia,
con piramidi
d’autore.
Ai cittadini che stanno a cuore.
Molti fanno le stesse cose,
,ma
meglio in due o anche più,
così i
servizi son più veloci
Ai cittadini che stanno a cuore
Tanti i rappresentanti
e tutti uguali:
cavalieri sugli scudi
con
le frecce pronte.
Per
passione in fila indiana,
il responsabile :
tutti o nessuno.
E se
qualcosa va proprio male
Ultima spiaggia:
la
Giustizia o le Corti
Ma la
speranza non può sfiorire,
e se cavalieri ci sono veramente,
guardiamo in faccia chi sa dire:
importante non sono per nessuno
e
nemmeno solo per qualcuno.
Dopo tutto, tutti
nella
barca siamo.
Abbi pietà Signore,
questo sì senza invocarlo invano,
posso far bene o sbagliare
ma il
responsabile sempre tu sei,
dall’
ultimo italiano libero
della fila indiana..
fino al primo.
E per chi arriva ai cieli terreni
solo per fama e onori:
Noi cittadini che stanno a cuore
Grideremo..
La Costituzione dei nostri
padri antichi di stracci e chiodi
così ci voleva:
Sovrani e senza cappelli in mano.
IL QUADRO
All’ingresso
non si tenta
L’importante
puliti e belli
L’ospite è
sacro per gli sposi
A un certo punto
però
Arrivò
Giulietta
Guitta e bella
Gran
lavoratrice per
Il Re
Disse che la
vecchietta
Non riusciva
andare
al bagno
E il Re chiamò
L’intendenza
Il lavoro è
sacro
Per la facciata
del Palazzo
Lui a quel
bagno
Non andava
E Giulietta
affranta
Dall’ingresso
disse:
a un quadro ho
parlato
SORRISO
Piccoli
fossetti
Labbra che
si stringono
Occhi che
brillano
Rimani così
TANTO NON CONVIENE
Tanti sono
egoisti perché gli conviene , pochi perché si vogliono bene.
Tanti hanno
tanti amici e sono soli, pochi
hanno pochi amici e sono felici.
Tanti sono
buoni per sentirsi buoni, pochi perché vogliono il tuo bene.
Tanti sono
generosi quando gli altri vedono, pochi quando non vedono.
Tanti amano per
i primi posti, pochi solo per
amare.
Tanti regalano
per apparire, pochi per
condividere.
Tanti muoiono
una sola volta, pochi tante volte.
Tanti vivono
per esistere, pochi vivono per vivere.
Tanti credono
di credere, pochi credono di non credere.
Tanti guardano
gli altri, pochi se stessi.
Tanti puntano
il dito, pochi lo ritirano.
Tanti pensano
che 1+1 faccia sempre 2, pochi qualche volta 3.
Tanti pensano a
Dio, pochi a l’uomo.
Tanti pensano a
l’uomo, pochi a Dio
Tanti pensano
alla natura, pochi a Dio e all’Uomo.
Tanti credono
di essere amati, pochi di essere rispettati.
Tanti pensano
ai propri desideri, pochi a quelli di Dio per noi.
Tanto non
conviene
L’ALTRO
Siam nati per
far battute
O altro
Siam nati per
far piangere
O altro
Siam nati per
far balletti
O altro
Siam nati per
far figli
O altro
Siam nati per
far sesso
O altro
Siam nati per
far titoli
O altro
Siam nati per
far palazzi
O altro
Siam nati per
far carriera.
O altro
Siam nati per
far attestati.
O altro
Siam nati per
sognare.
O
Siam nati per
far sognare
L’ALTRO..
LA VITA E IL MARE
La vita non
tradisce i poeti che cantano la semplicità del mare
La vita non
potrà mai sorprendere chi di sorprese vive
La vita è l’alba che nasce ogni giorno senza più pensare ai suoi
tramonti
La vita è un
attimo che va vissuto come se non finisse mai
La vita è un
fruscio per farsi accarezzare
La vita è una
libellula che ogni tanto viene a trovarci per volare.
La vita è un
passero solitario che nonostante la sua infinita fragilità ci aiuta a realizzare i nostri sogni
La vita è le
onde che camminano sul mare ma d’improvviso possono fermarsi
La vita è una
margherita dove su ogni petalo puoi scrivere una dedica a qualcuno senza
conoscerlo ma che comunque un giorno amerai
La vita non
puoi pensarla nella tua testa perché mentre tu l’hai pensata
lei ha già
tradito i tuoi pensieri
La vita non è
un quadrato dove puoi essere sempre felice
La vita è una
retta che non sai dove andrà e quando finirà
La vita non è
la spiaggia che si ritira all’avanzare del mare
La vita è il
mare che va ad abbracciare la sua spiaggia
La vita non è
l’uomo e il mare
La vita è ogni
uomo e il suo mare
TEMPI MODERNI
In guerra senza
morire,
se Atene piange
Sparta non
ride,
e la storia
ripete:
la paura di
essere Nessuno
a inseguire il
tuo nome.
Tutti sul
cavallo
di Troia:
a benedire chi
sempre più sua.
E Itaca
più sola.
TEMPI ANTICHI
Alle lune
urlavano i lupi
quando era solitudini.
Senza mani
nelle mani,
le parole
pesanti,
ombre nei
deserti,
ma la strada solo tua,
e l’Amore
poesia
RISVEGLIO
Pace a gridar
vendetta
E Cesare
pollice verso
a chi lacrimar
più non vuole
Ma l’intelletto
brucia solo cenere
quando al fuoco
l’acqua muore.
NON E’ UN FIORE
Ali di petalo
in bianchi
prati d’inverno
cammini lungo
sentieri
insieme ai
suoi voli
non è fiore
punge come api
ma risorgi al
suo grido
e piangi
ridendo
I DUE BAMBINI
Tra pettegoli e
baraccopoli,
il più grande
abbraccia il più piccolo
e quanti bei
colori.
Ah che belli
sono,
i due bambini,
senza
giudici da contorno.
E il maturo
delle nostre terre,
che non ama
giocare,
gran
lavoratore,
grigio e serio.
Fa quello e
altro ancora,
e tutti a
dirgli bravo,
per delitti di
ogni tipo,
senza sapere.
Ah che belli
sono,
i due bambini,
senza corti da
contorno.
BACHECA
Oggi lustrini
ed eleganti.
Leggono perfino
Poeti.
E vanno avanti
senza carretti.
Altrimenti come fai
a sentirli importanti
E così i giovani
Poeti.
In bacheca si son
ritrovati.
LA NOTTE ROSA
Il vento sospirò all’alba
della notte rosa.
Silente urlò
lampi e tuoni senza tregua.
Tra maglie e camicie
di prima firma.
E al mar non restò che cosa:
lacrime e rose
sincere e vere.
TRAMONTO
Alzate i
bicchieri al cielo
brindando al
fumo negli occhi.
Piegate le
ginocchia ai potenti
respirando a
polmoni arsi.
Liberate le
voci a comandi
amando i
tribunali
più di voi
stessi.
E a chi vi ama
dite poverini.
Applaudite per
far contenti
preferendo la
vita bianco nera
Lasciando i
vostri colori
al tramonto.
NON ESISTE
Olmo cosa
chiedi
a quel
profondo rosso
e a tutti i
disperati
che terra
mordi.
Rincorri le
tue grazie
Dietro azioni
belle
Ma dove sei
quando
ritorni nel
giaciglio
Apri le porte al tuo deserto
NON SEI PRIMO
Ritorni ogni
giorno
Quando si fa
sera
Albeggi ma
sei tramonto
Perché
l’inganno non spera
Le risposte
sono tue
Intelligenti e
sapienti
Intorno il
verde secca
e il mare
ripiega
Tutto
travolgono le menti
Se ogni
giorno
quando si fa
sera
e nessuno può
vedere
Dio muore.
PASQUA
Chiedevano troni
e diventarono Re
Chiedevano ricchezze
e riempirono i
granai
Chiedevano poteri
e costruirono la Torre di Babele
Ma poi venne Tuo figlio
non chiese troni, ricchezze e poteri
Morì sulla croce
Libero
CATERINA
Ballò la danza della vita
senza applausi
e compagni ballerini.
Caterina
quante volte.
senza pubblico pagante..
danzavi
nella vita
dei tuoi sogni.
LE GABBIE
La sua forma è
elegante
Virgole e punti e
virgole.
E avvolte fiori finti
nel suo giardino.
Evviva la fantasia
di Sofia.
Quando le gabbie
vanno via.
IL CASTELLO
Su per il castello.
Ecco siam giunti a Nusco.
Vetta dell’Irpinia dopo Trevico.
Paese di Amato.
Salgo per viottoli.
E davanti a me Antonio.
Una croce e via su.
M’inerpico sempre più.
Le mura son rimaste.
Dietro la mia fanciullezza.
Risalgo per quelle mura
che furono di Longobardi
e chissà chi altro.
Io che fingevo di far la guerra.
Adesso che non vedo
più la tua corona
da via Neviera mi sporgo
e nel ricordo ti abbraccio.
Mia cara nonna
PER NON DIMENTICARE
Minuto
di silenzio
per
non dimenticare.
Agli
angeli del cielo
con
le spade nostre in mano
a
sanguinare.
E le
coscienze a riposare
sulle
medaglie al valore.
MOLISE BELLA
Ah Molise
bella,
misteri,
tartufi,
e cavalieri al galoppo
sui tratturi
d’altri tempi,
tra boschi
,castelli, su e giù,
e verso Altilia di Sepino.
Ah Molise
bella,
andiamo tutti
,vestiti a festa,
alle
campane di Agnone,
senza altari a far le volpi
con faggio re Fajone
a farci
compagnia.
Ah Molise
bella,,
andiamo tutti,
vestiti a festa,
dal Matese, Carovilli,
Capracotta e fino al mare,
senza sogni lontani,
con faggio re Fajone
a farci compagnia.
Ah Molise
bella,
vegliamo tutti,
sugli angeli di San Giuliano,
per cieli
migliori.
PREGHIERA
Tu che illumini
Il regno dei vivi
Dai primi agli ultimi
Tu che ami le miserie
che io senza sapere
mi
portai alle Tue vie.
Il Tuo tesoro è Parola.
A chi si perde
in
novela.
Quella che se vedo
E non Ascolto
Al primo dolore
Vince quel che sento.
La riva è più bella
Come la marea
Piatta e calma
Se non si trasforma
Ma pregai di andare
Oltre
Dove non si tocca.
Sulle onde di chi
cerca e non si ferma.
PER SEMPRE
Dagli scalini
Nostri
SALISTI.
A chi cercava pace
Pietà
DONASTI.
Perché parlasse
Da qui
CRISTO.
SPERANZA
Guardo Te
E non vedo,
ma dal profondo.
Rispondo.
E morte non basta.
Il cammino è breve
Al tempo che passa
E quindi prego
E avanzo
Che la speranza
È ancora più grande
Della mia coscienza
DONNA
Quante volte amiamo solo il tuo corpo
Calpestando la tua anima
Noi uomini senza sensibilità
Quante volte amiamo la tua bellezza
Solo per compiacere le nostre vanità
Noi uomini senza umiltà
Quante volte amiamo il tuo perdono
Solo per salvare le nostre coscienze
Noi uomini senza fedeltà
Quante volte amiamo le tue carezze
Senza mai riconoscerle
Noi uomini senza carità
Quante volte amiamo il tuo coraggio
perché non sappiamo riconoscere le nostre fragilità
Noi uomini senza onestà
Donna
Quante volte non siamo riusciti ad amarti
Perché siamo incapaci di vedere
Dove inizia la dignità
LE POESIE DELL’ARBITRO
L’ARBITRO
Scendi in campo
con il capo un po’ chinato
pensando come andrà oggi.
Con i calciatori tutti in fila
e pronti a stringere la tua mano
attraverso il capitano.
Saluti anche tu il pubblico
amico o nemico chissà
E con il pollice alzato
i collaboratori cercherai
Forza e coraggio siamo pronti
e via con il fischio iniziale.
Ecco i primi calci giallo o rosso
a chi la disciplina non conviene
Non pretendi ma solo far giocare
magari anche bene.
Ma le gare nella vita
diverse sono cambiano gli attori
e tu sempre solo sarai
nelle tue decisioni
popolari o impopolari.
Le tue guide rettitudine,
equilibrio e regole
da far rispettare
E se qualche svista o più sviste
arriveranno nessun tifoso
ti consolerà mai.
Perché sempre solo sbaglierai
ma solo
così crescerai.
IL FUORIGIUOCO
Tu che illudi
il calciatore/ solo davanti al portiere/ tutto sembra facile/ quella rete
sarà decisiva/ ma qualcuno non
gradito fischiò/ non è possibile/ gridò disperato il numero dieci/ e con lui il
pubblico e gli addetti/ ma la bandierina spietata disse il contrario/ fuorigioco / non dovevi intervenire/hai tratto vantaggio dalla tua
posizione perché occupavi un posto che non doveva esser tuo/ hai influenzato il
tuo avversario senza possibilità di difendersi / ricomincia e forse farai il
goal della tua vita/ meno facile/ ma più vero
L’OSSERVATORE
Vigili
dall’alto/ per dare una mano in più/ a chi si sente osservato/ per poi capire/
che scendere dal cielo/ aiuta a vedere
L’ASSISTENTE
Ai margini/
come nel letto di un fiume/a contenere l’acqua a non straripare/ nascosto in gran parte/ ma pronto a
intervenire il giudice di linea/più volte lontano dal giuoco/ e la bandierina alzata o abbassata/ che appare piccola
cosa/ma può dir molto/ perché come
tutte le più piccole cose/ se
amate poco/alla deriva porteranno.