30 Ottobre 2017

TU AMERAI

 

XXX domenica A

Matteo 22,34-40

 di p. Ermes Ronchi

È risuonato uno di quei vangeli su cui poggiare la vita, su cui fondare l’architettura della casa: la casa comune e la mia piccola tenda.

Ma anche uno di quei vangeli davanti ai quali mi sento piccolissimo: troppo grande, fuori misura. Vorrei tacere, perché ho paura di rovinarlo con le mie parole, mentre invece è salvato da due azioni, che la Bibbia ripete instancabilmente. I due verbi che salvano la Parola di Dio sono: ascolta e ricorda.

Ascolta, Israele. E ricorda, guardati dal dimenticare.

Mi chiedo spesso che cosa significhi ‘amare Dio’. La risposta, semplice, è già qui: significa ascoltarlo e non dimenticarlo.

Salvare un pezzetto di Dio in noi.

Oggi un vangelo da salvare a ogni costo.

Ma facciamo un passo indietro. Ripartiamo dalla prima lettura, dal libro dell’Esodo. “non molesterai il forestiero e non lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto”. E ancora: Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio (Levitico 19,34).

Ho cercato un po’ nella Bibbia, ed ho avuto una sorpresa totale. Nella sola Legge di Mosè il comandamento di amare lo straniero e il forestiero ricorre una quarantina di volte, ama il prossimo tuo ricorre una volta soltanto. Al punto che molti esegeti deducono che il vero, nuovo comandamento biblico non è tanto: ama il prossimo tuo come te stesso, quanto piuttosto ama lo straniero come te stesso.

Non ci posso credere: ama il prossimo tuo ricorre solo una volta, ama lo straniero più di quaranta volte.

Quanto è politicamente scorretta la Bibbia! Semplicemente scandalosa.

Tutte le culture attestano l’importanza dell’ospitalità, o l’ospitalità o la guerra, ma la bibbia fa qualcosa di unico.

Colloca lo straniero nel cuore del racconto di fondazione di Israele.

Di solito le culture pongono al centro del racconto di fondazione la figura di un eroe. La bibbia no, mette al centro un gruppetto di schiavi, la memoria non di una gloria ma di una oppressione.

La novità la possiamo cogliere se pensiamo alle nostre storie personali: ognuno di noi quando parla di sé e del suo passato non racconta i fallimenti o gli aspetti negativi, ma i successi e gli obiettivi raggiunti.

Caso unico nella storia dell’umanità, Israele non pone a fondamento un eroe, ma l’immagine di sé straniero in Egitto. E poi ripete instancabilmente: Ricordati che sei stato straniero.

E stende regole di comportamento, nate per un popolo di migranti senza terra, nei loro campi profughi nel deserto, sfuggito per poco al genocidio e all’annegamento del Mar Rosso: Non molesterai e non opprimerai il forestiero, perché opprimi te stesso, la tua storia, il tuo seme.

Il segreto, la sfida di queste parole arriva diritta e chiara: Tu l’amerai come te stesso. Fino a guardare con i suoi occhi, sentire con le sue orecchie e provare la sua paura. Fino ad amarlo come parte di te.

Così nel vangelo. Un dottore della legge, un fine teologo, interroga Gesù: Qual è il comandamento grande?

La risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, colloca invece al cuore del suo annuncio la stessa cosa che sta nel cuore di tutti i viventi, l’amore: tu amerai, desiderio, attesa, profezia, sogno.

Per questo: “il vangelo, se lo esprimi con bellezza e forza, sicuramente risponderà alle domande più profonde dei cuori” (E. G 265).

Nulla vi è di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio. Amerai, dice Gesù, usando un verbo al futuro, come una azione mai conclusa, infinita. Non un dovere, ma una necessità per vivere.

Io, cosa devo fare, oggi e domani, per essere veramente vivo? Tu amerai.

Cosa farò poi, anno dopo anno? Tu amerai.

E l’umanità, il suo destino, la sua storia? Solo questo: l’uomo amerà.

Qui gettiamo lo sguardo sulla fede ultima di Gesù: lui crede nell’amore, si fida dell’amore, fonda il mondo su di esso.

Vivi a partire da te, ma non per te.

L’amore non veglia solo sui confini dell’eterno, ma è il motore della vita qui e ora, rimette in moto la vita, la storia che si era fermata. Ma chi è il mio prossimo? Gandhi diceva: tutto ciò che vive è il mio prossimo, la natura l’acqua l’aria le piante gli animali.

E per non perderci nel romanticismo, la Bibbia si fa concreta, esigente, provocatoria: amerai lo straniero, il migrante, il profugo come te stesso! e ancora: se presti denaro non esigerai interesse, restituirai il mantello al povero al tramonto del sole, è la sua pelle, la sua vita.

Se non fai così, costruisci il contrario, ami l’opposto della vita.

Gesù, sulla stessa linea, risponde al dottore della Legge indicando, non un comandamento grande, ma due: amerai Dio, amerai il prossimo. Risponde con un vangelo strabico: testa nel cielo ma piedi per terra.

Amare…almeno, sento dire, male non ne ho fatto, non ho ucciso nessuno! Sei sicuro? Forse menti a te stesso! Si uccide anche stando alla finestra. A guardare l’uomo a terra bastonato, a non intervenire, a non farsi prossimo. È la morte che mette il nido tra noi. Paul Beauchamp, mio vecchio professore a Parigi, diceva: Tutta la legge è preceduta da un “sei amato” e seguita da un “amerai”.

“Sei amato” è il fondamento, “amerai” è l’obiettivo.

Se non hai questo fondamento e questo obiettivo,

tu ami il contrario della vita. Ami la morte.

 

Amerai Dio con tutto, con tutto, con tutto. Per tre volte l’appello a qualcosa di irraggiungibile. Solo Dio ama con tutto il cuore, lui che è l’amore stesso. L’uomo ama di tanto in tanto, e come a tentoni, e con cento contraddizioni.

La bibbia lo sa bene, infatti il testo ebraico del comandamento direbbe alla lettera così: amerai Dio con tutti i tuoi cuori.

L’uomo ha due cuori, un cuore d’ombra e uno di luce, uno che accusa e uno che perdona.

Ama Dio con i tuoi cuori, con il tuo cuore che crede, e con il tuo cuore anche quando dubita.

Amalo nei giorni della luce e amalo come puoi, come riesci, anche nell’ora in cui si fa buio dentro di te.

Il secondo comandamento è introdotto da una piccola frase rivelatrice: il secondo comandamento è simile al primo. «Amerai l’uomo» è simile all’ «amerai Dio». Il prossimo è simile a Dio. Questa è la rivoluzione di Gesù: il prossimo ha volto e voce e cuore simili a Dio.

Il prossimo è parola santa, il suo volto è libro santo.

Questo vangelo è il punto indimenticabile da dove da ripartire. Quando non so dove sono, quando voglio rimettermi in cammino, ecco: ascolta e ricorda, tu amerai.

Ascolta e ricorda, per ritornare al punto alfa della tua vita, per camminare verso il punto omega del mondo. Tu amerai, voce del verbo vivere.

 

 

 

Amami tu, Signore.

Quando non so amare,

quando ti amo poco,

quando amo distrattamente,

amami tu Signore.

 

Quando mi alzo al mattino

ancora pieno di sogni,

quando mi corico alla sera

avvolto da delusioni,

amami tu;

e soprattutto quando non sono amabile

amami tu Signore.

 

Quando mi illudo di amare te

senza amare gli altri,

quando mi illudo di amare gli altri

senza amare te,

amami tu;

quando nessuno mi ama

amami tu Signore!

(Adriana Zarri)

 

Preghiera alla comunione.

 

Donami amore, Signore,

che come il vento del mattino ripulisca il viso della terra

e addolcisca gli occhi.

Donami amore

che aggiunga speranza quando la speranza dispera

Donami amore

che raccolga tutte le preghiere uscite dal cuore,

che mi faccia vulnerabile alle lacrime e al riso.

Donami amore che riduca la distanza dalle altre creature,

Donami amore nel passato che mi riassorbe, nel presente per la fioritura del mio cuore.