26 Maggio 2015

A FOGGIA ANTICA

Al centro del fertile Tavoliere
culla d’europea agricoltura,
là dove l’africano Cavaliere
ad Arpi eresse le sue mura,

la gran città di Foggia si estende
tra il gaio Cervaro e’l Cellone,
dove il mio sguardo non si arrende
ed osserva tutto con attenzione.

Il suo nome proviene da “fossa”,
ma abili furono i foggiani:
dopo aver la palude rimossa
con il gran Guiscardo,a piene mani,

sulle vestigia di Arpi antica
costruiron case e belle chiese,
noncurante dell’immane fatica,
la città a rivivere riprese.

Poi il colto Federico secondo
costruì la sua sede preferita,
ed ei fu un saggio uomo di mondo
per averla sempre più abbellita.

Troppo sfruttando gli Aragonesi  
la gran transumanza dagli Abruzzi
imposero molte tasse e pesi
coprendosi la testa come struzzi.

Impoveriron la popolazione
riempiendo le proprie regie casse,
ignari che una simil azione
vanificò lor gabelli e tasse.

Il loro Parlamento generale
l’ispanica Corte edificava,
dalle ricche e ben spaziose sale
sul Regno meridional dominava.

Verdi parchi ed antichi palazzi,
piazze con fontane e monumenti,
paion disegnati su bei arazzi
che attirano le più colte menti.

Quando vedo la bella cattedrale
dal cornicione pieno di sculture,
mi soffermo poi sul ricco portale
ad ammirar le sue forme pure.

Dell’Iconavetere c’è la storia
che par diede a Foggia i natali,
un umile pastore senza boria
evitò alla città molti mali

ritrovando in mezzo al pantano
la bella Vergine dei sette veli
dalla Piazza del Lago non lontano:
Colei che apre le porte dei Cieli.

Della chiesa s’ammira il Barocco
sul romanico pugliese rifatto,
sol il visitatore un po’ sciocco
non si accorge di questo bel fatto.

Qui si contemplano diversi stili
di cui è più ricca tutta la città,
i suoi ben decorati campanili
mostrano la sua grande civiltà.

Pier Angelo Piai