LORENZO PALUMBO, pittore,scultore nasce a Sogliano in provincia di Lecce per poi trasferirsi in Friuli negli anni 70.
Abita a Cividale del Friuli
Dipinge un figurativo surreale, nessun influsso artistico ha deviato l’intimismo della sua arte pittorica.
Divulgatore d’arte espone in Italia ed all’Estero.
Presente a Lugano insieme alle opere di MiIko Bambie Direttore artistico di Art For the Environtmen (associazione internazionale no profit)
L’ARTE DI LORENZO PALUMBO
L’arte di Lorenzo non può essere catalogata secondo i classici schemi che in genere usa la critica accademica o quella prezzolata dal consumismo di massa.
Innanzittutto è necessario conoscere l’uomo, prima ancora dell’artista in quanto tale.
Lorenzo Palumbo è un attento ascoltatore. Chi ha l’occasione di soffermarsi a parlare con lui cercando di superare i propri pregiudizi, entra subito in empatia perché le sue esternazioni riescono a far vibrare le corde interiori, quelle più nascoste dell’umanità. È un uomo che ha sofferto e che sta soffrendo non nascondendo i grossi interrogativi esistenziali che pullulano nel suo animo. Ma la sua sofferenza è sobria ed è da lui accettata come stimolo alla creatività che esprime soprattutto nella sua pittura molto particolare e scevra da altre influenze esterne.
Lorenzo è un vero contemplativo della vita, così come si presenta. Osserva tutto, anche i dettagli che sfuggono alla massa distratta. Ama osservare la dinamica delle nubi, le mani anche dinoccolate e vissute di un’anziana signora, la spontaneità di un bimbo, il gioco delle luci nei vari ambienti che frequenta, il movimento delle foglie, le caratteristiche più recondite di un essere vivente, la pragmaticità di un artigiano, il turbinio della folla, ecc.
Chi ha la fortuna di soffermarsi a dialogare con lui, in qualche modo ne esce arricchito perché è stimolato inconsciamente ad osservare in profondità anche le cose che prima riteneva banali.
Ma quello che più meraviglia è il suo distacco esistenziale: a lui non interessa diventare famoso perché la sua arte è un prolungamento di se stesso, con suoi interrogativi e i suoi incanti: bene e male, bello e brutto, buono e cattivo sono per lui “vita” che si esprime in uno scenario forse troppo limitato dalle nostre menti inquinate da vari compromessi.
Per questo le sue creazioni non hanno occhi od orecchie che potrebbero esprimere un condizionamento per la ricerca esistenziale attraverso i sensi corporei. La bocca dei suoi soggetti è sempre aperta (sofferenza?) mentre gli arti, molto essenziali, hanno le estremità gonfie per indicare un profondo desiderio di “toccare”, “esperimentare”e comprendere la complessità esplosiva della vita, che per l’artista è comunque sempre interessante e non finirà mai di scoprirne i risvolti più arcani, come la sua storia e quella degli altri.
Ecco il motivo per cui Lorenzo parla spesso di “anarchia utopica”: egli non si riferisce a quella intesa dal senso comune dai risvolti prettamente politici, ma è una forma di anarchia strettamente connessa con la libertà interiore che desidera ardentemente, ma che comprende realisticamente che non potrà mai ottenere sino a che è prigioniero delle coordinate esistenziali e corporee di questo mondo.
Dialogando con l’uomo, intuisci l’artista, perché umanità ed arte per lui sono strettamente connesse, come i sensi e tutte le manifestazioni esteriori dell’io e anche l’IO e Utopia.
Lorenzo, dunque, non dipinge per chissà quale scopo egoistico che molti ipocritamente tentano di nascondere. Egli dipinge per essere se stesso, per manifestarsi così come egli è, nella sua profonda umanità carica di sofferenza ma anche di stupore, frammista alla gioia di vivere ed al dolore più lacerante. L’uomo che desidera vivere sempre più integralmente, consapevole dei propri limiti, ma anche delle sue potenzialità creatrici che attraversano il tempo e lo spazio, costantemente insoddisfatto dell’esecuzione materiale delle sue opere.
Pier Angelo Piai
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“L ‘Angelo riprende a volare”
Opera ispirata ad Angelo Bacci con l’aiuto di Massimo Clemente.
Che voli insieme a noi artisti.
…durante il periodo di quarantena sono accadute diverse cose che hanno contribuito a stimolare ed evolvere il mio pensiero artistico.
Tra le più entusiasmanti è stata la richiesta di un mio amico ed artista Lorenzo Palumbo. Mi ha proposto di completare una sua opera: “un Angelo con le ali spezzate da questo terribile periodo”.
Ringrazio Lorenzo per la splendida opportunità di aver creato insieme un’opera dal significato cosi profondo, ridare all’Angelo la possibilità di riprendere il volo, come simbolo di ripresa per tutti noi.
Lorenzo Palumbo, è un artista davvero molto “sensibile”: può affermarlo senza retorica chi lo conosce genuinamente.
Ha dipinto queste tele così cariche di drammaticità, in modo spontaneo.
La sua priorità non è stata quella di comunicare il tradizionale messaggio (in sé anche giusto) affinché i tragici fatti storici relativi ai campi di concentramento del regime nazista non si ripetano più, ma egli ha voluto esprimere il suo profondo dolore interiore attraverso le sue opere che rappresentano questi noti fatti storicamente avvenuti, nei cui protagonisti si è immedesimato.
Sono figure umane ridotte quasi allo stato larvale, ma esprimono l’essenza dell’uomo che ha la forte spinta interiore a chiedersi i motivi più profondi del dolore, ma anche, paradossalmente, di amare.
Lo sguardo dell’artista è di profonda partecipazione ed il desiderio di capire gli eventi è espresso soprattutto negli arti deformi dei soggetti così straziati, particolarmente nelle dita delle mani e dei piedi, che escono dagli schemi anatomici comuni: esse erompono per esplorare la metafisica del dolore dell’uomo che, nonostante tutta la sua estrema fragilità, ha la necessità di amare l’esistenza per toccarne il senso più intrinseco.
Questo perché Lorenzo è consapevole che molti interrogativi ribollono nella nostra “piccola-grande” mente quando prendiamo coscienza del dolore umano, spesso così intenso e prolungato nel tempo.
Ma non ci sono validi ragionamenti umani che lo giustifichino. Pensiamo ad una ragione fondante, ma ci perdiamo spesso nel mare delle ipotesi piú assurde.
Dolore e male rimangono un mistero apparentemente insolubile, ma su cui si può sempre indagare per comprendere ed amare più profondamente.
Ecco perché Lorenzo, in queste sue opere, ricupera coraggiosamente l’essenza della vita umana: l’amore, il quale non si dissolve nemmeno di fronte alla tragica disgregazione del mondo che vorrebbe annientarlo: anzi ne esce paradossalmente rinforzato, come si evince soprattutto dall’opera dal titolo provocatorio “L’ultimo bacio”, dove due “umani” si amano anche se all’interno degli effluvi mortali del gas che esce da una doccia ambigua (dipinta di rosso).
Qui si coglie il vero messaggio di fondo: il vero amore vince sempre e nessuna tragedia potrà davvero estinguerlo.
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