Sito creato da un privato (persona fisica) a solo scopo amatoriale, con esclusione di attività professionale e senza scopo di lucro.
Il sito è stato affidato a Maria e benedetto dal parroco.

scrivimi

MONDOCREA: finalità (10.000 visite giornaliere circa)


Per chi desiderasse iscriversi al mio canale YouTube (piaipier):
http://www.youtube.com/user/piaipier

 

 

 

 

 

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Lo Spirito Santo? È Dio in libertà

Domenica di Pentecoste -Anno C – giugno 2019

Giovanni 14, 15-16.23-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Lo Spirito, il misterioso cuore del mondo, radice di ogni femminilità che è nel cosmo (Davide M. Montagna), vento sugli abissi e respiro al primo Adamo, è descritto in questo vangelo attraverso tre azioni: rimarrà con voi per sempre, vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Tre verbi gravidi di bellissimi significati profetici: “rimanere, insegnare e ricordare”.

Rimanere, perché lo Spirito è già dato, è già qui, ha riempito la “camera alta”
di Gerusalemme e la dimora intima del cuore. Nessuno è solo, in nessuno dei giorni. Se anche me ne andassi lontano da lui, lui non se ne andrà mai. Se lo dimenticassi, lui non mi dimenticherà. È un vento che non ci spinge in chiesa, ma ci spinge a diventare chiesa, tempio dove sta tutto Gesù.

Insegnare ogni cosa: nuove sillabe divine e parole mai dette ancora, aprire uno spazio di conquiste e di scoperte. Sarà la memoria accesa di ciò che è accaduto “’in quei giorni irripetibili” quando la carne umana è stata la tenda di Dio, e insieme sarà la tua genialità, per risposte libere e inedite, per oggi e per domani. Letteralmente “in-segnare” significa incidere un segno dentro, nell’intimità di ciascuno, e infatti con ali di fuoco/ ha inciso lo Spirito /come zolla il cuore (Davide M. Montagna).

Ricordare: vuol dire riaccendere la memoria di quando passava e guariva la vita e diceva parole di cui non si vedeva il fondo; riportare al cuore gesti e parole di Gesù, perché siano caldi e fragranti, profumino come allora di passione e di libertà. Lo Spirito ci fa innamorare di un cristianesimo che sia visione, incantamento, fervore, poesia, perché “la fede senza stupore diventa grigia” (papa Francesco).

Un dettaglio prezioso rivela una caratteristica di tutte e tre le azioni dello Spirito: rimarrà sempre con voi; insegnerà ogni cosa, ricorderà tutto.

Sempre, ogni cosa, tutto, un sentore di pienezza, completezza, totalità, assoluto. Lo Spirito avvolge e penetra; nulla sfugge ai suoi raggi di fuoco, ne è riempita la terra (Sal 103), per sempre, per una azione che non cessa e non delude. E non esclude nessuno, non investe soltanto i profeti di un tempo, le gerarchie della Chiesa, o i grandi mistici pellegrini dell’assoluto. Incalza noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle, che ci sentiamo toccati al cuore dal fascino di Cristo e non finiamo mai di inseguirne le tracce.

Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta. E a noi dona, per sempre, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per diventare, come madri, dentro la vita donatori di vita.

(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14, 15-16.23-26)

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/lo-spiritosanto-e-dioin-liberta

Commenti al Vangelo domenica di Pentecoste – 9 giugno – p.Ermes – Dio vento nomade

 

 

 

 

EPIFANIA 2019

a cura di p. Ermes Ronchi

Mt 2, 1-12

 

Strade nuove di fra Davide Montagna

Cercatore verace di Dio

è solo chi inciampa

su di una stella,

scambia incenso ed oro

con un ridente cuore

di bimbo

e, tentando strade nuove,

si smarrisce nel pulviscolo

magico del deserto…

 

INIZIO

Vedi Signore quanti volti belli e quante lacrime.

Qui davanti a te. A cercare il tuo abbraccio.

Sono occhi belli, quelli di ciascuno.

Impastati di luce ma anche di lacrime.

Ma quando le lacrime incontrano la luce nascono arcobaleni.

Tu sei la luce: illumina le nostre vite Signore

 

Omelia

Epifania. Festa dei lontani e dei cercatori di Dio. Perché Dio è sempre da scoprire. Se c’è una cosa che può offendere Dio, è quella di pensare di conoscerlo. Perché poi vuol dire che tu lo rimpicciolisci su tua misura, mentre Dio trascende, sempre altro e sempre oltre.

Festa di tutti i cercatori di Dio, e di tutti i cercatori dell’uomo. Perché è la stessa ricerca infinita. Anzi chi può dire perfino di conoscere se stesso? Io non so neanche che sentimenti avrò prima di sera.

E notiamo che non sono i re o i sommi sacerdoti o un eroe a manifestare Dio, ma l’ultimo di tutti gli uomini, l’ultimo arrivato: trovarono un bambino in braccio a sua madre e prostratisi lo adorarono. E dopo aver fatto il periplo di tutta la terra, dopo aver indagato gli universi, si fermano davanti a un bambino. La scoperta è lì. Una cosa enorme. Chi non ha il coraggio di inginocchiarsi lì, non trova né Dio, né l’uomo.

Il primo movimento della ricerca di Dio e dell’uomo lo indica Isaia: “Alza il capo e guarda”. Due verbi bellissimi: alzare il capo, guardare in alto e attorno, sollevare gli occhi, aprire le finestre di casa al grande respiro del mondo.

Alza il capo e guarda, cerca un pertugio, un angolo di cielo e poi da lassù interpreta la vita, ma a partire dall’alto, da obiettivi alti. A partire da una stella.

Il vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, al ritmo della carovana, al passo di una piccola comunità; il viaggio dei Magi attraversa deserti e città, naufraghi sempre in questo infinito (scrive Turoldo) e quindi la ricerca non consiste tanto nel passare di libro in libro, ma di persona in persona: siamo noi la sua Epifania, ognuno un proprio momento di Dio, in ognuno è seminato un frammento di stella cometa.

Cercarlo: e non come scribi di Gerusalemme, ma come magi.

Gli scribi di Gerusalemme sapevano, “a Betlemme deve nascere”,

i sacerdoti sapevano tutto, ma non credevano.

Perché non bastano i libri, non basta la cultura, occorre diventare sapienti. Mia madre non aveva studiato teologia ma sapeva più di tanti teologi. Occorre la passione per Dio, il tormento.

Quanta gente ho conosciuto che aveva il tormento di Dio e magari non praticava… Continuava a cercare, e magari credeva più di noi praticanti.

Il terzo passo è il ritmo della carovana. La tradizione parla di tre re magi, ma il vangelo dice ‘alcuni magi’: una piccola comunità, un gruppo: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro. Fissando il cielo e fissando gli occhi di chi cammina a fianco, capaci di rallentare il passo sulla misura dell’altro, di porgere il braccio a chi sta facendo più fatica.

Il quarto passo è il più sorprendente. Il cammino dei magi è pieno di errori: perdono la stella, approdano nella grande città anziché nel piccolo villaggio; chiedono del bambino a un assassino di bambini; cercano una reggia e troveranno una povera casa. Ma non si arrendono: hanno l’infinita pazienza di ricominciare. Il nostro dramma non è cadere, è arrendersi alle cadute.

E poi l’atto finale: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono i loro doni.

Il dono più prezioso che i Magi portano non è l’oro, è il loro stesso viaggio. Il dono impagabile sono i mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un desiderio più forte di deserti e fatiche.

Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui.

Dio ha sete della nostra sete.

Lì sta il nostro regalo più grande.

  1. Turoldo canta: Magi, voi siete i santi più nostri!

Nostri perché lontani ma incamminati;

nostri perché mostrano che si può arrivare a Lui per mille strade, non ce n’è una sola; che ognuno ha la sua strada, ce l’ha anche chi, come loro, non conosce e non legge la bibbia.

Sono i santi più nostri per quel loro misterioso strabismo: piedi per terra sì, ma occhi nel cielo; come loro si avanza davvero quando si decide di seguire non le paure, ma la speranza, un sogno; quando si decide di ascoltare Isaia: alza il capo e guarda!

Nostri i Magi perché la ricerca finisce in una casa, una delle nostre case. La stella si posa sulla nostra vita semplice, sul nostro quotidiano. Una stella, su ognuna delle nostre case, su ogni famiglia:

ed entrati videro il Bambino e sua Madre e lo adorarono.

E adorano un bambino. C’è qui una lezione misteriosa:

non adorano l’Uomo della Croce, non il Risorto glorioso,

non un uomo saggio dalle parole di luce,

non un giovane nel pieno del suo vigore,

semplicemente un bambino in braccio a sua madre.

È sulla terra la cosa più vicina a Dio: non solo Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi.

E di lui non puoi avere paura,

e da un bambino che ami non ce la fai ad allontanarti.

Vediamo oggi cose all’opposto di queste: 26 paesi tra i più forti e ricchi del mondo, l’Europa, che non sono capaci di accogliere 49 migranti, con madri e bambini, da 15 giorni in mare…

Penso a come si possano capovolgere le parole di Erode ai Magi: Informatevi con cura del Bambino e quando lo avrete trovato fatemelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo!

Erode è l’uccisore di sogni ancora in fasce. Erode è dentro di noi, è quel cinismo, quel disprezzo, quelle paure che in noi distruggono i sogni e le speranze.

Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle all’amico, al teologo, all’artista, al poeta, allo scienziato, all’uomo della strada, a ciascuno di voi qui: hai trovato il Bambino?

Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle cose, cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone e in fondo alla speranza;

cerca ancora con cura, fissando gli abissi del cielo e gli abissi del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo.

E voi fratelli, dovreste dire e ripetere a noi preti:

informatevi sempre più accuratamente,

cercate di conoscere sempre meglio quel Bambino,

fatecelo sentire vivo e vero questo Dio piccolo fra noi,

fatecelo sentire vicino, così che anche noi lo possiamo sentire e vedere.

Aiutateci a trovarlo e verremo, con i nostri piccoli doni,

verremo con tutta la fierezza dell’amore,

con i nostri sogni salvati da tutti gli Erodi della storia e del cuore.

 

Preghiera

Oro incenso e mirra portano i Magi,

non fiori, giocattoli o dolciumi,

l’oro della nostra obbedienza,

l’incenso della nostra adorazione,

la mirra delle angosce, delle delusioni.

Il prezioso, il sublime e l’austero,

il nobile, il divino e il tragico,

in quel Bambino c’è tutto questo.

E io Signore, io che vengo da lontano,

io che ho percorso strade difficili e talvolta sbagliate

quale dono posso offrirti?

Il tesoro che ti dono è la mia vita, Signore,

e che sia semplice e dritta come un flauto

perché tu la possa riempire, riempire con la tua musica.

La mia vita, Signore, ti dono

e sia argilla tenera fra le tue mani

perché tu possa darle forma, la forma che vorrai.

La mia vita ti dono, Signore,

come un seme libero nel vento

perché tu possa seminarlo dove vorrai,

e possa fiorire per i fratelli e per te. Amen

 

Andiamo in pace e speranza, custodendo una stella in fondo al cuore.

Per tracciare lunghi e diritti i solchi della vita, legare il timone dell’aratro ad una stella.

 

 

 

 

di p. Ermes Ronchi

Pentecoste Gv 15,26-27.16,12-15

 

Vi saluto cari amici, in modo particolare in questa festa di Pentecoste. Vorrei salutare ciascuno con un inchino, perché a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito santo. Inchinarmi davanti a ciascuno e dire: Saluto il Dio che è in te.

 

Se non sono stato segno dello Spirito nella libertà, nella creatività, nella novità di vita, nel continuo spirare e creare e ricreare questa umanità nuova, ti prego:

Vieni e rinnovaci Signore

 

Se non sono stato creatura di fuoco, del fuoco che riscalda e illumina e consola e trasforma, se abbiamo preferito una chiesa spegnitrice…

Vieni e rinnovaci Signore

 

Per la mia chiesa che ha paura del fuoco e del vento, se abbiamo spento lo Spirito nelle anime, o nelle attese dell’umanità, per noi e per la chiesa ti preghiamo:

Vieni e rinnovaci Signore

 

Omelia

Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà.

Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta.

Dio è libero sempre, ma oggi mi piace immaginarlo libero, mentre gioca con la sua creazione, mentre lascia il cielo e scende nei nostri pascoli. Per entrare in noi e dimorare: è il travaso di Dio nell’anima di ciascuno di noi. Gli piace vivere di noi. Piace anche a lui nutrirsi di nutrimenti terreni.

Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini dove vuole, là dove vuole primavere, che disperde le nebbie.

Dio in libertà. Dio che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti. Dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi.

Libero come lo è il vento, la cosa più libera che ci sia, che alle volte è una brezza leggera, alle volte un uragano che scuote la casa e la città; la sua Parola alle volte voce sottile del silenzio, alle volte un fuoco chiuso dentro le ossa del profeta.

Libero: agisce contro il gigante Golia con una fionda di pastore, oppure contro il Faraone con due levatrici.

Ma che bello il nostro Dio! L’ho scelto per questo. Mi commuovono certe storie impossibili. Il re Saul vede il suo regno a pezzi e va da una vecchia negromante, una strega in una caverna a Endor (1 Sam 28,7) per farsi evocare lo spirito di Samuele. Il profeta viene, ma gli annuncia con durezza la fine sua e dei suoi figli. Il re Saul sta male, cade a terra, ed ecco che la vecchia strega, che sa di rischiare la vita, è lei a prendersi cura del re, gli spezza il pane, prepara il vitello grasso, anticipa una parabola bellissima, è madre misericordiosa, invoca Dio. Una strega china sul grande re prega.

Quella donna qui vince il suo cattivo mestiere, e mostra che tutti siamo potenzialmente capaci di fare cose e dire parole migliori di quelle che la vita ci fa fare e dire tutti i giorni. E le sue parole “risorgono” Saul-

Una scena buia, che si svolge in una caverna, eppure un raggio di luce e di pietà emana da una donna scartata e scomunicata e illumina tutto l’ambiente (L. Bruni). E che cos’è che la rende capace di pietà e di luce se non lo Spirito di Dio? Che illumina una scomunicata…

Infinita umanità della bibbia. È l’ultima cena di Saul, forse le ultime parole buone che la vita, Samuele e Dio gli avevano negato. La Bibbia è infinita anche per questo, per gesti di donne e uomini ordinari, spesso scartati e peccatori, che consentono alla parola biblica di essere qualche volta più umana delle parole di Dio pronunciate dai suoi profeti.

Immagine dello Spirito Santo: che è dato a ciascuno, parole di Paolo, per una manifestazione particolare, per un pezzetto di storia buona.

Alle volte ci sentiamo come in mezzo a un mare piatto, su un guscio di noce, tutto è più grande di noi. Ricordo il verso di un poeta, Julian Gracq: bisogna sapere a ogni costo far sorgere una vela sul vuoto del mare.

Una vela e il mare cambia, non è più un vuoto in cui perdersi o affondare; basta che sorga una vela, che si lasci investire dal soffio vigoroso dello Spirito per iniziare una avventura appassionante, dimenticando il vuoto, seguendo una direzione.

Dove c’è lo Spirito del Signore lì c’è la libertà(2 Cor 3,17).

Posso essere incompreso, ma sono libero.

Posso essere mortificato, ma sono libero.

Posso vedere che a vincere sono sempre i più furbi o spregiudicati, ma io sono libero di dire da che parte sta il nostro Dio e di alzare il mio argine, e dire: non ti è lecito.

Se penso alla libertà di qualcuno, penso alla sua unicità, al suo essere originale, inconfondibile, insostituibile. Perciò essere liberi, meglio: diventare liberi – non è solo un diritto inalienabile e una possibilità, è il nostro esistere come persone uniche, creative, capaci di dare risposte nuove alla vita, soluzioni inedite. Perfino come la strega di Endor.

Libertà è uguale a creatività, a immaginazione. Sei libero per essere creatore, per mettere al mondo qualcosa che non esiste ancora.

Nel racconto di Luca: Apparvero lingue di fuoco che si posavano su ciascuno. Su ciascuno, nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Lo Spirito tocca ogni vita, le diversifica tutte, fa nascere creatori. Le lingue di fuoco si dividono e ognuna illumina una persona diversa, una interiorità irriducibile. Ognuna sposa una libertà, afferma una vocazione, rinnova una esistenza unica. E ogni credente ha tanto Spirito Santo quanto ne ha il papa. Ognuno di noi ha tutto lo Spirito che gli serve per essere creatore, cioè a immagine di Dio.

Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro piccolo mondo stagnante, senza slanci. Per questa chiesa che fatica a sognare. Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. E abbiamo bisogno estremo di discepoli geniali. Abbiamo bisogno cioè che ciascuno creda al proprio dono, alla propria unicità e che metta a servizio della vita la propria creatività e il proprio coraggio. La chiesa come pentecoste continua vuole il rischio, l’invenzione, la poesia creatrice, la battaglia della coscienza.

Ma ricordiamoci di invocarlo lo Spirito. Dio è talmente delicato che viene da te se tu lo chiami. Perché Dio è rispettoso.

Il vangelo che abbiamo ascoltato oggi ha tutti i verbi al futuro: lo Spirito verrà, annuncerà, parlerà. Che senso di vitalità, di energia. Lo Spirito è una corda tesa verso il futuro, apre sentieri, e soffia forte in quella vela che hai fatto sorgere sul vuoto del mare.

E ti porta avanti; e da là dove ti eri fermato ti fa ripartire. Non viene dal passato, viene dal futuro. Che è il territorio, la terra fertile e incolta della speranza.

Verrà lo Spirito vi guiderà a tutta la verità. Gesù che non ha la pretesa di dire tutto, come invece troppe volte l’abbiamo noi, ha l’umiltà di affermare: la verità è avanti, è un percorso, un futuro. Ecco allora la gioia di sentire che i discepoli del Vento appartengono ad un progetto aperto, non ad un sistema chiuso. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga.

Niente cattolici depressi, allora. Perché non mancherà mai il vento al mio veliero. Non mancherà a quella piccola vela, che ho fatto sorgere sul vuoto del mare.

 

PREGHIERA ALLA COMUNIONE

 

O Santo Spirito, amoroso respiro

e alito appassionato del Cristo.

O turbine di fuoco che si abbatte

su ogni vecchia Gerusalemme

con rombo potente.

Radice di ogni femminilità

che è nel cosmo.

 

O santo vento,

torna ancora libero e liberante

a turbare il nostro presente

con imprevedibili uragani,

perché guardiamo fidenti

con la tua fantasia

oltre gli orizzonti brevi

dei nostri piccoli sogni

verso nuove primavere.

 

O memoria salutare dell’Eterno,

o supremo, dolcissimo desiderio

che ci rendi frementi di nostalgia e grati

mentre rapido giungi all’improvviso

e subito scompari,

facci tutti alla fine

vento nel Vento,

ognuno ancora in missione,

ognuno vento nel tuo Vento,

o Spirito Creatore.

 

(D.M. Montagna)

 

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

fileDBicn_doc picture
verso etern.DOC

I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

fileDBicn_mp3 picture
segretimedjugorje.MP3

VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron