(Testo di Davide M: Turoldo)
Magi, voi siete i santi più nostri! Nostri perché all’inizio sono lontani dal Signore, come lo siamo noi; perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’èuna sola; ognuno ha la sua strada, anche chi non legge la Bibbia, come loro.
Sono i santi più nostri per quel misterioso strabismo: camminano con i piedi per terra e gli occhi nel cielo, mostrando che si avanza davvero solo quando si decide di non seguire le paure, ma il cuore; di non calcolare le difficoltà, ma di custodire la sete.Entrati nella casa videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono.
Nostri i Magi perché entrano in una casa, una delle nostre case e ci mostrano che la stella di luce si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano, come un instancabile ardere diorizzonti, di cielo, di speranza.
Una stella si è fermata su ognuna dellenostre case.E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa: non adorano un Crocifisso, non il Risorto, non un saggio dalle parole di luce, non un giovane nel pieno del suo vigore, semplicemente un bambino in braccio a sua madre. La cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.
Che non può fare paura, che fa leva solo sulla tua bontà.
(p. Davide M. Turoldo)
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Il direttore di un noto quotidiano mainstream così scrisse recentemente sul suo giornale:
“I cattolici amano un dio bambino perché rifiutano la complessità”
Non è molto chiaro che cosa intende con questa “complessità” che i cattolici in maniera “puerile” rifiutano, secondo questo giornalista.
Probabilmente non si è compreso quanta complessità, invece, si cela dietro la semplicità, e quanta semplicità c’è dietro la complessità.
Gesù bambino è il Dio incarnato che si fa piccolissimo e povero : il Dio Amore Onnipotente che si manifesta in un infante esprime l’Innocenza, la purezza la gloria di un Dio che da Onnipotente si annulla nella fragilità umana.
Questo annichilimento è la dinamica dell’Incarnazione che agli occhi degli stolti appare puerile ed insignificante.
Ma chi intuisce la potenza esplosiva che c’è dietro questa dinamica divina, rimane veramente stupito ed in atteggiamento di alta contemplazione.
La “Kenosis” (lo spogliamento) divino in Gesù continua durante tutta la sua vita terrena: Lui, l’Onnipotente, vive da uomo, con le sue fragilità, la fame, la sete, l’incomprensione degli altri, la persecuzione violenta fino all’estremo annichilimento rappresentato dall’umiliante passione e morte sulla Croce.
Poi c’è la Risurrezione, ma Dio non finisce mai di stupire: infatti, come ulteriore annichilimento, ha scelto di essere presente in ogni Eucaristia in corpo, sangue, anima e divinità e farsi mangiare da ogni fedele che fa la Comunione. Ogni persona che lo riceve con l’Eucaristia lo assimila e viene così “divinizzata” in Cristo.
Vi sembra cosa da poco un simile dinamismo?
Chi può spiegare con parole semplici che cosa significa davvero l’Incarnazione?
No, il credente che contempla questo mistero non può essere un povero sempliciotto che segue le favole, come sottintende il giornalista.
Ci sono certe ragioni del cuore che mille ragioni della mente non possono pretendere di spiegare…
Se sei troppo preoccupato, convinciti che la tua esistenza é voluta da Dio dall’eternitá.
Pensi che un Padre così onnipotente ed onnisciente si dimentichi di una sua creatura?
No, non ti dimentica nemmeno per un istante, perché ci tiene a te molto di piú di quello che pensi, anche se tu dovessi sentirti tra i peggiori.
Anzi, Egli attende da te solo un’atto di fiducia nel suo amore e ti abbraccerá teneramente perché sei suo figlio e tempio dello Spirito Santo.
Egli ti sorregge in ogni istante perché ti ama cosí come sei…
Convinciti che Dio ti ama teneramente. Gli piace molto che pensi a Lui come il tuo vero rifugio: il suo Cuore si commuove molto piú di quello di una madre accanto al suo bambino che sta per addormentarsi…
Il Signore ti osserva con profonda tenerezza e predispone la tua interioritá alla vera pace e serenitá.
Abbandonati a Lui con fiducia…
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(Riflessione personale sull’espressione di Zoran Milanovic, presidente della Croazia): “LA CULTURA OSSESSIVA DELLA SICUREZZA”
L’uomo é fragile, fragilissimo. Tutti noi possiamo ammalarci in qualsiasi momento, dal bambino all’anziano. É sempre stato cosí perché non possiamo stare in eterno su questa terra. Il nostro destino é l’altra dimensione, quella eterna.
Per questo non dobbiamo vivere sempre preoccupati e ossessionati, privandoci della gioia dello stare insieme, del poter spostarci liberamente ovunque, del frequentare gli ambienti sani che desideriamo perché abbiamo paura di ammalarci o di essere vittima di incidenti. La vita terrena é una sola.
Una madre ossessiva che si preoccupa troppo della sicurezza del suo bambino e lo tiene chiuso in casa “ per il suo bene” non é una madre equilibrata perché il bambino crescerá con problemi psichici seri, diventerá un nevrotico e non riuscirá ad affrontare i problemi della vita con serenitá.
Non lasciamoci togliere la serenitá da chiunque sia. Viviamo con coraggio e confidiamo nel Signore, il quale é Provvidenza e ci sostiene in ogni momento.
(Una voce dal deserto)
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«Chi accoglie un bambino, accoglie il Padre» (p. Ermes Ronchi)
Proporre il bambino come modello di fede è far entrare nella religione l’inedito.
Cosa sperimenta un bambino? La tenerezza degli abbracci, l’emozione delle corse, il vento sul viso… Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida.
Un bambino non basta a se stesso, e riceve tutto restituendo così poco; improduttivo eppure in pace davanti al futuro, sicuro non di sé, ma dei genitori; forte non della propria forza, ma di quella con cui lo sollevano le braccia del padre. Un bambino porta festa nel quotidiano! Lui sa aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime.
Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino.
Averlo come riferimento, per il cammino del credente, significa entrare in un mondo grande appena quanto lo spazio del grido con cui egli chiama la madre. Ma “se non diventerete come loro”, se non ritroverete lo stupore di essere figli piccolini che sanno piangere imparando a ridere, non entrerete mai nel Regno, perché non sapete cos’è la gioia!
Parole mai dette prima, scandalo per i giudei, follia per i greci, ma parole finalmente liberate come uccelli, come angeli sui confini infiniti dell’anima e del tempo. Solo i bambini danno ordini al futuro.
«Chi accoglie un bambino, accoglie il Padre». Mi commuove l’ottimismo di Dio: non tanto l’uomo è sua immagine, ma lo è il bambino, l’eterno che si abbrevia nel frammento. Per Gesù, Dio è il padre buono che scorge il figlio da lontano e gli si butta al collo, è il pastore che trova la pecorella e se la pone sulle spalle.
