Dal Diario di un pellegrino carnico (pdi p.Albino Candido)
18 Marzo 1980
Notizie di uccisioni (ecc.)
Non crediamo più alla vita.
Non crediamo più alla Risurrezione.
Signore non sanno quello che fanno, come noi qui dove Tu sei ucciso in mille forme incruente.
Non Ti ringraziamo dei Tuoi doni; li sfruttiamo come cosa nostra, non come cosa donata.
Ti pensiamo poco.
Ti incontriamo sì e no una volta due tre al giorno.
Se Ti ricordassimo più spesso. Solo che Ti ricordiamo e Ti gettiamo uno sguardo ogni tanto, alla sfuggita! (p.194)
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Alcune galline cominciano ad essere consapevoli…
Da un po’ di tempo le mie galline non fanno più uova.
FANTA- INTERVISTA…
– Perché state scioperando? Vedo che non fate più uova..
G. Con il tempo siamo diventate più consapevoli di esistere…
– Cosa significa che siete diventate più consapevoli?
G. Abbiamo preso coscienza che voi uomini ci state sfruttando da diversi secoli.
– Ma che male c’è a trattenere le vostre uova se servono a nutrirci?
G. È una questione di principio: noi vogliamo pensare col nostro cervello e non intendiamo più essere sottomesse da voi che ci volete sempre sottometterci per sfruttarci.
– Allora cosa intendete fare?
G. Vogliamo scorrazzare liberamente ed esprimere anche noi le nostre idee senza la vostra illogica oppressione.
– Ma il vostro cervello è molto limitato, che idee intendete comunicare?G. Pensate davvero che il vostro cervello sia più evoluto del nostro?
– Beh, è una cosa evidente. Noi umani pensiamo, ricerchiamo, elaboriamo progetti, realizziamo ecc.
G. Però al giorno d’oggi che vi ritenete tanto evoluti non conoscete il fine per cui esistete. La vostra filosofia si è sempre basata su questo interrogativo fondamentale.
– Già, ma è la natura dell’uomo porsi interrogativi esistenziali.
G.Però la maggioranza di voi esegue ciecamente gli ordini più assurdi, vi massacrate in guerre assurde, correte a cercare il potere economico e politico ad ogni costo, vi derubate tra voi, oltre che rubare a noi. Perché dovremmo continuare a nutrirvi se diventate sempre più cinici e violenti? Tra di noi, quando notiamo un tentativo di violenza in una nostra compagna le diciamo che ha un cervello “da umano”.
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La perdita di memoria non è una cosa da poco. È una vera e propria disabilità.Vivere l’istante non significa annullare il ricordo del passato.
Chi non ricorda il suo stesso vissuto perde l’identità e non sa più orientarsi verso il futuro.Non ha chiare le sue radici, non può far tesoro delle sue esperienze positive e negative.
È un soggetto che può essere sottomesso dai furbi e dai malintenzionati che vogliono sfruttarlo e strumentalizzarlo.
Se è un soggetto molto giovane rischia lo sbando personale e sociale perché viene fagocitato dalle ideologie predominanti e rischia di immergersi nei vizi più degradanti.
Lo smartphone è un mezzo utile, ma può anche condurre alla rovina se, oltre ad inquinare i rapporti umani, limita la cultura personale e la stessa memoria.
Vivere l’istante, quindi, è una cosa saggia se è funzionale alla serenità interiore eliminando le preoccupazioni stressanti. Ma se ciò cancella completamente le tracce mnemoniche del passato, può danneggiare seriamente le capacità decisionali più autonome e bloccare negativamente l’evoluzione personale finalizzata alla realizzazione della persona integrale a cui ogni individuo è chiamato sin dalla nascita.
Questo fatto vale anche per le società positive e benefiche e per le stesse nazioni, le quali non possono procedere sul cammino della libertà se non sanno più chi realmente sono perdendo la propria identità culturale: troveranno sempre ostacoli insormontabili nelle istituzioni antidemocratiche e colonialiste che intendono sfruttarle con qualsiasi mezzo, anche con la violenza.
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Brano tratto dal libro “Io nego ancora” del filosofo Emanuele Franz
Subito dopo l’uscita del libro – Io nego – nella primavera del 2021, l’autore e filosofo Emanuele Franz si ritrova vittima di oltraggi, minacce e manovre politiche che sfociano fino al tentativo di strangolamento per mano di un facinoroso.
Scampato alle minacce e alla violenza fisica l’autore, tutt’altro che rassegnato, continua a negare.
In questo nuovo – rapporto filosofico dalla pandemia – dal titolo “io nego ancora”, la critica alla gestione dell’emergenza sanitaria si fa ancora più dura, più estesa.
Qui sotto accusa l’autore pone tutto il mondo occidentale: il modello europeo e il suo ingannevole sistema di potere.
http://www.audaxeditrice.com/index/Audax_PubblicazioniPage.html
https://www.mondadoristore.it/Io-nego-ancora-Dallo-stato-Emanuele-Franz/eai978889614451/
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Secondo un imperativo categorico di E.Kant ”Nessuna persona puó essere trattata come mezzo in quanto essa é un fine”
La dignitá di ogni persona, quindi, é inviolabile…
Le stesse Costituzioni delle nazioni democratiche lo sottolineano in quanto tutti gli articoli in esse contenuti hanno come fondamento questo imperativo che non può essere negoziabile.
Anche per i cristiani vale questo imperativo, perché Gesù è venuto per salvare ogni persona dal male, offrendo liberamente se stesso.
Ricordiamoci che la persona è tale dal concepimento sino alla morte. Nessuno può dimostrare che l’embrione ed il feto siano privi dell’anima immortale. Essa viene creata da Dio al momento del concepimento. Ha una grande dignità perché a immagine e somiglianza divine.
Per esempio, viola la dignità della persona chi procura gli aborti per qualsiasi finalità, anche per produrre farmaci di ogni tipo.
Viola la dignità della persona chi la priva dei diritti fondamentali inalienabili che le permettono di esprimersi, di comunicare, di lavorare, di emanciparsi personalmente e culturalmente.
Viola la dignità della persona chiunque sfrutti un’altra persona senza un adeguato compenso per trarne vantaggio personale.
Viola la dignità e la libertà delle persone di un’intera nazione chi calpesta i principi fondamentali della sua Costituzione.
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Noi percepiamo una parte infinitesimale della realtá che è in noi e di quella che ci circonda.
Ció che inquieta é che pochi se ne rendono conto. Troppi vivono come se esistesse solo il loro sistema sensoriale. Non si preoccupano nemmeno di indagare o mettere in dubbio la loro limitatissima visione del mondo. Bastano a se stessi e vivono nella pigrizia mentale.
Tutti siamo profondamente ignoranti, ma i piú pericolosi sono coloro che con arroganza impongono la loro ristretta visione della vita calpestando le altrui esistenze e procurando enormi danni a tutti coloro che hanno a che fare con loro: sterilizzano la creativitá, narcotizzano il prossimo con la loro monotonia, promuovono la superficialitá e appestano il mondo con la loro mediocritá rendendolo spesso violento.
É necessario reagire con determinazione attraverso la vera auto-consapevolezza..
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Viviamo in un mondo pieno di violenza, egoismo, ignoranza, indifferenza, anche da parte di chi ci sta attorno. Persino gli animali come i passeri scappano, non si fidano di noi.
La terra stessa diventa spesso nemica dell’uomo…
Perché? D’accordo che ci sono anche le persone buone.
Ma noi meritiamo davvero di essere attorniati da persone buone?
Dobbiamo invocare lo Spirito Santo affinché scenda prima in noi, poi nei familiari, in quelli che ci stanno vicini, in coloro che ci sono fisicamente lontani, nei nostri stessi nemici che dobbiamo amare, come ci ha comandato il Signore.
È necessario anche invocare lo Spirito Santo sulla Chiesa intera, sui nostri amministratori e su coloro che detengono il potere economo e sociale. Che lo Spirito Santo scenda su tutti gli uomini della terra affinché ci sia concordia, pace, amore, altruismo, serenità ecc.
Se tutti credessero vivamente nel Gesù del Vangelo le cose cambierebbero completamente e trionferebbe il bene.
Ma dobbiamo insistentemente chiedere al Padre che venga il suo Regno e che sia fatta la sua volontà in noi ed in tutti. Lui sa tutto e può tutto…perché è Amore Eterno.
“Non dare sempre la colpa agli altri, alla società, all’infanzia, alle circostanze. Se il male si è annidato dentro di te, nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore, tu scava, cerca il tuo mistero d’ombra, e convertilo. Dio ci invita a temere di più una vita fallita che non le ferite dolorose della vita stessa.” (Ermes Ronchi)
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Saremmo presuntuosi se affermassimo categoricamente che gli alieni non esistono, essendo l’Universo straordinariamente immenso e pieno di sorprese.
Comunque tra di noi uomini siamo in qualche modo “alieni” nel senso lato del termine, in quanto davvero non ci conosciamo. Ci sono ancora guerre e rivoluzioni in atto, omicidi e furti, prevaricazioni ed ingiustizie: ciò significa che siamo ancora lontani dall’umanità integrale.
Se ci conoscessimo tutti a fondo cambieremmo atteggiamento nei confronti degli altri e ci sarebbe più giustizia sociale.
Bisognerebbe partire da noi stessi: ognuno dovrebbe riflettere a fondo su come funziona la propria mente, quali sono i pregiudizi e le forme di egoismo che la inquinano.
Una volta raggiunta la vera auto-consapevolezza il nostro approccio con l’universo, gli altri e con noi stessi sarebbe diverso.
È davvero assurdo che ci chiediamo se esistono gli alieni se i veri alieni siamo noi a noi stessi.
Ma un vera auto-comprensione dovrebbe essere in qualche modo orientata alla Trascendenza che è in ognuno di noi.
Stiamo perdendo questo orientamento e certamente non potremo evolverci tutti secondo il corretto fine di ogni uomo che è quello raggiungere la pienezza del nostro essere per proiettarci nella dimensione trascendente a cui siamo tutti destinati…
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O san Francesco Marto, tu che fosti portato in Paradiso da bambino, per tua intercessione aiutaci a desiderare con fede l’incontro con il nostro Signore, come facesti tu che dicevi di voler morire per andare in Cielo.
Fa’ che il Signore sia da noi messo sempre al primo posto, che nulla ci turbi e che possiamo contraccambiare il suo amore con gioia, come facesti tu.
Ti preghiamo per tutti i bambini del mondo affinché per tua intercessione vengano rispettati ed amati nelle famiglie ed in ogni ambiente che frequentano.
Tu, o san Francesco Marto, che amavi la natura ed eri molto generoso, aiutaci, per tua intercessione, ad essere rispettosi verso il mondo che ci circonda ed ad amare il prossimo come conviene.
O san Francesco Marto, tu che hai affrontato con coraggio la febbre spagnola, proteggici da questa pandemia che sta affliggendo l’umanità.
Ma soprattutto chiedi al Signore che ci liberi dall’indifferenza, dall’odio e dalla violenza che stanno contaminando questo mondo.
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(dal mio libro “Come ci vedono dall’aldilà” p. 119)
“Il rispetto è la carità nella società e nelle piccole cose” (H.Drummond).
Agli occhi di una persona superficiale sono piccole cose ma per una persona realmente evoluta non esistono le piccole cose nei rapporti umani. Tutto per quest’ultima è importante.
Un animo raffinato e spiritualmente progredito ha un profondo rispetto per ogni persona, animale, pianta o cosa con cui si trova in un certo rapporto.
Il comando di non uccidere riguarda ogni forma di vita, soprattutto quella psicologica e spirituale. Quando date il cattivo esempio nelle vostre azioni quotidiane, in qualche modo sopprimete tante vite morali che vengono influenzate inconsciamente.
Il rispetto per ogni forma di vita è un effetto dell’amore che ogni persona terrena deve coltivare dentro di sè se vuole attuarlo. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è una regola di vita basilare per il progresso spirituale.
Pochi di voi, però, comprendete il significato di quel “…come te stesso ” Amare se stessi non è coltivare l’egoismo o l’indifferenza assoluta per gli altri. Anzi…è proprio il punto di partenza di ogni evoluzione spirituale . Amare se stessi significa portare a termine il piano divino che ognuno ha già inscritto nel suo essere.
Guarda l’infinito rispetto che Dio ha verso di noi e verso se stesso. Ha rispetto verso se stesso perchè Lui è la Verità, la pura Trasparenza e l’Assoluta fedeltà a se stesso: porta sempre a termine i suoi piani fino alle estreme conseguenze.
L’Incarnazione ne è una sconvolgente riprova: un Dio che dimentica la sua onnipotenza per farsi uomo e soffrire per l’uomo ha il massimo della credibilità. Il suo rispetto per l’uomo è impregnato di discrezione, di fronte alla quale gli angeli stessi ammutoliscono e si prostrano adoranti.
Ma già la sua infinita discrezione è prefigurata nella stessa creazione: Egli vuole che ogni essere creato sia se stesso e si evolva nella libertà. Ciò significa che è contro la sua natura ogni forma di violenza. Una vera coscienza libera ha il rispetto assoluto della libertà delle altre coscienze. Rispetto della loro evoluzione e dei cicli ad essa legati. Dio è Creatore di tutto ciò che esiste: avrebbe il diritto di esserne anche il distruttore, ma in virtù delle promesse fatte a se stesso e all’uomo Egli rispetta profondamente ogni libertà creata senza manipolarla.
È questo il vero amore, lasciare, cioè, che ognuno sia se stesso e diventi quello per cui era predestinato a divenire.
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Perché tante inutili preoccupazioni? Perché anticipare le sofferenze prima ancora che avvengano? Ciò moltiplica il dolore presente.
Se si desidera essere interiormente sereni è necessario relativizzare tutto ciò che ci procura disagio e cercare di comprendere davvero in profondità come funziona la nostra mente.
Se si è soggetti all’ira, ad esempio, soffermiamoci a capire il perché essa ha bisogno di fluire in modo così irruento dalla nostra psiche, ma senza lasciarci sommergere da essa. È anche per questo che la società diventa sempre più violenta: non riusciamo a controllare queste emozioni così aggressive e le trasmettiamo anche agli altri. Soffermandoci a riflettere possiamo rompere questa catena.
La stessa cosa vale per l’invidia: perché invidiamo il prossimo? Se riusciamo a comprendere i concatenamenti interiori che provocano questo sentimento che riteniamo “negativo”, siamo già a buon punto nel nostro cammino evolutivo, anche se solo all’inizio.
Osserviamo la nostra aggressività, la nostra invidia e tutti gli altri sentimenti con coraggio. Anche se non riusciamo a sconfiggere subito le negatività che essi comportano nei rapporti umani e con se stessi, perseveriamo nella nostra osservazione, indaghiamo con pazienza senza avere l’ossessione di ottenere chissà quali risultati subito.
I risultati verranno da soli, quando abbiamo cominciato a comprendere..
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Se un microscopico essere come il virus puó minare la vita ed il sistema economico e sociale dell’umanitá, ció ci dovrebbe far meditare sull’enorme fragilità della nostra esistenza.
Ma la nostra estrema fragilità è evidente da tante cose: le forze della natura avverse, gli incidenti di ogni tipo, moltissime malattie fisiche e psichiche, la violenza umana ecc.
Per questo dovremmo stupirci del fatto che anche oggi possiamo coricarci, ma non sappiamo se domani mattina potremo alzarci come stamane.
Siamo sorretti dalla Divina Provvidenza, ma troppo pochi ne prendono coscienza…
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Dio conosce ogni cosa della nostra dimensione spazio-temporale perché è Lui il Creatore ed è Colui che sorregge Tutto, le cose dei Cieli e quelle della terra.
Ogni esistenza è presente al suo sguardo, il quale abbraccia nell’istante lo spazio ed il tempo in cui sono collocate le sue creature. Ecco perché Egli conosce perfettamente non solo il passato, ma anche il futuro.
Ma questo non significa che non esiste il libero arbitrio. La libertà è il potere di agire o di non agire e di porre così da se stessi azioni libere. Essa raggiunge la perfezione del suo atto quando è ordinata a Dio, Bene supremo.
La libertà caratterizza gli atti propriamente umani. Rende l’essere umano responsabile delle azioni che volontariamente compie. Il suo agire libero gli appartiene in proprio.
L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dalla violenza, dal timore e da altri fattori psichici o sociali.
Tutti noi uomini esercitiamo il libero arbitrio, altrimenti saremmo senza peccato e faremmo di Gesù un impostore, perché è venuto per salvarci.
Noi scegliamo tra più opzioni liberamente, anche se il Signore sa già quello che facciamo e faremo essendo Amore Onnisciente.
Così possiamo scegliere tra il bene ed il male, possiamo accogliere Dio (Sommo Bene) o rifiutarlo.
Per quanto riguarda le nostre responsabilità personali, Dio sa infinitamente meglio di noi quali sono i nostri condizionamenti, dai quali desidera liberarci perché ci ama.
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Se tutti gli abitanti della terra vivessero profondamente ed in modo costante nell’auto-consapevolezza cercando la Verità, molte ingiustizie sociali svanirebbero, non ci sarebbe più bisogno di produrre psico-farmaci, le ricchezze verrebbero equamente distribuite, molte malattie scomparirebbero, non ci sarebbe più bisogno di eserciti e di armi, le prigioni verrebbero trasformate in centri di aggregazione di ogni tipo e la natura verrebbe amata e rispettata.
Nessuno si sentirebbe superiore all’altro, i governanti si metterebbero a servizio dei cittadini, il bimbo e l’anziano verrebbero considerati da tutti vere “persone”.
Finirebbe lo sfruttamento capitalista sui poveri, l’istruzione sarebbe davvero garantita a tutti, svanirebbero la violenza , la sopraffazione, gli abusi, i furti, gli omicidi, le offese e le calunnie.
Purtroppo se tra tutti una sola persona dovesse rimanere alla superficie di se stessa, l’intera umanità ne risentirebbe.
Questo ci sta ad indicare quanto sia importante il nostro singolo pensare ed agire per l’equilibrio dell’umanità…
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Marcello De Stefano, regista e pittore friulano, realizzò alcune opere molto originali alla fine degli anni sessanta, in un perodo di attività feconda e creativa.
Quadri che esprimono il concetto di spazio, il quale è molto presente ed è il denominatore comune di tutto.
Spazio inteso come continuazione della prospettiva, in quanto gli oggetti oggi non finiscono in se stessi, ma continuano ancora nelle cose e nella persona.
In essi Marcello evidenzia dei particolari allungamenti, i quali costituiscono una lungaggine del corpo e degli oggetti in quanto oggi usufruiamo di mezzi scientifici che sono entrati nelle cose.
Egli sostiene che quando li si rappresenta non sono in un contenitore astratto, per conto loro, ma hanno una continuità spaziale che scopre di volta in volta.. È un punto di vista che incoraggia la ricerca spaziale: è come se ognuno di quegli oggetti o persone che ha rappresentato qui dentro avessero una continuazione oltre il segno, oltre se stessi. Non c’è più la “cosa” per conto suo, ma il tutto è legato da questa unità dello spazio che è il padre di queste sue opere, in quanto ne contiene i fermenti e dà alla rappresentazione la prospettiva.
Questo modo di fare potrebbe essere definito NEO-PROSPETTIVISMO.
Marcello si dichiara un neo-prospettivista proprio perché queste cose non finiscono in se stesse ma si avvicinano ad altri oggetti e costituiscono un interscambio con altre realtà, interscambio “continuo” appunto perché oggi c’è continuità tra noi e lo spazio. Noi entriamo sia nella terra che lavoriamo che negli spazi celesti che esploriamo.
Marcello intravedeva, dunque, una continuità spaziale tra le cose. Ed è per questo motivo che aveva sostituito i pennelli con le matite colorate. In quel periodo si riaffacciava la violenza, per cui egli, che è fortemente colorista, esprimeva ciò con l’abbandono cromatico. Marcello la lasciato lo spazio ad un colore unico, simbolico, che racconta questi “spazi” che si formano e si fanno evidenziando una nuova prospettiva di tutte le cose.
Per saperne di più su Marcello De Stefano:
https://mondocrea.it/itartisti-123/
Pier Angelo Piai
(Lo ha fatto intendere la Regina della Pace in vari messaggi)
Verrà il giorno in cui, la maggior parte degli uomini già su questa terra saranno stanchi di rimanere alla superficie di se stessi, del materialismo estremo, della decadenza morale, del nichilismo, della violenza e dell’angoscia esistenziale.
Allora cercheranno sitibondi tutto ciò che può arricchire il loro spirito, dalla poesia ad ogni forma di arte più elevata, ma soprattutto scopriranno la via della Verità aderendo a Colui che eleva l’esistenza di ognuno: Gesù Cristo, il quale disse di se stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”.
La Chiesa sarà completamente rinnovata nell’amore e si diffonderà l’uso dei Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia dove Dio, presente in Gesù Cristo nelle sacre specie, verrà più adorato e glorificato.
In questa nuova era di relativa pace si praticherà di più la giustizia sociale e la fratellanza universale.
Già da ora ognuno di noi, nel nostro microcosmo, può darsi da fare fiduciosamente con la preghiera e l’amore verso Dio ed il prossimo affinché ciò si verifichi più il presto possibile.
(Una voce dal deserto)
Il Vangelo – Ermes Ronchi
XXXIII Domenica – Tempo ordinario – Anno C
13 novembre 2016
O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che raduni tutta l’umanità
nel tempio vivo del tuo Figlio,
fa’ che, attraverso le vicende,
liete e tristi, di questo mondo,
teniamo fissa la speranza del tuo regno,
certi che nella nostra pazienza
possederemo la vita.
(II Colletta)
Non un capello andrà perduto
Luca 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». (…)
Il Vangelo ci guida lungo il crinale della storia: da un lato il versante oscuro della violenza, il cuore di tenebra che distrugge; dall’altro il versante della tenerezza che salva: neppure un capello del vostro capo andrà perduto.
Il Vangelo non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose. Dopo ogni crisi annuncia un punto di rottura, un tornante che svolta verso orizzonti nuovi, che apre una breccia di speranza. Verranno guerre e attentati, rivoluzioni e disinganni brucianti, ansie e paure, ma voi alzate il capo, voi risollevatevi.
Ma voi… è bellissimo questo «ma»: una disgiunzione, una resistenza a ciò che sembra vincente oggi nel mondo. Ma voi alzate il capo: agite, non rassegnatevi, non omologatevi, non arrendetevi. Il Vangelo convoca all’impegno, al tenace, umile, quotidiano lavoro dal basso che si prende cura della terra e delle sue ferite, degli uomini e delle loro lacrime, scegliendo sempre l’umano contro il disumano (Turoldo).
È la beatitudine degli oppositori: loro sanno che il capo del filo rosso della storia è saldo nelle mani di Dio. È la beatitudine nascosta dell’opposizione: nel mondo sembrano vincere i più violenti, i più ricchi, i più crudeli, ma con Dio c’è sempre un dopo. Beati gli oppositori: i discepoli non sono né ottimisti né pessimisti, sono quelli che sanno custodire e coltivare speranza. «Mentre il creato ascende… / tutto è doglia di parto / quanto morir perché la vita nasca» (Clemente Rebora).
E quand’anche la violenza apparisse signora e padrona della storia, voi rialzatevi, risollevatevi, perché nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto; espressione straordinaria ribadita da Matteo 10,30 – i capelli del vostro capo sono tutti contati, non abbiate paura. Uomo e natura possono sprigionare tutto il loro potenziale distruttivo, eppure non possono nulla contro l’amore. Davanti alla tenerezza di Dio sono impotenti. Nel caos della storia, il suo sguardo è fisso su di me. Lui è il custode innamorato d’ogni mio più piccolo frammento. La visione apocalittica del Vangelo è la rivelazione che il mondo quale lo conosciamo, col suo ordine fondato sulla forza e sulla violenza, già comincia a essere rovesciato dalle sue stesse logiche. La violenza si autodistruggerà.
Ciò che deve restare inciso negli occhi del cuore è l’ultima riga del vangelo: risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. In piedi, a testa alta, liberi, coraggiosi: così il Vangelo vede i discepoli di Gesù. Sollevate il capo, e guardate lontano, perché la realtà non è solo questo che si vede: c’è un Liberatore, il suo Regno viene, verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme.
(Letture: Malachia 3,19-20; Salmo 97; 2 Tessalonicesi 3,7-12; Luca 21,5-19).
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Festa di TUTTI I SANTI –
Ap 7,2-4. 9-14 – Rom 8,28-39 – Mt 5, 1-12
Festa di Tutti i Santi, di coloro che hanno avuto fame di giustizia, di amore, di pace, che hanno sognato cieli nuovi e terra nuova. Festa dei santi familiari che hanno vissuto al nostro fianco e ci hanno insegnato il mestiere di vivere e l’arte di amare.
Omelia
Beati, ripetuto per nove volte… Al cuore del vangelo Gesù mette un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo: Dio regala vita a chi produce amore.
Con la sorpresa che non sono beati i migliori, i più santi, i più devoti, i più intelligenti tra noi. Gesù si è rivolto a malati e pubblicani, a rocce che poi si sono sbriciolate come Pietro, si è rivolto a gente dalla spada facile e dalla bugia pronta, a una donna che aveva sette demoni in corpo, a pescatori senza cultura, a bambini, cioè a povera gente, come me, come noi. Per liberarli e farli fiorire.
Allora capisco questo: che il Paradiso non è pieno di santi,
ma di peccatori perdonati, di gente proprio come me.
Che tento di assomigliare a Cristo, che possiede il segreto per vivere meglio.
Le beatitudini sono la bella notizia che i somiglianti a Cristo vivono meglio e umanizzano il mondo.
Gandhi le definiva le parole più alte che l’umanità abbia ascoltate, e senti ogni volta la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà e di giustizia, di onestà, di occhi limpidi, incapaci di fare del male.
I somiglianti a Dio, perché le beatitudini sono tratti del volto di Gesù, i somiglianti a Gesù rendono più bella la vita, più umana la storia.
Sono i poveri i pilastri segreti della terra;
gli occhi puri e giusti sono i legislatori nascosti della storia,
che non valgono niente agli occhi impuri del mondo,
e quelli che hanno il cuore bambino, i tessitori segreti della pace.
La parola beatitudine è un termine un po’ evanescente e pallido. Ma nella Bibbia “Beato” indica qualcosa di molto bello: non un generico essere contento, gioioso, soddisfatto. Ma qualcosa d’altro che capiamo dalla prima parola del primo salmo, che comincia così: beato l’uomo.
Ma quale uomo? l’uomo che cammina nella via dei gisuti… Allora beato si dovrebbe tradurre con: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri, Dio cammina e lotta con voi.
In piedi quanti amate la pace; avanti, non fermatevi, Dio è qui, sulla vostra strada, e cammina con voi.
Alzatevi, voi che siete senza violenza, la terra sarà vostra.
Avanti quelli che amano la giustizia, è un pane buono.
Sono parole che ti portano al cuore delle relazioni umane. Ed è una sorpresa che Gesù, in queste nove parole, non si riferisca mai a comportamenti che noi chiamiamo religiosi, al nostro rapporto con Dio. Non dice beati quelli che pregano molto, i molto devoti, i frequentatori assidui di chiese.
Ma sono i poveri, gli affamati, i misericordiosi, quelli delle lacrime, quelli della pace e della non violenza. Sono atteggiamenti umani, è la santità delle case, delle strade, della vita quotidiana. Lungo questi comportamenti Dio viene e innesta la sua vita, e innesta eternità e gioia. Dio regala gioia a chi produce amore.
Allora riprendiamoci i santi. Che non sono quelli che fanno miracoli, i taumaturghi, gli asceti del no, ma gli uomini dalla vita intensa, che hanno dato qualcosa, un po’, o molto alla vita. Che non hanno fatto cose straordinarie, ma si sono appassionati per la trasparenza del cuore, e si sono presi cura della giustizia, della pace, della felicità di qualcuno.
Non dei campioni, degli eroi duri e puri, o realizzatori di grandi opere. Gesù ha canonizzato una povera vedova che aveva offerto due spiccioli per il tempio, un niente ma pieno di cuore. E io mi sento dalla sua parte, in comunione con lei.
Nel Credo diremo: credo la comunione dei santi…
C’è nella storia, e la conosciamo bene, una comunione dei malvagi che si spalleggiano tra loro; una rete di violenti e corrotti che umilia, offende, inquina la nostra terra.
Noi la riconosciamo, ma non crediamo in essa, non le accordiamo fiducia. Sappiamo che i potenti, i forti, i ricchi dominano nel mondo, ma non crediamo in loro.
Crediamo invece nella comunione dei santi, nei buoni che fanno rete tra loro e che, senza neppure saperlo, sostengono il mondo.
Crediamo nella solidarietà dei buoni, degli onesti, dei miti, dei generosi, in questo legame umile e fortissimo che si oppone alla rete dei violenti e dei corrotti. E che con piccoli gesti rammendano il tessuto continuamente lacerato del mondo.
Io credo che l’umanità è comunione, credo che in ognuno c’è l’orma di ognuno, che i valori si salvano insieme.
Credo che anche il più piccolo pensiero di pace pensato nella grotta più nascosta, o nel segreto della tua camera, non resta senza effetto,
così come il bicchiere d’acqua fresca, il quasi niente dato ai piccoli, al quasi niente dell’umanità, non resta senza frutto nel cielo e nella terra.
Credo nella comunione:
Le mie braccia aperte sono appena l’inizio del cerchio
che un amore più vasto compirà (Margherita Guidacci).
Ognuno è inviato alla terra come braccia aperte, punto lucente di un vasto cerchio d’amore, anello d’oro del tempo e dell’eterno.
La fede cristiana è fidarsi, affidarsi, fondarsi sulla loro bontà, credendo che è una forza storica più forte della cattiveria!
Credendo che il bene è più forte del male, che la luce è più forte del buio, che la purezza è più umana della volgarità, la pace più umana della guerra, la giustizia migliore dello sfruttamento per denaro.
Che la vita ha senso, il suo senso è positivo, questo senso non avrà mai fine. Altrimenti perché varrebbe la pena vivere e lottare e credere?
Credo nella forza invincibile dei giusti e dei miti, e la mia fede si rafforza nella comunione con chi ha più fede di me, la mia purezza si fa più pulita nella comunione con chi ha occhi più limpidi dei miei. Qui nel tempo e poi nell’eterno, santi e peccatori si tengono per mano e i santi trascinano gli altri in alto, su, verso la vita.
E se non avremo molto da offrire al Signore nell’ultimo giorno, ci presenteremo a lui come mendicanti, ricchi solo di lacrime. E credo, so che sentirò venire dalla bocca di Dio parole come queste:
Vieni figlio, il tuo desiderio di amore era già amore.
Vieni figlio, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa, vieni.
E se anche hai infranto mille volte le tue promesse, vieni.
Vieni, nonostante tutto, vieni,
con i tuoi tesori in vasi di argilla,
con i tuoi gesti pieni di cuore,
con le tue lacrime raccolte ad una ad una, vieni!
Nulla mai più ti separerà dall’amore.
PREGHIERA alla comunione
Signore, tu che regali gioia
a chi produce amore,
tu non convochi eroi nella tua casa,
ma uomini e donne veri,
e, qualche volta, lo sono anch’io.
Fammi restare davanti a te, vero come un bambino,
a mani aperte, a cuore aperto, con fame di abbracci.
Donami occhi puri che ti sappiano vedere
nel sorriso e nella croce, nei colori dell’autunno
nel piccolo animale e nel tappeto di galassie su cui cammini.
Donami orecchi attenti che ti ascoltino
nel silenzio e nell’orchestra di tutto il creato,
nelle lacrime dei fratelli.
La tua voce, Signore, fammi sentire,
la tua voce che sussurra:
Vieni, chiunque tu sia, così come sei
sognatore, devoto, vagabondo, vieni.
Il tuo desiderio di amore era già amore.
Vieni, adesso nulla ti separerà mai più
dall’amore di Dio.
p. Ermes Ronchi
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