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Siamo in Ungheria, al tempo delle terribili persecuzioni comuniste contro la fede.Alla scuola comunale, l’istitutrice è una atea militante che non perde nessuna occasione per seminare dubbi nei cuori dei bambini che, quasi tutti, vengono da famiglie praticanti.

Una dei bambini, Angela, di 10 anni, si distingue per la grande fede e diventa il bersaglio della istitutrice.

Un giorno, questa donna inventa un nuovo metodo per estrarre ogni barlume di fede dal cuore di questi bambini innocenti.

Domanda ad Angela :

– Quando i tuoi genitori ti chiamano, che fai?

– Vado da loro, risponde la bambina.

– E quando chiamano lo spazzacamino, che succede?

– Arriva lo spazzacamino.

– Bene figlia mia, viene perché esiste! Tu vieni perché esisti. Ma supponiamo che i tuoi genitori chiamino tua nonna che è morta, pensi che verrà?

– No, non credo che verrà.

– Brava! E se chiamano cappuccetto rosso o barbablù, che succederà?

– Non verrà nessuno perché si tratta di favole.

– Perfetto! Vedete dunque, bambini, che i viventi, quelli che esistono, rispondono a coloro che li chiamano, e coloro che non rispondono, non vivono più oppure hanno smesso di esistere. E’ chiaro, vero?

– Sì, risponde tutta la classe con voce timida.

– Tu Angela, credi che il Bambino Gesù ti senta quando lo chiami?

La piccola risponde con un fervore improvviso, indovinando il tranello:

– Sì, credo che mi senta!

– Bene, facciamo allora un piccolo esperimento. Se il Bambino Gesù esiste, udrà la vostra chiamata. Gridate allora tutti insieme, a voce alta: “Vieni Gesù Bambino!”

Dopo un lungo silenzio durante il quale l’istitutrice assapora lo smarrimento dei bambini, Angela si lancia in mezzo alla classe e grida :

– Ebbene sì, noi lo chiameremo. Tutti insieme, “Vieni Gesù Bambino!”

Tutti gli scolari si alzano e gridano, pieni di speranza:

– “Vieni Gesù Bambino!”

Tralascio i dettagli per arrivare ai fatti. Tutti i bambini guardavano Angela, quando di colpo la porta si aprì senza rumore.

“Tutta la luce del giorno si raccolse improvvisamente verso la porta. Questa luce cresceva e aumentava e divenne un globo di fuoco. All’inizio i bambini ebbero paura, ma il globo si aprì e dentro apparve un bellissimo bambino come non ne avevano mai visto uno. Il bambino sorrideva loro senza dire una parola. La sua presenza era dolcissima. Vestito di bianco, sembrava un piccolo sole. Era lui che produceva la luce. Non disse niente, sorrideva soltanto; poi disparve nel globo di luce che si dissolveva poco a poco, secondo le testimonianze dei bambini. La porta si richiuse da sola dolcemente. Inondati di gioia, i bambini non potevano parlare.

Ma un grido stridulo ruppe il silenzio. Hagarde, l’istitutrice urlava : “È venuto! è venuto!”

Poi scappò sbattendo la porta. Angela disse semplicemente: “Vedete, lui esiste!”.

Il cappellano dell’epoca dopo interrogò ciascun bambino e dichiarò sotto giuramento che i bambini non si contraddicevano. D’altra parte i bambini trovavano questo quasi normale e uno di loro affermò: “Poiché eravamo in difficoltà, bisognava bene che Gesù bambino venisse a cavarci dagli impicci!”.

L’istitutrice abbandonò il suo lavoro per motivi di salute mentale.

Ripeteva continuamente: “È venuto! È venuto!”.

 

TESTO TRATTO DA:“CHI COMPRENDERA’ IL CUORE DI DIO” DI MARIA DOMINIQUE MOLINIE’

 

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Messaggio della Regina della Pace del 25 novembre 2020
Cari figli! Questo è il tempo dell’amore, del calore, della preghiera e della gioia.
Pregate, figlioli, affinché Gesù Bambino nasca nei vostri cuori.
Aprite i vostri cuori a Gesù che si dona a ciascuno di voi.
Dio mi ha invitato per essere gioia e speranza in questo tempo ed Io vi dico: senza Gesù Bambino non avete né la tenerezza né il sentimento del Cielo, nascosti nel Neonato.
Perciò, figlioli, lavorate su voi stessi.
Leggendo la Sacra Scrittura, scoprirete la nascita di Gesù e la gioia dei primi giorni che Medjugorje ha donato all’umanità.
La storia sarà vera, ciò che anche oggi si ripete in voi ed attorno a voi.
Lavorate e costruite la pace attraverso il sacramento della confessione.
Riconciliatevi con Dio, figlioli, e vedrete i miracoli attorno a voi.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.’ ‘

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2017 NATALE DEL SIGNORE

messa del giorno

 

E’ Natale: la Parola di Dio è un Bambino d’uomo che non sa neppure parlare, l’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita.

E’ da qui, dove l’infinitamente grande si fa infinitamente piccolo, chi cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia. Questo è il nodo vivo del tempo. Ad esso siamo convocati, perché attorno a questo nodo danzano i secoli e il cuore può cambiare. Ma se anche Cristo fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te, allora è nato invano.

Signore Gesù, siamo qui perché vogliamo restare umani, inquieti, sensibili e visionari, per questo ti preghiamo: nasci in noi, Signore.

Signore Gesù, che continui a perdonarmi anche quando io non mi perdono, che mi corri dietro a riportarmi le chiavi di casa, che alleggerisci i miei errori con sorriso di madre, ti prego nasci in me Signore

Signore Gesù, sono venuto da te che non ti stanchi di abbracciarmi nella fatica, di ridarmi l’infinita pazienza di ricominciare, per questo ti prego: nasci in noi Signore.

 

Omelia

Dietro l’altare vedete questo mosaico di legni antichi, spezzati e dipinti: Cristo abbracciante, un grande abbraccio, un abbraccio infinito, smisurato, che sembra allargarsi ancora, dove c’è posto per tutti, per sempre.

Natale è l’abbraccio di Dio. Che non è l’onnipotente ma l’onniabbracciante, il tutto-abbracciante. Perché il mondo non sempre è comprensibile, ma è sempre abbracciabile (M. Buber).

Qui davanti all’altare vedete un grande pane che fa da culla al Bambino. Betlemme vuol dire: Casa del pane, c’è pane per l’umanità in quel luogo, Dio si è fatto pane, deposto in una mangiatoia, che è il luogo umile del cibo, per dirci: mangiate di me, io sono il pane della vita, pane spezzato per la nostra fame di vita. Qui troviamo il morso del più, energia per vivere senza paura.

E’ anche bello l’albero di Natale, bello il presepio. Ma questi legni duri che fioriscono, che mettono gemme di tenerezza, e questo pane, mi commuovono.

Il Verbo si è fatto abbraccio, pane, corpo! Ma per capire di più penso al Bambino che cerca il latte della Madre e dico: il Verbo si è fatto fame.

Non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di Lui: Dio si è fatto bisogno.

Penso agli abbracci che Gesù ha ricevuto e poi ha riservato ai piccoli e agli amici e dico: il Verbo si è fatto carezza.

Penso al pianto di Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro e dico: Dio si è fatto lacrime.

Penso a quel petalo di fango che Gesù stende sugli occhi del cieco e dico: il Verbo si è fatto polvere, mano e saliva, e occhi nuovi.

Poi penso alla Croce e dico: Dio si è fatto agnello, carne che grida di dolore.

Colui che ha riempito il cielo con miliardi di galassie, l’inventore dell’universo si fa piccolo e ricomincia da Betlemme, da una mangiatoia. Ci deve essere qualcosa di vero in tutto ciò, non può trattarsi di un inganno, è troppo diverso da tutto ciò che pensiamo.

Colui che ha separato luce e tenebra, firmamento e terra si fa inchiodare su una Croce. Ci deve essere, per forza, qualcosa di vero in questo troppo disarmato amore.

E se della storia di Gesù i due vertici, i due estremi sono una mangiatoia e una croce questa nostra fede non può essere una illusione. A Betlemme non c’è nessun inganno, nessun raggiro, nessuna menzogna, lo garantiscono la mangiatoia e un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte.

Avvolti da una nuvola di canto: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”. Tutti, nessuno escluso, tutti amati

E loro vanno dove l’angelo aveva detto. E’ così bello che Luca prenda nota di questa unica visita.

E’ bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. I pastori facevano un lavoro disprezzato e impuro, mai in sinagoga, sempre persi dietro i loro agnelli, e Dio li sceglie. Sceglie la via della periferia. Betlemme non si accorge di essere la culla di Dio.

Questi nostri paesi non vedono che sono la porta di Dio.

Eppure chissà quanti uomini e donne e bambini, i più veri, sanno ascoltare la buona novella: Dio come un abbraccio, come un pane.

Gli angeli a Betlemme si rivolgono agli ultimi della fila e questi diventano i primi…

La grande ruota della storia aveva sempre girato in un unico senso, dal basso verso l’alto, dal piccolo verso il grande, dal debole verso il forte. Quando Dio si fa Figlio di una donna, il movimento del meccanismo della storia si inceppa. E poi riprende a scorrere nel senso opposto, nel senso del Forte che si fa servo del debole, dell’Eterno, che cammina fra l’età dell’uomo. Il fiume di fuoco si abbrevia in una scintilla, il tutto nel frammento.

Natale è l’inizio di un capovolgimento, di un nuovo ordinamento di tutte le cose.

Natale non è ricordare un compleanno, è profezia.

Non è facile il Natale, una festa drammatica, tutta la violenza del mondo contraddice gli angeli di Betlemme, tutte le lacerazioni contraddicono il sogno della pace.

E viene un dubbio: se fosse tutto una illusione generata dal bambino che vive in noi? Se fossimo rimandati a Dio, rimbalzati fino a Lui soltanto dalla paura e dai disastri della storia? Se la fede fosse figlia della paura?

Ma a Betlemme è accaduto l’opposto, è Dio che è venuto fino a noi, è Lui che ha bisogno di noi, per questa sua passione di unirsi all’amato, in questa passione d’abbracci, di pane mangiato.

 

Ora è il tempo del nostro Natale, Cristo nasce perché io nasca in lui, che io nasca così piccolo e così libero da essere incapace di aggredire, di odiare, di minacciare, di umiliare.

Lo dico con le parole di Ambrogio: “Se Gesù Cristo fosse nato mille volte a Betlemme ma non nasce in te allora è nato invano.”

Io non conosco nessuna prova che dimostri che il Natale è vero. Avrò sempre domande dentro, e molte. Ma c’è un bambino in me che a Natale sa ascoltare ancora il brusìo degli angeli; c’è un bambino in me, tu gli parli di Dio e lui lo sente respirare, gli dici che è Natale e lui vede un volo di angeli che aprono la strada.

C’è in me, però, anche un uomo disilluso che ritiene il Natale una festa ormai pagana, che ha visto il cielo perdere le stelle e brillare di luci illusorie; gli dici ‘Betlemme’ e lui contesta che duemila anni di storia hanno portato solo al moltiplicarsi dei posti di blocco, a un muro alto sette metri che separa Betlemme dal resto del mondo e taglia in due quella che è la casa del pane.

Ma in me c’è, oltre al bambino, oltre all’uomo disilluso, in me c’è anche un uomo che crede e prega così:

Mio Dio, mio Dio Bambino / povero come l’amore / piccolo come un piccolo d’uomo / umile come la paglia dove sei deposto. / Mio piccolo Dio / che impari a vivere questa nostra stessa vita / che domandi attenzione e protezione / mio Dio incapace di difenderti / e di aggredire e di fare del male / mio Dio che vivi soltanto se sei amato / che altro non sai fare che amare / e domandare amore, / insegnami che non c’è altro senso / non c’è altro destino che diventare come Te / Colui che cinge per sempre in un abbraccio / l’amarezza di ogni sua creatura / malata di solitudine.

 

 

Preghiera alla comunione (L. Verdi)

Abita in mezzo a noi, Signore, con la tua presenza leggera.

Facci tremare davanti al tuo sguardo chiaro.

Tu hai portato poesia nel cuore dell’universo,

hai riaperto le porte, risvegliato la primavera,

Tu il presente e l’avvenire, Tu la forza e l’amore.

Il tuo tocco amoroso benedice ogni povertà.

Nato come ogni uomo

fremente di luce, ruvido di terra,

mormorante d’acqua e di vento,

nato per ricordarci

che ci vuole vita per amare la vita.

Nato in una notte di respiro su respiro

notte che si fece intima

con il dono della tua nudità.

In questo giorno aiuta il nostro sguardo

a non allontanarsi da Te,

un’ansia di luce

morda gli uomini

che non sognano più.

 

 

 

 

A voi tutti, amici o sconosciuti fratelli di fede, a tutti quelli che amate e per i quali trepidate, da parte di Dio che ci dona suo Figlio: Buon Natale.

Il Signore che abita come un cuore nuovo la notte del mondo, il Signore sia con voi.

E noi, come madri amorevoli, aiuteremo il Signore ad abitare la terra, ci prendiamo cura della sua parola, dei suoi sogni, del suo vangelo fra noi.

Signore Gesù, siamo qui perché vogliamo restare umani, inquieti, sensibili e visionari, per questo ti preghiamo: nasci in noi, Signore.

Signore Gesù, che continui a perdonarmi anche quando io non mi perdono, che mi corri dietro a riportarmi le chiavi di casa, che alleggerisci i miei errori con sorriso di madre, ti preghiamo nasci in noi Signore

Signore Gesù, sono venuto da te che non ti stanchi di rilanciare la mia vita, che la liberi dal passato arido, che trovi il senso a tutto questo correre, per questo ti preghiamo: nasci in noi Signore.

 

Omelia.

Un Vangelo immenso abbiamo ascoltato, che ci impedisce piccoli pensieri, che spalanca su di noi la porta dell’infinito e dell’eterno.

In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. E il Verbo carne si è fatto”. E mi viene da tradurre: in principio era la tenerezza e la tenerezza era Dio.

E la tenerezza di Dio si fece carne. In Gesù e in noi. Chi è Dio? Il grande monaco Benedetto Calati rispondeva: Dio è un bacio. Caduto sulla terra a Natale.

Il grande miracolo è che Dio ora ha smesso di plasmare l’uomo come fece con Adamo con la polvere della terra, ma si fa lui stesso polvere e argilla della nostra terra. E Adamo sarà diverso.

E allora io so, noi crediamo che c’è un frammento di Verbo, una particella di Tenerezza in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uomo, c’è santità e luce in ogni vita. La nostra umanità è un fiume che porta tutto, fango e pagliuzze d’oro. Ma in fondo Dev’essere splendida la vita se Dio accetta di diventare uno di noi!

La tenerezza di Dio si è fatta carne. Guardo il Bambino di Betlemme, lo vedo che cerca il latte della Madre e capisco: il Verbo si è fatto fame.

Non gli angeli ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di Lui: il Verbo si è fatto bisogno di tutto.

Penso agli abbracci che Gesù ha dato e ricevuto, da bambini e amici e donne con il profumo, e dico: il Verbo si è fatto carezza.

Penso al pianto di Gesù davanti alla tomba dell’amico che amava e dico: il Verbo si è fatto lacrime.

Ricordo quel petalo di fango che Gesù mette sugli occhi del cieco nato e dico: il Verbo si è fatto polvere, mano e saliva e occhi nuovi.

Poi penso alla Croce: il Verbo si è fatto agnello, carne in cui grida il dolore.

E con me che piango anche Lui imparerà a piangere, e se tu devi morire anche Lui conoscerà la morte.

Dio nella piccolezza: è questa la forza dirompente del Natale:tutti vogliono crescere nel mondo, ogni bambino vuole essere uomo. Ogni uomo vuole essere re. Ogni re vuole essere ‘dio’. Solo Dio vuole essere bambino” (L. Boff).

La grande ruota della storia, come una macina da mulino, aveva sempre girato nella stessa direzione: dal piccolo verso il grande, chi ha meno sottomesso a chi ha più, il debole schiacciato dal forte, chi sa tante parole che imbroglia chi ne sa poche.

Quella notte a Betlemme la grande ruota della storia, la macina del mondo, per un attimo, alla nascita di Gesù si è bloccata. C’è stato un nuovo in principio e da lì qualcosa ha cominciato a girare all’incontrario e il senso della storia ha imboccato un’altra direzione: Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, dai palazzi verso una stalla, i Re Magi verso un bambino, chi ha pane verso chi ha fame.