Grazie alla preziosa ed importante collaborazoine di Fabio L. e della sua famiglia
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“Simeone prese il bambino sulle braccia, rese grazie e benedisse il Signore.”
In genere riteniamo fortunato San Simeone che nel Tempio ha potuto tenere in braccio Gesù bambino.
Non pensiamo mai che noi tutti siamo più fortunati di lui perché durante l’Eucaristia abbiamo la possibilità di ricevere in noi Gesù in corpo, sangue, anima e divinità, per assimilarlo e trasformarci in Lui?
Crediamo davvero a questo?
p. Pio diceva che una sola Santa Messa vale ben più di mille rosari. Aggiungeva che se si fosse tutti realmente consapevoli dell’immenso valore dell’Eucaristia per la stessa nostra esistenza eterna, le Chiese non riuscirebbero a contenere tutti coloro che accorrerebbero per prenotare un posto, per cui ci sarebbe bisogno delle stesse forze dell’ordine per dirigere ordinatamente il flusso dei fedeli.
Ma quel giorno, prima o poi verrà…
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A JAKOV DEL 25.12.20
“Cari figli, anche oggi Gesù è qui accanto a voi, anchequando pensate di essere soli e che non ci sia più luce nella vostra vita, Lui è sempre vicino a voi e non si è mai allontanato lasciandovi da soli.
La luce della sua nascita illumina questo mondo e la vostra vita.
Il suo cuore è sempre aperto per ricevere ogni vostra sofferenza, tentazione, paura e bisogno.
Le sue mani sono protese verso di voi per abbracciarvi come un Padre e dire quanto siete importanti per Lui, quanto vi ama e quanto si prende cura dei suoi figli.
Figli cari anche i vostri cuori sono altrettanto aperti verso Gesù? Avete completamente consegnato la vostra vita nelle Sue mani? Avete accettato Gesù come vostro Padre, al quale potete sempre rivolgervi per trovare in Lui conforto e tutto ciò di cui avete bisogno per vivere la fede veritiera?
Perciò, figli miei, abbandonate il vostro cuore a Gesù e lasciate che sia lui a governare le vostre vite, perché solo così accetterete il presente e potrete affrontare il mondo in cui vivete oggi.
Con Gesù, tutta la paura, la sofferenza e il dolore scompaiono perché il vostro cuore accetta la sua volontà e tutto ciò che entra nella vostra vita.
Gesù vi darà la fede per accettare tutto e niente potrà allontanarvi da Lui, perché vi tiene per mano e non permette che ve ne andiate o vi perdete nei momenti difficili perché è diventato il Signore della vostra vita.
Vi benedico con la mia benedizione materna.”
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Fb 27 dicembre 2020
Domenica fra l’ottava di Natale B Lc 2, 22-40
Luce e ombra
Gesù non appartiene al tempio, appartiene all’uomo. È nostro e di chiunque ne sia assetato, è di quelli che sanno vedere oltre come Anna, incantata davanti a un neonato; è di quelli che non smettono di sognare, come Simeone, che sente Dio come un futuro vicino.
Maria e Giuseppe salgono al tempio col piccolo Gesù per presentarlo al Signore, ma sulla soglia, altre braccia subito se lo contendono. Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da due anziani senza ruolo, due innamorati di Dio. Occhi velati dalla vecchiaia, occhi ancora accesi dal desiderio. È la vecchiaia del mondo che abbraccia l’eterna giovinezza di Dio.
Il figlio è dato, ma subito è offerto ad un altro sogno, ad un’altra strada che si apre per lui.
I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, ad una loro vocazione che noi non conosciamo, “essi abitano case future che nemmeno in sogno potrete visitare” (Gibran). Non devono, non possono realizzare i nostri desideri, perché “se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare” (S. Ambrogio). Questa è la santità della famiglia.
“Tornarono quindi alla loro casa”. Ritorno alla santità, alla profezia dell’umile magistero quotidiano, che viene prima di quello del tempio. Alla famiglia, santa perché la vita e l’amore vi celebrano una festa, e ne fanno la più viva feritoia sull’infinito.
Simeone sapeva che non sarebbe morto prima d’aver visto il Messia, e queste parole sono anche per me. Io so che vedrò la salvezza che germina, sentirò angeli senza ali che annunciano la meraviglia di Dio. Lo capirò se sarò come Maria e Giuseppe, gente che si comporta secondo le regole ma che accoglie l’imprevisto, rassicurata dal rito e stupita dal profeta.
Dio si manifesta sempre tra luce e ombra, annunci e dubbi, miracolo e quotidiano, profezia di gioia e di spada. Come i due anziani che sanno aspettare, orientati a Dio come girasoli alla luce, vedendo ciò che altri non vedono. E in quel Bambino che passa amorosamente di braccio in braccio, Israele consola il suo Signore, conforta il senso di un Dio da sempre alla ricerca dell’uomo.
E’ iniziata l’offensiva divina, sul mondo. Ma anche per te, Maria, ci sarà la spada, non sei esente. La fede non produce l’anestesia del vivere, la santità non è l’assicurazione contro la sofferenza. Sentirai tutto il dolore del mondo: ti legherà a tanti, a tutti i trafitti, quel dolore che non chiede spiegazioni, ma condivisione.
Ma tutto questo sarà dopo; intanto, per ora, piccolo Gesù nato per me, lascia che io ti stringa fra le braccia come Simeone, e stringendo con te, anche la Divina Presenza. Abbracciando te, le dita di Dio mi sfiorano anche me, e allora, con lo sguardo, la carezza, o l’ascolto, lasciami pregare ancora per bocca di con Simeone, per dire ai miei fratelli: “Dio mi salva attraverso te, salvezza che mi cammina a fianco”.
Avvenire
Santa Famiglia 2020 Lc
Portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia e un neonato che portano la povera offerta dei poveri: due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino.
Vengono nella casa del Signore e sulla soglia è il Signore che viene loro incontro attraverso due creature intrise di vita e di Spirito, due anziani, Simeone e Anna, occhi stanchi per la vecchiaia e giovani per il desiderio: la vecchiaia del mondo accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
E la liturgia che si compie, in quel cortile aperto a tutti, è naturale e semplice, naturale e perciò divina: Simeone prende in braccio Gesù e benedice Dio. Compie un gesto sacerdotale, una autentica liturgia, possibile a tutti. Un anziano, diventato onda di speranza, una laica sotto l’ala dello Spirito benedicono Dio e il figlio di Dio: la benedizione non è un ufficio d’élites, ma esubero di gioia che ciascuno può offrire a Dio (R. Virgili). Anche Maria e Giuseppe sono benedetti, tutta la famiglia viene avvolta da un velo di luce per la benedizione e la profezia di quella coppia di anziani laici, profeti e sacerdoti a un tempo: la benedizione e la profezia non sono riservate ad una categoria sacra, abitano nel cortile aperto a tutti.
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che sono per me e per te: io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva della luce già in atto dovunque, l’offensiva mite e possente del lievito e del granello di senape.
Poi Simeone dice tre parole immense su Gesù: egli è qui come caduta, risurrezione, come segno di contraddizione.
Gesù come caduta. Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, rovina del nostro mondo di maschere e bugie, della vita insufficiente e malata. Venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a portare spada e fuoco per tagliare e bruciare ciò che è contro l’umano.
Egli è qui per la risurrezione: è la forza che ti fa rialzare quando credi che per te è finita, che ti fa partire anche se hai il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. È qui e assicura che vivere è l’infinita pazienza di ricominciare.
Cristo contraddizione del nostro illusorio equilibrio tra il dare e l’avere; che contraddice tutta la mia mediocrità, tutte le mie idee sbagliate su Dio.
Caduta, risurrezione contraddizione. Tre parole che danno respiro e movimento alla vita, con dentro il luminoso potere di far vedere che tutte le cose sono ormai abitate da un oltre.
La figura di Anna chiude il grande affresco. Una donna profeta! Un’altra, oltre ad Elisabetta e Maria, capaci di incantarsi davanti a un neonato perché sentono Dio come futuro.
O san Francesco Marto, tu che fosti portato in Paradiso da bambino, per tua intercessione aiutaci a desiderare con fede l’incontro con il nostro Signore, come facesti tu che dicevi di voler morire per andare in Cielo.
Fa’ che il Signore sia da noi messo sempre al primo posto, che nulla ci turbi e che possiamo contraccambiare il suo amore con gioia, come facesti tu.
Ti preghiamo per tutti i bambini del mondo affinché per tua intercessione vengano rispettati ed amati nelle famiglie ed in ogni ambiente che frequentano.
Tu, o san Francesco Marto, che amavi la natura ed eri molto generoso, aiutaci, per tua intercessione, ad essere rispettosi verso il mondo che ci circonda ed ad amare il prossimo come conviene.
O san Francesco Marto, tu che hai affrontato con coraggio la febbre spagnola, proteggici da questa pandemia che sta affliggendo l’umanità.
Ma soprattutto chiedi al Signore che ci liberi dall’indifferenza, dall’odio e dalla violenza che stanno contaminando questo mondo.
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Il vero significato del Natale si è perso per strada, monopolizzato dal mercato e dal consumo….
L’uomo mercante ha fatto del Natale una festa che è il vero contrario di ciò che dovrebbe essere. Non dimentichiamo che Gesù è nato in una stalla….non è un invito al consumo e allo spreco….
Riflettiamo sul messaggio di Gesù, che è un messaggio di umiltà e di amore.
Riprendiamoci i nostri veri valori. Prepariamo un Natale vero e sincero quest’anno, lasciamo stare gli alberi e babbo Natale, pensiamo soltanto al significato vero: Gesù, la sua grotta, ancora tutta da capire…. perché la grotta, perchè la stalla con gli animali, perchè il bue mansueto e l’asinello testardo, perché l’umiltà e la povertà ?
Un Re neonato, puro e innocente, indifeso, al quale si sono inchinati i saggi dell’oriente che avevano capito tutti questi perché… avevano compreso dov’era la ricchezza vera, non quella del lusso, dell’abbondanza, dello spreco… ma quella dell’Amore puro, incondizionato, l’amore per tutti, dal primo all’ultimo, l’amore che non si offende, non si adombra….poiché non conosce ombra…
Apriamoci a questi significati profondi, lasciamo che lavorino dentro il nostro cuore, non sono parole, non sono contenuti mentali, ma sono sfumature infinite di un’unica fonte d’Amore, il sentimento che ci ha creati e che noi siamo.
Non permettiamo mai più ad un Sistema balordo di distoglierci dall’essenza della nostra stessa vita. Apriamo gli occhi dell’anima…
Avvolgiamoci nel prezioso senso del vero Natale e lasciamo che ci trasformi, che operi anche in noi i miracoli che solo Lui sa fare!
(Marisa Haltiner)
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Magi, voi siete i santi più nostri!
Nostri perché all’inizio sono lontani dal Signore, come lo siamo noi; perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’è una sola; ognuno ha la sua strada, anche chi non legge la Bibbia, come loro.
Sono i santi più nostri per quel misterioso strabismo: camminano con i piedi per terra e gli occhi nel cielo, mostrando che si avanza davvero solo quando si decide di non seguire le paure, ma il cuore; di non calcolare le difficoltà, ma di custodire la sete.
Entrati nella casa videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono. Nostri i Magi perché entrano in una casa, una delle nostre case e ci mostrano che la stella di luce si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano, come un instancabile ardere di orizzonti, di cielo, di speranza. Una stella si è fermata su ognuna delle nostre case.
E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa: non adorano un Crocifisso, non il Risorto, non un saggio dalle parole di luce, non un giovane nel pieno del suo vigore, semplicemente un bambino in braccio a sua madre. La cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.
Che non può fare paura, che fa leva solo sulla tua bontà.
(p. Davide M. Turoldo)
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Nel periodo natalizio ci diamo da fare per gli addobbi.
Prepariamo l’albero di Natale e siamo affascinati dalle luci colorate ed intermittenti, dai vari gingilli scintillanti che appendiamo tra i rami.
Sotto allestiamo il presepe. Lo riempiamo di muschio, aggiungiamo le pecorelle, i pastori, gli artigiani, e molte altre rappresentazioni.
Mettiamo dentro la capanna le statuette della Madonna e di San Giuseppe che guardano il bambino appena nato.
L’atmosfera che creiamo ci riempie di nostalgia per l’infanzia, per i vari momenti della nostra vita.
Ci diamo da fare per i regali, per i vari pranzi natalizi, per i divertimenti di ogni tipo con la speranza che ci portino allegria.
Ma i nostri cuori sono davvero sereni gioiosi?
Sappiamo chi rappresenta realmente quel bimbo che mettiamo al centro del presepio?
Egli è l’Uomo- Dio Gesù, quell’Amore che dovremmo avere nei nostri cuori.
Il Signore regna davvero in noi?
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Signore Gesù, aiutami ad accrescere la mia fede.
Tu sai che, pur avendo l’uso di ragione, sono ancora “piccolo” agli occhi degli adulti e, se non sono prudente, rischio di essere influenzato negativamente da coloro che non ti conoscono o ti disprezzano.
Aiutami ad essere convinto che Tutto è stato creato per mezzo tuo e che Tu sei la Sapienza incarnata. Fa’ che ascolti volentieri le tue sante parole contenute del Vangelo e le possa mettere in pratica.
Illumina coloro che mi educano e mi istruiscono affinché io cammini nella verità.
Vedo che il mondo, creato per mezzo tuo, è meraviglioso, ma ci sono anche tanti pericoli insidiosi.
Oggi sono pochi coloro che ti adorano in cuor loro.
Fa’ che io, i miei famigliari, gli educatori, gli amici e l’intero genere umano, riconosciamo in Te la Verità per poterti glorificare con la nostra vita e per l’eternità.
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Mt.18,1-5.10
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
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Gesù, mio Signore ed amico, so che pochi oggi ti ringraziano per tutto quello che hai fatto per l’intera umanità.
Io sono solo un ragazzino, ma vorrei esprimerti la mia riconoscenza innanzittuto per avermi donato l’esistenza, la quale è un dono inestimabile.
Poi ti ringrazio di cuore per la salute che mi stai donando: per la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto, il tatto, perché posso studiare, lavorare, camminare.
Grazie per la mia anima immortale che ti potrà contemplare per l’eternità quando tu lo deciderai. Grazie anche per l’immenso dono dei Sacramenti in cui sei più presente.
Ti ringrazio di vero cuore per la mia famiglia, il papà, la mamma, i fratelli, i nonni e tutti i parenti.
Grazie per gli amici e per tutti coloro che mi vogliono bene: per gli insegnanti, educatori e catechisti che mi hai assegnato.
Ti ringrazio per il Santo protettore e per il mio angelo custode
Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso San Giuseppe, e mi raccomandai a lui con fervore.
Questo mio Padre e Protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore e la salute della mia anima.
Ho visto chiaramente che il suo aiuto mi fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo Santo benedetto.
Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte.
Con ciò il Signore vuol farci intendere che a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede. Ciò han riconosciuto per esperienza anche altre persone che dietro mio consiglio si sono raccomandate al suo patrocinio. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per aver sperimentato questa verità.
Procuravo di celebrarne la festa con la maggior possibile solennità… Per la grande esperienza che ho dei favori ottenuti da S. Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devoti. Non ho conosciuto persona che gli sia veramente devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. È già da vari anni che nel giorno della sua festa io gli chiedo qualche grazia, e sempre mi sono vista esaudita. Se la mia domanda non è tanto retta, egli la raddrizza per il mio maggior bene…
Chiedo solo per amore di Dio che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoti. Gli devono essere affezionate specialmente le persone di orazione, perché non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto che ha sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare S. Giuseppe che fu loro di tanto aiuto.
Chi non avesse maestro da cui imparare a far orazione, prenda per guida questo Santo glorioso, e non sbaglierà….
Dall’autobiografia di Santa Teresa d’Avila
Gesù, che sei stato bambino, donaci un’anima da bambino per poter essere semplici, contenti, fiduciosi e pieni di tenerezza e di affetto verso tutti gli uomini nostri fratelli e verso tutti gli esseri della tua creazione.
Tu che sei Figlio di Dio e hai assunto e consacrato la natura umana, insegnaci ad amare Te nei fratelli ed in noi stessi, affinché, divinizzati da Te, possiamo raggiungere la pienezza a cui ci hai destinati nel seno dell’Amore Trinitario.
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EPIFANIA 2019
a cura di p. Ermes Ronchi
Mt 2, 1-12
Strade nuove di fra Davide Montagna
Cercatore verace di Dio
è solo chi inciampa
su di una stella,
scambia incenso ed oro
con un ridente cuore
di bimbo
e, tentando strade nuove,
si smarrisce nel pulviscolo
magico del deserto…
INIZIO
Vedi Signore quanti volti belli e quante lacrime.
Qui davanti a te. A cercare il tuo abbraccio.
Sono occhi belli, quelli di ciascuno.
Impastati di luce ma anche di lacrime.
Ma quando le lacrime incontrano la luce nascono arcobaleni.
Tu sei la luce: illumina le nostre vite Signore
Omelia
Epifania. Festa dei lontani e dei cercatori di Dio. Perché Dio è sempre da scoprire. Se c’è una cosa che può offendere Dio, è quella di pensare di conoscerlo. Perché poi vuol dire che tu lo rimpicciolisci su tua misura, mentre Dio trascende, sempre altro e sempre oltre.
Festa di tutti i cercatori di Dio, e di tutti i cercatori dell’uomo. Perché è la stessa ricerca infinita. Anzi chi può dire perfino di conoscere se stesso? Io non so neanche che sentimenti avrò prima di sera.
E notiamo che non sono i re o i sommi sacerdoti o un eroe a manifestare Dio, ma l’ultimo di tutti gli uomini, l’ultimo arrivato: trovarono un bambino in braccio a sua madre e prostratisi lo adorarono. E dopo aver fatto il periplo di tutta la terra, dopo aver indagato gli universi, si fermano davanti a un bambino. La scoperta è lì. Una cosa enorme. Chi non ha il coraggio di inginocchiarsi lì, non trova né Dio, né l’uomo.
Il primo movimento della ricerca di Dio e dell’uomo lo indica Isaia: “Alza il capo e guarda”. Due verbi bellissimi: alzare il capo, guardare in alto e attorno, sollevare gli occhi, aprire le finestre di casa al grande respiro del mondo.
Alza il capo e guarda, cerca un pertugio, un angolo di cielo e poi da lassù interpreta la vita, ma a partire dall’alto, da obiettivi alti. A partire da una stella.
Il vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, al ritmo della carovana, al passo di una piccola comunità; il viaggio dei Magi attraversa deserti e città, naufraghi sempre in questo infinito (scrive Turoldo) e quindi la ricerca non consiste tanto nel passare di libro in libro, ma di persona in persona: siamo noi la sua Epifania, ognuno un proprio momento di Dio, in ognuno è seminato un frammento di stella cometa.
Cercarlo: e non come scribi di Gerusalemme, ma come magi.
Gli scribi di Gerusalemme sapevano, “a Betlemme deve nascere”,
i sacerdoti sapevano tutto, ma non credevano.
Perché non bastano i libri, non basta la cultura, occorre diventare sapienti. Mia madre non aveva studiato teologia ma sapeva più di tanti teologi. Occorre la passione per Dio, il tormento.
Quanta gente ho conosciuto che aveva il tormento di Dio e magari non praticava… Continuava a cercare, e magari credeva più di noi praticanti.
Il terzo passo è il ritmo della carovana. La tradizione parla di tre re magi, ma il vangelo dice ‘alcuni magi’: una piccola comunità, un gruppo: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro. Fissando il cielo e fissando gli occhi di chi cammina a fianco, capaci di rallentare il passo sulla misura dell’altro, di porgere il braccio a chi sta facendo più fatica.
Il quarto passo è il più sorprendente. Il cammino dei magi è pieno di errori: perdono la stella, approdano nella grande città anziché nel piccolo villaggio; chiedono del bambino a un assassino di bambini; cercano una reggia e troveranno una povera casa. Ma non si arrendono: hanno l’infinita pazienza di ricominciare. Il nostro dramma non è cadere, è arrendersi alle cadute.
E poi l’atto finale: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono i loro doni.
Il dono più prezioso che i Magi portano non è l’oro, è il loro stesso viaggio. Il dono impagabile sono i mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un desiderio più forte di deserti e fatiche.
Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui.
Dio ha sete della nostra sete.
Lì sta il nostro regalo più grande.
Nostri perché lontani ma incamminati;
nostri perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’è una sola; che ognuno ha la sua strada, ce l’ha anche chi, come loro, non conosce e non legge la bibbia.
Sono i santi più nostri per quel loro misterioso strabismo: piedi per terra sì, ma occhi nel cielo; come loro si avanza davvero quando si decide di seguire non le paure, ma la speranza, un sogno; quando si decide di ascoltare Isaia: alza il capo e guarda!
Nostri i Magi perché la ricerca finisce in una casa, una delle nostre case. La stella si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano. Una stella, su ognuna delle nostre case, su ogni famiglia:
ed entrati videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono.
E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa:
non adorano l’Uomo della Croce, non il Risorto glorioso,
non un uomo saggio dalle parole di luce,
non un giovane nel pieno del suo vigore,
semplicemente un bambino in braccio a sua madre.
È sulla terra la cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.
E di lui non puoi avere paura,
e da un bambino che ami non ce la fai ad allontanarti.
Vediamo oggi cose all’opposto di queste: 26 paesi tra i più forti e ricchi del mondo, l’Europa, che non sono capaci di accogliere 49 migranti, con madri e bambini, da 15 giorni in mare…
Penso a come si possano capovolgere le parole di Erode ai Magi: Informatevi con cura del Bambino e quando lo avrete trovato fatemelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo!
Erode è l’uccisore di sogni ancora in fasce. Erode è dentro di noi, è quel cinismo, quel disprezzo, quelle paure che in noi distruggono i sogni e le speranze.
Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle all’amico, al teologo, all’artista, al poeta, allo scienziato, all’uomo della strada, a ciascuno di voi qui: hai trovato il Bambino?
Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle cose, cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone e in fondo alla speranza;
cerca ancora con cura, fissando gli abissi del cielo e gli abissi del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo.
E voi fratelli, dovreste dire e ripetere a noi preti:
informatevi sempre più accuratamente,
cercate di conoscere sempre meglio quel Bambino,
fatecelo sentire vivo e vero questo Dio piccolo fra noi,
fatecelo sentire vicino, così che anche noi lo possiamo sentire e vedere.
Aiutateci a trovarlo e verremo, con i nostri piccoli doni,
verremo con tutta la fierezza dell’amore,
con i nostri sogni salvati da tutti gli Erodi della storia e del cuore.
Preghiera
Oro incenso e mirra portano i Magi,
non fiori, giocattoli o dolciumi,
l’oro della nostra obbedienza,
l’incenso della nostra adorazione,
la mirra delle angosce, delle delusioni.
Il prezioso, il sublime e l’austero,
il nobile, il divino e il tragico,
in quel Bambino c’è tutto questo.
E io Signore, io che vengo da lontano,
io che ho percorso strade difficili e talvolta sbagliate
quale dono posso offrirti?
Il tesoro che ti dono è la mia vita, Signore,
e che sia semplice e dritta come un flauto
perché tu la possa riempire, riempire con la tua musica.
La mia vita, Signore, ti dono
e sia argilla tenera fra le tue mani
perché tu possa darle forma, la forma che vorrai.
La mia vita ti dono, Signore,
come un seme libero nel vento
perché tu possa seminarlo dove vorrai,
e possa fiorire per i fratelli e per te. Amen
Andiamo in pace e speranza, custodendo una stella in fondo al cuore.
Per tracciare lunghi e diritti i solchi della vita, legare il timone dell’aratro ad una stella.
Il vangelo a cura di Ermes Ronchi
Epifania del Signore – anno C
Vangelo – Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Commento di p.Ermes
Epifania, festa dei cercatori di Dio, dei lontani, che si sono messi in cammino
dietro a un loro profeta interiore, a parole come quelle di Isaia “Alza il capo e
guarda”.
Due verbi bellissimi: alza, solleva gli occhi, guarda in alto e attorno, apri le
finestre di casa al grande respiro del mondo. E guarda, cerca un pertugio, un angolo
di cielo, una stella polare, e da lassù interpreta la vita, a partire da obiettivi alti.
Il vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, al ritmo della carovana, al
passo di una piccola comunità: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l’uno
all’altro. Fissando il cielo e insieme gli occhi di chi cammina a fianco, rallentando il
passo sulla misura dell’altro, di chi fa più fatica.
Poi il momento più sorprendente: il cammino dei magi è pieno di errori: perdono la
stella, trovano la grande città anziché il piccolo villaggio; chiedono del bambino a un
assassino di bambini; cercano una reggia e troveranno una povera casa. Ma hanno
l’infinita pazienza di ricominciare. Il nostro dramma non è cadere, ma arrenderci alle
cadute.
Ed ecco: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono
doni. Il dono più prezioso che i Magi portano non è l’oro, è il loro stesso viaggio. Il
dono impagabile sono i mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un
desiderio più forte di deserti e fatiche. Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui.
Dio ha sete della nostra sete: il nostro regalo più grande.
Entrati, videro il Bambino e sua madre e lo adorarono. Adorano un bambino.
Lezione misteriosa: non l’uomo della Croce né il Risorto glorioso, non un uomo
saggio dalle parole di luce né un giovane nel pieno del vigore, semplicemente un
bambino. Non solo a Natale Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio
piccolo fra noi. E di lui non puoi avere paura, e da un bambino che ami non ce la fai
ad allontanarti.
Informatevi con cura del Bambino e poi fatemelo sapere perché venga anch’io
ad adorarlo! Erode è l’uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi, è quel
cinismo, quel disprezzo che distruggono sogni e speranze.
Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle
all’amico, al teologo, all’artista, al poeta, allo scienziato, all’uomo della strada, a
chiunque: hai trovato il Bambino?
Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle
cose, nel Vangelo e nelle persone; cerca ancora con cura, fissando gli abissi del cielo
e gli abissi del cuore, e poi raccontamelo come si racconta una storia d’amore, perché
venga anch’io ad adorarlo, con i miei sogni salvati da tutti gli Erodi della storia e del
cuore.
(Letture: Isaia 60,1-6; Salmo 71; Efesini 3,2-3.5-6; Matteo 2,1-12)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/il-dono-piu-prezioso-dei-magi-il-loro-stesso-viaggio
Commento al Vangelo domenica 6 gennaio 2019 – EPIFANIA del SIGNORE – p.Ermes
Prostràti i santi Magi
adorano il Bambino,
offron doni d’Oriente:
oro, incenso e mirra.
O simboli profetici
di segreta grandezza,
che svelano alle genti
una triplice gloria!
Oro e incenso proclamano
il Re e Dio immortale;
la mirra annunzia l’Uomo
deposto dalla croce.
Betlemme, tu sei grande
fra le città di Giuda:
in te è apparso al mondo
il Cristo Salvatore.
Nelle sue mani il Padre
pose il giudizio e il regno:
lo attestano concordi
le voci dei profeti.
Non conosce confini
nello spazio e nel tempo
il suo regno d’amore,
di giustizia e di pace.
A te sia lode, o Cristo,
nato da Maria Vergine,
al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.
Gesù Bambino, è l’Amore Onnipotente che si è incarnato in un fragile bimbo. Egli ci mostra la vera umiltà per cui:
Anche se ti rendi conto che gli altri ti salutano solo per formalità, tu saluta sempre tutti con amore.
Quando gli altri ti trattano con disprezzo, guardali con dolcezza e così farai capire che tutti siamo amati dallo stesso Creatore.
Se riscontri con amarezza l’ingratitudine da chi hai fatto del bene, tu continua a fare loro il bene, anche pregando. Prima o poi lo Spirito Santo li illuminerà.
Se incontri volti indifferenti o duri, dona loro un sorriso.
Se al termine della giornata lavorativa nessuno riconosce le tue fatiche, guarda Gesù Bambino nel presepe: egli ti è sempre riconoscente.
(Una voce dal deserto)
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) : http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp… FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
MARCELLO TOMADINI il pittore fotografo dei lager https://www.edizionisegno.it/libro.as…
DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as…
GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…
Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2700) iscrivetevi al mio canale youtube “UNIVERSO INTERIORE piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier
Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi
Accogliere Dio in un bambino, il segreto della Vergine Maria
XXV Domenica – Tempo ordinario – Anno B
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Gesù mette i dodici, e noi con loro, sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti.
Offre di se stesso tre definizioni, una più contromano dell’altra: ultimo, servitore, bambino.
Chi è il più grande? Di questo avevano discusso lungo la via. Ed ecco il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa, pensa invece ad una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio a un bambino. Il Vangelo in un abbraccio, che apre una intera rivelazione: Dio è così, più che onni-potente, onni-abbracciante (K. Jaspers).
Gesù mette al centro non se stesso, ma il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole, il più amato, un bambino. Se non diventerete come bambini… Gesù ci disarma e sguinzaglia il nostro lato giocoso, fanciullesco. Arrendersi all’infanzia è arrendersi al cuore e al sorriso, accettare di lasciare la propria mano in quella dell’altro, abbandonarsi senza riserve (C. Cayol). Proporre il bambino come modello del credente è far entrare nella religione l’inedito. Cosa sa un bambino? La tenerezza degli abbracci, l’emozione delle corse, il vento sul viso… Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre, nel nostro cammino di fede. «Il bambino è il padre dell’uomo» (Wordsworth). I bambini danno ordini al futuro.
E aggiunge: Chi lo accoglie, accoglie me! fa un passo avanti, enorme e stupefacente: indica il bambino come sua immagine. Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. Il Re dei re, il Creatore, l’Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che va protetto, accudito, nutrito, aiutato, accolto (E. Hillesum).
Accogliere, verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna. Il nostro mondo avrà un futuro buono quando l’accoglienza, tema bruciante oggi su tutti i confini d’Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, che sia alle frontiere o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso.
A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi, a volte persino spietati, ma sono maestri nell’arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, incuriositi da ciò che porta ogni nuovo giorno, pronti al sorriso quando ancora non hanno smesso di asciugarsi le lacrime, perché si fidano totalmente. Del Padre e della Madre.
Il bambino porta la festa nel quotidiano, è pronto ad aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime. Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino.
Accogliere Dio come un bambino: è un invito a farsi madri, madri di Dio. Il modello di fede allora sarà Maria, la Madre, che nella sua vita non ha fatto probabilmente nient’altro di speciale che questo: accogliere Dio in un bambino. E con questo ha fatto tutto.
(Letture: Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53; Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/accogliere-dio-in-un-bambino-il-segreto-della-vergine-maria
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro:
«Se uno vuole essere il primo,
sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me;
e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Marco 9,30-37
Chi è il più grande?
Di questo avevano discusso lungo la via.
Ed ecco il modo magistrale di Gesù
di gestire le relazioni:
non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa,
pensa invece ad una strategia
per educarli ancora.
E lo fa con un gesto inedito:
un abbraccio a un bambino.
(Ermes Ronchi)
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/accogliere-dio-in-un-bambino-il-segreto-della-vergine-maria
“Portarono Gesù nel tempio: Simeone lo prese tra le braccia e benedisse Dio.”
A noi tutti spontaneamente viene da pensare che Simeone è stato veramente fortunato ad abbracciare il Bambino Gesù.
Ma se ci pensiamo bene, al giorno d’oggi, ciascuno di noi è ancora più fortunato di Simeone perché, mentre lui lo prese tra le braccia, noi possiamo sempre ricevere interiormente Gesù in corpo, sangue , anima e divinità attraverso il Sacramento dell’Eucaristia.
Ma ci vuole fede, come del resto anche Simeone, illuminato dallo Spirito Santo aveva fede!
ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI
GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) : http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….
VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…
MARCELLO TOMADINI il pittore fotografo dei lager https://www.edizionisegno.it/libro.as…
DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as…
Se volete essere aggiornati sui nuovi video che realizzo (più di 2300) iscrivetevi al mio canale youtube “piaipier”: http://www.youtube.com/user/piaipier a cura di https://mondocrea.it
2017 NATALE DEL SIGNORE
messa del giorno
E’ Natale: la Parola di Dio è un Bambino d’uomo che non sa neppure parlare, l’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita.
E’ da qui, dove l’infinitamente grande si fa infinitamente piccolo, chi cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia. Questo è il nodo vivo del tempo. Ad esso siamo convocati, perché attorno a questo nodo danzano i secoli e il cuore può cambiare. Ma se anche Cristo fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te, allora è nato invano.
Signore Gesù, siamo qui perché vogliamo restare umani, inquieti, sensibili e visionari, per questo ti preghiamo: nasci in noi, Signore.
Signore Gesù, che continui a perdonarmi anche quando io non mi perdono, che mi corri dietro a riportarmi le chiavi di casa, che alleggerisci i miei errori con sorriso di madre, ti prego nasci in me Signore
Signore Gesù, sono venuto da te che non ti stanchi di abbracciarmi nella fatica, di ridarmi l’infinita pazienza di ricominciare, per questo ti prego: nasci in noi Signore.
Omelia
Dietro l’altare vedete questo mosaico di legni antichi, spezzati e dipinti: Cristo abbracciante, un grande abbraccio, un abbraccio infinito, smisurato, che sembra allargarsi ancora, dove c’è posto per tutti, per sempre.
Natale è l’abbraccio di Dio. Che non è l’onnipotente ma l’onniabbracciante, il tutto-abbracciante. Perché il mondo non sempre è comprensibile, ma è sempre abbracciabile (M. Buber).
Qui davanti all’altare vedete un grande pane che fa da culla al Bambino. Betlemme vuol dire: Casa del pane, c’è pane per l’umanità in quel luogo, Dio si è fatto pane, deposto in una mangiatoia, che è il luogo umile del cibo, per dirci: mangiate di me, io sono il pane della vita, pane spezzato per la nostra fame di vita. Qui troviamo il morso del più, energia per vivere senza paura.
E’ anche bello l’albero di Natale, bello il presepio. Ma questi legni duri che fioriscono, che mettono gemme di tenerezza, e questo pane, mi commuovono.
Il Verbo si è fatto abbraccio, pane, corpo! Ma per capire di più penso al Bambino che cerca il latte della Madre e dico: il Verbo si è fatto fame.
Non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di Lui: Dio si è fatto bisogno.
Penso agli abbracci che Gesù ha ricevuto e poi ha riservato ai piccoli e agli amici e dico: il Verbo si è fatto carezza.
Penso al pianto di Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro e dico: Dio si è fatto lacrime.
Penso a quel petalo di fango che Gesù stende sugli occhi del cieco e dico: il Verbo si è fatto polvere, mano e saliva, e occhi nuovi.
Poi penso alla Croce e dico: Dio si è fatto agnello, carne che grida di dolore.
Colui che ha riempito il cielo con miliardi di galassie, l’inventore dell’universo si fa piccolo e ricomincia da Betlemme, da una mangiatoia. Ci deve essere qualcosa di vero in tutto ciò, non può trattarsi di un inganno, è troppo diverso da tutto ciò che pensiamo.
Colui che ha separato luce e tenebra, firmamento e terra si fa inchiodare su una Croce. Ci deve essere, per forza, qualcosa di vero in questo troppo disarmato amore.
E se della storia di Gesù i due vertici, i due estremi sono una mangiatoia e una croce questa nostra fede non può essere una illusione. A Betlemme non c’è nessun inganno, nessun raggiro, nessuna menzogna, lo garantiscono la mangiatoia e un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte.
Avvolti da una nuvola di canto: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”. Tutti, nessuno escluso, tutti amati
E loro vanno dove l’angelo aveva detto. E’ così bello che Luca prenda nota di questa unica visita.
E’ bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. I pastori facevano un lavoro disprezzato e impuro, mai in sinagoga, sempre persi dietro i loro agnelli, e Dio li sceglie. Sceglie la via della periferia. Betlemme non si accorge di essere la culla di Dio.
Questi nostri paesi non vedono che sono la porta di Dio.
Eppure chissà quanti uomini e donne e bambini, i più veri, sanno ascoltare la buona novella: Dio come un abbraccio, come un pane.
Gli angeli a Betlemme si rivolgono agli ultimi della fila e questi diventano i primi…
La grande ruota della storia aveva sempre girato in un unico senso, dal basso verso l’alto, dal piccolo verso il grande, dal debole verso il forte. Quando Dio si fa Figlio di una donna, il movimento del meccanismo della storia si inceppa. E poi riprende a scorrere nel senso opposto, nel senso del Forte che si fa servo del debole, dell’Eterno, che cammina fra l’età dell’uomo. Il fiume di fuoco si abbrevia in una scintilla, il tutto nel frammento.
Natale è l’inizio di un capovolgimento, di un nuovo ordinamento di tutte le cose.
Natale non è ricordare un compleanno, è profezia.
Non è facile il Natale, una festa drammatica, tutta la violenza del mondo contraddice gli angeli di Betlemme, tutte le lacerazioni contraddicono il sogno della pace.
E viene un dubbio: se fosse tutto una illusione generata dal bambino che vive in noi? Se fossimo rimandati a Dio, rimbalzati fino a Lui soltanto dalla paura e dai disastri della storia? Se la fede fosse figlia della paura?
Ma a Betlemme è accaduto l’opposto, è Dio che è venuto fino a noi, è Lui che ha bisogno di noi, per questa sua passione di unirsi all’amato, in questa passione d’abbracci, di pane mangiato.
Ora è il tempo del nostro Natale, Cristo nasce perché io nasca in lui, che io nasca così piccolo e così libero da essere incapace di aggredire, di odiare, di minacciare, di umiliare.
Lo dico con le parole di Ambrogio: “Se Gesù Cristo fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te allora è nato invano.”
Io non conosco nessuna prova che dimostri che il Natale è vero. Avrò sempre domande dentro, e molte. Ma c’è un bambino in me che a Natale sa ascoltare ancora il brusìo degli angeli; c’è un bambino in me, tu gli parli di Dio e lui lo sente respirare, gli dici che è Natale e lui vede un volo di angeli che aprono la strada.
C’è in me, però, anche un uomo disilluso che ritiene il Natale una festa ormai pagana, che ha visto il cielo perdere le stelle e brillare di luci illusorie; gli dici ‘Betlemme’ e lui contesta che duemila anni di storia hanno portato solo al moltiplicarsi dei posti di blocco, a un muro alto sette metri che separa Betlemme dal resto del mondo e taglia in due quella che è la casa del pane.
Ma in me c’è, oltre al bambino, oltre all’uomo disilluso, in me c’è anche un uomo che crede e prega così:
Mio Dio, mio Dio Bambino / povero come l’amore / piccolo come un piccolo d’uomo / umile come la paglia dove sei deposto. / Mio piccolo Dio / che impari a vivere questa nostra stessa vita / che domandi attenzione e protezione / mio Dio incapace di difenderti / e di aggredire e di fare del male / mio Dio che vivi soltanto se sei amato / che altro non sai fare che amare / e domandare amore, / insegnami che non c’è altro senso / non c’è altro destino che diventare come Te / Colui che cinge per sempre in un abbraccio / l’amarezza di ogni sua creatura / malata di solitudine.
Preghiera alla comunione (L. Verdi)
Abita in mezzo a noi, Signore, con la tua presenza leggera.
Facci tremare davanti al tuo sguardo chiaro.
Tu hai portato poesia nel cuore dell’universo,
hai riaperto le porte, risvegliato la primavera,
Tu il presente e l’avvenire, Tu la forza e l’amore.
Il tuo tocco amoroso benedice ogni povertà.
Nato come ogni uomo
fremente di luce, ruvido di terra,
mormorante d’acqua e di vento,
nato per ricordarci
che ci vuole vita per amare la vita.
Nato in una notte di respiro su respiro
notte che si fece intima
con il dono della tua nudità.
In questo giorno aiuta il nostro sguardo
a non allontanarsi da Te,
un’ansia di luce
morda gli uomini
che non sognano più.
Il Vangelo – a cura di Ermes Ronchi
La vecchiaia del mondo e l’eterna giovinezza di Dio
Santa Famiglia – Anno B
Dal Vangelo secondo Luca – Lc 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. […]
Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino.
Non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna si contendono il bambino. Sulle braccia dei due anziani, riempito di carezze e di sorrisi, passa dall’uno all’altro il futuro del mondo: la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
Il piccolo bambino è accolto non dagli uomini delle istituzioni, ma da un anziano e un’anziana senza ruolo ufficiale, però due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. Perché Gesù non appartiene all’istituzione, ma all’umanità. L’incarnazione è Dio che tracima dovunque nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce.
«È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, a quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come la profetessa Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro» (M. Marcolini).
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Sono parole che lo Spirito ha conservato nella Bibbia perché io, noi, le conservassimo nel cuore: anche tu, come Simeone, non morirai senza aver visto il Signore. È speranza. È parola di Dio. La tua vita non finirà senza risposte, senza incontri, senza luce. Verrà anche per te il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire.
Io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva del bene, l’offensiva della luce che è già in atto dovunque, l’offensiva del lievito
.
Poi Simeone canta: ho visto la luce da te preparata per tutti. Ma quale luce emana da Gesù, da questo piccolo figlio della terra che sa solo piangere e succhiare il latte e sorridere agli abbracci? Simeone ha colto l’essenziale: la luce di Dio è Gesù, luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata, amore in ogni amore. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall’uomo, è qui adesso, mescola la sua vita alle nostre vite e nulla mai ci potrà più separare.
Tornarono quindi alla loro casa. E il Bambino cresceva e la grazia di Dio era su di lui. Tornarono alla santità, alla profezia e al magistero della famiglia, che vengono prima di quelli del tempio. Alla famiglia che è santa perché la vita e l’amore vi celebrano la loro festa, e ne fanno la più viva fessura e feritoia dell’infinito.
(Letture: Genesi 15,1-6; 21,1-3; Salmo 104; Ebrei 11,8.11-12.17-19; Luca 2,22-40)
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La scena è ambientata in Ungheria, al tempo delle terribili persecuzioni comuniste contro la fede.
Alla scuola comunale, l’istitutrice è una atea militante che non perde nessuna occasione per seminare dubbi nei cuori dei bambini che, quasi tutti, vengono da famiglie praticanti. Una dei bambini, Angela, di 10 anni, si distingue per la grande fede e diventa il bersaglio della istitutrice. Un giorno, questa donna inventa un nuovo metodo per estrarre ogni barlume di fede dal cuore di questi bambini innocenti. Domanda ad Angela :
– Quando i tuoi genitori ti chiamano, che fai?
– Vado da loro, risponde la bambina.
– E quando chiamano lo spazzacamino, che succede?
– Arriva lo spazzacamino.
– Bene figlia mia, viene perché esiste! Tu vieni perché esisti. Ma supponiamo che i tuoi genitori chiamino tua nonna che è morta, pensi che verrà?
– No, non credo che verrà.
– Brava! E se chiamano cappuccetto rosso o barbablù, che succederà?
– Non verrà nessuno perché si tratta di favole.
– Perfetto! Vedete dunque, bambini, che i viventi, quelli che esistono, rispondono a coloro che li chiamano, e coloro che non rispondono, non vivono più oppure hanno smesso di esistere. E’ chiaro, vero?
– Sì, risponde tutta la classe con voce timida.
– Tu Angela, credi che il Bambino Gesù ti senta quando lo chiami?
La piccola risponde con un fervore improvviso, indovinando il tranello:
– Sì, credo che mi senta!
– Bene, facciamo allora un piccolo esperimento. Se il Bambino Gesù esiste, udrà la vostra chiamata. Gridate allora tutti insieme, a voce alta: “Vieni Gesù Bambino!”
Dopo un lungo silenzio durante il quale l’istitutrice assapora lo smarrimento dei bambini, Angela si lancia in mezzo alla classe e grida :
– Ebbene sì, noi lo chiameremo. Tutti insieme, “Vieni Gesù Bambino!”
Tutti gli scolari si alzano e gridano, pieni di speranza:
– “Vieni Gesù Bambino!”
Tralascio i dettagli per arrivare ai fatti. Tutti i bambini guardavano Angela, quando di colpo la porta si aprì senza rumore.
“Tutta la luce del giorno si raccolse improvvisamente verso la porta. Questa luce cresceva e aumentava e divenne un globo di fuoco. All’inizio i bambini ebbero paura, ma il globo si aprì e dentro apparve un bellissimo bambino come non ne avevano mai visto uno. Il bambino sorrideva loro senza dire una parola. La sua presenza era dolcissima. Vestito di bianco, sembrava un piccolo sole. Era lui che produceva la luce. Non disse niente, sorrideva soltanto; poi disparve nel globo di luce che si dissolveva poco a poco, secondo le testimonianze dei bambini. La porta si richiuse da sola dolcemente. Inondati di gioia, i bambini non potevano parlare. Ma un grido stridulo ruppe il silenzio. Hagarde, l’istitutrice urlava : “È venuto! è venuto!” Poi scappò sbattendo la porta.
Angela disse semplicemente: “Vedete, lui esiste!”.
Il cappellano dell’epoca dopo interrogò ciascun bambino e dichiarò sotto giuramento che i bambini non si contraddicevano. D’altra parte i bambini trovavano questo quasi normale e uno di loro affermò: “Poiché eravamo in difficoltà, bisognava bene che Gesù bambino venisse a cavarci dagli impicci!”.
L’istitutrice abbandonò il suo lavoro per motivi di salute mentale. Ripeteva continuamente: “È venuto! È venuto!”.
TESTO TRATTO DA:
“CHI COMPRENDERA’ IL CUORE DI DIO” DI MARIA DOMINIQUE MOLINIE’
Episodio storico accertato
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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):
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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE
PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
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LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione
6 luglio 2005
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron