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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Accogliere Dio in un bambino, il segreto della Vergine Maria

XXV Domenica – Tempo ordinario – Anno B

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Gesù mette i dodici, e noi con loro, sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti.
Offre di se stesso tre definizioni, una più contromano dell’altra: ultimo, servitore, bambino.

Chi è il più grande? Di questo avevano discusso lungo la via. Ed ecco il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa, pensa invece ad una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio a un bambino. Il Vangelo in un abbraccio, che apre una intera rivelazione: Dio è così, più che onni-potente, onni-abbracciante (K. Jaspers).

Gesù mette al centro non se stesso, ma il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole, il più amato, un bambino. Se non diventerete come bambini… Gesù ci disarma e sguinzaglia il nostro lato giocoso, fanciullesco. Arrendersi all’infanzia è arrendersi al cuore e al sorriso, accettare di lasciare la propria mano in quella dell’altro, abbandonarsi senza riserve (C. Cayol). Proporre il bambino come modello del credente è far entrare nella religione l’inedito. Cosa sa un bambino? La tenerezza degli abbracci, l’emozione delle corse, il vento sul viso… Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre, nel nostro cammino di fede. «Il bambino è il padre dell’uomo» (Wordsworth). I bambini danno ordini al futuro.

E aggiunge: Chi lo accoglie, accoglie me! fa un passo avanti, enorme e stupefacente: indica il bambino come sua immagine. Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. Il Re dei re, il Creatore, l’Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che va protetto, accudito, nutrito, aiutato, accolto (E. Hillesum).

Accogliere, verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna. Il nostro mondo avrà un futuro buono quando l’accoglienza, tema bruciante oggi su tutti i confini d’Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, che sia alle frontiere o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso.

A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi, a volte persino spietati, ma sono maestri nell’arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, incuriositi da ciò che porta ogni nuovo giorno, pronti al sorriso quando ancora non hanno smesso di asciugarsi le lacrime, perché si fidano totalmente. Del Padre e della Madre.

Il bambino porta la festa nel quotidiano, è pronto ad aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime. Nessuno ama la vita più appassionatamente di un bambino.

Accogliere Dio come un bambino: è un invito a farsi madri, madri di Dio. Il modello di fede allora sarà Maria, la Madre, che nella sua vita non ha fatto probabilmente nient’altro di speciale che questo: accogliere Dio in un bambino. E con questo ha fatto tutto.

(Letture: Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53; Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37)

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/accogliere-dio-in-un-bambino-il-segreto-della-vergine-maria

Commento al Vangelo 23 settembre – p.Ermes – Accogliere Dio in un bambino, il segreto della Vergine Maria

Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro:
«Se uno vuole essere il primo,
sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me;
e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Marco 9,30-37

Chi è il più grande?
Di questo avevano discusso lungo la via.
Ed ecco il modo magistrale di Gesù
di gestire le relazioni:
non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa,
pensa invece ad una strategia
per educarli ancora.
E lo fa con un gesto inedito:
un abbraccio a un bambino.
(Ermes Ronchi)

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/accogliere-dio-in-un-bambino-il-segreto-della-vergine-maria

 

 

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Un Dio che si fa vicino per non allontanarsi mai più

Santissima Trinità – Anno B

Matteo 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Ci sono andati tutti all’ultimo appuntamento sul monte di Galilea. Sono andati tutti, anche quelli che dubitavano ancora, portando i frammenti d’oro della loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita: «quando lo videro si prostrarono. Essi però dubitarono».

E ci riconosciamo tutti in questa fede vulnerabile. Ed ecco che, invece di risentirsi o di chiudersi nella delusione, «Gesù si avvicinò e disse loro…». Neppure il dubbio è in grado di fermarlo. Ancora non è stanco di tenerezza, di avvicinarsi, di farsi incontro, occhi negli occhi, respiro su respiro. È il nostro Dio “in uscita”, pellegrino eterno in cerca del santuario che sono le sue creature. Che fino all’ultimo non molla i suoi e la sua pedagogia vincente è “stare con”, la dolcezza del farsi vicino, e non allontanarsi mai più: «ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato.

«E disse loro: andate in tutto il mondo e annunciate».
Affida ai dubitanti il Vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, per farla dilagare in ogni paesaggio del mondo come fresca acqua chiara, in ruscelli splendenti di riverberi di luce, a dissetare ogni filo d’erba, a portare vita a ogni vita che langue. Andate, immergetevi in questo fiume, raggiungete tutti e gioite della diversità delle creature di Dio, «battezzando», immergendo ogni vita nell’oceano di Dio, e sia sommersa, e sia intrisa e sia sollevata dalla sua onda mite e possente! Accompagnate ogni vita all’incontro con la vita di Dio. Fatelo «nel nome del Padre»: cuore che pulsa nel cuore del mondo; «nel nome del Figlio»: nella fragilità del Figlio di Maria morto nella carne; «nel nome dello Spirito»: del vento santo che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere» (D.M. Turoldo).

Ed ecco che la vita di Dio non è più estranea né alla fragilità della carne, né alla sua forza; non è estranea né al dolore né alla felicità dell’uomo, ma diventa storia nostra, racconto di fragilità e di forza affidato non alle migliori intelligenze del tempo ma a undici pescatori illetterati che dubitano ancora, che si sentono «piccoli ma invasi e abbracciati dal mistero» (A. Casati). Piccoli ma abbracciati come bambini, abbracciati dentro un respiro, un soffio, un vento in cui naviga l’intero creato.
«E io sarò con voi tutti i giorni». Sarò con voi senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; sarò con voi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che cresce, come inizio di guarigione.

(Letture: Deuteronomio 4,32-34.39-40; Salmo 32; Romani 8,14-17; Matteo 28,16-20)

http://www.smariadelcengio.it/fra-ermes-ronchi-comunica/26451/commento-al-vangelo-domenica-27-maggio-santissima-trinita-fra-ermes/

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/un-dio-che-si-fa-vicino-per-non-allontanarsi-mai-piu

 

 

Marco 1,14-20

III domenica

(p. Ermes Ronchi)

È il momento fresco, sorgivo del vangelo, che ci riporta le prime parole che Gesù pronuncia, i primi gesti che compie.

E in primo piano, emerge il suo coraggio: Giovanni è appena catturato e messo a tacere, e Gesù entra in scena, come in una staffetta di profeti, ora tocca a lui mostrare che la parola non è incatenata. E si espone, al re Erode e ai pescatori del lago, senza paura dei rischi, senza mimetizzarsi. Il profeta è colui che non si mimetizza.

Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio. La prima caratteristica dell’uomo Gesù, quella che da subito ha colpito gli evangelisti, è quella di un uomo che cammina, cammina sempre, camminerà tre anni, e mai da solo, incalzato da una forza che lo obbliga a partire, a lasciare casa, famiglia, clan, paese, luoghi: Gesù venne da Nazaret di Galilea al Giordano (Mc 1,9)…e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto (Mc 1,12)…arrestato Giovanni Gesù andò nella Galilea (Mc 1,14).

Un Gesù che ha scelto come casa la strada. Un “senza fissa dimora”, si direbbe oggi. E non esiste nessun caso, in Israele, nessun racconto nella Bibbia, prima di lui, di un maestro itinerante, senza scuola e senza casa. Nessuno mai leggero e libero come lui.

E porterà i suoi discepoli alla scuola della strada. Perché la strada è luogo di incontri, è di tutti e non domanda lasciapassare a nessuno, ti apre all’imprevisto, perché non sai chi sarà il prossimo a venirti incontro, ma sai che l’infinito è all’angolo di ogni strada.

 

Ed ecco la seconda nota caratteristica: Gesù andò nella Galilea proclamando il vangelo di Dio. Proclamando che Dio è una bella notizia.

Non era ovvio per niente. Non tutta la bibbia è vangelo, non tutta è bella e gioiosa notizia, alle volte è minaccia e giudizio, spesso è comando e ingiunzione, ma la caratteristica nuova del rabbi delle strade è proprio la parola vangelo: felice, lieta, gioiosa notizia. Dio conforta la vita. E se non conforta la vita non è Dio quello che noi proclamiamo.

La bella notizia che inizia a correre per la Galilea è raccontata così: il regno di Dio è vicino, Dio è vicino a te, forte come il tuo eroe e tenero come il tuo innamorato.

Gesù è il racconto della tenerezza di Dio, non della onnipotenza di Dio, ma della sua tenerezza!

Infatti vedi che Gesù passa per le strade e dietro di lui resta una scia di pollini di primavera, uno strascico di guarigioni e di abbracci.

È il mondo come Dio lo sogna: i poveri come principi, la pace tra il lupo e l’agnello, cancellare il concetto stesso di nemico, l’amore come unica regola, il corpo guarito e il cuore ubriaco di gioia.

Passa Gesù e vedi che un altro mondo è possibile, e lui ne conosce il segreto, sembra possederne la chiave: comincia a liberare, guarisce, purifica, perdona, rialza. Toglie barriere alle donne, recupera gli scartati, ridona pienezza di possibilità ai poveri, ciechi oppressi lebbrosi. E toglie il peccato, che ha un nome solo: è il disamore. Gesù è il guaritore del disamore del mondo.

 

Il vangelo di Marco riporta poi la seconda parte dell’annuncio: convertitevi e credete nel vangelo.

La conversione è come fare una inversione a U, quando ti accorgi che hai sbagliato strada, che stai andando nel fosso, che la felicità è dall’altra parte. Non è allora una esigenza moralistica, non vuol dire: diventate “bravi ragazzi”. Dio non ama i bravi ragazzi, ama le persone sincere autentiche vere.

Vuol dire: Cambia strada e vieni con me: di qua si va in un posto molto bello; di qua il cielo è più vicino e più luminoso; e l’azzurro non è così azzurro da nessun’ altra parte; e il volto di Dio è solare e sorridente, e perfino gli uomini sono buoni, e mostreremo loro quanto sono belli. “Il vostro male fratelli è che non sapete quanto siete belli” (Dostoewski).

‘Convertitevi’ vuol dire ‘giratevi verso la luce perché la luce è già qui’, come fa un girasole che si rimette ad ogni alba sui sentieri del sole.

Convertiti non suona come un ordine, un comando da caserma che fa scattare sull’attenti e temere la punizione, è una offerta di sole, di solarità, l’offerta della migliore delle possibilità.

 

Poi viene la chiamata dei primi discepoli. Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vide… Gesù cammina e guarda. Cammina senza fretta e senza ansia, abita pienamente la vita. Cammina e vede Simone e in lui intuisce la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Vede Giacomo è in loro non vede solo gli imprenditori di una piccola azienda di pesca, ma “i figli del tuono”. Un giorno guarderà l’adultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene.

Il suo è uno sguardo creatore e poetico.

Vi faro diventare pescatori di uomini, una frase che non avevano mai sentita nelle Sacre Scritture, inedita e un po’ illogica.

I quattro sapevano pescare. Sapevano che pescare è la morte del pesce. Ma Gesù è amico della vita, profuma di vita. È come se dicesse: “vi farò pescatori di umano”. Tirerete fuori gli uomini da sotto quella superficie in cui la vita non è vita; tirerete fuori ogni persona il meglio, il fiore dell’umanità di ciascuno.

Vi farò pescatori di umanità, cercatori di tutto ciò che di più umano, bello, grande, luminoso ogni figlio di Dio porta nel cuore. Lo tirerete fuori dall’oscurità, come tesoro dissepolto dal campo, come neonato dalle acque materne, li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole.

 

Insegnerete a vivere meglio.

Ti sembra piccola cosa insegnare a vivere? è il massimo che c’è!

I discepoli, i quattro non sono pronti. Non sono preparati, non hanno fatto corsi, ritiri, non hanno studiato teologia o psicologia, in compenso hanno qualcosa: sentono il fascino di Gesù. Sentono che emana vita e si mettono alla sua scuola.

Di quel Rabbi così diverso, alternativo, quasi fuori dalle righe (“solo gente fuori dalle righe può soffiare via la coltre di cenere che copre la brace delle nostre vite”… Card Martini).

 

Il maestro guarda anche me, che non sono pronto; e si fa pescatore di umano: vede in me, nonostante i miei inverni, una primavera possibile,

una generosità che non sapevo di avere,

capacità che non conoscevo,

un’allegria profonda ma ancora muta.

Mi guarda con la fiducia di chi contempla le stelle

prima ancora che sorgano. E mi dice: seguimi.

Signore, sono il primo dei paurosi,

ma pronto a dire eccomi.

Sono l’ultimo dei coraggiosi,

ma pronto a dire, insegnami a vivere meglio.

Ti seguirò, Signore che apri sentieri e insegni respiri.

Perché sei pescatore di stelle,

anche nel cielo buio della mia vita.

 

 

 

Preghiera

Donami, Signore, un cuore libero e saldo,

leggero e possente come un germoglio di cielo.

Donami un cuore giovane, attento a tutto ciò che nasce,

che sta dalla tua parte per creare un mondo nuovo.

 

Aiutami ad amare questa storia barbara e magnifica

e tutti i miei fratelli esposti come me alla paura,

esposti al cuore stanco,

ma dalla tua forza buona

miracolosamente accolti.

 

Aiutami a fissare negli occhi le creature

e insieme a fissare gli abissi del cielo.

Ad essere generoso di sentimenti

ad abbondare nell’amore,

perché diventi saldo il cuore.

 

E alzi il capo a contemplare il passo di Dio,

il germoglio di giustizia che è già spuntato,

che ha preso il volto indimenticabile di Gesù,

il volto del più bello tra i figli dell’uomo.

Amen.

 

(p. ERMES RONCHI)

 

 

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1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron