“Tormento o dolcezza è la conoscenza di Te. Nuvolo o sereno. Tempesta o tranquillità. Tenebra o luce.” (p.Albino Candido, monaco)
Un’anima può essere talmente innamorata del Creatore da essere “malata di amore”?
L’anima malata di amore per Dio Lo pensa sempre, in qualsiasi situazione, anche non in forma esplicita. È così presa dalle sue opere e dal suo modo di operare che non può mai fare a meno si pensarlo.
Quando crede di non pensarlo si rattrista, ma poi si rimette alla sua presenza consapevolmente. Non riesce a distogliere lo sguardo da Lui e lo scruta continuamente. Il salmo dice “Tu mi scruti e mi conosci, ma l’anima “innamorata” scruta le opere del Signore, rimane spesso stupita, colloquia insistentemente con Lui, a volte anche in modo veemente.
Ella riferisce tutto a Lui. Persino i momenti che ritiene “trasgressivi” costituiscono un pretesto per dialogare in modo più incisivo ed intenso con il Signore, se non altro per supplicare la sua misericordia.
L’anima malata di amore per il Creatore viene spesso giudicata “maniacale” dalle persone del mondo, oppure psichicamente disturbata ecc. Ma è sicura che Lui è la Via, la Vita e la Verità, per cui Egli sostiene tutto e tutti. Non può fare a meno di pensarlo e di stupirsi di Lui.Quando pensa a se stessa, spesso sospetta di essere eccessivamente narcisista.
Ma quando quel “pensare a se stessa” è in relazione al Creatore e Signore, per cui non può farne a meno, allora questo è un segnale che l’anima è innamorata di Lui.
(21 marzo 1983)
E Tu sei vivo. Vivo non come al solito, o come io lo vorrei. Sei Tu vivo, vivo come vuoi Tu, cioè in qualità di raffronto che morde, che umilia, che sradica, che brucia, che piega fino a terra, che sotterra. E mi duole tutto l’essere. Ammalato di me stesso. Di quel me stesso che si specchia in se stesso e non in Te.
La figura rispecchiata invece in Te è ridimensionata dal mille all’uno. E Tu mi Ti riproponi mentre io cerco di evitare il rispecchio di me nel Tuo volto di verità. È tutto qui, in questo proporre e scansare il Tuo volto, la verità di me stesso e il mio essere, e anche la perfezione che Tu vuoi da me. che mi condanni, che esca volta per volta condannato, annullato, annichilito, demolito dal confronto con la Tua luce, il Tuo vitale sguardo che tuttavia non è giudizio ma è fulmineo raggio di amore. Raggio fecondo. Che porta novità e subbuglio in questo mio essere immaturo, chiuso in schemi, in paradigmi, in meschine convinzioni. Aiutami a riconoscere che mi aiuti; aiutami a convincermi ad aprirmi al Tuo aiuto e al fatto che nulla posso senza la Tua presenza scomoda ed esigente. Nella Tua luce sarò nella mia luce.Ma c’è il paradiso anche per me.
(p.Albino Candido, Diario di un pellegrino carnico p.270)
Tormento o dolcezza è la conoscenza di Te. Nuvolo o sereno. Tempesta o tranquillità. Tenebra o luce.
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