La stalla e la mangiatoia di Gesù sono un ‘no’ gridato al nostro “beh le cose vanno così, non c’è niente da fare”. Ma se fosse nato in una villa, in un palazzo con tutti i confort, pensate che saremmo qui a ricordarlo ancora? No. Uno dei tanti. I potenti sono già troppi. I palazzi sono deserti di profezia

Dio entra nel mondo dal punto più basso, da una grotta, da una stalla, inizia dalla periferia, dagli ultimi della fila, dai pastori. Perché nessuno sia escluso. Da lì tutti ripartire, perché il mondo sia nuovo.

E venne ad abitare in mezzo a noi. Che vuol dire: non solo a piantare la sua tenda fra le altre tende del nostro sterminato accampamento umano, ma ad abitare in mezzo a ciascuno di noi, nel centro di me, in mezzo al cuore. Dio ha ora un cuore di carne e in noi scorre un cromosoma divino.

È venuto e ha fatto risplendere la vita (1 Tim 1,10).

Ha dato splendore e bellezza all’esistenza, ha insegnato di nuovo a sognare, frammenti di stelle corrono per le vene del mondo.

Perché Natale? Perché Dio nasca in me e io nasca in Dio. Il Verbo si fa carne perché la carne diventi sillaba di Dio.

Non sopporto l’idea di auguri innocui, formali, di routine. Allora, cari fratelli, tanti auguri impegnativi e scomodi.

Dio che si incarna per amore dei piccoli, ci faccia star male in una vita egoista, che gira le spalle a chi chiede aiuto, che sta alla finestra del mondo. Si uccide anche stando alla finestra.

Dio che si fa bambino, ci faccia sentire dei vermi quando cerchiamo di farci grandi sopra le spalle degli altri, con bugie.

Un Dio deposto sulla paglia ci tolga il sonno, finché non procuriamo di che dormire a uno sfrattato, a un povero, a un migrante, o non aiutiamo a procurare una tenda a chi non ha più casa.

Maria che trova una culla solo nella greppia degli animali, ci costringa con i suoi occhi feriti a non aver pace per tutti i bambini non voluti, rifiutati, gettati via, violati. Per questo sacrilegio continuo.

Giuseppe che trova solo porte chiuse, ci metta in crisi davanti al dolore di tanti genitori per i figli senza fortuna, senza lavoro, senza salute, con le porte chiuse in faccia.

Gli angeli che annunciano pace portino ancora guerra alla nostra coscienza, quando non vede che a una spanna da noi si consumano ingiustizie, si fabbricano armi, si avvelena la terra e l’acqua e l’aria.

 

Natale è senza bugie. Che inganno, che imbroglio ci può essere in un bambino che si mette nelle tue mani, e puoi fare di lui quello che vuoi, che inganno ci può essere in uno che muore d’amore per te?

Il Presepio non è una favola che ci raccontiamo ogni anno, è la chiave di un mondo che non esiste ancora;

A Natale non celebriamo un ricordo, il compleanno di Gesù, ma un progetto: l’inizio di un altro modo di abitare la terra: essa non appartiene a chi è più forte e accumula più denaro, quella è una storia piena di rumore e di furore, ma che non significa nulla.

La storia appartiene alla bontà senza clamore,

all’amore senza vanto,

al servizio senza interesse.

In principio era la Tenerezza…e la tenerezza si è fatta volto, occhi di donna, sorriso di bambino. Dio tenerezza è il Dio fatto tenda, perché tutti abbiano una casa, dove essere veri e amati. Dio tenerezza è arrivato su un barcone nel mare. Da padre e madre profughi, Maria e Giuseppe con il piccolo Gesù.

Nella tenerezza non c’è paura.

Dio è la dolce rivoluzione della tenerezza.

Amen

 

Preghiera alla comunione

 

Mio Dio, mio Dio bambino,

povero come l’amore,

piccolo come un piccolo d’uomo,

umile come la paglia dove sei nato,

mio piccolo Dio che impari a vivere

questa nostra stessa vita,

che domandi attenzione e protezione.

Mio Dio incapace di aggredire e di fare del male,

che vivi soltanto se sei amato,

insegnami che non c’è altro senso per noi,

non c’è altro destino che diventare come Te,

carne intrisa di cielo, sillaba di Dio,

come te che cingi per sempre in un abbraccio

ogni tua creatura malata di solitudine. Amen

 

 P. ERMES RONCHI

 

 

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron