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Non rimaniamo alla superficie d noi stessi.

Lo Spirito Santo alberga in noi perché siamo suo Tempio, se viviamo in grazia di Dio..

Solo Lui può rivelarci chi realmente siamo…

 

 

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Gli occhi sono organi meravigliosi che Dio ci ha donato. Non facciamo molto caso per questo dono che usiamo in infiniti modi.

Gli occhi possono scorgere la bellezza di un’alba, di un fiore, di un volto umano, di un animale che ammiriamo, di un paesaggio ricco di vegetazione, ecc. Ma con gli occhi impuri si può profanare il corpo di una persona la quale è “Tempio dello Spirito Santo”, sfruttare il prossimo o fare violenza, accendere l’invidia ecc.

Non dimentichiamoci che gli occhi sono un dono di Dio e facciamone buon uso, ringraziando il Signore anche con un semplice sguardo.

Dio potrebbe toglierci la vista quando e come vuole, perché nulla è a caso e per il Signore tutto concorre al bene di chi lo ama.

Se prendiamo consapevolezza di questo vivremmo con più stupore sempre riconoscenti verso il Creatore e Signore del Cielo e della terra.

 

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Senza lo Spirito Santo non possiamo generare un pensiero profondamente spirituale.Ignoriamo che abbiamo un centro interiore che va oltre questa dimensione spazio-temporale.

La nostra mente vive spesso alla superficie perché non riesce a captare il nostro centro interiore, il quale è davvero misterioso ed ospita un universo ancora da noi sconosciuto. Si dice che Dio abiti in ciascuno di noi.

Siccome Dio è infinito, allora, il nostro vero “io interiore” non appartiene alla dimensione spazio-temporale. Appartiene a Dio, e quindi è il suo Tempio.

Più ci addentriamo nel nostro io più profondo e più ci avviciniamo al “luogo” in cui Dio abita e, se riusciamo a liberarci dalla zavorra che tiene prigioniera la nostra anima, noi possiamo vedere in modo più “divino” noi stessi ed il mondo che ci circonda, grazie al suo riverbero interiore.

Non è un’operazione facile, per questo ci vuole l’aiuto dello Spirito Santo.

Per ora è importante credere che siamo “Tempio dello Spirito Santo”. Se non abbiamo fede e fiducia in Lui Egli non può aiutarci ad evolverci, perché rispetta il nostro libero arbitrio.

 

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O Spirito Santo, vieni in me, fai di me il tuo santo Tempio, rafforza ed aumenta la mia la fede, rinvigorisci la mia speranza ed accendi la mia carità!Tu sei Amore Onnipotente e puoi tutto.

Mi stai sostenendo sin dal concepimento ed io molto spesso purtroppo vengo distratto da altre cose, troppo preso da cose passeggere e corruttibili. Aiutami a cantare sempre le tue lodi, Signore delle meraviglie, Creatore di tutto ciò che esiste.

Nessuna forma di speculazione intellettuale e filosofica mi procura la serenità interiore e la gioia che accompagnano la consapevolezza della tua amabile presenza.

Senza di Te tutto mi appare più arido e privo di senso. Con te la mia visione del mondo si tinge di più colori e si illumina di una luce particolare. Fa’ che ogni più piccola scoperta con te faccia crescere il mio stupore per la tua infinita creatività.

Vieni Spirito Santo a governare e dirigere il mio universo interiore.

Che io possa vivere in Te con uno sguardo puro, con intenzioni rette, con opere giuste secondo il tuo volere.

Lode, onore e gloria a Te in ogni istante della mia esistenza!

 

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Oggi il termine “transumanesimo“, nell’accezione comune, è stato abusato e non é nemmeno quello che intendeva Teilhard de Chardin .
Piuttosto dovrebbe essere sostituito con il termine ”sub-umanesimo” per via della nuova visione antropologica che considera l’uomo solo per la sua dimensione orizzontale. In questa prospettiva l’individuo in quanto tale scompare nel calderone collettivista.

La persona, secondo questa visione, vale in funzione della sua utilitá, scomparsa la quale non ha piú senso e diviene vittima dell’ emarginazione sociale e della latente soppressione.

Si dimentica che ogni persona ha una sua unica ed irripetibile dignitá, indipendentemente dalle sue mansioni e dal progresso scientifico e tecnologico che tende a sostituirlo con le macchine senza anima.

Il cristianesimo sottolinea che ognuno di noi é tempio dello Spirito Santo e non un oggetto qualsiasi del sistema ”globalizzato”

 

 

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Se ti senti stanco o preoccupato prova a rientrare in te stesso respirando consapevolmente.

Esisti perché Dio ti ha desiderato dall’Eternità: sei il frutto del suo infinito amore.

Egli abita in te davvero, perché sei Tempio dello Spirito Santo.

Nulla dovrebbe interessarti di più: tu hai in te stesso Colui che ti ha creato nell’Universo e che ti sta continuamente sostenendo.

Pensa che Egli è davvero il Dio- Amore – Onnipotente e che ha la possibilità di creare infiniti altri mondi diversi da quello che stai vivendo.

Ti ama particolarmente perché nessuna creatura è identica a te e per Lui sei unico, con la tua storia, le tue fragilità ed i tuoi carismi, con la tua speciale ed irripetibile visione del mondo.

(Una voce dal deserto)

(con la collaborazione di Emanuele M.)

 

 

 

Più o meno tutti siamo in qualche modo condizionabili, perché il nostro orizzonte mentale ha sia i limiti che abbiamo ereditato ed acquisito, sia quelli che ci siamo dati.

Ecco perché é necessario rientrare spesso in noi stessi distaccandoci dalle varie situazioni illusorie che crediamo reali.

Solo all’interno del nostro io più profondo ritroviamo la nostra vera identità perché é lì che risiede la Trascendenza, che tanto cerchiamo ed é da lí che possiamo rigenerare il nostro sguardo interiore per vedere le cose ed i fatti come realmente sono…

Ricordiamoci sempre che il Dio Trinitario abita in noi perché siamo Tempio dello Spirito Santo. Egli ci ama di un Amore incommensurabile, ci ascolta ed aspetta da noi una risposta di amore.

 

 

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“Io muoio ogni giorno” (Cor 1,15-31

 

Testo tratto da un brano del libro:

“UMILIAZIONE : STORIA DELLA MORTIFICAZIONE NELLA MISTICA CRISTIANA DAL MEDIOEVO AI NOSTRI GIORNI”

Del filosofo Emanuele Franz

capitolo intitolato: “L’umiliazione come distacco” (p.63)

AUDAX EDITRICE
http://www.audaxeditrice.com/index/Audax_homePage.html

 

 

 

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Tutti noi uomini e donne agli occhi di Dio abbiamo una grande dignità, perché siamo fatti a sua immagine e somiglianza e figli nel suo Figlio Gesù, fatto uomo per noi.

Per questo il Signore ci ha donato il libero arbitrio.

Nessuno ha il diritto di sfruttare l’altro o di limitarne la libertà, se non per seri motivi di sicurezza sociale.
San Paolo afferma che siamo “Tempio dello Spirito Santo”. Ciò significa che in noi dimora anche la SS.Trinità, se vogliamo.

Per questo dobbiamo trattare il nostro corpo con rispetto ed amore e curare l’anima immortale.

Chi inganna gli altri con falsi pretesti mascherati a fin di bene e ne limita la libertà di esprimersi, di muoversi o di lavorare, va contro il piano del Signore per ognuno di noi e commette un grande abuso, per cui dovrà rispondere davanti a Dio, se non si pente e non si converte..

Se tutta l’umanità, compresi coloro che detengono il potere, diventassero consapevoli della grande dignità di ogni persona, la vita sociale cambierebbe molto e ci sarebbero meno discriminazioni sociali e personali, proprio perché davanti a Dio tutti abbiamo una dignità.

 

 

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I benefici dell’Eucaristia per chi la riceve con vera fede sono immensi.

Essa ci consente di ricevere il corpo, il sangue, l’anima e la divinità del Signore Gesù Cristo diventando sempre di più “Tempio dello Spirito Santo”

 

 

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In virtú della Comunione dei santi non dobbiamo pensare che tutti i beati che sono ora in Cielo stiano fermi lassú solo a contemplare la gloria di Dio. Essi ci amano e si interessano anche di noi, anzi essi desiderano aiutare soprattutto noi fragili esseri umani in evoluzione.

Ognuno di noi, inconsapevolemente, é amato da tutti i santi del Cielo, i quali sono presenti in noi perché siamo Tempio dello Spirito Santo e quando siamo in grazia di Dio c’é il Paradiso in noi.

I santi sono in Paradiso e se in noi c’é il Paradiso essi sono anche in noi, tutti quanti. Pensiamo spesso a questo gioioso mistero…

 

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Se entriamo con fede e profondo rispetto in un qualsiasi cimitero con l’intenzione di pregare per i defunti, facciamo molto bene, non è una perdita di tempo.

Quando ci troviamo davanti alla tomba di un defunto sappiamo che nasconde un corpo senza vita, ma non è solo quello. È il corpo di una persona che ha vissuto, amato, lottato in quel corpo e con esso.

È un corpo che si è caricato di senso per il fatto di essere stato animato da un elemento immortale, spirituale, eterno e santo come è l’anima umana. La materialità si carica si spiritualità, di senso e di valore.

Non è lo stesso corpo di un uomo rispetto a quello di un animale, anche se chimicamente possiamo trovarci gli stessi elementi. Tanto più quando questo è illuminato e santificato dalla presenza dello Spirito Santo che abita in noi. Il nostro corpo è Tempio dello Spirito Santo.

Un vero cristiano è certo della risurrezione della carne, cioè del corpo, dunque ad una destinazione eterna anche della corporalità.
Tutto questo spiega la spontanea devozione con cui da sempre sono state venerate le spoglie dei santi e il rispetto particolare per i sepolcri e i cimiteri, dove riposano le spoglie dei nostri antenati.

La nostra preghiera per i defunti del cimitero arreca dei frutti reali e concreti sulle anime del purgatorio. Le anime ci saranno grate per l’eternità..

 

 

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Si può essere profondamente religiosi e mantenere libero il proprio orizzonte mentale verso tutto ciò che non rientra nei nostri schemi mentali, osservando con intelligenza ciò che ancora non comprendiamo bene.

Tutto è tempio di Dio, soprattutto il nostro corpo! E’ in noi che dobbiamo ringraziarlo maggiormente. Non può esserci vera religione da parte chi separa tempi e luoghi.

Religione è stupore per tutto ciò che esiste e che induce ad adorare spontaneamente chi ha creato questa vita così misteriosa e affascinante.

Se sei veramente religioso, allora lo stupore si irradia dal tuo essere su tutto ciò che vedi e tocchi con rispetto, perché ogni cosa proviene dal medesimo Creatore!

Il vero religioso non confina la propria mente in determinate sfere dogmatiche rinunciando al pensiero critico: accetta di vagliare e valutare liberamente ogni fenomeno ed ogni forma di pensiero con cui si imbatte.

Ed ha anche un profondo rispetto per ogni persona che incontra, cercando di trarre tutto ciò che di buono c’è in essa, perché è sempre una fonte di arricchimento interiore…

 

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Fb 27 dicembre 2020

Domenica fra l’ottava di Natale B Lc 2, 22-40

Luce e ombra

Gesù non appartiene al tempio, appartiene all’uomo. È nostro e di chiunque ne sia assetato, è di quelli che sanno vedere oltre come Anna, incantata davanti a un neonato; è di quelli che non smettono di sognare, come Simeone, che sente Dio come un futuro vicino.

Maria e Giuseppe salgono al tempio col piccolo Gesù per presentarlo al Signore, ma sulla soglia, altre braccia subito se lo contendono. Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da due anziani senza ruolo, due innamorati di Dio. Occhi velati dalla vecchiaia, occhi ancora accesi dal desiderio. È la vecchiaia del mondo che abbraccia l’eterna giovinezza di Dio.

Il figlio è dato, ma subito è offerto ad un altro sogno, ad un’altra strada che si apre per lui.

I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, ad una loro vocazione che noi non conosciamo, “essi abitano case future che nemmeno in sogno potrete visitare” (Gibran). Non devono, non possono realizzare i nostri desideri, perché “se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare” (S. Ambrogio). Questa è la santità della famiglia.

“Tornarono quindi alla loro casa”. Ritorno alla santità, alla profezia dell’umile magistero quotidiano, che viene prima di quello del tempio. Alla famiglia, santa perché la vita e l’amore vi celebrano una festa, e ne fanno la più viva feritoia sull’infinito.

Simeone sapeva che non sarebbe morto prima d’aver visto il Messia, e queste parole sono anche per me. Io so che vedrò la salvezza che germina, sentirò angeli senza ali che annunciano la meraviglia di Dio. Lo capirò se sarò come Maria e Giuseppe, gente che si comporta secondo le regole ma che accoglie l’imprevisto, rassicurata dal rito e stupita dal profeta.

Dio si manifesta sempre tra luce e ombra, annunci e dubbi, miracolo e quotidiano, profezia di gioia e di spada. Come i due anziani che sanno aspettare, orientati a Dio come girasoli alla luce, vedendo ciò che altri non vedono. E in quel Bambino che passa amorosamente di braccio in braccio, Israele consola il suo Signore, conforta il senso di un Dio da sempre alla ricerca dell’uomo.

E’ iniziata l’offensiva divina, sul mondo. Ma anche per te, Maria, ci sarà la spada, non sei esente. La fede non produce l’anestesia del vivere, la santità non è l’assicurazione contro la sofferenza. Sentirai tutto il dolore del mondo: ti legherà a tanti, a tutti i trafitti, quel dolore che non chiede spiegazioni, ma condivisione.

Ma tutto questo sarà dopo; intanto, per ora, piccolo Gesù nato per me, lascia che io ti stringa fra le braccia come Simeone, e stringendo con te, anche la Divina Presenza. Abbracciando te, le dita di Dio mi sfiorano anche me, e allora, con lo sguardo, la carezza, o l’ascolto, lasciami pregare ancora per bocca di con Simeone, per dire ai miei fratelli: “Dio mi salva attraverso te, salvezza che mi cammina a fianco”.

 

Avvenire

Santa Famiglia 2020 Lc

 

Portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.  Una giovanissima coppia e un neonato che portano la povera offerta dei poveri: due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino.

Vengono nella casa del Signore e sulla soglia è il Signore che viene loro incontro attraverso due creature intrise di vita e di Spirito, due anziani, Simeone e Anna, occhi stanchi per la vecchiaia e giovani per il desiderio: la vecchiaia del mondo accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.

E la liturgia che si compie, in quel cortile aperto a tutti, è naturale e semplice, naturale e perciò divina: Simeone prende in braccio Gesù e benedice Dio. Compie un gesto sacerdotale, una autentica liturgia, possibile a tutti. Un anziano, diventato onda di speranza, una laica sotto l’ala dello Spirito benedicono Dio e il figlio di Dio: la benedizione non è un ufficio d’élites, ma esubero di gioia che ciascuno può offrire a Dio (R. Virgili). Anche Maria e Giuseppe sono benedetti, tutta la famiglia viene avvolta da un velo di luce per la benedizione e la profezia di quella coppia di anziani laici, profeti e sacerdoti a un tempo: la benedizione e la profezia non sono riservate ad una categoria sacra, abitano nel cortile aperto a tutti.

Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che sono per me e per te: io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva della luce già in atto dovunque, l’offensiva mite e possente del lievito e del granello di senape.

Poi Simeone dice tre parole immense su Gesù: egli è qui come caduta, risurrezione, come segno di contraddizione.

Gesù come caduta. Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, rovina del nostro mondo di maschere e bugie, della vita insufficiente e malata. Venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a portare spada e fuoco per tagliare e bruciare ciò che è contro l’umano.

Egli è qui per la risurrezione: è la forza che ti fa rialzare quando credi che per te è finita, che ti fa partire anche se hai il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. È qui e assicura che vivere è l’infinita pazienza di ricominciare.

Cristo contraddizione del nostro illusorio equilibrio tra il dare e l’avere; che contraddice tutta la mia mediocrità, tutte le mie idee sbagliate su Dio.

Caduta, risurrezione contraddizione. Tre parole che danno respiro e movimento alla vita, con dentro il luminoso potere di far vedere che tutte le cose sono ormai abitate da un oltre.

La figura di Anna chiude il grande affresco. Una donna profeta! Un’altra, oltre ad Elisabetta e Maria, capaci di incantarsi davanti a un neonato perché sentono Dio come futuro.

 

 

Preghiera allo Spirito Santo tratta dal libro “Come ci vedono dall’aldilà” di Pier Angelo Piai (p.180) .

Noi uomini siamo Tempio dello Spirito Santo, ma è necessario prenderne consapevolezza…

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Ciascun battezzato, essendo tempio dello Spirito Santo, costituisce la dimora della SS.Trinità, perché là dove c’è una sola persona divina, ci sono anche le altre due.
Le persone divine in noi dialogano amorosamente tra loro e si interessano di noi personalmente.

Esse constatano i nostri progressi spirituali. Ai loro occhi ognuno di noi è davvero unico ed irripetibile. Non smettono mai di amarci nonostante i nostri fallimenti ed i momenti di indifferenza, ma vengono in noi glorificate ogni volta che scegliamo di corrispondere al loro amore nella preghiera e nelle opere buone.

Esultano quando prendiamo consapevolezza delle nostre fragilità e quando chiediamo umilmente perdono, perché vedono il nostro progresso interiore, anche se non ce ne accorgiamo.

Ognuno di noi è amato dal Dio Trinitario infinitamente di più di ciò che pensiamo, perché essendo sue creature speciali, siamo realmente “capaci di Dio”, come sostiene il catechismo.

Ecco perché “pregare è amare e lasciarsi amare da Dio” (Sant’Agostino)

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Scriveva un monaco:

“Sono continuamente salvato se continuamente a Te penso. Non devo stancarmi. Non puoi stancare. Verrà tutto da sé. La speranza mette verde e gli altri colori più forti in ogni momento del vivere. Agguantarla e non lasciarla nemmeno in mezzo alle altre speranze. Le altre speranze sono una massa che preme e che è facile inghiottire. Quella genuina, è regina di tutte le altre.” (p.Albino Candido, monaco servita, Diario di un Pellegrino Carnico”

Amare il Signore con tutte le nostre forze, significa anche pensarlo in qualsiasi situazione ci troviamo. Se si è consapevoli che siamo Tempio dello Spirito Santo, facciamo ogni cosa in Lui, perché dove è Lui c’è la Santissima Trinità.

In questa continua consapevolezza comprendiamo i nostri difetti e le nostre fragilità, per cui chiediamo sempre perdono e speriamo nella sua infinita Misericordia.

Così si acquisisce gradualmente la serenità interiore, perché confidiamo sempre in Lui.

 

 

 

Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio. Una giovanissima coppia col suo bambino arriva portando l’offerta più povera, due tortore, e l’offerta più preziosa del mondo: un bambino. Non fanno in tempo a entrare che le braccia di un uomo e di una donna subito se lo contendono: Gesù non appartiene al tempio, appartiene all’uomo. È nostro.

Sulla soglia incontrano due anziani in attesa.

Orientati a Dio come girasoli alla luce, essi vedono dove altri non possono: straordinari, carichi d’anni, vivi dentro e luminosi fuori, profeti di futuro. Simeone guarda oltre, Anna parla agli altri: simboli di una vecchiaia sapiente e viva, che sa aspettare.

Braccia umane sollevano il figlio di Dio, il primogenito del mondo. Simeone sapeva che non sarebbe morto senza aver visto il Messia, parole scritte anche per me: anch’io non morirò prima di aver visto il mio Signore. Lo vedrò, se sarò come Maria e Giuseppe che, osservanti della legge, si aprono alla profezia: rassicurati dal rito e insieme stupiti dal profeta.

Simeone aspettava la consolazione di Israele, come il cristiano crede tenacemente in qualcosa che può accadere. Occhi che si fanno attenti, che vedono Dio alternarsi tra luce ed ombra, annunci e dubbi, miracolo e quotidiano. Profezia di gioia e di spada, ma sempre e solo Lui.

Simeone rivela tre parole eterne a Maria, per spiegarle suo Figlio: egli è qui per rovina e risurrezione. E’ qui ora, è contraddizione!

“Sii per me rovina e risurrezione, Signore. Non lasciarmi nella falsa pace. Contraddici i miei pensieri con i tuoi, contraddici la mia mediocrità e l’immagine falsa che ho di te. Sii risurrezione quando non ce la faccio, quando ho il vuoto dentro e il buio davanti. Dopo il fallimento, la fedeltà mancata, l’umiliazione bruciante risorgi con le cose che amavo e credevo finite”. (Turoldo).

Nel tempio il figlio è loro… ma non è loro. E’ dato, è offerto ad un altro sogno, perché i figli non sono nostri ma della storia, dell’umanità, della loro vocazione, che noi non conosciamo. Realizzeranno non i nostri, ma il grande desiderio di Dio.

E anche per te, Maria, verrà una spada. Non sei esente. Il dolore ti legherà a tutti i trafitti da spada, perché, lo sai, il dolore non vuole spiegazioni, vuole condivisione!  E la fede non è una garanzia, la santità non è l’assicurazione contro la sofferenza. Ma se la spada sembrerà contraddizione e rovina, verrà sempre la terza parola di Simeone: egli è risurrezione!

In quel Bambino che nel tempio passa di braccio in braccio ora è Israele che consola il suo Signore! E Simeone, bellissimo, canta: ho visto la luce da te preparata per tutti..

La mia salvezza è diventare Simeone, come lui prendere Gesù in braccio e vedere la luce che si travasa di mano in mano. Allora anch’io potrò consolare il mio Signore! E con lui la mia porzione di mondo.

 

 

 

CREATA DAL NULLA

È A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO

È UNICA

È IRRIPETIBILE

È DOTATA DELL’USO DI RAGIONE

HA UN’ANIMA IMMORTALE

PENSA

SA MEDITARE

SA CONTEMPLARE

PUÓ SCEGLIERE

SA AMARE

È DIVINIZZABILE

È TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO

AVRÀ LA POSSIBILITÀ DI ESSERE ETERNAMENTE FELICE IN DIO

 

QUELLA CREATURA SEI ANCHE TU!

 

 

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Chi si rende conto di apparire insignificante agli occhi degli altri, non se ne faccia un problema: é la cecitá interiore di chi si crede superiore a privare di significato gran parte dell’umanità che lo circonda e che disprezza.

In ognuno di noi c’é il precipitato dell’intero universo, perché siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.

Possono toglierci quello che abbiamo, la reputazione, la salute, gli averi e persino la vita.

Però nessuno può toglierci la dignità di persone: l’essenziale é ben custodito nell’intimo della nostra anima, Tempio dello Spirito Santo.

E non é poco…

 

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Spirito Santo, donaci uno sguardo d’amore in modo che comprendiamo la nostra fragilità e quella dei nostri fratelli. Aiutaci a considerare il tuo infinito amore per noi, affinché lo possiamo trasmettere anche agli altri e perché non ci trovino freddi nei loro confronti. Fa’ che nessuno se ne vada via triste da noi, ispiraci sempre una parola buona o di conforto.

Dissolvi in noi i pensieri cupi che ci rendono tristi, infondi la speranza e la riconoscenza per tutti i doni che abbiamo e che spesso non ricordiamo.

Rendici consapevoli che tutto ciò che esiste è un puro dono: la nostra esistenza, la salute, la famiglia, il lavoro, i Sacramenti, l’Amore stesso.

Fa’ che il nostro sguardo si purifichi e che prendiamo coscienza che ogni persona è il tuo Tempio, affinché non disprezziamo nessuno di coloro che incontriamo sul cammino della nostra vita terrena.

Grazie di tutto, o Spirito Santo e fa’ che ti possiamo ringraziare in eterno!

 

 

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Bisogna essere semplici come colombe, ma astuti come i serpenti. In tutti i settori della societá si trovano lupi e sciacalli che approfittano del nostro desiderio di seguire il Vangelo credendoci stupidamente ingenui.

Ma lo Spirito Santo ci suggerisce sempre come comportarci, se ci fidiamo di Lui.

Gesú ha vinto il mondo, per cui non perdiamoci d’animo e stiamo dalla sua parte, anche se tutto sembra volgere a favore del principe di questo mondo.

Non temiamo se i furbi e i perversi detengono il potere di questo mondo, perché non possono possedere le nostre anime se esse sono Tempio dello Spirito Santo…

 

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Se siamo Tempio dello Spirito Santo, come afferma San Paolo, dobbiamo tenere in ordine la nostra interiorità per farlo sentire a suo agio. Bisogna essere accoglienti, ascoltarLo e donargli il nostro tempo più prezioso.

I nostri ornamenti interiori sono le opere buone, le pulizie sono i nostri pentimenti, i profumi gli atti d’amore e di riconoscenza, l’atmosfera piú gradita a Lui é l’umiltá.

Se prendessimo davvero coscienza dei suoi immensi doni, vivremmo già qui un anticipo di Paradiso..

 

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“Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Lc.24,39)

Quindi Gesú é apparso realmente con il suo corpo risorto. Tutti i redenti morti in Lui, quando risorgeranno assumeranno il loro corpo…trasfigurato, ma riconoscibile.

Non profaniamo il nostro corpo mortale dunque, ma onoriamolo come Tempio dello Spirito Santo, anche se dovesse essere decrepito.

A Dio é piaciuto cosí: abitare in fragili vasi di creta come il nostro corpo, affinché si manifesti la sua potenza e nessuno possa vantarsi di bastare a se stesso, perché tutti noi dipendiamo da Lui.

Ma quando i corpi dei redenti saranno risorti in Cristo, tutti li vedranno splendenti nella gloria di Dio.

Su questa terra non giudichiamo nessuno solo per l’apparenza: noi non possiamo sapere il grado di splendore e gloria che avrá raggiunto in Cielo!

 

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Tutti noi siamo in qualche modo “extraterrestri”, nel senso che non abbiamo pianta stabile su questa terra destinata a deflagare prima o poi negli abissi cosmici.

Il nostro vero destino è un mondo nuovo immortale che ancora non possiamo conoscere a fondo.

Certamente la curiosità è una costante quasi per tutti: ci interessa sapere se esistono altre civiltà, oltre la nostra, in qualche galassia sperduta dell’Universo, anche se ancora non possediamo tracce certe. Però si riflette piuttosto poco su qualcosa che crediamo sia a nostra portata: l’uomo stesso.

Tra di noi siamo infinitamente sconosciuti, anche se ci illudiamo di sapere qualcosa l’uno dell’altro. Siamo persino sconosciuti a noi stessi perché non sappiamo comprendere chi realmente siamo e quali sono le dinamiche che ci spingono a pensare ed agire come facciamo normalmente.

Se davvero ci impegnassimo ad osservare in profondità ciò che pullula in ognuno di noi, (noi stessi soprattutto), ci renderemmo conto di quanto siamo sconosciuti e che non basterebbe una vita intera per scoprire la nostra vera essenza, la quale è nel profondo della nostra anima immortale.

Sappiamo per fede che esiste un universo, che noi diciamo spirituale: i santi, gli angeli e la stessa Trinità dalla quale tutti proveniamo.

Se ci impegnamo a rientrare umilmente in noi stessi, in profonda adorazione per Colui che abita in noi, perché siamo Tempio dello Spirito Santo, allora cominceremmo a capire qualcosa di noi, perché ce lo rivela lo Spirito Santo: tutto l’Universo è proprio in noi, nella nostra coscienza, nel profondo della nostra anima unica ed irripetibile.

Probabilmente il problema dell’esistenza di qualche civiltà extraterrestre passerebbe in secondo piano, perché la dimensione interiore di ognuno di noi è già infinitamente ricca di novità.

 

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Più o meno tutti siamo in qualche modo condizionabili, perché il nostro orizzonte mentale ha sia i limiti che abbiamo ereditato ed acquisito, sia quelli che ci siamo dati.

Ecco perché é necessario rientrare spesso in noi stessi distaccandoci dalle varie situazioni illusorie che crediamo reali.

Solo all’interno del nostro io più profondo ritroviamo la nostra vera identità perché é lì che risiede la Trascendenza, che tanto cerchiamo ed é da lí che possiamo rigenerare il nostro sguardo interiore per vedere le cose ed i fatti come realmente sono…

Ricordiamoci sempre che il Dio Trinitario abita in noi perché siamo Tempio dello Spirito Santo. Egli ci ama di un Amore incommensurabile, ci ascolta ed aspetta da noi una risposta di amore.

 

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Infatti, essendo Tempio dello Spirito Santo, hai la sua amicizia, quella del Padre Celeste che ti ha creato e quella di Gesú che ti salva, cioè la Santissima Trinità che ti ama in modo unico ed irripetibile.

Inoltre, hai sempre accanto l’angelo custode, il quale ha l’incarico di proteggerti e di condurti verso la via della Verità e della Giustizia.

Hai accanto a te anche i tuoi santi protettori, specialmente la loro Regina, Maria Santissima, la quale é la tua Madre Celeste che ti ascolta sempre e ti ama particolarmente.

Le anime dei cari defunti salvati, oltre ad intercedere continuamente per te, possono anche avere da Dio il compito di proteggerti e di suggerirti la via del bene, perché in Paradiso ti attendono e non smettono mai di amarti molto di più di quanto ti amavano sulla terra.

Se credi in tutto questo non ti sentirai mai solo!

 

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

GUARIRE LA MENTE PER GUARIRE IL CORPO: http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) :    http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE ed. Segno http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….

VERSO L’ETERNITÀ (commenti su 4 anni di messaggi della Regina della Pace) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

LA STIMMATIZZATA DI UDINE (Storia autentica di Raffaella Lionetti, dotata di speciali carismi) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

FIAMMA D’AMORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

CONCETTA BERTOLI – La donna che vide la terza guerra mondiale http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

IL RESPIRO DELL’ANIMA INNAMORATA (con disegni di Perla Paik) http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

MARCELLO TOMADINI  il pittore fotografo dei lager   https://www.edizionisegno.it/libro.as…

DIARIO DI UN PELLEGRINO CARNICO https://www.edizionisegno.it/libro.as

GESÙ CHIEDE TOTALE FIDUCIA IN LUI (nel “Colloquio interiore” di suor Maria della Trinità) https://www.edizionisegno.it/libro.as…

 

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Ciò che non viene sufficientemente ribadito nelle omelie…

 

LA NASCITA DI GESÙ RIGUARDA DIRETTAMENTE OGNUNO DI NOI: CI MANIFESTA CHI REALMENTE SIAMO.

 

Epifania” etimologicamente significa “manifestazione dall’alto”. In genere si festeggia il fatto che Dio si è manifestato nel bambino Gesù della mangiatoia di Betlemme.

Si pensa poco, però, che questa manifestazione riguarda direttamente ognuno di noi. Dio incarnandosi in un uomo, ci ha rivelato chi è per Lui l’uomo. “Voi siete dei” – aveva detto in un episodio riportato dal Vangelo.

In effetti ognuno di noi, grazie a Lui, è Figlio di Dio e vive la dimensione terrena perché si sta preparando a quella celeste nella progressiva divinizzazione.

Il destino di ognuno di noi, quindi, è quello di diventare simili a Dio, il quale in Gesù Cristo, ci assimilerà totalmente in Lui e lo vedremo così come Egli è.

In questo senso, ognuno di noi, è il Centro dell’Universo, perché, oltre ad essere coscienti che nella nostra mente si rispecchia tutta la realtà, siamo anche Tempio dello Spirito Santo, dove Dio alberga per costruire in noi il Paradiso dell’Amore.

 

(Una voce dal deserto)

 

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

 

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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Santa Famiglia – anno C – 2018

La Famiglia di Nazaret «scuola» di amore
Vangelo – Lc 2, 41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Commento di p.Ermes

Maria e Giuseppe cercano per tre giorni il loro ragazzo: figlio, perché ci hai fatto questo? tuo padre e io angosciati ti cercavamo. La famiglia di Nazaret la sentiamo vicina anche per questa sua fragilità, perché alterna giorni sereni, tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con figli adolescenti, come era Gesù.

Maria più che rimproverare il figlio, vuole capire: perché ci hai fatto questo? Perché una spiegazione c’è sempre, e forse molto più bella e semplice di quanto temevi. Un dialogo senza risentimenti e senza accuse: di fronte ai genitori, che ci sono e si vogliono bene – le due cose che importano ai figli- c’è un ragazzo che ascolta e risponde. Grande cosa il dialogo, anche faticoso: se le cose sono difficili a dirsi, a non dirle diventano ancora più difficili.

Non sapevate che devo occuparmi d’altro da voi? I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro vocazione, ai loro sogni. Un figlio non deve impostare la propria vita in funzione dei genitori, è come fermare la ruota della creazione.

Non lo sapevate? Ma come, me lo avete insegnato voi il primato di Dio! Madre, tu mi hai insegnato ad ascoltare angeli! Padre, tu mi hai raccontato che talvolta la vita dipende dai sogni, da una voce: alzati prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.

Ma essi non compresero. E tuttavia Gesù tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. C’è incomprensione, c’è un dolore che pesa sul cuore, eppure Gesù torna con chi non lo capisce. Afferma: Io ho un altro Padre e tuttavia sta con questo padre. E cresce dentro una famiglia santa e imperfetta, santa e limitata. Sono santi i tre, sono profeti, eppure non si capiscono. E noi ci meravigliamo di non capirci nelle nostre case?

Si può crescere in bontà e saggezza anche sottomessi alla povertà del mio uomo o della mia donna, ai perché inquieti di mio figlio, ai limiti dei genitori.

Gesù lascia il tempio e i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria, maestri di vita; lascia gli interpreti dei libri, e va con chi interpreta la vita, il grande Libro. Per anni impara l’arte di essere uomo guardando i suoi genitori vivere.

Da chi imparare la vita? Da chi ci aiuta a crescere in sapienza e grazia, cioè nella capacità di stupore infinito. I maestri veri non sono quelli che metteranno ulteriori lacci o regole alla mia vita, ma quelli che mi daranno ulteriori ali, che mi permetteranno di trasformare le mie ali, le cureranno, le allungheranno. Mi daranno la capacità di volare. Di seguire lo Spirito, il vento di Dio.

La casa è il luogo del primo magistero, dove i figli imparano l’arte più importante, quella che li farà felici: l’arte di amare.

(Letture: 1 Samuele 1,20-22.24-28; Salmo 83; 1 Giovanni 3,1-2.21-24; Luca 2,41-52)

Omelia al Convento domenica 30 dicembre – p. Ermes – I FIGLI NON SONO NOSTRI, APPARTENGONO A DIO, AL MONDO, ALLA LORO VOCAZIONE, AI LORO SOGNI.

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-famigliadi-nazaret-scuola-di-amore

 

 

 

 

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai!

O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo.

Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.

O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?

 Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (1Cor – 6,16)

 

 

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O Spirito Santo. Tu conosci perfettamente cosa c’è nel nostro cuore. Tu ami profondamente ogni uomo perché è il tuo Tempio Santo.

Aiutaci a purificarci col pentimento sincero dei nostri peccati ed insegnaci a contare i nostri giorni.

Nei momenti di tristezza, arreca la gioia del cuore.

Quando siamo preoccupati infondi in noi la serenità.

Quando smarriamo il senso della vita, orientaci sulla via retta.

Quando siamo delusi di noi stessi, donaci la speranza.

Quando non riusciamo a pregare, predisponici ad amarti.

Quando ci smarriamo nei vizi, donaci la vera forza per vincerli.

Quando dubitiamo, illuminaci per conoscere la Verità.

Quando siamo nell’affanno, consolaci.

Quando ci sentiamo aridi interiormente, accendi in noi l’amore.

Quando la vita ci disgusta, donaci lo stupore per il Creato.

 

O Spirito Santo, insegnaci ad amare!

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

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LA SPIRALE DELLA VITA (riedizione) :    http://www.edizionisegno.it/libro.asp…

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“LA FORZA DELLA FRAGILITÀ” ed.Segno (In questo mio libro troverete preghiere per molti stati d’animo e situazioni personali) http://www.edizionisegno.it/libro.asp….

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Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

Se mercanteggiamo con lui, Dio ci rovescia il tavolo

III Domenica di Quaresima – Anno B

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. […]

Gesù entra nel tempio: ed è come entrare nel centro del tempo e dello spazio, nel fulcro attorno al quale tutto ruota. Ciò che ora Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di capitale importanza: ne va di Dio stesso. Gesù si prepara una frusta e attraversa la spianata come un torrente impetuoso, travolgendo uomini, animali, tavoli e monete. I tavoli rovesciati, le sedie capovolte, le gabbie portate via mostrano che il capovolgimento portato da Gesù è totale.

Vendono buoi per i ricchi e colombe per i sacrifici dei poveri. Gesù rovescia tutto: è finito il tempo del sangue per dare lode a Dio. Come avevano gridato invano i profeti: io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la loro carne; misericordia io voglio e non sacrifici (Os 6,6). Gesù abolisce, con il suo, ogni altro sacrificio; il sacrificio di Dio all’uomo prende il posto dei tanti sacrifici dell’uomo a Dio.

Gettò a terra il denaro, il dio denaro, l’idolo mammona, vessillo innalzato sopra ogni cosa, installato nel tempio come un re sul trono, l’eterno vitello d’oro è sparso a terra, smascherata la sua illusione.
E ai venditori di colombe disse: non fate della casa del Padre, una casa di mercato. Dio è diventato oggetto di compravendita. I furbi lo usano per guadagnarci, i devoti per guadagnarselo. Dare e avere, vendere e comprare sono modi che offendono l’amore. L’amore non si compra, non si mendica, non si impone, non si finge.
Non adoperare con Dio la legge scadente del baratto dove tu dai qualcosa a Dio perché lui dia qualcosa a te. Come quando pensiamo che andando in chiesa, compiuto un rito, accesa una candela, detta quella preghiera, fatta quell’offerta, abbiamo assolto il nostro dovere, abbiamo dato e possiamo attenderci qualche favore in cambio.

Così siamo solo dei cambiamonete, e Gesù ci rovescia il tavolo. Se crediamo di coinvolgere Dio in un gioco mercantile, dobbiamo cambiare mentalità: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Dio è amore, chi lo vuole pagare va contro la sua stessa natura e lo tratta da prostituta. «Quando i profeti parlavano di prostituzione nel tempio, intendevano questo culto, tanto pio quanto offensivo di Dio» (S. Fausti): io ti do preghiere e offerte, tu mi dai lunga vita, fortuna e salute.

Casa del Padre, sua tenda non è solo l’edificio del tempio: non fate mercato della religione e della fede, ma non fate mercato dell’uomo, della vita, dei poveri, di madre terra. Ogni corpo d’uomo e di donna è divino tempio: fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché con un bacio Dio le ha trasmesso il suo respiro eterno.

(Letture: Esodo 20,1-17; Salmo 18; 1 Corinzi 1,22-25; Giovanni 2,13-25)

Commento al Vangelo domenica 4 marzo 2018 – p.Ermes Ronchi

 

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi

A Cesare ciò che è di Cesare. E noi siamo del Signore

XXIX Dom. T. O. – Anno A

Dal Vangelo – Matteo 22,15-21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

La trappola è ben congegnata: È lecito o no pagare il tributo a Roma? Stai con gli invasori o con la tua gente? Con qualsiasi risposta Gesù avrebbe rischiato la vita, o per la spada dei Romani, come istigatore alla rivolta, o per il pugnale degli Zeloti, come sostenitore degli occupanti.
Erodiani e farisei, due facce note del pantheon del potere, pur essendo nemici giurati tra loro, in questo caso si accordano contro il giovane rabbi di cui temono le parole e vogliono stroncare la carriera.
Ma Gesù non cade nella trappola, anzi: ipocriti, li chiama, cioè commedianti, la vostra esistenza è una recita. Mostratemi la moneta del tributo. Siamo a Gerusalemme, nell’area sacra del tempio, dove era proibito introdurre qualsiasi figura umana, anche se coniata sulle monete. Per questo c’erano i cambiavalute all’ingresso. I farisei, i puri, con la loro religiosità ostentata, portano dentro il luogo più sacro della nazione, la moneta pagana proibita con l’effigie dell’imperatore Tiberio. I commedianti sono smascherati: sono loro, gli osservanti, a violare la norma, mostrando di seguire la legge del denaro e non quella di Mosè.
Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare. È lecito pagare? avevano chiesto. Gesù risponde impiegando un altro verbo, restituire, come per uno scambio: prima avete avuto, ora restituite. Lungo è l’elenco: ho ricevuto istruzione, sanità, giustizia, coesione sociale, servizi per i più fragili, cultura, assistenza… ora restituisco qualcosa.

Rendete a Cesare, vale a dire pagate tutti le imposte per servizi che raggiungono tutti. Come non applicare questa chiarezza immediata di Gesù ai nostri giorni di faticose riflessioni su manovre finanziarie, tasse, fisco; ai farisei di oggi, per i quali evadere le imposte, cioè non restituire, trattenere, è normale?

 

E aggiunge: Restituite a Dio quello che è di Dio. Di Dio è la terra e quanto contiene; l’uomo è cosa di Dio. Di Dio è la mia vita, che «lui ha fatto risplendere per mezzo del Vangelo» (2Tm 1,10). Neppure essa mi appartiene.

 

Ogni uomo e ogni donna vengono al mondo come vite che risplendono, come talenti d’oro su cui è coniata l’immagine di Dio e l’iscrizione: tu appartieni alle sue cure, sei iscritto al suo Amore. Restituisci a Dio ciò che è di Dio, cioè te stesso.
A Cesare le cose, a Dio le persone. A Cesare oro e argento, a Dio l’uomo.

 

A me e ad ogni persona, Gesù ripete: tu non appartieni a nessun potere, resta libero da tutti, ribelle ad ogni tentazione di lasciarti asservire.
Ad ogni potere umano il Vangelo dice: non appropriarti dell’uomo. Non violarlo, non umiliarlo: è cosa di Dio, ogni creatura è prodigio grande che ha il Creatore nel sangue e nel respiro.

(Letture: Isaia 45,1.4-6; Salmo 95; 1 Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21)

https://buff.ly/2gU8IPL

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Pregare significa essere in continuo rapporto di amicizia con Dio che viene anche ringraziato o supplicato. Non è detto che la preghiera del cuore sia costituita da sole parole.

Quando si ha la consapevolezza che Dio è il nostro Creatore e che ci sostiene in ogni attimo della giornata, allora si cerca di vivere alla sua presenza. “Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” dice San Paolo in 1Cor.10: 31.

Questo atteggiamento costituisce la preghiera ininterrotta, per cui si ha fiducia in Dio Trinitario e si fa sempre riferimento a Lui in ogni occasione della nostra vita. Davanti ad una persona, ad esempio, se si è convinti che questa è immensamente amata da Dio perché sua creatura come noi ed è anche Tempio dello Spirito Santo, allora esercitiamo un certo grado di preghiera.

E così quando ci troviamo tra la folla, o sul posto di lavoro, o tra le faccende domestiche, o con un amico, con i famigliari o in viaggio, o davanti ad un panorama, o di fronte alle meraviglie della natura, o mentre leggiamo, ci divertiamo e mangiamo ecc.

Naturalmente ci sono momenti di preghiera privilegiati, come quando ci si ritira nella solitudine per pensare più direttamente al Dio trinitario o si frequenta l’Eucaristia o si prega insieme agli altri. Ognuno di noi ha davvero la possibilità di pregare ininterrottamente, persino prima di addormentarci o mentre dormiamo nella pace del Signore.

 

ALCUNI LIBRI DI PIER ANGELO PIAI

 

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XXX DOMENICA ANNO C

 

Benvenuti all’incontro con il Signore, che accoglie ciascuno e rimette in cammino ogni vita.

Questa è la giornata del pubblicano. È anche la giornata missionaria e questo ci apre alla dimensione universale, alla missione di ciascuno: fiorire là dove siamo stati seminati, perchè Dio non si dimostra, si mostra. Con la nostra vita fiorita.

 

Omelia

A dar retta a questa parabola, all’ingresso di cappelle, cattedrali, luoghi di preghiera andrebbe affisso un cartello: Attenzione. Pericolo!

Pericolo di uscire dal tempio con un peccato in più. Come il fariseo. Di peccare nel mentre stesso che crediamo di stare pregando Dio. Di usare parole che sono come bestemmie.

Come il fariseo, che ritto in piedi, prega – dice il vangelo- “come rivolto a se stesso”: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, impuri…».

Inizia con le parole giuste, l’avvio è biblico: metà dei Salmi sono di lode e ringraziamento. Ma mentre a parole si rivolge a Dio, il fariseo in realtà si rivolge a se stesso; Dio è solo una muta superficie su cui far rimbalzare la propria soddisfazione.

È affascinato da una parola, due lettere magiche, stregate, che non si stanca di ripetere: io, io, io. Tutti i verbi sono in prima persona: io ringrazio, io non sono, io digiuno, io pago. Ha dimenticato la parola più importante del mondo: tu.

Pregare è dare del tu a Dio.

Nel Padre nostro mai si dice «io», mai si usa l’aggettivo «mio», ma sempre «tu, tuo» o «noi, nostro». E la mia preghiera? Prego come Gesù o come il fariseo, quando continuo a ripetere: «Io e i miei problemi, io e i miei progetti; Dio, dammi, fammi, concedimi»?

Un compito per casa: provare qualche volta almeno, a pregare senza mai dire «io», ma solo «tu» e «noi»: parla tu, Signore, e donaci pane, perdono e il coraggio di lottare insieme contro il male.

“Padre, modestia a parte, io sono onesto, io non ho fatto del male a nessuno, non ho ammazzato, mentre gli altri. Non saprei di che cosa confessarmi, mi dica lei…”

Quante volte mi è capitato… e questi possono essere anche gli osservanti del primo venerdì del mese, ma nessuno di essi uscirà giustificato dal tempio. Possono osservare tutte le regole formali della religione, e recitare coroncine devote, “ma guai a quelli che pagano la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e poi trasgrediscono i punti fondamentali della legge: la giustizia, la compassione, la fedeltà” (Mt 23,23).

Perché poi è facile pagare le decime, difficile è dire quanto veramente si possiede, e come si è guadagnato tanto.

Il fariseo sostiene: “Io non sono come gli altri”: e il mondo gli appare come un covo di ladri, dediti alla rapina, al sesso, all’imbroglio.

Una slogatura dell’anima: non si può pregare e disprezzare; non si può cantare il gregoriano in chiesa e fuori essere spietati. Non si può lodare Dio e infierire sui suoi figli. Questa è la paralisi dell’anima.

Come tutti i fondamentalisti di ogni religione, il fariseo è un infelice. Ha una lettura drogata della realtà: l’immoralità dilaga, la disonestà trionfa. Sta male al mondo, perché non ha più fiducia, non ha fede. Infatti acquisire fede è acquisire fiducia nella bellezza del vivere. Acquisire la possibilità di una vita buona, bella e felice, come era quella di Gesù.

In questa parabola di battaglia, Gesù ha l’audacia di denunciare che pregare è pericoloso, che la preghiera può separarci da Dio, può renderci “atei”, mettendoci in relazione con un Dio che non esiste, che è solo una proiezione di noi stessi. Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ci si sbaglia su tutto, sull’uomo, su noi stessi, sulla storia, sul mondo (Turoldo).

Per il fariseo Dio non deve fare niente, solo registrare, prendere nota e approvare.

Invece il pubblicano, grumo di umanità curva in fondo al tempio, occhi bassi, ci insegna a non sbagliarci su Dio e su noi: fermatosi a distanza, si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

C’è una piccola parola che cambia tutto nella preghiera del pubblicano e la fa vera: «tu». Parola cardine del mondo: «Signore, tu abbi pietà».

La parabola ci mostra che la relazione con Dio non segue logiche diverse dalle relazioni in una famiglia. Le regole sono semplici e valgono per tutti. Sono le regole della vita. Se metti al centro l’io, nessuna relazione funziona. Non nella coppia, non con i figli, non con Dio.

Le relazioni familiari vissute bene parlano di Dio, sono la scuola, l’università della preghiera.

Mai separare il Dio della religione dal Dio della vita.

Il nostro vivere e il nostro pregare avanzano sulla stessa strada profonda: la ricerca mai arresa di un tu, un povero, un amore, un sogno o un Dio, in cui riconoscersi, amati e amabili, capaci di incontro vero.

E mentre il fariseo costruisce la sua religione attorno a quello che egli fa (io prego, pago, digiuno…), il pubblicano la costruisce attorno a quello che Dio fa per lui (tu hai pietà di me) e si crea il contatto:

un io e un tu entrano in relazione, qualcosa va e viene tra il fondo del cuore e il fondo del cielo. Quella preghiera è come un gemito che dice: «Sono un ladro, è vero, ma così non sto bene, così non sono contento. Vorrei vivere il altro modo, non ce la faccio, ma tu perdona e aiuta».

La grande differenza tra le due preghiere: il fariseo non vuole cambiare, non ne ha bisogno, lui è a posto. Il pubblicano non è contento, non gli basta quella vita, e vorrebbe e spera di riuscire a cambiare, magari domani, magari dopo.

E qui ritorna chiara la differenza tra la vera fede e la semplice religione: vera fede è quando fai te a misura di Dio; semplice religione è quando fai Dio a tua misura (Turoldo).

Il fariseo non ha nessuna intenzione di cambiare sulla misura alta di Dio, al contrario lo rimpicciolisce, lo immiserisce sulla misura delle sue azioni, delle sue decime. È davvero ‘ateo’, un senza Dio, perché non ne ha in fondo alcun bisogno.

Altro non fa che informarlo circa i propri meriti: Dio è lo specchio in cui egli, come un perenne Narciso, si ammira. Ma Narciso è più lontano da Dio di Caino. Caino espia e dialoga con Dio (Dio addirittura protegge la sua vita) e forse arriverà a cambiare il cuore a prendersi cura del fratello, ma Narciso non si pentirà mai. È inconvertibile perché vede solo se stesso, adora il proprio cuore, e non può entrare mai in relazione con nessuno.

Il pubblicano tornò a casa perdonato non perché migliore o più umile del fariseo (Dio non si merita, neppure con l’umiltà),

ma perché è un cercatore di un tesoro che non ha,

ha il senso di una strada da percorrere,

e si apre – come una porta che si socchiude al sole, come una vela che si inarca al vento – al venire di Dio,

che entra in lui, con la misericordia,

questa straordinaria debolezza di Dio

che è la sua unica onnipotenza,

la sola forza che ripartorisce in noi la vita.

p. Ermes Ronchi

1 Giugno 2016

Messaggio della Madonna di Medjugorje

 

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I 10 SEGRETI DI MEDJUGORJE (di Padre Livio Fanzaga):

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VIDEO RELATIVI AI MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE

PLAYLIST RELATIVA A MEDJUGORJE (MESSAGGI E COMMENTI IN VIDEO)
https://www.youtube.com/playlist?list=PL_I8V9Z5YmOY_O1E9krjhlTo3O_k-L-6y

LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A PORZUS – Nuova versione

6 luglio 2005

Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO

5 Gennaio 2010

REPORT SUL 21° SECOLO

Attraverso un
fantascientifico viaggio nel tempo, l’autore del libro, Pier Angelo
Piai, desidera sensibilizzare il lettore a prendere coscienza del
nostro comune modo di pensare ed agire, noi del 21° secolo che ci
vantiamo di essere progrediti. In che cosa consiste, allora, la vera
evoluzione della specie umana?
Quando l’uomo potrà diventare davvero integrale?
Report
cerca di dare alcune risposte ai moltissimi interrogativi che emergono
in queste pagine scritte attraverso riflessioni e  considerazioni
sociologiche, antropologiche e filosofiche.

6 Luglio 2005

6 luglio 2005 Il Catechismo della Chiesa Cattolica in mp3

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUDIO
Catechesi e omelie di padre Lino Pedron